Un viaggio chiamato Produzione - Quarta parte

Continua il viaggio nel mondo delle produzioni di tour ed eventi spettacolari, attraverso una serie di articoli che, puntata dopo puntata, tratteggiano le difficoltà, le soddisfazioni e gli entusiasmi di una professione.

Un viaggio chiamato Produzione - Quarta parte

di Mirco Veronesi

Oggi parliamo di quanto sia importante tenere conto della velocità di cambiamento del mondo che ci circonda. Questo è l’unico modo per sapere molto tempo prima cosa proporre in uno show per risultare sorprendenti, usando in maniera efficace le tecnologie più avanzate, esprimendo linguaggi futuristici; tutto questo, senza dimenticare di garantire la giusta affidabilità e di lasciar trapelare ciò che vogliamo trasmettere.

Contemporaneamente vorrei sottolineare l’importanza delle cose stabili che ci sono sempre state e sempre ci saranno, ed ecco un punto fondamentale di questo viaggio:

uno show deve rappresentare il mondo che ci circonda, ma deve anche portarci in una dimensione onirica e nello stesso tempo deve far sentire al pubblico il calore delle cose semplici e tangibili. Ecco un esempio di cosa voglio dire: sto scrivendo all’alba e non c’è un modo migliore per iniziare la giornata, l’alba è l’inizio; è il punto da cui partire sapendo che ogni giorno si ripeterà puntuale e affidabile, nonostante ogni volta sarà uguale e diverso e soprattutto le emozioni non mancheranno mai.

Dal mio punto di vista, noi che produciamo eventi spettacolari abbiamo il dovere di rincorrere e gestire tutte le novità che il progresso e le più moderne tecnologie ci offrono continuamente; contemporaneamente non dobbiamo mai smettere di avere il piacere di guardarci intorno rivolgendo la massima attenzione alla natura, al mondo che ci circonda, perché da questo possiamo cogliere il calore, i colori, le emozioni che nessuna tecnologia può replicare.

Ritorna il concetto di mescolare elementi che corrono paralleli nelle nostre vite: per fare uno show occorre saper scegliere gli elementi giusti senza paura, con decisione, esaltare i notevoli contrasti che la vita ci propone, l’alba, il tramonto, il giorno, la notte, l’analogico, il digitale, il LED, l’incandescenza, il meccanico, l’elettronico, l’automatico e il manuale.

Non posso negare che guardando il mio lavoro in quest’ottica io mi senta estremamente fortunato, e questo mi spinge a cercare nuovi elementi per guardare tutto da diversi punti di vista. In genere gli show sono pensati e concepiti da un punto di vista centrale, dal parterre, e qui nasce un discorso molto interessante: il pubblico non è solo davanti ma anche ai lati, e non occupa solo il parterre ma anche le tribune, quindi lo spettacolo ha visibilità e ascolti fisici diversi.

Dal punto di vista audio ci sono tecnologie e professionalità che progettano e monitorano durante lo show ogni piccolo dettaglio per rendere il suono uniforme, perché ogni persona deve poter ascoltare con potenza e piacevolezza sia da pochi metri di distanza sia da lontano, sia che si trovi in basso sia al culmine del palazzetto. Non si finisce mai di imparare dalle difficoltà che gli spazi indoor ci riservano ogni giorno, contando che non sono stati progettati per ospitare show musicali e che spesso presentano architetture e materiali in “pesante” conflitto con le esigenze acustiche.

In questi casi le tecnologie ci sono di grande aiuto, perché riusciamo a simulare (da casa e mesi prima) quello che succederà durante lo show sia dal punto di vista audio sia visivo, usando software sempre più affidabili e realistici. Anche qui io che sono nato nel 1961 sottolineo che è fondamentale usare tecnologie sempre più avanzate senza dimenticare che le nostre orecchie e i nostri occhi sono i veri strumenti naturali.

La produzione di un concerto, di un evento, è veramente un viaggio incredibile: io penso che racchiuda tanti se non tutti gli aspetti del fantastico viaggio che è la nostra vita; per questo nulla va tralasciato e ogni piccolo dettaglio va estremizzato senza fargli perdere la propria origine, la propria natura, il proprio calore, il proprio sapore: ed ecco la magia che si ripete ogni volta come l’alba o il tramonto.

Voglio insistere sulla simbologia del viaggio, perché succede spesso che facendo la produzione di uno show si incontrino figure professionali “istituzionali”, totalmente estranee al nostro mondo: una volta salite a bordo, proprio come dei viaggiatori veri e propri, o si accorgono di aver  sbagliato treno, oppure si integrano perfettamente con tutti gli altri passeggeri fino a diventare fondamentali nell’alchimia di lavoro di gruppo.

Proprio l’alchimia e l’intensità del tempo passato insieme diventano un accelerante per tutta la strada da percorrere, e questo è un altro elemento non tecnologico che può determinare una differenza sostanziale che finisce dentro lo show e arriva al pubblico.

Naturalmente in questo mio racconto cerco di trasmettere l’energia di questo fantastico lavoro, mettendo l’accento sugli aspetti più affascinanti che lo rendono tale, un po’ come lo spettatore che va a vedere il suo artista preferito e ricorda solo i momenti più belli.

Un altro aspetto assolutamente da sottolineare è la certezza assoluta di non potersi annoiare: ogni giorno i problemi, o meglio, le questioni da affrontare sono molte e anche se di natura diversa sono inevitabilmente collegate tra loro.

L’esperienza ci insegna che quando si operano modifiche relative a un problema improvviso, è indispensabile controllare che la nuova soluzione non entri in conflitto con il resto del lavoro e tutti i suoi microcosmi. Molto spesso la ricerca di originalità porta ad avventurarci in mondi nuovi e inesplorati, ma prima di portare novità particolari dentro uno show abbiamo il dovere di documentarci e conoscere ogni singolo dettaglio e controindicazione: nello spettacolo ci stanno la sperimentazione e il “pionierismo”, ma ogni rischio deve sparire prima del periodo di progettazione, allestimento e prove.

Ricordiamoci sempre che nella produzione di un evento dobbiamo progettare e preparare tutto con anticipo, prevedere quale tipo di inconveniente potrebbe presentarsi e avere già pronte tutte le contromisure necessarie. La produzione deve avere un metodo lavorativo molto simile a quello usato nella gestione dei voli aerei: dopo aver fatto la massima attenzione anche al più piccolo dettaglio è obbligatorio registrare ogni problema verificatosi durante uno show e farlo diventare la prima voce da controllare nella checklist del giorno successivo.

In questo modo difficilmente incorreremo negli stessi errori e avremo con il tempo un bagaglio di esperienza e un vissuto da cui attingere continuamente, per rendere il lavoro più lineare e creando i giusti presupposti per inserire elementi nuovi.

In questa tappa, il verbo dovere l’ha fatta da padrone: non a caso per dirigere la produzione di uno show il senso del dovere deve essere talmente alto da poterlo trasmettere a tutte le persone che lavorano con noi.

Dovere e piacere si devono inseguire a vicenda alternandosi al comando, solo così faremo qualcosa di buono da poter dare al pubblico.


La prossima puntata: 

Parte 5

Le puntate precedenti: 

Parte 1

Parte 2

Parte 3