Un viaggio chiamato Produzione - Prima parte

Questa serie di articoli propone ai lettori in un viaggio che attraversa in maniera trasversale il mondo complesso e affascinante delle produzioni di tour ed eventi spettacolari.

di Mirco Veronesi

Ho deciso di dividere il mio racconto in vari capitoli, per mettere un minimo di ordine e dare chiarezza a una analisi che inevitabilmente (e per fortuna) verrà continuamente “contaminata” dalla forte passione che, sottolineo da subito, è l’ingrediente fondamentale da usare in quantità importante ma, allo stesso tempo, da dosare con estrema sapienza. 

Subsonica 2012
La squadra Subsonica durante l’Istantanee Tour del 2012, diretto da Mirco Veronesi

Ideazione e concepimento

Il primo contatto è sempre telefonico: una voce chiede un incontro per fare due chiacchiere su un progetto live. Per me è fondamentale conoscere l’artista per cui dovrò “lavorare”, quindi, se non lo conosco già, chiedo subito un incontro con lui, o loro nel caso di una band: per fare un buon lavoro insieme bisogna annusarsi, toccarsi, capire come e dove vogliamo andare e quale risultato vogliamo raggiungere.

Se torno soddisfatto da questo primo incontro chiamo subito (già dalla macchina, con il viva voce), i miei più stretti collaboratori per condividere con loro l’emozione e la soddisfazione per questo nuovo incarico e per dare subito inizio a possibili idee.

Per mettere in piedi una produzione, la squadra di lavoro è fondamentale: servono solisti, portatori d’acqua, creativi, pragmatici, teste calde, persone calme… ma tutti devono essere professionisti, altrimenti il cerchio non si chiude.

Agli albori di questo mestiere, il gruppo di lavoro somigliava alle ciurme di quelle navi da film composte da personaggi sopra le righe, con caratteri spigolosi ma uniti dalla passione e dal grande cuore: da parte del produttore servivano perciò capacità di gestione e grande personalità, perché l’ammutinamento era sempre dietro l’angolo.

Oggi ci sono grandi professionisti, ognuno con un ruolo ben preciso, e gerarchie ben definite; ma le giornate di lavoro, specialmente in tour, sono lunghe, stressanti e con tempi sempre più serrati, per cui il momento di preparazione e ideazione dello show diventa importantissimo e va pensato nei minimi dettagli.

Ecco una parola chiave all’interno di uno show: i dettagli.

Questa parola, che a prima vista sembra avere un’importanza limitata, nella produzione di uno show ha un ruolo gigantesco, anzi di più: i dettagli fanno la differenza perché, come vedremo insieme, i dettagli sono tanti, tantissimi e tutti possono cambiare il risultato finale – che poi è sempre lo stesso: piacere al pubblico.

Ecco che abbiamo inserito un altro elemento che va tenuto ben presente nell’ideazione di uno show: il pubblico.

Noi abbiamo il dovere di guardare i disegni, le luci, l’audio, il video sempre mettendoci in piedi o seduti dove ci saranno loro, i nostri datori di lavoro, cioè gli spettatori (questo dobbiamo sempre trasmetterlo a tutti i componenti dell’equipaggio, artisti compresi).

Tutto parte da un’idea che di solito lo show designer raffigura interpretando la visione dell’artista: in questa fase i disegni si susseguono e si passa dalla versione 1 alla 2 e così via; solo una volta individuato e fissato il concept creativo si passa alla pratica.

Nel disegno creativo vengono inseriti i dettagli tecnici e subito bisogna tenere conto contemporaneamente di pesi, volumi, tempistiche di montaggio e smontaggio, numero di persone e mezzi necessari, necessità di potenza elettrica, visibilità dello show, pianta dei posti disponibili, necessità di prove, personale in tour, personale locale… tutto ciò mesi prima dello show: servono esperienza, complicità e un solido feeling lavorativo con tutte le parti coinvolte per condurre e portare a termine ogni singola operazione.

Parallelamente iniziano le trattative economiche con i tecnici e i vari fornitori, tenendo conto che si deve garantire una mole di lavoro affrontabile in cui i rischi siano minimi e il lavoro sia “perfetto” nella sua imperfezione: sì, perché da noi perfezione e imperfezione convivono e si rincorrono come in tutte le forme d’arte.

Ecco un altro spunto interessante: come coniugare il rispetto delle economie con l’arte, intesa come la creatività espressa dalle persone al lavoro (artista, show designer, light designer, video maker, fonico, eccetera).

Nell’ideazione di uno show, naturalmente, ci sono diverse scuole di pensiero; personalmente in questa fase ascolto tutti e cerco in maniera volutamente maniacale eventuali “difetti”, per evitare sorprese quando non avremmo più tempo per correggere il tiro. Ed ecco un altro spunto importante: all’inizio va bene, anzi, è stimolante aggiungere e modificare qualsiasi elemento, ma poi, arrivati a un certo punto, (che occorre individuare da soli), si deve procedere senza esitazioni e i cambiamenti non solo non sono graditi, ma vanno evitati tassativamente, perché la macchina di allestimento, montaggio, esecuzione e smontaggio dello show non ammette improvvisazioni e deve essere perfetta in ogni dettaglio: ogni piccolo errore in uno show diventa macroscopico, e sappiamo bene come tutto si amplifica, nel bene e nel male. 

Per passare dall’ideazione al concepimento, occorre riuscire ad immaginare nella realtà ciò che è disegnato sulla carta, perché fino a 10/15 giorni prima della prima data non avremo la possibilità di montare tutto insieme, (ogni fornitore fa delle “piccole” prove che io seguo costantemente), quindi si arriverà all’allestimento (le prove) ogni volta con la stessa emozione di vedere la creatura a cui si sta lavorando da mesi prendere forma. Solo dopo tre o quattro giorni, quando finalmente tutto sarà montato e funzionante, si saprà se è stato fatto un buon lavoro. Solo allora iniziano gli scambi emotivi per cui io veramente faccio questo mestiere: si passa dal sorriso con occhi carichi di emozione a discussioni pesanti, da abbracci convinti e soddisfatti a notti insonni in cerca di soluzioni e conferme.

Ecco un’altra parola importante: conferme! Sì, perché tutti noi lavoriamo per avere conferme, da noi stessi, da chi ci sta vicino, da chi ci ha affidato il lavoro; ma quando inizia lo show è il pubblico che ci dice se abbiamo ideato e concepito uno spettacolo piacevole, e allora arrivano le vere soddisfazioni o le delusioni: tutto è immediato, potente, senza possibilità di fraintendere.

Non c’è premio migliore che pensare di aver reso felici le persone con il proprio lavoro, anche solo per un paio d’ore.

Ma adesso non c’è più tempo, inizia lo smontaggio che in realtà è anche il montaggio del prossimo show (alla prossima, quindi…). 


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