Giulio Rovelli

Dall’esperienza con Agorà al nuovo ruolo in Clair Global.

Giulio Rovelli

La Redazione

Girovagando tra le notizie del settore, è emerso un annuncio che ha colpito chiunque segua il mondo dei grandi eventi internazionali: Giulio Rovelli è stato nominato Vicepresidente di una divisione di Clair Global, uno dei colossi mondiali della produzione live. Una notizia che conferma, ancora una volta, come la professionalità italiana sappia farsi strada anche nei mercati più complessi e competitivi.

Rovelli non è certo un volto nuovo per chi frequenta i backstage dei grandi eventi: lo abbiamo conosciuto e raccontato più volte durante la sua lunga esperienza con Agorà, storico service italiano considerato un’eccellenza a livello internazionale. Nel tempo abbiamo avuto modo di apprezzarne la serietà, la capacità organizzativa e la visione strategica, doti che lo hanno portato oggi ad assumere un incarico di primo piano all’interno di un gruppo che fattura centinaia di milioni e che rappresenta un punto di riferimento nel panorama mondiale.

La carriera internazionale di Giulio ha visto come tappa fondamentale il momento di Expo Dubai 2020. In quell’occasione, arrivato negli Emirati Arabi per conto di Agorà, si è trovato a lavorare in un contesto multiculturale e altamente competitivo. L’Expo non è solo un evento di straordinaria portata, ma anche un laboratorio dove convergono tecnologie, culture e soprattutto grandi gruppi industriali.

È lì che Rovelli ha potuto confrontarsi con modelli organizzativi differenti e con strategie di mercato che esulano dalla dimensione italiana. Come lui stesso ha raccontato, inevitabilmente, vivendo in questi ambienti, nasce la curiosità di capire come si muovono i colossi del settore, quali strumenti adottano e quali siano le logiche che guidano la crescita di realtà capaci di operare su scala globale. In quel periodo, tra l’altro, si affacciò anche un interesse da parte di Clair Global verso Agorà: un pour parler mai concretizzato, ma sufficiente a far nascere un primo contatto con la famiglia Clair. Proprio da lì sarebbe partito un dialogo destinato a svilupparsi nei mesi successivi.

Qualche tempo dopo, la famiglia Clair lo ricontattò proponendogli di entrare in un nuovo progetto: la creazione di una divisione dedicata agli Specialized Events. Si tratta di un settore specifico, parallelo e complementare a quello dei tour mondiali, nel quale Clair è già leader indiscusso con una quota stimata intorno al 70%.

Gli “eventi speciali” sono quelli che uniscono unicità, spettacolarizzazione e forte radicamento territoriale: il concerto-show nell’intervallo del Super Bowl, le cerimonie olimpiche, le gare di Formula 1, i grandi slam del tennis, le finali di golf o eventi spettacolari come l’inaugurazione di Expo. Manifestazioni che non hanno la continuità dei tour, ma che richiedono competenze, risorse e capacità di gestione ai massimi livelli.

Questi eventi, come sottolinea Rovelli, rispondono a una tendenza ormai globale: lo sport e gli appuntamenti internazionali non sono più soltanto competizioni o cerimonie, ma veri e propri show capaci di attrarre pubblico e sponsor. L’obiettivo è fidelizzare gli spettatori trasformando l’evento in un’esperienza a 360 gradi, in cui la componente spettacolare diventa parte integrante del prodotto.

Il punto di riferimento, inevitabilmente, è il modello americano con il Super Bowl come caso emblematico.: ciò che inizialmente sembrava un unicum oggi è diventato un paradigma replicato da molti altri sport e federazioni. Oggi persino la Champions League, un tempo caratterizzata solo dall’aspetto sportivo, ha introdotto cerimonie di apertura e spettacoli musicali prima e durante le finali. Questa trasformazione risponde a logiche di marketing e di comunicazione molto precise: spettacolarizzare per aumentare il valore commerciale dell’evento. Non è un caso che organizzazioni come FIFA e UEFA abbiano intensificato la presenza di cerimonie e show collaterali, comprendendo che il ritorno in termini di sponsor e di visibilità è enorme.

Clair Global, con la nuova divisione, vuole presidiare in maniera strutturata questo mercato, affiancando la leadership consolidata nei tour internazionali con una presenza forte e qualificata anche negli eventi “one shot”.

Per Rovelli, passare da Agorà a Clair Global non ha significato soltanto cambiare azienda, ma soprattutto entrare in un nuovo modo di concepire il lavoro: “È un’altra dimensione”, racconta. “In una corporate globale cambiano le dinamiche di organizzazione, di ragionamento e di gestione. Ci sono risorse finanziarie e materiali enormemente superiori, strategie elaborate su scala mondiale e capacità di presidiare i mercati in maniera sistematica.”

Uno dei punti di forza dei grandi gruppi internazionali è la capacità di diversificazione e differenziazione regionale: strategie pensate per adattarsi ai diversi mercati e ottimizzare le opportunità su scala globale. Un approccio che in Italia fatica a emergere, spesso per ragioni strutturali, ma che all’estero rappresenta la normalità.

L’aspetto economico e organizzativo fa la differenza: Clair e i colossi simili fatturano cifre con molti zeri e possono pianificare investimenti e strategie a lungo termine. Ma ciò che colpisce è soprattutto l’ampiezza dei servizi offerti.

Rovelli porta l’esempio del festival Middle Beast in Medio Oriente, uno degli eventi più grandi dell’area, con 11 palchi e oltre 100.000 spettatori al giorno. In quel contesto, Clair ha realizzato un fatturato superiore con i servizi IT rispetto a quello derivante dalla fornitura tradizionale.

Sono stati installati 1200 router per garantire connessione internet al pubblico, sviluppate app per i pagamenti e per la gestione dei servizi di ristorazione, predisposti sistemi informativi per il pubblico e per gli organizzatori. Insomma, un pacchetto integrato che va ben oltre il semplice concetto di “service tecnico” e che dimostra come i festival internazionali siano diventati macchine da business complesse, capaci di generare ricavi da ogni singola interazione con il pubblico. In Italia, sottolinea Rovelli, questo approccio è ancora limitato, ma proprio per questo esistono ampi margini di crescita, a patto di voler investire in tecnologie e modelli organizzativi nuovi.

Anche nel nostro settore, tutto si muove verso concentrazioni e acquisizioni: Clair Global di recente ha acquisito Ampco Flashlight in Olanda: un investimento importante che conferma la volontà di espansione del gruppo. E Rovelli non nasconde che Agorà sia considerata un “gioiello” appetibile dai grandi player, anche se al momento non ci sono operazioni concrete in atto. Certo è che, in un futuro non troppo lontano, anche realtà solide come Agorà potrebbero trovarsi al centro di strategie di consolidamento internazionale. Secondo Rovelli, il mercato ad alto profilo nei prossimi anni si muoverà su tre binari: acquisire altre strutture, essere acquisiti o rischiare di ridimensionarsi drasticamente. Una dinamica che lascia poco spazio all’improvvisazione e che costringerà molte aziende a fare scelte radicali.

Le differenze tra mercati sono nette: negli Stati Uniti e in Nord Europa i prezzi dei servizi sono più alti e includono pacchetti più ampi. In Italia, invece, il mercato resta compresso verso il basso, sia per i costi dei biglietti che per la resistenza ad ampliare i servizi offerti. Questo, però, non significa che non ci siano prospettive, anzi: proprio il confronto con modelli esteri dimostra che nel nostro Paese esiste un margine di crescita ancora inesplorato. La condizione necessaria è la disponibilità a investire, a innovare e soprattutto a riconoscere il valore reale delle tecnologie e dei servizi.

L’esperienza di Giulio Rovelli è l’ennesima conferma di come i professionisti italiani sappiano farsi strada anche nei contesti internazionali più competitivi. Dalla fonia al video, dalle luci alla produzione, sono numerosi gli esempi di tecnici e manager che hanno trovato all’estero riconoscimento e opportunità.

Il talento, la volontà e la capacità di affrontare la gavetta restano ingredienti fondamentali per emergere. E il percorso di Rovelli, oggi ai vertici di una realtà come Clair Global, rappresenta un esempio concreto e un incoraggiamento per le nuove generazioni che intendono costruire una carriera nel mondo della produzione live. In fondo, la lezione è chiara: il futuro dei grandi eventi non è più soltanto palco, audio e luci, ma un sistema integrato di esperienze, servizi e tecnologie che trasformano ogni appuntamento in uno show globale.