Un viaggio chiamato produzione - Quinta parte

I conti devono tornare oppure ‘Adesso facciamo i conti’. Continua il viaggio nel mondo delle produzioni di tour ed eventi spettacolari.

Un viaggio chiamato produzione - Quinta parte

di Mirco Veronesi

La produzione di uno show è in continua evoluzione e deve viaggiare ancora più veloce del tempo in cui stiamo vivendo, raccontando in qualche modo qualcosa che deve ancora accadere. Partiamo dal fatto che in questi ultimi anni gli spettacoli hanno avuto un’accelerazione visiva molto importante; se osserviamo gli eventi a partire dagli anni Ottanta a oggi, infatti, sembra siano passati secoli… anche solo dagli anni Novanta, l’evoluzione della tecnologia è davvero incredibile.

In maniera forse provocatoria, molti sentenziano che sia andata un pochino persa la misura o, se preferite, l’essenza dello show; io semplicemente ritengo che uno spettacolo, un concerto, debba rispecchiare il momento in cui stiamo vivendo. Ecco così spiegata la corsa alle tecnologie, la ricerca, il coraggio di osare utilizzando materiali ancora in fase “sperimentale”. Così come nella Formula Uno si sperimentano tecnologie che poi verranno installate sulle auto di serie, anche da noi vengono utilizzati software e prodotti recentissimi, che solo in un prossimo futuro entreranno nelle nostre case (come già avvenuto con luci LED, tecnologie video, home theatre, eccetera).

Mi piace sottolineare che stiamo facendo grandi passi anche nel campo della sicurezza, sia a livello culturale sia sul fronte progettuale, studiando e implementando tecnologie che tengano conto dell’esigenza di dover lavorare con tempi serrati ma in assoluta sicurezza, utilizzando dispositivi manuali e/o elettronici che aiutino a garantire l’incolumità di chi lavora e di chi assiste a uno show. 

Quando si inizia a pensare e a realizzare il progetto di uno show, le voci di costo sono migliaia e tutto va preventivato e dettagliato. È veramente incredibile pensare a quante persone verranno coinvolte e a quante azioni diverse verranno compiute, in ambiti e luoghi totalmente opposti; a quanti km verranno percorsi per far incontrare idee che da semplici disegni diventano poi vere e proprie realtà virtuali, e infine seguono l’evoluzione di tutto lo show fino ad arrivare all’allestimento e alle prove. 

Si parte con un budget condiviso tra direttore di produzione, artista e management per stabilire che tipo di progetto mettere in campo, e poi si mette subito la squadra al lavoro. Bisogna costantemente sapere quanto costa ogni persona, ogni singola voce, perché all’inizio è un continuo aggiungi-togli-rimetti-raddoppia e le risposte sulla fattibilità devono essere immediate, concrete e sicure.

Nei conti di un tour ci sono tutti i costi, dalla singola batteria per l’in-ear, alla bottiglietta d’acqua, fino ad arrivare al gigantesco LEDwall, passando per l’acquisto dei plettri o delle corde, o gli innumerevoli rimborsi auto, treni o taxi, o trasporto e spedizione dei materiali, costi di hotel, ristoranti, farmacie… e altre innumerevoli voci con cui potrei riempire tutte le pagine di questa rivista.

Si inizia, come sempre, con un foglio Excel bianco in cui si aggiungono velocemente le solite voci di costo con a fianco il relativo fornitore. Mano a mano si aggiungono poi nuovi costi e quotidianamente si aggiornano tutte le voci che inevitabilmente fluttuano, determinando continui travasi di budget da un settore a un altro.

Ci sono diverse fasi e quindi diversi tipi di attività, con fornitori completamente diversi sia come tipologia di lavoro ma soprattutto come modalità e scuola di pensiero, per cui sarà necessario instaurare rapporti diversi e usare diverse modalità di trattativa, perché spesso la nostra richiesta parte con un impegno di un certo tipo e poi diventa qualcos’altro. Vanno continuamente stabiliti i tempi e i relativi costi, per ogni singola attività.

Vi invito a pensare anche solo per un momento a cosa può essere la gestione degli spostamenti di tutto il materiale in tour in fase di preparazione. Mi riferisco, ad esempio, a tutte le realizzazioni custom che possano permettere di far viaggiare luci e video già montati e cablati: per poter preparare queste vere e proprie opere d’arte moderna occorre solitamente far assemblare i relativi materiali da un fabbro o da un falegname, perché possano prendere le misure in maniera perfetta (al millimetro). Vanno pensate e previste giornate per far incontrare diversi professionisti in un capannone, per guardare, discutere e realizzare insieme l’oggetto giusto. Ed ecco che uno schizzo a matita, su carta, una settimana dopo nello stesso posto con gli stessi interlocutori è diventato un dolly su cui viaggerà il modulo video da quattro metri per tre, diviso in due parti già montato e cablato con tutti i suoi cavi. 

Qualsiasi oggetto o materiale che farà parte del tour dovrà essere caricato su un bilico, quindi occorre sempre tenere conto con precisione delle sue misure. I bauli e i dolly saranno da 60 cm, da 80 cm, da 120 cm… insomma frazioni di 240 cm che è la misura interna del bilico. Tutto il materiale fuori standard determinerà inevitabilmente difficoltà di carico, quindi perdita di tempo e spreco di spazio, quindi rischio di dover aggiungere bilici e in entrambi i casi aumento dei costi.

Queste sono voci di costo importanti in uno show, tra l’altro spesso non visibili e nemmeno scontate. E qui vi offro un altro spunto: è fondamentale riuscire a far convivere la necessità di essere veloci a montare e smontare lo spettacolo con la necessità di risultare sempre potenti, sorprendenti, originali ed esagerati; questo tenendo contemporaneamente conto della sicurezza delle persone e della loro qualità di vita lavorativa.

Naturalmente i conti devono tornare, quindi per mantenere una scuola di pensiero come quella sopra descritta e assicurare all’artista la qualità e l’originalità del progetto visto insieme all’inizio, il direttore di produzione deve fare scelte decise ma soprattutto deve avere intorno collaboratori e fornitori che credono nel progetto e sono disposti a impiegare tutti i mezzi possibili e a volte anche di più. Esatto: spesso la magia sta proprio qui, nel riuscire a realizzare l’idea iniziale nonostante le evoluzioni, le modifiche e le aggiunte in corso d’opera, le difficoltà oggettive di alcune lavorazioni con relative maggiorazioni di costi… vi assicuro che spesso si tratta veramente di vere e proprie magie, senza però trucchi particolari se non la passione, l’esperienza, la conoscenza e la dedizione di tutte le parti coinvolte.

Quello che sempre mi affascina è il modo in cui riusciamo a prevedere costi così “strani” e in continua evoluzione, eppure vi assicuro che tutto è sotto controllo, altrimenti gli show non esisterebbero. Anche se succede che vengano fatte stime sbagliate e qualcuno debba intervenire coprendo eventuali extra-budget oppure operando dolorosi tagli. 

Ultima riflessione: perché il costo del biglietto negli spettacoli è sempre più alto e il pubblico deve sempre fare sacrifici maggiori per poter vedere i propri beniamini? La risposta più frequente a questa domanda è che gli artisti o chi per loro guadagnano troppo, che nessuno vuole rinunciare a nulla, eccetera, mentre invece andrebbe fatta una analisi molto più accurata e seria di questo aspetto, perché l’argomento è serio e merita la giusta attenzione, così come una risposta da parte di noi addetti ai lavori. In Italia non ci sono – o sono molto pochi – gli spazi adatti ad ospitare show e, lo dico senza alcuna polemica, sapendo benissimo che chi ha in gestione gli spazi si trova a sua volta impossibilitato ad apportare le giuste migliorie, non avendo autonomia e agevolazioni per poter progettare e realizzare i lavori necessari. Pensate solo al fatto che, a parte i palazzetti dello sport, con tutte le loro problematiche rispetto alle nostre esigenze, non ci sono strutture con capienze medie: in questi casi anche gli show che non potrebbero permetterselo vengono pensati per contenitori troppo grandi. Ma soprattutto, e qui sta il problema, dovendo fare un tour nei palazzetti la produzione sarà più costosa e le date saranno meno. Mi spiego meglio: parlando di indoor (esclusa quindi l’estate) se un artista è in grado di muovere un pubblico di 2.500 o 3.000 persone a data, ma non ha a disposizione gli spazi necessari, dovrà fare i suoi concerti nei palazzetti e naturalmente aumenterà il rischio di non riempire, diminuirà il numero delle date aumentando anche tutti i costi di produzione e, di conseguenza, il costo del biglietto. 

Attenzione: non sto dicendo che il costo del biglietto dipenda solo da questo, ma senz’altro questo è un aspetto che si potrebbe migliorare, almeno a lungo termine, migliorando anche tutto il resto. Sicuramente se si creassero dei luoghi progettati con le giuste dimensioni, gli spettacoli sarebbero di qualità superiore ed i costi diminuirebbero sensibilmente, e con loro diminuirebbe il costo del biglietto. Fare un tour nei club, con tutti i regolamenti sulla sicurezza conseguenza degli ultimi tragici accadimenti, è sempre più complesso. Ovviamente, le leggi vanno assolutamente rispettate – e proprio per questo vanno fatte leggi che possano essere rispettate, costruendo o dando la possibilità di costruire e gestire luoghi adatti ad ospitare manifestazioni con tanto pubblico. Io sono nato professionalmente in un club (Slego / Velvet, a Rimini) e vorrei che i club tornassero ad essere protagonisti nel prossimo futuro, perché in questo modo un artista potrebbe esibirsi in luoghi diversi e con diversi spettacoli, mentre la produzione potrebbe godere di un ammortamento di costi più ampio, il pubblico avrebbe un contatto più diretto e, infine, i giovani artisti farebbero la necessaria esperienza prima di essere gettati nelle arene con 10.000 persone.

La prossima puntata:

Parte 6

Le puntate precedenti: 

Parte 1

Parte 2

Parte 3

Parte 4