La famiglia Tondello
Cinquant’anni di storia.

Silvia Tondello, Anna Maria Burbello, Pietro Tondello e Alessandro Tondello.
di Alfio Morelli
Tengo molto a questa storia, perché conosco Pietro Tondello da oltre quarant’anni. Il 2025 è un anno importante per la sua azienda: mezzo secolo di storia, cominciato nel mondo dell’illuminotecnica, degli effetti luminosi e delle discoteche, in un’epoca dove tutto cresceva e si lavorava con entusiasmo e continuato attraverso i suoi figli fino a oggi. Grazie al suo racconto, ho potuto rivivere parte del mio primo percorso in questo pazzo ma affascinante mondo dello spettacolo, e per questo gli sono grato.
La nostra chiacchierata parte dagli esordi, dal Veneto degli anni Settanta, in una parrocchia dove c’era anche un cine-teatro.
Pietro, raccontaci gli inizi.
Facevo l’operatore cinematografico e, di tanto in tanto, aiutavo a mettere in scena qualche spettacolo. Io mi occupavo della parte tecnica, ovvero luci e audio. All’epoca, avere un occhio di bue era già qualcosa di molto all’avanguardia! Poi arrivò il militare. Fu al ritorno, che fui coinvolto in una manifestazione per voci nuove, dove curavo l’illuminazione: in quegli anni, “luci” significava semplicemente delle ribalte con attacco Edison 27 e lampade colorate che chiamavamo “a cipolla” per via della loro forma. In quelle manifestazioni, per attirare pubblico oltre a parenti e amici dei cantanti, venivano invitati anche ospiti famosi. Fu lì che conobbi I Ricchi e Poveri, i Pooh, Casadei, Franco Simone, i Matia Bazar e molti altri artisti di quegli anni. Furono proprio i musicisti a rimanere colpiti dalle luci che utilizzavamo, e così mi fu proposto di occuparmi di una tournée in giro per l’Italia. Era anche il periodo in cui cominciavano a diffondersi le discoteche: inizialmente con brevi momenti di ballo, grazie a un personaggio che metteva i dischi durante le pause delle orchestre [i primissimi disc jockey di casa nostra, ndr] fino a trasformarsi nelle serate dei locali che oggi conosciamo. Fu una conseguenza naturale: girando con gli artisti e lavorando nelle balere, i gestori cominciarono a chiedermi consigli tecnici. Così iniziò la mia attività di installatore di tecnologie per discoteche.

Paky e Pietro al SIB di Rimini.
Fu in quel periodo che conobbi anche Silvano Ladich, un vero genio dell’elettronica, che allora si cimentava nella costruzione dei primi rudimentali controlli luce. Gli chiesi di progettare delle centraline adatte per le discoteche. Nacque un bellissimo rapporto, purtroppo interrotto da un tragico incidente stradale. Sempre in quegli anni, ebbi la fortuna di incontrare, durante il SIM [Salone Internazionale della Musica] a Milano, Pasquale “Paky” Quadri e Savoldi, allora soci. Il nostro legame si consolidò in occasione di una fiera campionaria a Padova, dove mi affidarono i loro primi prodotti, tra cui il primo effetto luminoso Claypaky LX3, un disco grafico con superottica. Da lì nacque una collaborazione davvero speciale, durata vari decenni.
Poi arrivò il SIB di Rimini?
Ci presentammo con un team per offrire un servizio completo: io mi occupavo di luci e scenografie; Elettro Studio, dei fratelli Prase e Paro, gestiva l’audio. Da lì iniziò un’avventura incredibile: tutti volevano realizzare una discoteca, grande o piccola che fosse. Nacquero le “mega-discoteche”, il lavoro si estese in tutta Italia e anche all’estero. Era un periodo frenetico, in cui si viveva come in un frullatore: ogni giorno c’era un problema da risolvere, un preventivo da fare o un impianto da montare. Ricordo con affetto lavori come il Night & Day di Noale, il Nordest di Caldogno, l’Angelo Rosa di Padova, la Grotta di Artegna, il Muretto di Jesolo. Per soddisfare tutte le richieste, iniziammo anche a produrre una nostra linea di centraline, macchine del fumo e il primo sistema di controllo luci gestito da computer.

Discoteca Night&Day di Noale (VE).
Poi arrivarono gli anni Novanta e inaugurammo la nuova sede. Come spesso accade nei momenti meno opportuni, fui colpito da un infarto, che fortunatamente si risolse nel migliore dei modi. Dovetti però rivedere i miei impegni: in quel momento lasciai tutto nelle mani dei miei due figli, Alessandro e Silvia, che già da tempo lavoravano in azienda. Penso che, a volte, dai problemi nascono nuove opportunità. Con l’ingresso di menti giovani, iniziarono anche nuove avventure: oltre a proseguire con il marchio Altair nella produzione e installazione di tecnologie audio, luci e video, nacque Sirio, società dedicata al noleggio. Grazie all’intuizione di Silvia, si sviluppò anche un ramo aziendale dedicato agli allestimenti per eventi aziendali e privati gestito nella parte tecnica da Alessandro.
Ma nel racconto sto aspettando ancora la figura più importante…
In effetti mia moglie, Anna Maria Burbello, è stata la persona più importante del nostro percorso. Ha sempre collaborato e ci ha sostenuti nel dietro le quinte. È giusto riconoscerle il ruolo fondamentale che ha avuto.
Adesso che hai festeggiato cinquant’anni d’attività, cosa pensi di fare nei prossimi cinquanta?
Dopo aver dato alle stampe il libro di storie e ricordi dei primi 50 anni d’ attività seguirò l’imminente ampliamento della nostra sede aziendale cercando di ritagliarmi del tempo per andare in vacanza insieme a mia moglie.

Cena aziendale al Teatro La Fenice di Venezia.
Contatti: Tondello Tecnologie




