I Media Server
Oggetto del mistero per molti, ma strumento indispensabile per la gestione dei contenuti multimediali negli eventi dal vivo e in tutte le situazioni in cui è necessario un controllo accurato del visual design.

Il media server consente da una postazione centralizzata la gestione in simultanea del flusso multimediale su più schermi con dimensioni e formati differenti. Nella foto il visual set dell’ultimo tour di Lazza.
di Andrea Mordenti
A fianco delle piccole e grandi console audio e luci in FOH, oppure, più spesso, in un angolo buio e angusto dietro a uno schermo LED, c’è qualcuno con un computer che “manda i video…”
Nei numeri scorsi abbiamo accennato più volte al fatto che gli ambiti professionali del video e dell’informatica si sono incontrati a un certo punto della storia, con grande beneficio per lo sviluppo di entrambi i settori i cui risultati sono – letteralmente – sotto gli occhi di tutti.
Verso la metà degli anni Novanta, soprattutto grazie ai sistemi Apple, le possibilità delle schede grafiche si andavano ampliando velocemente. I computer esistevano anche prima e si usavano in ambito professionale principalmente per pilotare o programmare altri apparati come lettori e registratori audio-video, le prime luci motorizzate, i proiettori di immagini, eccetera. Ma in quel decennio di grandi cambiamenti, nell’arco di pochissimi anni, i sistemi informatici divennero la fonte stessa dei media da riprodurre: i contenuti che erano fuori sono entrati dentro al computer.
Lo sviluppo di software e hardware specifici per gestire i nuovi media digitali in ambiente professionale è andato in parallelo con questa evoluzione e il server multimediale nasce in quei tempi con alcune caratteristiche peculiari progettate per soddisfare specifiche esigenze creative, caratteristiche che non esistevano allora – e neanche oggi – in nessun altro sistema per riprodurre filmati o immagini grafiche basato sul computer.
Tutti i media server, da quelli più semplici delle origini fino a quelli attuali, estremamente sofisticati, mantengono alle loro fondamenta questi tre principi di base. Primo: mettere in esecuzione su uno schermo un’immagine o un video senza che si vedano i controlli. Comandi come play, pausa, stop, ingrandisci, riduci, eccetera, sono di esclusiva pertinenza dell’operatore che controlla l’esecuzione, così come il cursore del mouse e le finestre del sistema operativo; il pubblico vede solo la proiezione pulita. Può sembrare una caratteristica banale ma, se ci pensiamo bene, i programmi che utilizziamo quotidianamente nei pc o nei sistemi mobile per riprodurre i video non hanno questa funzione.
Secondo: modificare la geometria di un immagine proiettata per farla combaciare perfettamente con lo schermo. I media server nascono in un periodo in cui i videoproiettori disponibili sul mercato avevano una gestione software estremamente elementare e poco accurata della forma del quadro, essendo pensati principalmente per ambiti office in cui era sufficiente una correzione grossolana del trapezio. I primi media server permettevano di poter muovere separatamente nelle coordinate x e y i quattro angoli di una proiezione, consentendo un posizionamento angolato dei proiettori, non in asse con lo schermo ed ottenendo tuttavia come risultato una proiezione pulita. Lo sviluppo della geometry-correction ha portato da quelle semplici funzioni ai media server attuali che incorporano motori grafici 3D e permettono di video-mappare dinamicamente persone, oggetti o edifici tridimensionali con grande accuratezza in tempo reale.
Terzo: gestire da un’unica postazione di controllo molti proiettori su un unico schermo o molti schermi in un unico ambiente. Oppure, per meglio dire, gestire da una unica postazione più uscite video di quelle permesse dalla scheda grafica del computer utilizzato (che all’epoca della nascita di questi sistemi era una). Il media server non è solo un software o un hardware ma un sistema di più macchine digitali che operano in un network server-client basato sul protocollo TCP-IP: una serie di computer che si scambiano le informazioni attraverso la rete locale in cui un nodo della rete (oggi comunemente denominato producer) gestisce altri nodi (i server) a ciascuno dei quali sono collegate una o più uscite video.

Il controllo della geometria permette di far aderire con precisione un’immagine proiettata a un oggetto tridimensionale. Nel video-mapping si sfrutta questa caratteristica per illuminare le facciate degli edifici con narrazioni visive imponenti e spettacolari. Nella foto il Castello Aragonese di Taranto durante il Medimex 2025.
Questa è la caratteristica che più di tutte differenzia quello che chiamiamo media server da altri sistemi utilizzati oggi, anche sofisticati e complessi, per riprodurre filmati ed effetti grafici su uno schermo: la scalabilità del sistema permette di aggiungere allo stesso progetto un numero indefinito di mandate video semplicemente aggiungendo nodi, e quindi computer, alla rete. Questo ha permesso, tra l’altro, la realizzazione di schermi sempre più grandi e i media server sono diventati, via via, gli unici sistemi digitali in grado di gestire file video di grandi dimensioni, senza limitazioni di formato o rapporto di aspetto; lo strumento ideale, quindi, per riempire fondali teatrali, LED per conferenze o concerti, totem o installazioni multimediali: tutti schermi che non si riferiscono agli standard video dettati dall’industria televisiva, ma che hanno dimensioni e proporzioni relative al palco, alla scena, alla venue, o semplicemente all’idea creativa che sta alla base della produzione.
La possibilità di creare e gestire una multi-proiezione richiede un’abilità particolare: sfumare i bordi di un quadro di proiezione per poterlo miscelare con il quadro contiguo. I media-server, fin dalle origini, permettono, in maniera più o meno efficace, l’edge-blending, in modo da ottenere su schermi estesi e fuori formato una proiezione uniforme per luminosità e colore: una proiezione pulita.
Il media server organizza i contenuti multimediali nel tempo e nello spazio e l’operatore, attraverso l’interfaccia grafica del producer, istruisce il sistema utilizzando una o più timeline, composte da molti layer. Come in un programma di montaggio video, i media server consentono dissolvenze, scalature e posizionamenti dinamici, modalità di fusione, chroma e luma key, color correction, PiP, ecc. Il rendering è operato dalle GPU dei server in tempo reale. Ogni server si occupa di renderizzare la sua parte di contenuti, quella relativa agli schermi fisicamente collegati alla sua scheda grafica – generalmente 4 o al massimo 6 – ignorando tutto il resto, mentre il producer mantiene il sincronismo di tutto il sistema. Se sono dotati di schede di acquisizione, e solitamente lo sono, possono apportare effetti e modifiche live al segnale video proveniente da una camera o da una regia camere. Possono generare o interpretare un timecode SMPTE, un segnale DMX o ArtNet, comunicare con UDP, OSC, ecc con altri apparati del sistema, interagire con ogni tipo di sensori, dai più semplici attuatori ai più complessi sistemi di camera e body tracking.
Nei prossimi numeri approfondiremo il funzionamento di alcuni tra i principali media server presenti sul mercato e sui palchi italiani, con uno sguardo anche ai sistemi usati nel resto del mondo.




