Alessio Martino - Stage manager

Il Palajova 2025 comincia a Pesaro e restituisce un Lorenzo pieno di energia e una squadra affiatata dietro le quinte.

Alessio Martino - Stage manager

L’attesa per il ritorno di Lorenzo era palpabile, alimentata dalla consapevolezza che Jovanotti ha sempre saputo stupire il suo pubblico con show di altissimo livello, veri e propri concentrati di energia e innovazione tecnologica. E lo possiamo dire, anche questa volta le aspettative non sono state deluse. Intervistiamo i professionisti che hanno lavorato mesi per arrivare a un risultato che ancora una volta risulta memorabile.

Alessio, non riusciamo sempre a intervistare gli stage manager, che hanno un ruolo fondamentale fino a pochi secondi prima della partenza, e a maggior ragione durante lo show. Qual è il tuo ruolo?

Lo stage manager è colui che dirige un po’ il traffico sul palco, che gestisce le tempistiche di prove e show, e che fa accadere tutto nel momento giusto e tendenzialmente nella maniera giusta. Ovviamente io sono capitano sul palco, ma è fondamentale creare un team molto affiatato: ci conosciamo tutti da anni e reputo che in situazioni complicate è quello che fa la differenza, cioè il rapporto e la stima tra le persone. Siamo davvero una bella squadra; sarà un tour lungo quindi a maggior ragione è fondamentale andare d’accordo, lo stare bene, il confrontarsi sulle difficoltà. Principalmente mi occupo della parte audio, interagisco molto anche con il mondo della regia front of house, ma non solo: anche il reparto luci, il reparto video, e tutto il resto; siamo qua tutti per la stessa causa. È importante organizzare il palco, coordinare la quantità di materiali, i monitor, gli strumenti, gli ingombri, le luci a terra, la scenografia. Devo anche tenere conto delle telecamere, dove metterle, o dove creare dei passaggi. Lo stage manager coordina tutti i reparti, dato che sul palco vivono tanti mondi che devono muoversi all’unisono.

Tu sei coinvolto in tutte le fasi del progetto?

Assolutamente sì, vivo tutte le fasi, perché così diventa più semplice la gestione del dopo. Bisogna fare in modo che l’artista sul palco possa esprimere a fondo il desiderio del suo spettacolo in maniera semplice e immediata.

Quante persone fanno parte della squadra? 

Oltre a Lorenzo, su questo palco c’è una band molto numerosa: ci sono 13 musicisti, quindi i ragazzi devono avere gli occhi ben aperti perché ci sono molte persone a cui dare supporto. Con me ci sono 4 backliner, poi c’è Simone Di Pasquale, il nostro fonico di palco, che è il quinto della famiglia.

Cosa vuoi aggiungere al tuo racconto? 

Una cosa che mi sento di aggiungere, è il ringraziamento a colui che mi ha ispirato a fare questo lavoro: una persona che 30 anni fa vidi su un palco e mi fece esclamare “ecco che cosa vorrei riuscire a fare”; questa persona era Tony Soddu, con il quale ho prima lavorato e poi sono stato socio per 14 anni. Lavorare con Tony è stato un onore e un privilegio, che mi porterò dietro per tutta la vita.