Pino Pischetola - Fonico FOH

Il Palajova 2025 comincia a Pesaro e restituisce un Lorenzo pieno di energia e una squadra affiatata dietro le quinte.

Pino Pischetola - Fonico FOH

L’attesa per il ritorno di Lorenzo era palpabile, alimentata dalla consapevolezza che Jovanotti ha sempre saputo stupire il suo pubblico con show di altissimo livello, veri e propri concentrati di energia e innovazione tecnologica. E lo possiamo dire, anche questa volta le aspettative non sono state deluse. Intervistiamo i professionisti che hanno lavorato mesi per arrivare a un risultato che ancora una volta risulta memorabile.

Pino, ogni tanto ti vediamo fuori dalla grotta dorata dello studio Pinaxa. Cosa succede qui, in mezzo ai comuni mortali?

In effetti mi piace molto stare nella mia grotta, e lavorare nel mio mondo, anche se ormai mi sento un po’ a casa anche dietro al mixer in tour, dopo averne fatti così tanti. Io lavoro con Lorenzo live dal 2013 e ogni tour è una nuova sfida: mi piace tantissimo cambiare tutto, proprio per non stare mai in una zona di comfort e sperimentare nuove situazioni tecniche, quindi anche questa volta ho portato delle novità. Per esempio è la prima volta che uso il mixer Yamaha PM5 RIVAGE in tour; mi era capitato di usarlo già un paio di volte in altre situazioni, e sono rimasto colpito dalla semplicità con cui si riusciva a ottenere il risultato sonoro che cercavo. Penso che dipenda soprattutto dai preamplificatori presenti negli stage box, che sono stati disegnati con Rupert Neve e hanno un suono veramente incredibile. 

Detto da te è una garanzia…

Fortunatamente dopo tutti questi anni un po’ di esperienza me la sono fatta. Poi usare delle macchine nuove ti spinge a dover studiare e in qualche modo suggerisce alla mente delle nuove idee, che sono fondamentali. 

E fuori dal banco non usi niente?

In realtà mi sono creato un mio rack virtuale usando Live Professor, dove ho creato i miei plug in preferiti; poi per il resto uso quelli del banco. Con me ho un solo un processore analogico di Rupert Neve che uso sul master.

A proposito di novità, anche l’impianto è nuovo. 

Per me non così tanto, l’avevo già usato nel tour di Gianni Morandi l’anno scorso. È stata una mia scelta dall’inizio: parlando con Wolfango di Agorà, gli avevo chiesto se c’era la possibilità di usare l’impianto d&b, dato che ero rimasto molto contento del risultato. Con la configurazione cardioide, c’è pochissimo rientro sul palco e per me è un vantaggio, sia per i suoni sia per i musicisti.

Qualche altro segreto da svelare? 

Sto usando parecchia automazione: non sto facendo una scena per brano, ma all’interno di ogni brano ho diverse situazioni di volumi che si muovono automaticamente e, grazie a questa integrazione di Live Professor con il mixer, riesco a fare quello che voglio sia attraverso il timecode sia attraverso il MIDI. Abbiamo un palco con 13 musicisti, l’importante è riuscire a far sentire tutto e in maniera sempre ben definita.