Alberto Muller - Direttore di produzione
Marco Mengoni inizia il tour europeo, tra palazzetti italiani e arene europee.

Dalla fantasia dell'artista al lavoro dei professionisti, il tour europeo di Marco Mengoni è un'opera in scena: fortemente ispirato al linguaggio dell’opera lirica, ogni aspetto è concepito non solo come elemento decorativo, ma come parte integrante del racconto. Intervistiamo coloro che hanno reso possibile questo tour.
Alberto, raccontaci il tuo lavoro.
In questa produzione ricopro il ruolo di direttore di produzione per conto di Live Nation: coordino l’ufficio produzione e ho il compito di supervisionare l’intero progetto, mentre il direttore di produzione operativo è Gianluca Carrozzo.
Questo show è molto diverso rispetto a un concerto pop tradizionale. Ce lo racconti?
È uno show che attinge da linguaggi diversi: c’è una forte componente teatrale e operistica, con scenografie molto importanti sia in altezza sia in profondità; allo stesso tempo evolve in direzione del pop classico con laser, effetti speciali e momenti da gran concerto. Sono state inserite anche parti narrative, con molti parlati registrati, e c’è una band molto presente; lo stesso con i performer, che non sono solo ballerini ma veri coprotagonisti. Tutto nasce da una precisa visione artistica di Marco Mengoni, che fin dall’inizio ci ha chiesto di creare qualcosa che fosse “più di un concerto”.
Dal punto di vista tecnico, qual è la sfida principale di questa produzione?
La dimensione. È tutto grande, articolato e interconnesso. Ogni elemento scenico è collegato agli altri: sposti una cosa e se ne devono muovere altre dieci. Ad esempio, se in un tour tradizionale una canzone può essere cambiata in otto minuti, qui servono almeno 45 minuti per capire come quell’aggiustamento impatti sul resto. È una macchina complessa, che oggi, dopo tante prove, funziona con efficienza.

Ci hanno colpito anche i grandi pannelli LED in movimento…
PRG ha sviluppato un sistema di binari motorizzati che movimenta otto pannelli LED alti 15 m. Possono comporre un grande schermo frontale e poi ruotare per formare un fondale posteriore; il tutto retto da 64 motori da due tonnellate. È una delle trovate sceniche più spettacolari e tecnologicamente avanzate del tour.
E il famoso ponte mobile?
È un ponte vero e proprio che può ruotare, inclinarsi, sollevarsi e muoversi in orizzontale. Non si tratta di una semplice pedana, ma di un elemento scenico dinamico che partecipa attivamente allo storytelling visivo dello show.
Quanto tempo serve per montare tutto?
Noi entriamo il giorno prima dello show: all’inizio è stato complicato, ma ora abbiamo messo a punto un processo ben definito. Il palco è fatto a strati, con oltre 220 punti di rigging, di cui 170 solo nella zona centrale. È un puzzle complesso, che abbiamo imparato ad affrontare.

Il disegno della passerella.
La versione indoor dello spettacolo manterrà la stessa complessità?
Sì, sarà un’evoluzione coerente, anche se adattata ai tempi più stretti e agli spazi ridotti dei palazzetti. Non potremo fare pre-rigging in molte venue europee, ma manterremo l’anima dello show e troveremo soluzioni funzionali per garantire lo stesso impatto scenico.
Qual è l’entità logistica della produzione?
Parliamo di 28 bilici, più un mezzo per i generatori e impianti accessori. Il team tecnico conta 120 persone, ma includendo performer e artisti superiamo i 160 membri. Insomma, si tratta di una macchina enorme.




