Marco Monforte - Audio Consultant
Cremonini Live25: le interviste a tutti i protagonisti di un tour internazionale.

Il team audio. Da sx: Alizée, Senio, Adriano, Maxime, Marc, Marco e davanti Theo.
Cremonini torna dopo due anni a percorrere le venue più importanti d’Italia. L’artista bolognese festeggia venticinque anni di carriera, e l’occasione era quella giusta per “alzare il tiro” e confermare i tour di Cremonini come eventi di livello internazionale.
Marco, ti abbiamo visto impegnato in diversi ruoli negli ultimi tour: insieme a Corsellini per Tananai, insieme a Antony King nel precedente tour di Cremonini, e ora insieme a Marc Carolan. Stai forse pensando di aprire una tua agenzia da “cacciatore di teste”?
Nessuna agenzia! Come molti colleghi, condivido progetti con professionisti che stimo moltissimo – Corsellini, Belli, Bertoldi, Squillario, Lussana, Carioti – partecipando a quelle produzioni che conosco bene ma che, per vari motivi, non riesco a seguire in prima persona. Il caso di Cremonini è diverso: qui sono sempre presente. Non mi occupo della fonia direttamente, ma seguo tutto il reparto audio con grande attenzione. Con l’ingresso di Antony nel tour precedente e di Marc quest’anno, abbiamo voluto far crescere ulteriormente il progetto, portando un valore aggiunto al concerto.
Come sei arrivato a scegliere proprio Marc Carolan, un tecnico competente e lontanissimo da ogni atteggiamento da “divo”?
Marc è un riferimento assoluto nel settore, noto soprattutto per il suo lavoro ventennale con i Muse, con risultati a dir poco straordinari. A mio parere, è uno dei fonici più completi oggi in circolazione. Il suo metodo, fatto di programmazione minuziosa e grande cura nella costruzione del mix, era perfetto per le esigenze di questo tour. E poi, come spesso accade con i professionisti di altissimo livello, Marc è sereno, disponibile, attento e mai arrogante. Non ha bisogno di dimostrare nulla: il suo curriculum parla per lui. È un lavoratore instancabile, estremamente esigente – soprattutto con se stesso.

Dal punto di vista logistico, la sua presenza comporta esigenze particolari rispetto a un tecnico italiano? È una figura che rientra nei costi di produzione?
Come è facile immaginare, tutto è un po’ più articolato. Io mi occupo esclusivamente della sua gestione tecnica. Il setup in FOH è piuttosto complesso e riprodurre fedelmente il suo ambiente di lavoro abituale non è stato semplice. Fortunatamente, grazie all’impegno e alla competenza del team di Agorà, ci siamo riusciti. Per gli aspetti contrattuali e organizzativi, è Live Nation a gestire il tutto, e non conosco i dettagli.
Il ruolo che ricopri è una novità nel nostro mercato, o una figura già consolidata all’estero?
Ogni artista ha una figura audio di riferimento, che può essere il fonico di sala, di palco, il direttore musicale, il produttore o il tour manager. In ogni produzione di rilievo, questo ruolo esiste. Io ho accettato questa mansione – delicata, ma stimolante – perché mi è stata proposta direttamente dall’artista e dal suo management, senza intermediari. Ci siamo promessi sincerità totale, e questa intesa è stata decisiva. Rappresento l’artista al 100%, il mio compito è proteggerlo e metterlo nelle migliori condizioni per esprimersi. Mi è stata data libertà tecnica totale, la possibilità di lavorare senza compromessi, di crescere professionalmente e di confrontarmi con figure di altissimo livello. Se non ci fossero state queste condizioni, non avrei mai accettato.
Anche se l’impianto era firmato Agorà, ho notato una squadra in parte internazionale. C’è una ragazza che avevo conosciuto nel tour di Cesare nel 2022, sbaglio?
Hai visto bene. Il progetto audio è interamente a cura di Agorà, nelle persone di Stevan Martinovic e Domenico Cerqua, che hanno fatto un lavoro straordinario. Agorà è ormai una realtà internazionale, e al suo interno lavorano molti professionisti stranieri. Per il PA, ad esempio, c’è Maxime Menelec, supportato da un team misto italo-francese. La ragazza che hai riconosciuto è Alizée: era con me anche nel tour di Tiziano Ferro come PA Manager, e lo sarà di nuovo nel prossimo tour di Ultimo.

In FOH, accanto al mixer, ho visto due rack molto forniti.
Assolutamente sì. Marc lavora con moltissimo outboard analogico: un elemento distintivo è la catena di mastering prima del PA, composta da un compressore multibanda Tube-Tech SMC2B e un equalizzatore GML 8200, che lui definisce il “final touch” per ottenere il suono perfetto. Una scelta che alcuni puristi potrebbero contestare, ma che all’ascolto dà risultati davvero eccellenti.
Ho notato l’uso di due linee di delay. È consuetudine qui a Bologna o una scelta specifica per questo tour?
La configurazione è abbastanza consueta, ma non lo è il tipo di diffusori impiegati. Siamo riusciti a ottenere per la prima linea i K2, che si integrano perfettamente con i K1 del main system. Sono molto soddisfatto del risultato e devo ringraziare Müller e Staleni di Live Nation per avermi supportato in questo upgrade.




