D-Arena

Un nuovo studio virtuale per le produzioni audiovisive.

D-Arena

di Andrea Mordenti

In una realtà decentrata ma strategicamente rilevante come Ravenna, ha di recente aperto uno dei più grandi studi italiani per riprese video in green-screen, con qualità cinematografica e importanti partner del settore

Abbiamo chiesto a Thomas Cicognani, ideatore e titolare del progetto Digital-Arena, di raccontarsi in questa delicata fase di lancio del nuovo studio.

Come è nata l’idea di aprire questo spazio? Non bastavano gli studi già esistenti per soddisfare le esigenze delle vostre produzioni?

Il virtual-set è l’apice di un percorso che è nato con i miei collaboratori qualche anno fa, quando ci siamo resi conto che le stesse tecnologie che impiegavamo, basate sul motore di rendering di Unreal Engine, venivano utilizzate negli effetti speciali per il cinema. Sapevamo di avere quindi le competenze e gli strumenti per fare effetti speciali ma ci mancava la parte di produzione virtuale. Come professionisti che già operavano singolarmente nel settore abbiamo inoltre pensato che avere uno proprio studio potesse essere occasione di incontro e di incrocio tra le nostre differenti professionalità.

Come per esempio la possibilità di fare dei lavori insieme?

Esatto. Abbiamo unito le nostre diverse competenze: fotografia, regia, animazione, modellazione 3D, programmazione di applicativi in AR e VR, insieme agli altri progetti che portiamo avanti da anni come la fotogrammetria, il video-mapping e le installazioni olografiche; questo è lo spettro dei servizi che offriamo. Fino ad ora eravamo orientati più verso il mondo corporate: grandi aziende che hanno necessità di comunicare i loro prodotti per cui questi applicativi basati sul 3D sono particolarmente efficaci, oggi con il virtual-set ci approcciamo anche al settore cinema.

Quale è stato il percorso per arrivare alla piena operatività di oggi?

Il percorso è nato due anni fa quando è uscito un progetto di rigenerazione urbana per la Darsena di Ravenna, la lunga area industriale in disuso che si snoda lungo il canale Candiano. Il progetto si chiamava DARE e noi siamo state una delle tre aziende innovative che sono state selezionate. Questo ci ha permesso innanzi tutto di trovare un focus sull’obiettivo e quindi di preparare un business plan, un progetto più concreto che potesse essere realizzabile. Il comune di Ravenna ha successivamente cercato l’opportunità di trovarci uno spazio in Darsena, visto che la Darsena era il quartiere destinato a questi progetti, ma senza riuscirci. Dopo una lunga ricerca siamo stati fortunati a trovarlo noi in questa zona periferica ma molto ben collegata, all’interno del Centro Commerciale MIR di Fornace Zarattini. Siamo stati fortunati anche a trovare un’azienda – che è Net Seals, proprietaria dell’immobile – il cui amministratore ha dato un valido appoggio e sostegno per tutta la fase di avvio del progetto. Per la ristrutturazione è stato necessario più di un anno poiché l’immobile, oltre a essere fermo da tempo, era stato allagato con l’alluvione del 3 maggio 2023. Oltre alla ristrutturazione immobiliare è stato necessario quindi il ripristino dal punto di vista della sicurezza, dal punto di vista energetico, del riscaldamento, della distribuzione elettrica. Un lavoro impegnativo che ha portato alla suddivisione degli spazi che vediamo oggi, con gli uffici al piano superiore e tutte le zone dedicate alla produzione al piano terra. Se devo essere sincero, la prima volta che sono entrato in questi locali, il fatto che fossero già interamente dipinti di nero mi ha fatto capire che avevamo trovato il posto giusto.

Quali sono le caratteristiche di D-Arena?

 Digital Arena è un virtual-set che ha un limbo green-screen tra i più grandi di Italia. Il set è tecnologicamente avanzato: abbiamo un ring motorizzato che permette agli operatori delle produzioni di non dover salire in quota per il posizionamento di luci o altro. Abbiamo i sistemi più innovativi di camera-tracking, modalità oggi molto utilizzata nel cinema perché permette di avere già sul set la pre-visualizzazione di quel che sarà il risultato finale. Abbiamo dotato lo studio con una workstation molto importante e possiamo offrire la gestione di scenari 3D virtuali realizzati con Unreal Engine. Effettuiamo motion-capture attraverso un sistema Rokoko che permette di catturare i movimenti del corpo umano per affidarli poi a un avatar 3D e ottenere personaggi immaginari animati. Gli esperti colorist che fanno parte del nostro staff e con cui collaboro da anni utilizzano programmi professionali specifici riconosciuti nell’ambito del cinema come Nuke. Insomma qui dentro possiamo dare spazio all’immaginazione, possiamo dare l’opportunità di creare qualsiasi ambientazione, qualsiasi scenario, in qualsiasi condizione di luce e di dare vita anche a personaggi che non esistono.

Quindi sia ambienti che personaggi virtuali?

Esatto, questo permette sia di spaziare con la fantasia sia di contenere i costi di produzione, perché le troupe non sono costrette a spostarsi in località remote con tutto quel che concerne l’aspetto logistico del trasporto, dell’alloggio, del vitto, eccetera. Le nostre tecnologie hanno un minore impatto ambientale rispetto al cinema tradizionale che alle volte, quando si gira in un ambiente naturale, tende a essere un po’ invasivo: pensa a una location in una città dove devi rimuovere fisicamente oggetti che magari non sono coerenti con il periodo storico, come cartelli stradali o fili della luce; oppure se devi creare per esempio un’esplosione in un ambiente naturale: la fauna, anche distante, ne potrebbe risentire, come la flora. Insomma le produzioni, soprattutto le più grosse, hanno spesso un impatto importante sull’ambiente circostante quando girano in esterno.

Penso anche ai consumi di corrente: quando giri in esterno devi necessariamente usare generatori a gasolio e quindi inquinamento, rumore, eccetera.

Nel nostro studio tutte le fonti luminose sono a LED a basso consumo e soprattutto possiamo mantenere delle condizioni luminose permanenti per più tempo. Mentre in uno spazio naturale all’esterno sei vincolato dalle condizioni meteorologiche e dalle condizioni di luminosità del sole, qui possiamo estendere la durata delle condizioni luminose a piacimento, andando incontro alle esigenze della produzione e favorendo anche una riduzione dei costi. La riduzione dei costi si ha anche per un altro aspetto: il virtual-set può essere creato in due modi: o con il LEDwall (LED-volume) o con il green-screen. Con entrambe le tecnologie sia il regista sia l’operatore possono vedere l’anteprima della composizione sul set e di fatto ti porti a casa lo stesso risultato, ma abbiamo fatto un calcolo: un LEDwall con una superficie pari a metà del nostro limbo può consumare fino a 20 volte di più. Noi qui consumiamo 5 kW per illuminare tutto lo schermo e l’aspetto del basso consumo per alcune produzioni, soprattutto internazionali, è un tema molto sentito.

A livello di qualità, nel risultato finale tra una ripresa fatta in green-screen e una fatta con il LEDwall si può cogliere una qualche differenza, secondo te?

Il LEDwall sicuramente permette di avere una fusione più omogenea del soggetto all’interno dello scenario perché il LED è a sua volta una fonte di luce, ma il problema è che i registi tendono nel 99% dei casi a voler comunque rimettere mano al contenuto virtuale in fase di post produzione e quindi l’impiego del LED appare ingiustificato, vista la differenza sostanziale nei costi di utilizzo; noi in questo modo andiamo incontro anche alle piccole e medie produzioni che vogliono fare virtual-production. Un’altra criticità del LED è che nei movimenti di camera molto veloci e quindi nelle scene di azione si possono avere delle striature RGB e questo crea dei limiti su quello che puoi fare in fase di ripresa. Da quanto ho capito il green-screen è a mio avviso ancora molto competitivo e molto utilizzato, a differenza del LED-volume che in origine era stata proposta come la soluzione del futuro.

Negli ultimi anni abbiamo visto in città produzioni di fiction, serie Netflix, videoclip, cose inimmaginabili fino a pochi anni fa. C’è un processo in corso di decentralizzazione delle produzioni verso la provincia?

Noi partiamo da un percorso precedente. Tempo fa abbiamo creato un progetto che si chiamava Movie-Italy che era pensato proprio per attrarre le produzioni cinematografiche sul nostro territorio offrendo la Romagna come un luogo unico con differenti location, dal mare alla montagna, nel giro di un’ora o un’ora e mezza di auto e con dei luoghi unici, dai borghi medievali al Parco del Delta del Po. Un territorio creativamente fertile, con molti professionisti già presenti in regione e dotato delle migliori strutture ricettive. Il progetto successivamente si è espanso, adesso si chiama La Cittadella del Cinema e, tra le altre cose, si occupa proprio delle convenzioni con le strutture ricettive per l’accoglienza delle troupe in particolar modo fuori stagione. Quindi il percorso nasce proprio dal marketing territoriale e la scommessa era di avere uno spazio che potesse essere funzionale sia alle produzioni esterne sia ai professionisti che già si trovano nel territorio. Perché spostare le produzioni in provincia a volte può anche essere di beneficio ai professionisti che non si vedono più costretti a lunghe trasferte e possono così avere più tempo per stare con le loro famiglie.

Penso anche ai costi di affitto dello spazio e immagino siano decisamente più bassi rispetto a una grande città.

Naturalmente riusciamo a contenere i costi e allo stesso tempo offrire dei servizi importanti: abbiamo un parcheggio ampissimo, l’uscita dell’autostrada è a un chilometro, la più grande ferramenta di Ravenna è a poche centinaia di metri, ci sono vari hotel e ristoranti. Oltre a fornire professionisti e attrezzature di prima qualità offriamo delle facilitazioni dal punto di vista logistico che difficilmente puoi avere in una grande città.

Parlami delle attrezzature.

Abbiamo stabilito una partnership con l’azienda Adcom di Bologna fin dalle fasi iniziali del progetto e per tutta la parte di crowd-funding. L’azienda ci fornisce tutte le attrezzature cinematografiche necessarie. Da giugno inoltre abbiamo avviato una collaborazione diretta con Canon Italia, i loro responsabili sono stati qui svariate volte e ci stanno dando delle attrezzature nuove da testare, come la nuova C400 con le ottiche virtualizzate.

Cosa significa ottiche virtualizzate?

Sono ottiche che hanno già i metadati pronti per Unreal Engine con dei plug-in proprio dedicati al virtual-set. Queste nuove ottiche non vanno calibrate, le puoi innestare direttamente sulla telecamera e sono pronte all’uso. Questo accelera tantissimo il processo di produzione. La partnership con Canon è stata talmente interessante e si è sviluppata in maniera talmente positiva che l’azienda ha deciso di organizzare il prossimo evento nazionale di presentazione dei nuovi prodotti proprio qui da noi. Ci sarà una sezione video, una sezione fotografia, una sezione VR e infine una sezione dedicata al 3D-180 che è il brevetto delle nuove ottiche dual fisheye di Canon con le quali stiamo sviluppando nuove possibilità di camera-tracking. Direttori della fotografia e registi da tutta Italia saranno invitati da Canon a scoprire i nuovi prodotti e così avranno l’opportunità di conoscere anche il nostro nuovo spazio.

Mi dai un po’ di dati per comprendere le dimensioni dello studio?

Al piano terra, facilmente accessibile con qualsiasi mezzo, c’è l’area stage, un open space di 400 m2 e altri 150 m2 di area facilities come bagni, area ristoro, area tecnica, area management, una zona per costumi e scenografie e un’area per trucco e parrucco. Poi abbiamo 100 m2 destinati alla formazione più altri 100 m2 che vorremmo dividere per creare gli spazi per post-produzione, colorist, eccetera.

Parlami del vostro limbo green-screen.

Lo schermo misura 10,5 m di profondità con una larghezza di 10,5 m espandibile fino a 25. L’altezza è di 6,5 m. La vernice che è stata utilizzata non è di tipo comune, è una vernice certificata antiriflesso di lunga durata, lavabile e con una resa cromatica al top di gamma. Tra l’altro è anche molto flessibile e può essere applicata anche sulle superfici di gomma senza fare crepe o spaccarsi. È un verde certificato che viene usato anche negli studi di Hollywood e ci viene fornito dall’azienda americana ChromaLight, attraverso una sponsorizzazione tecnica molto importante: siamo il primo progetto sponsorizzato nella loro storia aziendale e ci presentano nelle loro case history. Nei test che abbiamo fatto anche con i nostri partner nel mondo della moda e del motor-sport riusciamo a restituire fedeltà di colore anche a oggetti molto piccoli come orecchini cromati ad anello o il singolo capello biondo perfettamente scontornato sullo sfondo verde, cose che fino a poco tempo fa erano praticamente impossibili.

Qualcuna delle produzioni che avete già realizzato?

A luglio abbiamo realizzato, con Diamond Film e il regista Stefano Salvati, parte delle scene del docu-film su Edoardo Bennato che è stato presentato durante il Festival di San Remo ed è andato in onda su Rai a metà febbraio. Tutte le immagini in green-screen sono state realizzate qui da noi e, in post produzione, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, abbiamo cambiato la faccia dell’attore per inserire quella di Edoardo Bennato da giovane. A dicembre è venuto Marco Masini a girare un video clip e tra qualche giorno avremo Mauro Repetto degli 883 per girare il video del suo nuovo singolo.

Tutte produzioni di respiro nazionale.

Al momento siamo ancora nella fase di promozione per far conoscere questa realtà di provincia che si avvicina al cinema, l’intento è quello di aprirsi anche al territorio internazionale.

Siamo andati a fare qualche foto durante le riprese del video clip di Mauro Repetto e abbiamo trovato un ambiente familiare e rilassato oltre che professionale e tecnologicamente avanzato. Un ottimo presupposto per permettere alle tante figure tecniche e creative che operano sul set di esprimere al meglio le proprie capacità. 

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