Daniele Boccaccio - Direttore artistico

Gabry Ponte fa ballare tutta San Siro: le interviste ai professionisti.

Daniele Boccaccio - Direttore artistico

Sabato 28 giugno lo Stadio San Siro di Milano si è trasformato in una gigantesca discoteca a cielo aperto: Gabry Ponte è il primo DJ italiano a esibirsi sul palco del Meazza. Quasi 60.000 persone hanno acquistato il biglietto per assistere a tre ore e mezza di musica senza pause, un’esperienza che ha fatto ballare un pubblico eterogeneo arrivato da tutta Italia e da diversi paesi europei.

Daniele, sei uno storico collaboratore di Gabry Ponte: cosa avete pensato per questo evento?

Come saprai, Gabry non è un cantante live, ma un DJ abituato a far ballare il pubblico in discoteca o in contesti club-oriented. L’idea alla base di questo progetto è proprio quella di unire i due mondi: portare l’energia della discoteca dentro uno stadio, o se vogliamo, trasformare lo stadio in una gigantesca discoteca a cielo aperto. Abbiamo quindi strutturato uno show con un palco pensato per il live, ma con una fortissima componente visuale. L’utilizzo della tecnologia video è stato centrale: sia in termini di riprese che di contenuti generati ad hoc, affiancati da un impianto luci di alto livello e da una forte componente di effetti speciali. Il tutto, ovviamente, supportato da un sistema audio all’altezza.

Quanto c’è di “live” nella sua esibizione?

Gabry è un DJ, ma anche un produttore musicale. Non lavora con sequenze preimpostate: la scaletta è composta da brani suddivisi in tracce che lui mixa live, adattandosi al momento e alla reazione del pubblico. Ogni performance è unica. Lui costruisce il suo set e intanto genera una traccia di timecode, che noi in regia utilizziamo per sincronizzare i contenuti video e attivare effetti in tempo reale. Lo show è quindi dinamico e reattivo: siamo noi a seguire lui, adattandoci a quello che accade sul palco e tra il pubblico.

Che tipo di impianto luci avete scelto per questa produzione?

Il disegno luci è stato volutamente semplice e lineare. Abbiamo dato grande priorità alla parte video, con tre maxi-schermi – uno centrale e due laterali – che permettono anche al pubblico più lontano di vivere da vicino l’esperienza; Gabry spesso è accompagnato da ospiti, ballerini e coristi. Il palco è rimasto pulito, per mettere in risalto il contenuto delle scenografie e le performance del corpo di ballo, composto da una decina di ballerini.

Quanto tempo avete avuto per realizzare tutto?

I tempi sono stati molto compressi. Arriviamo da un tour nei palazzetti e, solo poche settimane prima, abbiamo partecipato a Eurovision, che è stato un impegno notevole. In pratica, abbiamo definito l’intero show in due settimane. Fortunatamente avevamo già una base concettuale solida, anche se l’adattamento allo stadio ha richiesto un lavoro rapido e intenso. Lo spettacolo è stato diviso in due momenti: una prima parte più “villaggio turistico” – con Radio 105 che ha aperto le danze il pomeriggio alle 18 – e una seconda parte, con il buio, dove la scena è stata dominata da visual 3D ed effetti speciali. All’ingresso abbiamo distribuito braccialetti LED al pubblico, che si accendono in sincronia durante lo show, creando scenografie luminose anche tra la gente.

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