Vasco Rossi – E Siamo Ancora Qui!

Ripartire… sinonimo di condividere, la cosa che più ci è mancata in questi anni di stop. Proprio la voglia di condivisione è stata la prima emozione che abbiamo sentito quando abbiamo avuto modo di tuffarci nell’atmosfera del backstage alla data di Ancona, allo Stadio Del Conero.

Vasco Rossi – E Siamo Ancora Qui!

di Alfio Morelli con commento di Mario Di Cola

Dopo i doverosi convenevoli e dopo aver salutato i vecchi amici abbiamo avuto modo di raccogliere varie opinioni sul lavoro e sul momento particolare del nostro mercato.
È chiaro che tante sono le preoccupazioni sia sul presente che sul futuro del nostro settore, ma allo stesso tempo si avverte una grande voglia di lasciarsi tutto alle spalle e andare avanti. Ci sarebbe molto altro da dire ma non siamo qui per parlare di questo.

Arrivare alla venue non è stato semplice, causa l’ordinanza di sicurezza del Prefetto di lasciare libero il parcheggio adiacente allo stadio. In ogni caso, non ci siamo lasciati intimidire da i due chilometri a piedi sotto il sole di giugno alle 15 del pomeriggio per raggiungere lo stadio… è stata troppa la voglia e la curiosità di assistere a questo evento, probabilmente la produzione itinerante più grande ad oggi nel nostro paese. In tempi normali, una produzione del genere la ricordiamo come un grande ingranaggio ben oliato, in cui le persone, a seconda della loro esperienza, erano state assegnate ai posti giusti e tutti sapevano come muoversi. Viste le defezioni che hanno accompagnato questo tour in termini di produzione e manodopera, invece, una certa prevedibile tensione era abbastanza palpabile all’interno del villaggio.

L’abbandono forzato per salute di una figura basilare nel meccanismo della produzione dopo la data di Trento, sommata alla mancanza in alcune date di oltre il 50% della manodopera sul posto, ha creato non pochi problemi ma, come si sa, nel bel paese il “problem solving” è una disciplina che si studia già dalle elementari. Anche se con fatica e stress, si è sempre e comunque portato a casa tutto il lavoro. Sarebbe stato bello vedere, nelle stesse condizioni, alcune produzioni straniere. Ma, a parte questa considerazione, tanti complimenti ragazzi!


Arrivando alla parte più interessante legata agli aspetti tecnici del concerto, il palco – progettato da Giò Forma e realizzato da Italstage – era di proporzioni generose: largo 70 m, alto 26 m e profondo 19 m. Anche le dimensioni dello schermo fornito da Event Management erano imponenti, oltre 1000 m2. Lo schermo copriva il fondo palco da un lato all’altro mentre telai triangolari mobili, ricoperti di materiale traslucido e disposti in verticale, permettevano proiezioni ed effetti luminosi.
Le luci, con design di Giovanni Pinna e fornite dai romani BOTW, non hanno certo bisogno di presentazioni o appunti; possiamo solo dire che erano belle. Ovviamente, i corpi illuminanti erano abbondanti sul palco, tra teste mobili, laser, strobo e barre a LED.

Anche i contributi video sono stati molto ben curati. Contenuti preregistrati mixati con le riprese live del concerto con l’aggiunta di effetti permettevano di ottenere risultati mai banali e mai ripetitivi.
Infine eccoci arrivati al cuore del concerto, il suono, con un PA di prim’ordine, L-Acoustics K1, fornito da Agorà. La combo Luca Nobilini al PA e Andrea Corsellini come FoH engineer è una garanzia. Non dimentichiamo poi il monitoraggio sul palco, sapientemente curato da Federico “Deddi” Servadei.

Risultato finale: punteggio pieno, e si sa che non sto faccendo nessuna concessione. Comunque, considerando che la potenza c’era in abbondanza, se proprio devo trovare qualcosa, il volume generale del PA era un po’ eccessivo. Forse qualche dB in meno avrebbe consentito maggiore headroom e maggiore dinamica, permettendo sia di evidenziare certi special, sia di dare risalto e maggiore emotività ad alcuni momenti del concerto. Questa è ovviamente solo una considerazione personale e ciò non toglie nulla dal grande lavoro svolto da tutti i tecnici, a cui porgo ancora tutti i miei complimenti.
Come dice il nome del tour, Siamo qui!, e questo è quello che oggi conta.

Commento della serata di Mario Di Cola.

“Grazie all’abilità di Andrea Corsellini, al supporto di Luca Nobilini e a tutto il lavoro svolto dalla squadra di Agorà, il risultato è stato eccellente e di grande impatto. È stato innanzitutto emozionante scoprire come il mix e l’equilibrio timbrico fossero praticamente ottimi già dal brano di apertura.
“Questo, secondo me, è un risultato notevole poiché abbiamo tutti la consapevolezza che abitualmente ci sia un po’ da ‘aggiustare’ il suono all’inizio di un concerto. In questo caso sembrava già tutto perfetto dalle prime note, non c’era praticamente nulla da ‘aggiustare’.
“Il mix era molto curato, con un’imponente gamma bassa molto dinamica, molto articolata, ma mai, mai, eccessiva. Non c’era praticamente nulla fuori posto e al tempo stesso era emozionante nella timbrica con scelte anche di grande personalità. E la voce di Vasco, che in fondo era il vero motivo per cui tutta quella gente si era ritrovata lì, come anche Andrea stesso ci ha sottolineato, era in ogni momento potente, chiara, intellegibile a qualunque pressione sonora.
“Riguardo a questo, si potrebbe dire che, anche con qualche dB di meno ci si sarebbe emozionati lo stesso. Vale anche la pena di osservare che il sistema a cluster raddoppiati (Voce + Band) può offrire pero’ un piccolo limite, un inaspettato ‘tallone di Achille’. La voce era sempre perfetta a qualunque livello, ma in alcuni passaggi, quando il sistema della band raggiungeva il limite massimo, si poteva percepire leggermente l’effetto dell’intervento dei limiter di protezione dei trasduttori, e quindi in generale un po’ di fatica dell’impianto in tali passaggi. In quei momenti il risultato generale appariva come scomporsi a tratti, improvvisamente e per qualche istante. Ci si può facilmente immaginare che, con un tale setup, sia sempre e solo il sistema della band a toccare il limite massimo e non quello della voce. Questo ‘scomporsi’ del suono, infatti, non ha mai riguardato la voce. Forse un volume generale di un paio di dB più basso avrebbe evitato queste momentanee imperfezioni.
“Per il resto… un risultato semplicemente meraviglioso”.