Jerold Balkema, Remco Victor Lucas Van Den Bogaard - Frontline

L’Unipol Arena di Bologna ha ospitato i Måneskin, e non abbiamo perso l'occasione di intervistare i protagonisti di un tour così internazionale.

Jerold Balkema, Remco Victor Lucas Van Den Bogaard - Frontline

Da sx: Jerold Balkema, Remco Victor Lucas Van Den Bogaard e Marcello Marcelli.

Abbiamo assistito a una delle prime date italiane del Loud Kids Tour, e le aspettative erano molto alte. Alla fine dello show, ci siamo resi conto di aver assistito a uno spettacolo imponente. Con l'aiuto di Mirco Bezzi, abbiamo intervistato i protagonisti di questa produzione.

Giorgio Ioan ci ha consigliato caldamente di intervistare anche voi, per parlare di movimentazioni. Jerold, ci spieghi il vostro ruolo e le particolarità che avete realizzato in questa produzione?

Lavoriamo per la ditta olandese Frontline. Io sono più operativo sulla console, controllo le scene e creo le immagini durante lo show. Remco invece conosce tutto il sistema tecnico e lo mantiene funzionante, e interviene se si verifica qualche problema.

Quindi, Remco, se qualcosa non dovesse funzionare intervieni sul software?

No, noi non interveniamo sul programma, perché non siamo programmatori. Noi leggiamo il programma, analizziamo le molte variabili che in quel momento potrebbero essere la causa dell’anomalia e cerchiamo di capire se si tratta di qualcosa di grosso o piccolo. E la maggior parte delle volte si tratta di una piccola anomalia.

Il banco regia per le movimentazioni.

Fammi capire: avete degli elementi e delle funzioni programmate nell’impianto, e analizzate se le interazioni tra le funzioni hanno avuto qualche intoppo?

C’è una una linea di comunicazione, ridondante, su cui ogni motore o sensore è in comunicazione con la console. Inoltre, quando usiamo due motori insieme (per muovere la stessa truss, ndr), essi comunicano e si confrontano tra loro: cosa state facendo? state ancora lavorando? non state lavorando? Eccetera. In questo modo il sistema comprende un sistema di controllo totale.

Ok, stai descrivendo un ambiente “IoT” (Internet of Things, ndr) nel quale ogni oggetto che viene attivato come attuatore ha una propria intelligenza, che in qualche modo osserva e comunica con gli altri componenti. Si crea così una rete con potenzialità più alte di un’unità per ogni funzione, ogni comando…

Esatto. Ogni azionamento di ogni motore, tiene sempre sotto osservazione i suoi compagni. Se hai una truss comandata da più motori, il che è possibile, vuoi che rimanga a un certo livello di sicurezza, fermandosi a 2 / 2,5 cm da un ostacolo per non causare problemi meccanici. Nel momento in cui il sistema va a creare un possibile pericolo, i sensori devono leggere le diverse posizioni sulle diverse altezze ed eventualmente dare degli alert. Quindi se durante lo spettacolo dovrò intervenire in qualche movimento, finché il sistema è in funzione e i componenti si parlano, io sono tranquillo.

I controller dei motori a velocità variabile.

Jerold, mi sembra che parliamo di un ambiente molto flessibile. Si possono creare figure multiple e azioni diverse tra i pezzi.

Sì, esatto: per ora ci sono 56 motori, che pensano in modo indipendente, ma funzionano insieme quando si muovono. Per esempio, abbiamo una superficie piatta per l’inizio dello spettacolo, poi si passa a configurazioni angolate e ogni volta che inizia il movimento di angolazione, ogni motore si può muovere indipendentemente e continua a inviare tutte le informazioni in rete. In questo modo possiamo vedere se un motore, per esempio, si spinge troppo in là, o se il carico risulta troppo pesante. È il motore a dire: “Ehi, ho troppo carico, cambia qualcosa!” 

Io porto il codice a Remco e lui lo esamina.

Quindi il motore agisce come un attuatore ma anche come un sensore, fornendo informazioni utili per non sbagliare. Giusto, Remco?

Abbiamo molti sensori con una posizione assoluta e una incrementale, abbiamo un elemento di carico e abbiamo un doppio elemento di freno. Tutto è molto sicuro. Usiamo un prodotto tedesco, dove anche il freno ha due sensori che segnalano se il freno è abbastanza aperto. È importante perché il “gap” del freno è piccolo, e se non è aperto a sufficienza ti dice: “Ehi, non stiamo andando perché il freno non è aperto a sufficienza.”

Poi tutta la rete è cablata, non è wireless; c’è la rete TCP, e c’è anche un ulteriore layer di sicurezza per cui se succede qualcosa premiamo il pulsante rosso e tutto si ferma. Abbiamo una rete a 24 V per la comunicazione e gli switch, perché non usano la corrente che prendono dalla rete. È una specie di PoE (power over ethernet, ndr) ma un po’ più robusta.