Show Design - I contributi video - PARTE 2

Lorenzo De Pascalis, founder e direttore creativo dello studio di design Ombra con sede a Londra, continua la serie iniziata dal socio e lighting designer Jacopo Ricci nel numero di S&L precedente.

Show Design - I contributi video - PARTE 2

di Lorenzo De Pascalis

Nato a Genova e adottato da Monza, il mio percorso è iniziato in un piccolo club in Brianza in cui organizzavo concerti punk-hardcore con amici, finché non si è presentato di fronte a me il fantastico mondo dei visual e del 3D. Una volta scoperto questo mondo, mi sono letteralmente chiuso in casa per imparare, esplorare e cercare di fare qualcosa di diverso dai soliti show con piccoli projection mapping e contenuti. 

Sono stato notato poco dopo da dei ragazzi inglesi che lavoravano al tempo con diversi DJ e questo ha rappresentato l’inizio del mio girare per il mondo con vari artisti fra cui Tinie Tempah, Steve Aoki, Steve Angello e Martin Garrix. 

Dopo aver diretto i contenuti e passato quattro anni costanti in tour con Garrix, ho deciso di diminuire le date all’estero e aprire uno studio a Londra, concentrandomi da subito su progetti per Janet Jackson, Fedez, Oliver Heldens e Jessie J.

Ombra è nata dalla mia voglia di raggruppare talenti eccezionali e amici sotto un unico “ombrello” che ci permettesse di pensare a idee diverse dal solito ma che soprattutto ci permettesse di uscire dagli schemi utilizzando tecnologie nuove.

Ognuna delle persone in Ombra ha tanta dedizione e amore per un lavoro in un’industria che chiede tantissimo. Dormiamo tutti poco, ma per fare delle figate!

Ho accumulato nella mia esperienza più di 500 show passando per il Coachella e la chiusura delle Olimpiadi invernali in Corea, ciascuno con le proprie particolarità ed emozioni, lavorando con palchi diversi, luci diverse e artisti diversi.

In questo secondo capitolo della Rubrica vogliamo concentrarci sul video e sugli strumenti che utilizziamo per creare show. 

Resolume

Oramai da circa sette anni utilizzo il software Resolume Arena: un potentissimo media server, ideale per chi come me viaggia da un paese all’altro come una trottola.

Cambiare i setting dello show per adeguarsi a un palco diverso ogni giorno non è semplice, soprattutto quando questo si combina al posizionamento di loghi, strobo ed effetti custom. La sua semplicità, anche grazie ad alcuni genietti che hanno programmato dei plugin formidabili, lo rendono il mio media server preferito per questo tipo di lavori. 

Gli artisti negli ultimi anni hanno iniziato ad “abituarsi” al fast-paced design e richiedono di poter fare cambiamenti piuttosto rapidi allo show: la mia posizione come designer e operatore mi ha permesso di creare un workflow veloce che soddisfi le loro richieste, molte volte assurde, programmando show complicatissimi in tempi record.

Tutto questo però non è arrivato senza sacrifici che mi hanno soprattutto portato a dormire molto poco negli ultimi quattro anni. Nell’ultimo anno sono arrivato a prendere la decisione di dare più sostanza a tutti gli show e al design rimanendo comodamente a casa con le mie GPU, invece che rincorrere artisti facendo il VJ.

Ma ritornando al nostro Resolume… A differenza di altri media server, Resolume non ha la possibilità di avere un ambiente in 3D e mappare con UV schermi e superfici, ha invece una semplice interfaccia di input/output che ti permette di assegnare layer a specifiche superfici.

Lavorando prevalentemente con DJ in tour, ho incontrato palchi mastodontici con quantità di LEDwall assurde – vedi Ultra music Festival, nella foto. Avevo quindi bisogno di un server in grado di semplificare il processo e farmi concentrare su contenuti e show. 

Disguise

Il secondo media server che utilizziamo a Ombra è Disguise.

Per tutti gli show in timecode a cui abbiamo lavorato, Disguise è stata una macchina potente e affidabile che abbiamo sempre cercato di spingere al massimo delle sue potenzialità.

In particolare sul progetto di Fedez (con la programmazione di Nicholas Di Fonzo) abbiamo usato un 4x4 per spingere contenuti che variavano da una larghezza di 9000 pixel a 4K, includendo una serie di effetti generati in tempo reale.

A mio parere ciò che lo rende cosi appetibile è la possibilità di connettere molteplici protocolli e tecnologie come Kinesys/Tait Navigator, Blacktrax, Stype e Notch.

Ognuna di queste ci ha permesso di lavorare a progetti interessanti con interattività e stupore del pubblico, ma soprattutto creando esperienze visive nuove e aprendo strade interessantissime per il futuro dello show design.

Certo, per quanto riguarda altri media server ci sono numerose soluzioni “classiche” come Catalyst e Hippotizer. Però, a mio parere, questi ultimi hanno un’interfaccia utente poco amichevole e in cui personalmente non mi trovo. Entrambe sono soluzioni valide ma diciamo che non fanno per me. 

Notch

Sono stato interessato al progetto Notch (Demolition FX) prima dell’apertura della versione beta in quanto mi mancava una soluzione per creare effetti in real time.

Notch è un software basato sulla programmazione per nodi che avevo già provato anni prima utilizzando l’ormai defunto Quartz Composer. Poco dopo ho invitato il mio caro amico Marco Martignone a provarlo per alcuni dei nostri progetti.

Ci siamo trovati subito bene perché ha aperto un mondo di possibilità che prima, su uno show in timecode, era difficile implementare con affidabilità.

Da “semplici” effetti sulle camere a Kinect Point Cloud per Martin Garrix fino a seguire un artista con particelle in giro per il palco con Fedez, Notch è stato uno strumento utile e nuovo che sta lentamente ampliando le sue capacità anche sul 3D. 

A molti artisti piace l’idea di poter modificare qualcosa senza lunghe attese (render maledetti) e a noi fa comodo non avere i computer fermi per sistemare delle complesse scene in 3D con tempistiche impossibili. Per questo motivo, Notch è diventato anche uno strumento per creare contenuti in studio.

Oltretutto, è stato recentemente introdotto un nuovo Codec GPU accelerated chiamato NotchLC che ha ben 10 bit di profondità colore. Finalmente gradienti e scale di grigio hanno la speranza di essere resi sui LEDwall senza bruttissimi aloni.

Le camere

Nell’arco della mia carriera ho avuto la fortuna di essere introdotto al mondo delle camere e della regia in maniera “organica”.

Con Martin Garrix abbiamo utilizzato da subito quattro camere e un piccolo mixer da “battaglia”. Essendo l’artista immobile, abbiamo sempre cercato di aggiungere effetti alle camere e fare tagli veloci e intensi che accompagnassero la musica. Alla sua prima data del tour Anima, di cui sono stato il creative, abbiamo aggiunto anche degli effetti in Notch con Kinect. 

Dopo Garrix, sono passato a lavorare con Jessie J, artista con dei set up decisamente più complessi. Ora, al posto di avere un soggetto immobile avevo una cantante scalmanata e una band talentuosa da mostrare.

Per la maggior parte dei festival utilizziamo una beauty cam su di lei, un jib, una telecamera a spalla sul palco e una camera fissa a lato palco. Il mix è decisamente più calmo rispetto allo scenario di un DJ, ma ora ci si concentra di più sui movimenti dell’artista, sull’incredibile bravura della band e sul pubblico che conosce e canta tutte le sue canzoni a squarciagola.

Jessie è incredibilmente brava ad interagire con le camere e ci gioca molto: questo, abbinato a delle grafiche semplici e poco invasive, rende lo show unico e divertente da dirigere. 

È importante – soprattutto su questo show – non essere troppo invasivo, ma lasciare che la sua voce sia il punto focale di tutto il concerto. Quest’ultimo pensiero ha rappresentato un cambiamento a cui ho lavorato tutto l’anno precedente. Sono passato dal lavorare principalmente con DJ a lavorare con artisti e cantanti pop, in un mondo completamente diverso in cui i visual non sono più il punto focale dello show ma un accompagnamento visivo che aiuta a creare interazioni con il pubblico. E sono contento di affermare che sviluppare in un modo mai visto l’interazione tra il pubblico e gli artisti è ad oggi uno dei punti di forza di Ombra.

In questo articolo ho cercato di trasmettere in modo breve la mia esperienza con gli strumenti del mestiere e spero possa essere d’insegnamento o ispirare qualche lettore. 

Mi ritroverete nel prossimo capitolo a parlare di “show moments” ed effetti speciali con il mio collega Jacopo.


Nel caso qualche lettore abbia delle domande più specifiche di settore, invito sempre a scriverci ad Ombra o contattare Giulia che si occupa di marketing a giulia@ombra.world

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