Salmo – Playlist Tour

Grazie a una pioggia di certificazioni platino e oro sugli ultimi singoli e sul disco Playlist, il rapper Salmo è partito per il primo tour nei principali palazzetti d’Italia: lo accompagna una produzione eccezionale per uno show coinvolgente.

Salmo – Playlist Tour

di Giovanni Seltralia e Douglas Cole

In un momento storico in cui la musica rap domina le classifiche, spesso nelle sue varianti più frivole, uno spettacolo come quello di Salmo risulta come una ventata di aria fresca.

Arrivare alle produzioni nei palazzetti significa raggiungere la piena maturità, e obbliga ad alcune scelte necessarie: quando esce dai piccoli club, anche un rapper ha bisogno di professionisti capaci, di una squadra tecnica e creativa all’altezza, di un concetto da esprimere mediante l’apparato scenico. Salmo, nome in arte di Maurizio Pisciottu, è andato oltre: attraverso un lavoro simbiotico con la sua squadra, ha lavorato a uno show elaborato, adrenalinico, suonato in tutte le sue parti.

Il primo forte impatto è dal punto di vista visivo: le scenografie curate da Tekset nascono dall’idea di ambientare lo spettacolo sui tetti di New York, con tutta l’estetica hip-hop di graffiti e relitti urbani necessaria ad accompagnare la musica; sullo sfondo, il LEDwall fornito da Imputlevel (service audio, video, luci, rigging), con la skyline urbana creata da Andrea Folino e messa in onda da RoofVideodesign, segna il tempo con le sue affascinanti albe e tramonti; la complessità di illuminare i quattro livelli del palco è affrontata con successo dal disegno luci di Davide Pedrotti.

Il lato musicale è ricchissimo, con influenze che dal mondo hip-hop viaggiano verso il punk e il metal; l’attitudine hardcore dell’artista si riconferma in diverse trovate, da un suo duetto alla batteria insieme al bassista Dade (dei Linea 77) al salto dal primo anello del palazzetto con conseguente stage diving.

Il lavoro certosino per amalgamare i tanti generi viene portato avanti dal fonico di sala Simone Squillario e dal fonico di palco Sebastiano Borsetto, mentre il PA Manager Nicola Pugliese Mazzotti si occupa di ottimizzare l’impianto d&b Audiotechnik.

Piuttosto che dietro il palco, è sotto il palco che abbiamo scoperto un vero e proprio condominio: lo stage manager Alessio Martino e il camera director Johnatan Bonvini gestiscono tutti i movimenti sotto e sopra i tetti, compreso il sistema di telecamere a circuito chiuso necessario ai backliner per controllare l’immenso e composito palco.

Infine, a tirare le fila di tutta la squadra, Gianluca “Ciko” Cicognini per l’indipendente Lebonski Agency, che ci racconta nascita e sviluppo di questo tour, insieme alla produzione esecutiva di Clemente Zard.

La crew in posa truce: Cristiano Sanzeri; Davide Pedrotti; Puccio Anatrella; Alessio Martino; Gianluca “Ciko” Cicognini; Michele Montesi; Fulvio “Muf” Bufardeci; Caterina Soresina.

Gianluca “Ciko” Cicognini - Production manager

“Sono con Salmo da qualche anno: siamo partiti davvero dalle cantine. Questo punto di arrivo per me è importante; ho fatto di tutto: il rigger, lo stage manager, eccetera, ma stare qui come manager è una grande esperienza, soprattutto con un artista con cui sono cresciuto. Maurizio (Salmo – ndr) ha voluto portare avanti con sé molti tecnici di cui si fida, mentre altri li ho potuti scegliere personalmente tra i migliori in circolazione, sia per i loro meriti lavorativi sia perché vedevo l’attitudine giusta per lavorare in questa famiglia. Dall’artista in giù tutte le porte sono aperte, c’è condivisione: questo aiuta a lavorare al meglio, tutti danno il duecento per cento; per dire, alle sette di stamattina abbiamo iniziato a montare e all’una era tutto pronto. Ce l’abbiamo fatta anche nel back-to-back da Torino a Firenze, con il problema dei bilici che dovevano fermarsi dopo le quattro ore di guida: sono arrivati alle dieci del mattino invece che alle sette, ma ce l’abbiamo fatta perché i tecnici non hanno nemmeno dormito pur di iniziare in tempo.

“Questo clima, bisogna dirlo, non lo trovi dovunque: dall’artista fino al mio amico Osvaldo del catering, che ho convinto a tornare a fare i live, siamo sempre insieme; anche le divise con cui andiamo in giro sono tutte giacche del brand dell’artista, da centinaia di euro, che lui ha personalmente voluto per tutta la crew.”

Quindi tu sei stato scelto dall’artista direttamente?

Sì, in un concerto di anni fa, molto più piccolo, abbiamo lavorato la prima volta insieme e ci siamo trovati subito affiatati. Allora dopo lo show mi ha chiamato nel camerino e mi ha chiesto di lavorare per lui, per iniziare un percorso: ho smesso di rispondere ad altre chiamate, e mi sono concentrato su di lui. L’obiettivo è chiaro: nel 2009 sono stato in Sud America e Stati Uniti con la Pausini, ora voglio tornare con Salmo. Per l’anno prossimo qualcosa già è stato bloccato tra Los Angeles e Messico, quindi ce la possiamo fare.

Per quanto riguarda i fornitori?

Imput è con noi dai tempi delle cantine, e siamo felici che dopo i tanti regali che ci hanno fatto, qualcosa gli torni indietro! Anche Tekset ci ha seguito fin dai primi tour. Ognuno di loro ha creduto in questo progetto, anche nei suoi aspetti più onerosi da affrontare. Noi poi ovviamente collaboriamo con Vivo, che fa benissimo il proprio lavoro, e che ha lasciato a noi una grande libertà nella produzione vera e propria, artistica.

Cosa ci anticipi del concerto?

Si passa tra tanti generi, e tutto rigorosamente suonato a livelli altissimi. L’idea iniziale con cui Maurizio è arrivato era quella di suonare in mezzo alla strada, nella piazzetta: un’idea che poi abbiamo man mano elaborato sui vari disegni di Davide Pedrotti fino ad arrivare alla soluzione di suonare sui tetti di New York.

Tecnicamente, come viene costruito il palco?

Noi le chiamiamo “casa uno”, “casa due”, e così fino alla quattro: tutte le parti sono rolling, quindi le tiriamo su una a una. La uno è la più grande, up-stage, contro lo schermo: vengono allestite dai macchinisti dalla più grande in poi. Casa uno è la più complicata, ci si trova oltre i due metri e quindi servono anche gli arrampicatori, e quando metti il tavolato deve essere tutto in sicurezza, recintato. Massimo Stage ha dovuto montare tutto nel cortile del magazzino, per capire le dinamiche reali del montaggio.

In alcuni palazzetti inoltre abbiamo una versione ridotta: casa uno non si monta, per non coprire lo schermo e la bella prospettiva che crea; allora si allunga casa due per posizionare basso e batteria. In effetti il palco vero è proprio è casa uno e due, mentre tre e quattro sono una sorta di passerella davanti all’impianto, alta e larga per dare l’idea dei tetti. Da dove lo guardi, è uno show con tante prospettive diverse, dal fianco, di fronte, dalle gradinate.

Con quanti mezzi vi muovete?

Siamo in sette bilici, una motrice, un camion di palco e un gruppo elettrogeno, dieci mezzi in tutto. Durante le prime date abbiamo provato ad andare via alle cinque di mattina, con tutto il tempo che avevamo impiegato per capire come caricare tutta la roba: ora finalmente iniziamo a essere più rapidi.

Questa estate non vi porterete tutto?

No, certo, andremo più leggeri. Maurizio conosce bene i festival, ci suonava già col gruppetto hardcore, quindi non si sognerebbe mai di fare l’headliner che piazza le sue cose e lascia due metri per suonare a tutti gli altri. Saremo snelli, con pedane e il LEDwall dietro, e via così.

La squadra audio insieme al titolare del service: Paolo Calza, PA man; Paolo Boscolo, titolare di Imputlevel; Leonardo Colautti, PA man; Nicola Pugliese Mazzotti, PA manager; Simone Squillario, fonico di sala; Claudio Scavazza, PA man.

Simone Squillario - Fonico di sala

Nicola Pugliese Mazzotti - Pa Manager

“Io ho lavorato in produzioni più piccole – comincia Simone – e sono felice di essere qui, inoltre con i ragazzi di Imputlevel mi trovo benissimo. Uso un DiGiCo SD8, e tutto il processing è interno al banco, a parte i due distressor su un gruppo del basso e sulla voce main. In particolare quest’ultimo è inserito in un gruppo che include anche un de-esser, un grafico per controllare gli inneschi, eccetera. Sia il banco sia la parte di recording, fatta con SoundGrid, sono clockati con Antelope. Per il recording invece usiamo due sistemi: il main su Logic Pro con SoundGrid e lo spare in mirror. Da qui, ti lascio a Nicola.”

“La connessione tra palco e sala – interviene il PA manager – è in MADI coassiale, e i banchi sono sincronizzati a 48 kHz dal palco, dato che il palco è master e noi slave sui guadagni. In sala abbiamo Antelope per il clock, poi utilizziamo la DiGiCo 192 kHz con le schede blu, con 32 bit in ingresso. Lo splitter MADI in realtà serve solo per poter girare il virtual soundcheck anche al palco.”

Cosa vedremo sul palco stasera?

Dunque – riprende Simone – abbiamo una batteria standard con cassa, tre rullanti, hi-hat, dei tom, un rullante elettronico, una cassa elettronica, i piatti. Ho poi una parallela per la batteria, che utilizzo in base ai pezzi per dare un po’ di spinta, e un gruppo di batteria. Poi un basso su due canali, pulito e distorto; una chitarra main con due microfoni, e una seconda chitarra che entra direttamente. Poi un piano, dei loop lanciati da una tastiera, un DJ e sei canali di sequenze lanciate da quest’ultimo. Infine c’è un canale band spare, nel caso di problemi sugli altri. Come special, una seconda batteria sul davanti che Maurizio suona direttamente in un duetto col bassista, e infine una seconda console per il DJ set. Il resto è suonato da veri metallari!

Cosa mandi per il PA?

Mando una matrice per i front, una LR e i sub su un’aux – non su matrice, perché in allestimento ci siamo trovati comodi a mantenere i sub sull’ausiliaria per la gestione delle diverse venue, spesso critiche. Tutto passa dentro il processore Outline Newton.

“Dal Newton – continua Nicola – esco con dodici segnali, dato che su ciascun lato abbiamo venti d&b audiotechnik J8 come main e sei J-Sub appesi dietro al main; poi come side dieci V8 e due V12 per lato, come extra side usiamo sei Y8 e due Y12 per parte. Poi abbiamo i venti sub Serie J a terra, mentre come frontfill otto Q10 e due V10P come extra fill per le zone più buie. Io ho soltanto amplificatori D80, che hanno una reazione incredibile anche come lettura di dati, e che possono essere organizzati in una rete che mi permette di fare quello che voglio sia dalla regia sia dal palco.”

Dal Newton come ti muovi?

Abbiamo deciso di utilizzare un doppio trasporto: Dante primario e secondario come main, che entra in due d&b DS10, e poi AES/EBU per andare direttamente negli amplificatori, che sono impostati con il fallback – quando perdono il clock del primo ingresso vanno direttamente al secondo. Allo stesso modo, il processore Newton permette di avere doppi ingressi per switchare automaticamente se ci fossero problemi su uno dei due.

Quanto suona il palco?

Parecchio. Ci sono sei d&b M2 con finali D12, oltre a quattordici in-ear monitor Sennheiser serie 2000, più due side appesi da sei Q1 a testa. Il tipo di palco e di passerella hanno obbligato a questa scelta.

“Spesso Nicola mi dà una mano – si inserisce Simone – perché quei sub appesi e i Q1 vanno ogni volta allineati insieme. Io poi sto molto sui fader, nonostante ci siano già delle snapshot con mute, livelli per le sequenze, eccetera: alla fine faccio il mix con i VCA e sto dietro a tutto. Salmo si muove molto, tutto deve essere scollegato e gestito in tempo reale.”

Sebastiano Borsetto - Fonico di palco

“Il monitoraggio è un misto tra in-ear e d&b M2. Tutti, compreso l’artista, sono in-ear, ma il palco su più livelli ha obbligato a posizionare dei monitor dove non arrivavano i side. In più, ci sono i side fatti con sei Q1 per lato: suona molto, insomma.

“Il microfonaggio è abbastanza standard, se pensi alla batteria che suona Maurizio, e siamo stati molto attenti dato che si trova davanti al PA; la batteria di Jacopo Volpe invece ha come particolarità dei microfoni Earthworks, che abbiamo usato sul kick out e su uno dei rullanti, tom e timpano; devo dire che sono dei condensatori molto belli. Uno dei due chitarristi ha testata e cassa, che suona nascosta sotto il palco, mentre l’altro chitarrista è in digitale.”

Per quanto riguarda il mondo radio?

Abbiamo dodici Sennheiser Serie 2000 per gli in-ear, poi sedici canali di Shure UR4D; li usiamo per tutto: per la voce main, lo spare, i quattro ospiti, e in più chitarre e basso in radio jack. Tutto è in rete: otto macchine con sedici canali. In tutto sono una trentina di canali radio. Il palco composito non mi ha dato problemi: ho optato per due antenne direttive per tutti i radiomicrofoni, tramite un combiner, mentre ogni ricevitore per i trasmettitori tascabili sugli strumenti ha le proprie antennine. Però il bassista in alto ha altre antenne direzionali, per quando suona nella casa più lontana dalla sua posizione. Infine, due elicoidali per gli in-ear, una per tutta la band, l’altra soltanto per Maurizio, che ogni tanto va lontano e quindi necessita di una linea diretta senza passare dal combiner.

Quanti mix sono, alla fine?

Sulla mia DiGiCo SD5 sono ventitré mix, oltre a qualche backup. Il mix che vuole l’artista è molto rock, con dentro tutto, compreso un po’ di pubblico e diverse stanze di riverberi che cambiano in base ai pezzi, e soltanto la voce più alta. Io faccio tutto dal banco, a parte un Manley Voxbox sulla voce di Maurizio come unica macchina esterna.

Che cuffie usate?

Usiamo le Earfonik a sei vie: le ho fatte fare tutte uguali, una meraviglia. La cuffia è ottima per questo genere. Poi il batterista ha uno shaker sotto il seggiolino, e il bassista un sub appoggiato che gli fa vibrare i piedi, così loro sono contenti.

Chi manda le sequenze?

DJ Slait, che oltre ai piatti ha due macbook pro dedicati alle sequenze; sono circa undici canali di sequenze, incluso il click; le due schede MOTU da sedici canali sono collegate a due computer divisi ma connessi tra loro via MIDI; gli switch Radial permettono di passare automaticamente da main a spare, nel caso ci siano problemi.

Davide Pedrotti - Stage e lighting designer

“Questo è il primo show in cui curo il set design, le luci, e parte delle scelte di ciò che accade. Il set è un lavoro fatto a sei mani con Salmo e con Ciko; molti spunti sono venuti proprio dall’artista, con cui lavorare si è dimostrato molto stimolante. L’idea del rooftop newyorkese, dal punto di vista registico, è questa: la band sale sui tetti della città di notte, e inizia a suonare; il LEDwall prolunga la scena con uno skyline e con il cielo che rappresenta tutta la giornata. Ho poi disegnato il modello 3D di quello che avevamo solo immaginato, finché Tekset non ha creato qualcosa di vero e trasportabile. Devo dire che la prima volta che l’ho visto montato, ho avuto paura di aver esagerato; in realtà solo in qualche data ci siamo dovuti ridurre. Tutto è su rolling stage: sono quattro moduli che poi si incastrano una volta raggiunta la posizione”.

Tale scenografia necessita di parecchie luci?

Oltre al palco grande, l’idea da cui si è partiti è stata quella di fare le cose per bene e senza risparmiarsi. Con l’impegno su tutti i fronti, compreso quello economico, l’idea iniziale è andata avanti senza intoppi. Il parco è molto standard, a parte wash, spot e beam c’è poco: i materiali sono tutti ottimi, come i Martin MAC Viper, i Robe Spiider, i Robe MegaPointe, e tantissimi Martin MAC Aura. Mi sono divertito a fare anche accostamenti cromatici che non sarebbero così scontati ascoltando le canzoni; poi il concerto ha sonorità crossover e devo prevedere di non usare tutto il rig nella strofa per poi esplodere nel ritornello. L’iterazione primaria è stata con l’artista, con la produzione, ma molti stimoli sono arrivati anche dai ragazzi con cui lavoro ogni giorno.

Il time-code è solo per il video?

No, anche le luci sono lavorate secondo la filosofia di uno show time-code slave. Ci sono poi accenti a mano, ma la base è ben delineata: c’è una parte dal vivo che mi garantisce del divertimento, ma la main cue list guida il grosso dello spettacolo.

Cosa usi come controllo?

Qui abbiamo una grandMA2 full-size come main e una grandMA2 light come spare. Il sistema viaggia su MA-Net sul palco; il media-server non passa dal banco. La rete è semplice. 

Il parco come è organizzato?

A terra c’è tutta la parte di Aura che si occupa del perimetro della struttura; sul palco ci sono delle SGM P-5 per i tagli, e sei spot e sei strobo a circondare un po’ la band. Ci sono poi due grossi ring, profondi 3 m ma larghi ben 18 m, dove c’è un faro ogni quaranta centimetri, oltre a dei tubi con attaccati altri Aura. Il concetto che volevo è che sopra fosse tutto ordinato, con gli Aura che illuminano più che fare disegni; il terzo ring down stage, più piccolo, illumina le case più piccole in maniera simile. Infine, due seguipersona sono fondamentali per non perdere l’artista e i suoi movimenti sopra e sotto il palco, fino agli anelli delle gradinate. Con Mikkel abbiamo anche lavorato per rendere al meglio la resa dei display I-Mag, dove le immagini sono piuttosto effettate.

“Devo assolutamente esprimere – aggiunge Davide – uno speciale ringraziamento ad Imput e alla squadra luci, sempre impeccabili.”

La squadra video: Lucio Forestieri, camera operator; Johnatan Bonvini, camera director; Andrea Cavalli, camera operator; Corrado Genovesi, camera operator; Paolo Quintozzi, visual live FX.

Johnatan Bonvini - Camera director

“I contributi sono frutto di un lavoro tra il creative visual coordinator Andrea Folino, che lavora direttamente per l’artista, e Mikkel di Roof Videodesign per i visual live fx. Tutto il playout viene fatto tramite il media server Resolume Arena, che acquisisce camere e program, tre segnali in tutto. Noi abbiamo due telecamere presidiate, una steadycam nel pit, e poi microcam per batteria, DJ, e tre camere PTZ posizionate sul palco per prendere ogni angolo. Le telecamere sono broadcast BlackMagic URSA Mini, in FoH con un’ottica 60×, mentre la steadycam ha un’ottica standard; le camere PTZ sono Panasonic Full HD, le microcam sono BlackMagic grandangolari. La console che uso è anch’essa BlackMagic.

“Il video converge qui in regia, mentre la postazione media-server viene gestita da Mikkel Garro o, oggi, Paolo Quintozzi. Il playout per gli schermi parte dal media-server.”

Da lì va al LEDCompass8?

Il Compass8 è centrale e gestisce le grafiche; in questo tour abbiamo due versioni, una per i palazzetti più piccoli, con l’integrazione delle riprese live come due banner laterali integrati nella grafica; oppure, come oggi, uno schermo centrale con solo le grafiche con il cielo e lo skyline della città, e due laterali dove va sempre solo il live. Le dimensioni dovrebbero essere 18 m di larghezza, poi l’altezza è variabile, dipendente dal palazzetto.

E qua sotto il palco?

Abbiamo allestito un sistema di telecamere a circuito chiuso, per i backliner, perché altrimenti non vedrebbero niente. Ci sono rimandi video solo per il lato tecnico.

Alessio Martino - Stage manager

“Abbiamo un palco importante e decisamente inusuale. Dall’idea di Maurizio noi abbiamo lavorato sui dettagli, per rendere il palazzo un vero e proprio palazzo. L’idea è stimolante anche per me: tutta la parte tecnica è sotto, non a vista, e sembra davvero di stare in una portineria dove tutti si muovono. Siamo andati oltre al concetto hip-hop per cui tutti stanno sul palco, tecnici, amici e parenti: qui c’è molta pulizia. Abbiamo poi un lift che sale per l’assolo e il DJ set con la batteria dell’artista e con la console per il DJ.

“La squadra del palco è composta da tre backliner, Alessandro Scalamonti, Stefano Garotta e Andrea Rastelli, e poi io a coordinare il circo. Seguiamo tutto mediante i monitor: ogni casa ha delle telecamere che riprendono tutto. Naturalmente ci sono anche delle scale di accesso su cui affacciarsi per controllare a occhio nudo. Il viavai sul palco è comunque importante: ci sono molti cambi di strumenti, ogni data ha ospiti diversi, e la lift ci mette del suo.”

Lo show

Lo show è intenso fin dal primo pezzo, il singolo multiplatino 90MIN: quando all’attacco del primo ritornello il kabuki scende a svelare l’imponente scenografia, l’impatto è considerevole. Le quattro case, piene di graffiti ed elementi scenografici, sono illuminate sempre con grande efficacia, ma il lato visual viene valorizzato al massimo nei momenti di totale integrazione con musica e LEDwall: in particolare sul singolo Lunedì, quando il cielo si rannuvola e la pioggia inizia a cadere sulla skyline, il momento è particolarmente intenso; e ancora, quando i ritmi tornano ad accelerare, la città sullo schermo inizia ad andare a fuoco e i cannoni a CO2 simulano i fumi degli incendi.

Il mix è sempre ben equilibrato, nonostante la disinvoltura con cui si passa dai pezzi crossover alle basi electro, dal duetto batterista-bassista al DJ set: quando servono, gli accenti valorizzano l’artista o i singoli musicisti.

Purtroppo per problemi burocratici a Bologna non abbiamo potuto assistere alla scena ispirata dalla serie Narcos, con tanto di comparse in divise della DEA e spari sul palco, ma siamo comunque tornati a casa soddisfatti. 

Dj 

Dj Slait

Guitar 

Mark Azary

Synth & Guitar

Fr3netik

Bass 

Dade

Drums 

Jacopo Volpe

Agency 

Vivo Concerti / Lebonski Agency

Artist Manager 

Sebastiano Pisciottu

Executive Producer

Clemente Zard

General Manager 

Andrea Ritrovato

Tour Coordinator 

Lucia Pantalone

Production Manager 

Gianluca Cicognini

Tour Manager 

Michele Montesi

Tm Assistant 

Mariasole Serone

Promoter Rep

Cristiano Sanzeri

Stage Manager 

Alessio Martino

Foh. Eng. 

Simone Squillario

Mon. Eng. 

Sebastiano Borsetto

Light And Stage Designer 

Davide Pedrotti

Creative Visual Coordinator

Andrea Folino

Vfx 

Alessandro Fele

Visual Live Fx 

Roof Videodesign


Mikkel Garro


Paolo Quintozzi

Salmo Personal Assistant 

Massimo Lonuzzo

Production Coordinator 

Fulvio “MUF” Bufardeci

Production Assistant 

Paola Guarneri

Site Coordinator 

Puccio Anatrella

Head Rigger

Stefano Panni

Dressing Room 

Caterina Soresina

Backliners

Stefano Garotta


Alessandro Scalamonti


Andrea Rastelli

Live Camera Director 

Johnatan Bonvini

Live Camera Operator

Andrea Cavalli


Corrado Genovesi


Lucio Forestieri

Set Designer 

Tekset

Head Carpenter 

Gianluca Corti

Carps

Lamine “DJOB” Drame


Marco Barracu


Silvio Lupu


Alessandro Di Lallo


Leonardo Cerasoli

Pa Manager

Nicola Pugliese Mazzotti

Pa Man/Audio Crew

Leonardo Colautti


Paolo Calza


Claudio Scavazza


Davide Vassalli


Gianluca Turrin

Lighting Crew

Daniele Pavan


Sergio Giacomin


Valerio Venturoli


Giorgia Lovato


Cosimo Casadei


Eric Badanai


Paolo Serri Pini

Video Crew

Nicola Barro


Marco Maddalena


Diego Socal


Pino Bruno Crasti


Maicol Trezzi


Tommaso Miglio

Stage Crew

Oliveira Alan Barbosa


Sorin Dormeanu


Petru Harabagiu


Marian Gavriluta

Generator Man

Giuseppe Sibilio

Trucks Driver

Massimo Montagnoli


Pasqualino Marino


Raffaele Barbato


Carlo Esposito


Massimo Schiavone


Gerardo Tecce


Vidoje Raonich


Francesco Cibin


Davide Ognibene

Backstage Photographer

Roberto Graziano Moro


Matteo Bosonetto

Brand Coordinator

Bran Warriors

Styling

Brand Warriors + Tiny Idols

Merchandise

Carlo “the King” Piccinnu


Michele Alberto Bovino


David Vito Campanella


Mattia Triangolo


Stefano Curto


Alessandro Pileri

Audio / Luci / Video / Rigging

Imput Level

Scenografia 

Tekset

Stage / Generator 

Massimo Stage

Videocamere 

Mister X

Catering

Mediterraneo

Trucking Company 

GT Transervice

Backline

Mokke’s


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