Musicanti - Il musical con le canzoni di Pino Daniele

Presso l’Arcimboldi di Milano, le prime date milanesi del musical ispirato alle canzoni del cantautore napoletano.

Musicanti - Il musical con le canzoni di Pino Daniele

di Alfio Morelli e Douglas Cole

 A quattro anni dalla scomparsa di Pino, la band e la squadra che l’hanno affiancato per decenni hanno deciso di onorare la sua musica con un progetto d’eccezione: un musical con una trama e una regia teatrale, con ballerini, cantanti, costumi d’epoca, e contemporaneamente la band storica a riproporre live le canzoni più amate.

Un progetto che vuole rispettare lo spirito dell’artista, la sua città, l’immaginario creato in decenni di incredibile carriera.

Lo show racconta la storia del giovane Antonio che, al seguito di una misteriosa eredità, torna alla città nativa – che non ha mai conosciuto e spesso disdegnato – dove riscopre la propria identità. Nonostante sia costruito intorno ai numeri musicali, intervallati con dialoghi e danze, I Musicanti rimane leggermente fuori dai soliti schemi di un musical teatrale: tante scene si svolgono all’interno di un club, con la band residente che suona dal vivo sul palco. 

Insieme all’alto livello della musica suonata, lo spettacolo utilizza una scenografia lussuosa e importante, insieme all’illuminotecnica che alterna tra – e a volte combina  – tradizione teatrale e mondo rock-n-roll. Audio e luci sono stati forniti da Rooster srl, di Termoli, che ha usato l’impianto line array Bose ShowMatch.

Noi abbiamo presenziato alla data di Milano del 9 marzo, e abbiamo fatto qualche domanda agli ideatori dello show e ai professionisti coinvolti.

Fabio Massimo Colasanti - Direttore artistico e co-produttore

“La storia narrata – ci dice Colasanti – è naturalmente un piacevole pretesto per mettere in scena i pezzi più belli di Pino.

“Gli autori hanno fatto un lavoro al contrario: ho dato loro cento pezzi scelti tra i cinquecento che ha scritto il cantautore, e ho chiesto ti tirar fuori qualcosa. Alla fine, le canzoni riescono a raccontare una storia, tipicamente da musical: c’è un’eredità da un padre sconosciuto, un club, una storia d’amore... La sceneggiatura è stata scritta da due autori di cinema, Alessandra Della Guardia e Urbano Lione.”

Tutto chiaramente ambientato a Milano, no? 

No... a Lugano! Scherzi a parte, ovviamente la storia si svolge a Napoli, alla fine degli anni Settanta.

L’idea iniziale era quella di fare qualcosa per suonare ancora insieme noi membri della band. Per evitare, però, di fare la “cover band di lusso”, ho pensato che sarebbe stata interessante una scelta più teatrale. Ci sono io alla chitarra, Alfredo Golino alla batteria, Elisabetta Serio al piano, Simone Salza al sassofono. L’unico che non viene dalla band è il bassista Roberto d’Aquino; in alcune date c’è addirittura Hossam Ramzy alle percussioni. Poi ho fatto trecento provini per trovare i cantanti: è stato veramente difficile, si rischiava l’effetto pianobar, qualcosa di innaturale. Alla fine ho scelto i cantanti seguendo l’emozione. Abbiamo coinvolto anche Fabrizio Facioni, che lavorava con Pino in studio e nei live da metà degli anni Ottanta, per ottenere arrangiamenti identici a quelli dei primi dischi.

Casualmente, non per mia decisione, le canzoni scelte per raccontare la storia vengono tutte dai primi tre dischi. Ho fatto un lavoro un po’ da purista, ho toccato il tutto il meno possibile: paradossalmente, i maggiori problemi li ho avuti nel ricreare la sporcizia dei primi dischi, che il digitale con Pro Tools non concede. Fabrizio ha lavorato nello stesso modo per cercare quel suono dal vivo, lavorando sul nuovo impianto Bose.

Quanto tempo ci è voluto per organizzare tutto?

Una volta capito che la storia poteva reggere, ho chiamato subito gli altri musicisti, e solo poi ho cominciato a cercare gli attori. Abbiamo fatto circa sei mesi di provini, con un lavoro di casting e allestimento che ha portato via un anno e mezzo. Con Sergio De Angelis – che è stato procuratore per Pino – abbiamo fatto una società e abbiamo costruito tutto, con qualche sponsor ovviamente, e con una partnership con Sony, che detiene tutti i diritti editoriali e che è entrata con delle quote.

Quali erano le caratteristiche che cercavi nelle voci che dovevano interpretare le canzoni? 

Il primo criterio era quello di non avere personaggi famosi, proprio per rispetto delle canzoni che volevo al centro di tutto. Alle audizioni si sono presentati un venti per cento di imitatori, subito bocciati. Poi, senza fare nomi, sono venuti tanti di coloro che già hanno un nome nei musical, veramente bravi ma senza il feeling giusto per le canzoni di Pino. Alla fine siamo arrivati a questo cast: tutti funzionano alla perfezione con i pezzi scelti.

La capacità di parlare il napoletano era un requisito?

Alcuni dei ragazzi non sono napoletani, ma in effetti anche quello è stato abbastanza determinante. Alla fine, serve un’attitudine per cantare quei pezzi. Con il fatto che ci sono degli attori, ho capito una cosa: quando la gente entra nella scatola del teatro, si dimentica un po’ l’originale. Per gli attori maschi pensavamo che ci fosse il rischio del confronto con la voce originale, ma una volta entrati nella storia il confronto perde di senso. Dopo le critiche del concerto tributo fatto a giugno dell’anno scorso eravamo un po’ preoccupati, ma il nuovo contesto ha aiutato.

La scenografia riprende un quartiere particolare? 

No, è semplicemente un pezzo di Napoli non meglio specificato, centrato principalmente intorno al club, con la band che suona dal vivo, in vista sul palco. Questa è la cosa che veramente caratterizza lo spettacolo. Abbiamo anche un assolo di batteria di Alfredo da quasi quattro minuti... una vera follia in un contesto teatrale! Infrange parecchie regole, questo musical, è un’anomalia nel genere.

Quante date avete fatto?

Abbiamo cominciato in teatro a Napoli, poi siamo saliti qui a Milano, e poi Assisi, Roma, e più avanti gli spazi aperti, come l’Arena Flegrea. Lo show è pensato comunque per gli spazi grandi, anche in termini di costi.

Sergio De Angelis - Co-produttore

“Questo è uno spettacolo che ho voluto fortemente – spiega De Angelis – perché è un’idea di show che avevamo già immaginato con Pino trent’anni fa, contaminando la sua musica con la prosa e la danza. Negli anni non siamo mai riusciti a realizzarlo a causa dei vari impegni, così abbiamo ripreso questo progetto dopo la sua scomparsa. Mi sembrava un modo inedito e originale di riproporre all’attenzione del grande pubblico la sua musica. Pino è stato sempre un esploratore, un contaminatore di generi, quindi, nel nostro piccolo, abbiamo provato a contaminare la sua musica con la prosa e la danza.

“Io arrivo dalla musica, non dal mondo del teatro: sono stato il produttore e manager di Pino per tanti anni, e il teatro è proprio una nuova avventura. Ho trovato un grande entusiasmo in tutti quelli che abbiamo coinvolto in questo progetto, ma Pino è stato un artista molto particolare, da trattare con molta cautela.

“Abbiamo visto dalla reazione del pubblico che il coinvolgimento scatta appena inizia lo spettacolo, e va crescendo verso il finale. È una storia inedita in cui Pino viene raccontato attraverso le canzoni... canzoni che, tra l’altro, vengono interpretate da attori cantanti e non cantanti puri, che danno un’interpretazione molto personale dei brani. Poi, rivedendo e rileggendo quei testi a distanza di quarant’anni, si trova un’attualità molto interessante: ogni canzone è un piccolo quadro dove si racconta il disagio della città, la diversità, l’integrazione... Leggendo la storia di questo musical, raccontato dai brani di Pino, tra le righe si legge anche la sua storia.

“Questo spettacolo – conclude De Angelis – ha un’ambizione: mantenere il ricordo di Pino e, soprattutto, di portare la sua musica fuori dell’Italia. Pino era un musicista molto conosciuto nella comunità internazionale della musica: secondo me, la sua musica e la sua napoletanità meritano di fare il giro del mondo, e questa è una produzione che è pensata anche per l’estero.

Lucio Mazzoli - Responsabile tecnico

In questa produzione – spiega Mazzoli – svolgo il ruolo di responsabile della macchina scenica durante lo spettacolo, e responsabile dei tecnici. La scenografia è stata realizzata da Carlo Marino, un professionista consolidato, nei laboratori della Flegrea di Napoli. La prima messa in scena è avvenuta al Teatro Comunale di Todi, come data zero, per poi debuttare al Teatro Palapartenope di Napoli il 7 dicembre dell’anno scorso”.

Quindi la scenografia è progettata per essere allestita anche in diverse dimensioni di venue?

Sì, la scenografia è riducibile e riusciamo ad adattarla a diversi spazi. Ovviamente abbiamo bisogno di uno spazio minimo di 14 m di apertura di boccascena, per un minimo di 10 m di profondità. È una scena autoportante, che quindi ha la possibilità di essere montata all’aperto per la tournée estiva. Dove non c’è la possibilità di avere un graticcio, faremo costruire prima del nostro arrivo un ground support, solo per quanto riguarda gli appendimenti di luci e audio. In ogni caso, l’allestimento ha bisogno di un giorno di pre-montaggio, circa dodici ore di lavoro, per poi riprendere il giorno del debutto e lavorare altre cinque ore per consegnare il palco agli elettricisti, all’audio, alle prove, eccetera.

Abbiamo avuto la fortuna di poter distribuire l’allestimento e la messa in scena di questo spettacolo in un periodo molto lungo: cinquantaquattro giorni prima di fare la data zero. Per cui c’è stato tutto il tempo di eliminare le possibili problematiche.

Josè Muscarello - Produttore esecutivo

“Nel mondo teatrale – precisa Josè – i ruoli sono definiti in maniera diversa rispetto a come li intendiamo noi del live: qui sono il produttore esecutivo, parlando con i termini del live; mentre il direttore di scena ha un ruolo vicino a quello del direttore di produzione, ma in maniera più importante, si interessa direttamente dei tempi delle scene, del montaggio della scenografia, eccetera.

“Noi, insieme ai produttori Colasanti e De Angelis, siamo partiti dall’idea e abbiamo realizzato lo show in tutte le sue parti. Tutti noi – io, Sergio, Fabio, i musicisti e i tecnici – siamo tutte persone che hanno collaborato con Pino nel corso degli anni. A muoverci è stato l’amore per Pino e la voglia di riportarlo al pubblico.

“Le prove sono state lunghe, anche se non sono stato sempre presente. È uno spettacolo che a livello economico diventa più interessante nell’estiva che nell’invernale, per come la vedo io: come gestione è più vicino a un live che ad un’opera teatrale, anche per quanto riguarda i numeri del budget; in teatro non porta grandi guadagni, ma è un investimento che abbiamo pensato per il primo anno, per poi uscire d’estate in maniera diversa. Siamo in coproduzione con l’Arena Flegrea, che ci ha voluto fortemente, e già a giugno faremo lì delle repliche, in uno spazio da cinquemila persone. Anche a Napoli siamo andati benissimo al Palapartenope. Insomma, già l’investimento sulla parte nei teatri è stato ripagato.”

Chi viaggia con lo spettacolo?

Per ora abbiamo cinque musicisti, dieci ballerini e dieci attori che cantano e ballano. Per la parte tecnica siamo una quarantina di persone, almeno durante il montaggio, con macchinisti in più, rigger, eccetera. In alcuni casi ho dovuto fare il cattivo della situazione e ridurre tutto il montaggio alla mattina per arrivare alla sera a fare lo spettacolo: per esempio a Firenze, nella Tuscany Hall, non avevamo il budget per fare il pre-montaggio. Abbiamo ottimizzato la scena e tutto il resto, per arrivare a vincere questa sfida anche all’ultimo secondo, e ce l’abbiamo fatta.

In questo momento stiamo collaborando con il service di Lombardi – Rooster srl – che ci fornisce audio, luci, backline e regie. Lavoriamo con loro già per Antonello Venditti, e sono una garanzia. Per questa produzione, ci forniscono il nuovo impianto della Bose, un impianto perfetto per queste dimensioni.

Marco Palmieri - Lighting designer

“Questo è uno spettacolo musicale ibrido – spiega Marco – che comprende un po’ di teatro, un po’ di danza, molta musica dal vivo. Non essendo puramente uno spettacolo teatrale, anche il design è ibrido: l’impostazione è da concerto, in un certo senso, ma avendo delle scenografie importanti da illuminare insieme ai momenti di ballo, si richiede anche un’atmosfera che valorizzi l’equilibrio dei corpi dei ballerini nello spazio – quindi tagli, l’utilizzo di varie temperature di colore per le lampade, eccetera. I motorizzati, oltre a permettermi di interagire con i diversi corpi in scena, vengono usati molto nei momenti musicali anche con degli effetti beam in stile rock’n roll.

“Il design doveva prendere in considerazione le diverse impostazioni dello show – tra musica dal vivo, danza e dramma. Mi danno un grande aiuto le finestre nella scenografia: posso entrare con delle lame per illuminare i vari personaggi nei momenti di recitazione, ed evidenziare i rilievi con le ombre. Le diverse temperature dei bianchi hanno poi un ruolo importante nello stabilire l’atmosfera della città, di giorno e di notte, e anche per evidenziare i vari impatti emozionali delle scene.

“Comunque, anche se faccio uso di teste mobili, non vuole dire che non c’è l’impostazione teatrale: lo strumento non determina uno stile di arte. I proiettori di oggi sono evoluti e i motorizzati riescono a risolvere diverse problematiche di puntamento, di potenza, di versatilità anche quando magari non fanno mai un movimento che non sia in blackout. Qui aiutano a creare l’atmosfera di musica dal vivo, ma non vuol dire che non li avrei usati in ogni caso. Per esempio, sarebbe stato carino avere dei convenzionali a 3200 K per tirare fuori i colori dei mattoni nella scenografia, ma il numero dei proiettori necessari sarebbe stato proibitivo. Così gli spot a scarica con correttore della temperatura e i wash a LED sono usati per fare le stessa cosa in modo soddisfacente.

“Questo show si distingue da tutti i musical che sono in giro in Italia, per l’alchimia tra lo show e la musica di Pino Daniele. In particolare nei momenti musicali uso dei colori forti, ma per le parti recitate il cambio di colore viene più spesso usato, lievemente, per guidare l’attenzione del pubblico sul palco. Questo è uno dei lavori più importante nel disegno delle luci, in particolare nel teatro.

“Ora lo sto portando avanti io come operatore – dice Marco – ma probabilmente subentrerà una persona dedicata. Abbiamo scelto di usare una grandMA Ultra Light per la gestione delle memorie, mentre per gli interventi manuali abbiamo una Compulite Spark 4D. Le luci vengono gestite alla vecchia, con delle cue normali e dei ‘go’ manuali, senza la gestione in QLab o simili. In uno spettacolo così ‘live’ come questo è essenziale il controllo manuale.”

Fabrizio Facioni - Fonico di sala

“Io ho sempre lavorato con Pino – racconta Fabrizio – e quindi è stato naturale ritrovarmi qui. Abbiamo cinque musicisti sul palco, batteria, basso, chitarra, pianoforte, sax, – proprio come ai tempi. A questi si sono aggiunti nove attori; in tutto avrò una quarantina di canali.

“Lavoro in teatro per la prima volta, ma tutto è andato piuttosto bene, anche grazie all’aiuto di Giacomo che mi cura i dialoghi a livello di aperture e chiusure dal suo mixer, di cui poi io faccio il balance. Riesco a concentrarmi così sulla band e sul mix di sala. C’è anche una regia di palco, che cura i musicisti in-ear e gli attori con il monitoraggio tradizionale.

“L’impianto Bose è subentrato da quattro date: la prima volta a Torino ho iniziato a prendere le misure, abbiamo fatto le dovute correzioni, e ora mi incomincia a piacere.

Usi molte automazioni nel mixaggio?

No. Qui sto usando uno Yamaha CL5, comodo anche per mandare alcune sequenze; nei primi cinque brani mandiamo infatti le basi su cui cantano gli attori; poi, quando si apre il sipario, entra la band e si inizia a suonare per davvero. A quel punto rimane solo qualche sottofondo, parlando di sequenze. Comunque non c’è alcun computer a gestire i cambiamenti audio e luci.

Trovi una differenza tra il teatro e i concerti di una volta?

La band è rimasta la stessa, per me non è cambiato molto. Mi piace molto il voler inserire le canzoni in un contesto, ma lavorando con le stesse persone da anni non sento uno stacco netto.

Giacomo Teker - Responsabile audio

“Io sono dipendente di Rooster. L’impianto Bose già di suo non necessita di troppe correzioni: anche l’accoppiamento è buono, e con i Powersoft X8 lavora benissimo. La configurazione prevede tre SM5 con tromba a 70°, sette SM5 con tromba a 100°, un SM10 con tromba a 100°, un SM20 con tromba a 120°, e infine quattro SMS118 per lato. Usiamo questa configurazione in quasi tutti i teatri, al massimo abbiamo cambiato la disposizione dei sub. Io avevo già dei preset fatti da Bose, quindi sono stato facilitato.”

Come vi muovete dalla regia?

Dunque, ci sono le due regie di sala, una con CL5 e una con QL5 dedicata ai dialoghi, e la regia di palco, con un altro CL5; come switch usiamo Yamaha SWP1-16MMF con i sistemi Rio. La Rio 3224-D, con trasporto in Dante e in cui entra tutta la band, viene splittata tra CL5 e palco; invece i DPA 4088 vanno sul QL5 e da lì vanno sotto forma di pre-mix sia al CL5 di sala sia di palco – pre-mix di cui mi occupo personalmente. Quando c’è la prosa, il parlato, al palco arriva il pre-mix già fatto dei microfoni, così non devono preoccuparsi di aperture o chiusure; quando c’è il cantato, al palco arrivano i microfoni tutti indipendenti come in un live normale. Poi abbiamo il QLab con qualche effetto, soprattutto scenico, come il rumore dei piatti che si rompono, eccetera. In ogni caso, il controller Dante permette di fare patch, routing, con clock e latenze, insomma si può controllare tutto.

Ci sono delle casse a pioggia per il monitoraggio?

Sì, pensate per cantanti e ballerini, non abituati agli in-ear come i musicisti: c’è un momento in cui salgono nella parte alta della scenografia, e allora si ascoltano dalle Meyer Sound UPJ sia esterne sia sull’americana. Le gestisce il fonico di palco Stefano Dinarello in modo da non disturbare in sala.

Daniele Pagano ed Eleonora Berti - Corpo di ballo

“Noi siamo i responsabili del corpo di ballo – spiega Daniele – e in assenza della coreografa Cristina Menconi cerchiamo di coordinare i dieci elementi.”

“Ci preoccupiamo di mantenere le coreografie fedeli ed efficaci nei vari luoghi, –continua Eleonora – le prove sono iniziate a ottobre a Roma, e gran parte del lavoro iniziale è stato quello di intersezione con gli attori. La danza vera e propria è iniziata venti giorni prima del debutto.

“Nel montare uno spettacolo come questo, l’impegno è nel montare molto materiale per poi scegliere cosa scartare e cosa è realmente efficacie per trasmettere il concetto del musical. Regia e coreografia, insieme alla band, si devono coordinare continuamente.

“L’ultimo cambiamento risale comunque a ieri sera, il lavoro non si ferma mai!”

C’è qualcosa che ritenete sia riuscito meglio?

Sicuramente il poter dare un corpo alle meravigliose canzoni di Pino Daniele. Invece la sfida più ardua è stata gestire le parti che prevedono improvvisazioni: la coreografa viene dalla danza contemporanea e ha creduto molto nelle persone, prima che nei ruoli. Improvvisare nella danza, come nella musica, significa muoversi su dei raccordi, dei punti; quindi man mano che ci esibiamo questo aspetto matura sempre di più.

Iva Capoccitti - Sarta

“Io sono la caposarta, responsabile dei costumi. Quello dei costumi è sempre un work in progress: attori e costumisti non sono mai convinti, e a maggior ragione quando si vede la scena con le luci giuste. L’allestimento, il momento in cui si crea, rimane il più appassionante.

“Qui i costumi risalgono a fine anni Settanta, ma si parla di una moda che è viva ancora adesso. Molti costumi sono stati comprati e aggiustati dal costumista; molti sono di repertorio, provenienti dai magazzini delle scenografie teatrali.

“Io seguo in ogni data che i costumi siano lavati, stirati, e pronti per la messa in scena; inoltre allestiamo un camerino volante vicino al palco, quando i camerini veri e propri sono lontani. Noi abbiamo il nostro bilico con tutto il necessario, dalla lavanderia al ferro da stiro, in pratica siamo indipendenti!”


Produzione

Ingenius srl

Produttori

Sergio De Angelis


Fabio Massimo Colasanti

Direttore artistico

Fabio Massimo Colasanti

Regista

Bruno Oliviero

Aiuto regista

Ignacio Paurici

Autori

Alessandra Della Guardia


Urbano Lione

Produttore esecutivo

Josè Muscarello

Assist. di produzione

Viviana Firinu

Fonico di sala

Fabrizio Facioni

Direttore di scena

Lucio Mazzoli

Macchinista

Luciano Cozzi

Attrezzista

Stefano Gambino

Elettricista

Sacha Donninelli

Sarta

Iva Capoccitti

Coreografa

Cristina Menconi

Fonico di palco

Stefano Dinarello

Light designer

Marco Palmieri

Backliner

Stefano Di Pietrantonio



Service Audio e Luci

Rooster srl

Responsabile

Pasquale Lombardi



Trasporti

Trasportiamo srl


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