Meeting di Rimini 2016

Dal 19 al 25 agosto, si è tenuto alla Fiera di Rimini il consueto appuntamento nazionale organizzato da Comunione e Liberazione.

di Giulia Morelli

a-29087434305 0dcba75f95 oA prescindere da quello che si possa pensare riguardo a Comunione e Liberazione, rimane il fatto che il Meeting di Rimini è storicamente un momento di risonanza nazionale, in cui vengono utilizzate attrezzature tecniche di primo ordine.

Abbiamo voluto quindi dare un’occhiata squisitamente professionale per capire l’organizzazione tecnica di questo evento e le apparecchiature impiegate.

Paolo Marcuzzi è uno dei soci di Sound D-light, azienda di Pesaro general contractor del Meeting già dal 2013.

“Ci occupiamo dell’allestimento delle tecnologie di tutti gli ambienti – ci spiega – che si dividono in spazi-spettacoli, arene-congressi, spazi-mostre e spazi commerciali. Ci sono sei sale conferenze principali, di cui un auditorium da 4000 posti, una sala da 1200 posti, un’arena spettacoli da 1800 posti, due salette da 500 posti ed una saletta da 200 posti. In ognuna di queste sale c’è una regia audio/video/luci comprensiva di riprese video e di messa in onda, oltre a tutto quello che serve per la parte commerciale. Viene progettato e costruito un network, con monitor LCD, LEDwall e impianti audio, perché durante le conferenze può rendersi necessario trasmettere quello che succede da qualche altra parte, in altri spazi o in parti di questi. Gestiamo anche la parte office, quindi computer, stampanti, ecc.

“Un altro settore di cui ci occupiamo, interessante a livello tecnologico – continua Paolo – è quello delle mostre. Il Meeting mette in piedi 19 mostre, di cui cinque principali, mentre le altre si chiamano “esperienze/percorsi”. Parliamo di mostre grandi in media 1000/1500 metri quadri, delle quali noi curiamo tutta l’illuminazione. Da un calcolo approssimativo, penso che solo nelle mostre abbiamo installato oltre 600/700 pezzi tra proiettori alogeni e motorizzati, oltre a tutte le tecnologie audiovisive. Ci sono poi delle mostre che hanno automazioni gestite tramite sistemi di digital signage, quindi con tasti atti a far partire video on-demand, o situazioni con audio/video luci sincronizzati”.

Tutti i segnali di tutte le sale convergono in un’unica regia centrale grazie ad un sistema di rete a stella realizzato in fibra ottica, e da qui vengono ridistribuiti in tutti gli spazi denominati  “infopoint” e alle varie sale stampa. C’è infatti una sala stampa principale in cui arrivano tutti i flussi di dati delle varie sale conferenza, ed altre sale stampa in cui arrivano solo flussi parziali. Il circuito infopoint, invece, comprende una trentina di schermi nei quali vengono visualizzate delle informazioni grafiche realizzate ad hoc in html5, simili a quelle delle autostrade, che promuovono ad esempio gli sponsor, messe sempre in onda dalla regia.

C’è inoltre una rilevante parte in live streaming, trasmessa su YouTube ed altre piattaforme dedicate, gestita da Sound D-light fino alla messa on line, che fornisce un flusso di 16 canali HD in SDI ai volontari del Meeting che poi si occupano dello smistamento in rete. 

“Lo scambio di dati fra le sale è bidirezionale – ci spiega Paolo – infatti ci sono delle sale che nascono come sale autonome, ma possono fare da ‘polmone’ in caso di pubblico troppo numeroso per essere ospitato proprio nella stessa sala in cui si sta svolgendo un incontro. Esistono poi delle aree comuni, dove ci sono altri schermi, che fanno sempre parte del circuito ‘info’, che vengono utilizzati come puro polmone per la gestione degli overbook nelle sale. Quindi noi possiamo prendere il segnale dalla sala di un padiglione e mandarlo in onda in un altro padiglione, e parliamo di audio, luci, video e traduzione multilingua, perché ci sono anche le traduzioni in simultanea curate da Zelig di Rimini”.

Insomma un lavoro imponente, tanto che da metà luglio otto persone avevano già cominciato a lavorare per stendere gli 11 chilometri di fibra ottica, raccolti ogni anno a fine manifestazione. I primi di agosto è poi subentrata al lavoro una squadra di 24-26 tecnici per il montaggio delle americane e delle pareti sotto le quali sono installate le tecnologie. Ma nel momento di massimo impegno si arrivano ad impiegare anche 35 persone al giorno.

“Abbiamo un contratto triennale – ci spiega Paolo – rinnovabile di anno in anno, e questo è per noi l’ottavo anno. C’è però un tavolo di lavoro bisettimanale che dura tutto l’inverno: prima il centro culturale decide il tema, e quando questo viene sviluppato si determinano i titoli delle mostre e di conseguenza tutti i vari incontri. Si definiscono in questa sede tutte le tecnologie extra che potrebbero servire e tutti gli allestimenti. L’allestimento generale, da quando esiste il Meeting, è gestito dall’architetto di Riccione Luciano Paci. Si tratta di un cantiere in divenire molto particolare, considerato che noi dobbiamo essere pronti con le tecnologie all’arrivo dei volontari del Meeting, i quali finiscono l’allestimento definitivo e curano le mostre e gli spazi comuni. Si tratta di una vera e propria sinergia tra noi e loro, perché parliamo di oltre 100 ragazzi da indirizzare e gestire.

“La cosa particolare e bella di questo lavoro, che dall’esterno non si vede, è l’alto grado di interconnessione tra tutto il sistema nel suo complesso; è la vera differenza tra questa installazione e una normale convention: qui tutti i padiglioni sono connessi tra loro non solo a livello di regia, ma anche livello tecnico, di interfacciamento bidirezionale di tutti i sistemi. Il sistema in fibra ottica prevede tanti controller, sia audio che video, e macchine in regia controllate in rete da remoto. Tutto passa attraverso una matrice 128 canali, e tutto è cablato in HD SDI, con una rete gigabit in fibra che ci permette di pilotare tutto da remoto”.

Luca Domenicucci è invece il responsabile video ed il regista di tutta la distribuzione video interna che è utilizzata anche dalle emittenti televisive presenti al Meeting.

“Ogni sala ha telecamere ed una propria regia video che gestisce le riprese e le grafiche all’interno della specifica sala – ci spiega Luca –; questo segnale è poi inviato alla regia centrale ed anche registrato per l’archivio. Tutte le sale convergono in una matrice e dalla matrice ripartono tutti i segnali che vanno verso i servizi interni – schermi LED wall e quant’altro – e quelli esterni. Io prelevo un segnale HD SDI e un segnale SD SDI, perché molte TV preferiscono un segnale SD, mentre per la gestione dello streaming con audio embedded multilingua mi serve un segnale HD SDI. Per quello che riguarda l’HD SDI, noi abbiamo 8 canali audio embedded, i quali  vengono ri-gestiti internamente dalla squadra che gestisce lo streaming e dai singoli schermi che sono serviti in multilingua. 

“Ipotizziamo di avere 4 cabine in una sala – chiarisce Luca –  con le traduzioni in inglese, francese, tedesco e spagnolo; noi dalla simultanea prendiamo i segnali dalle singole cabine e li inseriamo nel segnale SDI per poi estrarli dove ci serve, allo streaming e ai trasmettitori a infrarossi dedicati alle traduzioni simultanee nei pressi dei vari schermi. Diciamo che vengono messi in sincrono e portati via. Dalla regia centrale smistiamo tutti i segnali: io mi servo di una serie di macchine up-converter, down-converter, audio-embedder per modificare l’audio, girarlo, ritardalo, rimetterlo in sincrono, ecc. Fondamentalmente, il grosso lo trattiamo dalla regia centrale.

“Il cuore della regia è un grosso hub SDI in cui tutto converge e da cui tutto riparte e al quale sono collegati tutti i vari dispositivi appena menzionati”. 

Solo per la gestione del video occorrono tre tecnici in auditorium, due in Sala B1, una in Sala NERI, oltre ad un tecnico per un controllo generale, soprattutto degli schermi, per lo più al plasma, che a volte qualcuno del pubblico, passando, decide di spegnere!

È stata allestita una sala con una serie di distributori video da cui le varie televisioni prelevano il segnale delle quattro sale principali, compreso un video composito che però è sempre meno richiesto. Infatti il formato HD viene convertito in SD solo per la RAI, perché i servizi esterni per i vari TG vengono prodotti ancora in SD, mentre per lo streaming rimane in HD che, sembrerebbe strano, è più facile da gestire. 

Grazie ad una troupe ad hoc, il Meeting produce anche un proprio TG interno che viene mandato in onda la sera intorno alle 21.

Si tratta insomma di un lavoro molto più complesso di quanto sembrerebbe, che richiede comunque competenza e materiali di alto livello e di assoluta garanzia. 

 

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