Le Cirque 
with the World’s Top Performers - ALIS – Christmas Gala

Sabato 8 dicembre, al Gran Teatro Geox di Padova, sono sbarcate le stelle mondiali del Nouveau Cirque.

Le Cirque 
with the World’s Top Performers - ALIS – Christmas Gala

di Alfio Morelli

lI primo fu il Cirque du Soleil, con uno spettacolo che portò al pubblico una nuova concezione dell’arte circense: produzioni impegnative, spettacoli strutturati e con una trama, tour internazionali, e naturalmente la scelta di abbandonare gli animali di scena, aspetto al tempo assai controverso.

Questa nuova concezione influenzò una grande quantità di autori e produttori contemporanei, e tra questi Gianpiero Garelli: l’imprenditore italiano, grande amante del circo, nel 2015 decise di creare una compagnia che riunisse grandi artisti internazionali sullo stesso palco e li portasse in tour; nel 2016 partì con le prime tappe italiane de Le Cirque with the World’s Top Performers.

Lo spettacolo che abbiamo incrociato a Padova, prodotto da A-group, presentava l’ultima delle stelle entrate a far parte del cast, la giovanissima Asia “Alis”, formata prima a Monaco e poi in Canada nei numeri con i tessuti aerei. Insieme a lei, che interpreta appunto una sorta di Alice caduta nel Paese delle Meraviglie, ci sono performer e artisti da tredici paesi diversi coordinati dal direttore artistico Onofrio Colucci.

Lo show non vanta una produzione faraonica come il celebre progenitore, ma vede una squadra tecnica di tutto rispetto alternarsi tra le console e il palco; sono loro che ci hanno raccontato i segreti dello spettacolo.

Onofrio Colucci - Direttore artistico

Da sx: Giampiero Garelli, fondatore e autore, insieme a Onofrio Colucci, direttore artistico

“Questo spettacolo – spiega Colucci – è un formato nuovo, che si sta consolidando sempre di più: è una via di mezzo tra il variété, dove c’è una presentazione di spettacoli uno di seguito all’altro con qualche annuncio nel mezzo, e lo ‘spettacolone’ pretenzioso con investimenti sfarzosi à la Cirque du Soleil. Noi stiamo nel mezzo: la sequenza dei numeri, giustapposti sapientemente dal direttore artistico, è in grado di fornire una drammaturgia non didascalica, ma emotiva. Il pubblico viene invogliato a fare la sua parte: arriva, si siede, e deve fare metà del lavoro!

“Quindi lo spettacolo è molto serrato, con pochi momenti bui, dato anche il parco luci fantastico. Tutto avviene in fretta: la storia non deve raccontare cosa succede, il pubblico non vuole capire, ma vuole emozionarsi”.

Come si pensa uno spettacolo del genere?

Il target di artisti è molto alto, e si alza a ogni versione. Sta diventando difficile mettere sempre insieme un cast che si superi ogni volta. Con molti di questi artisti ho già lavorato in passato in altre produzioni, grazie ai venticinque anni da cui porto avanti il mestiere: io vengo soprattutto dal teatro non verbale, dove non si fa affidamento sul testo ma sulla consequenzialità delle immagini.

Quanto tempo serve per mettere insieme lo spettacolo?

Il tempo non è mai abbastanza; come un pittore continuerebbe a dare una pennellata al quadro ogni giorno, senza essere mai soddisfatto, a un certo punto devi dire basta. Si parla di arte, ma anche di show business: serve un giusto bilanciamento. Bisogna correre sempre dietro agli artisti, che vengono da oltre tredici paesi diversi, ognuno con la propria carriera solista. Questo tour invernale sarà di sei settimane in sei città diverse, ma già pensiamo al prossimo, che sarà con un cast diverso, ma pur sempre con il titolo Alis.

Alessandro Verazzi - Lighting designer

“Lo spettacolo – ci dice Alessandro – migliora a ogni edizione. Questa volta il tema principale è l’inverno, quindi con i colori sono rimasto su quella tematica. Inoltre, è uno spettacolo circense: abbiamo debuttato in un tendone, dove tradizionalmente la platea è circolare, e ho pensato lo show di conseguenza. Per questo ho montato truss che mi ricordassero il circo, anche se per tutto questo inverno la tournée sarà solo nei teatri, e lo spettacolo sempre fruito in maniera frontale.

“Dal punto di vista dei singoli numeri, c’è un lavoro di equipe: io creo l’impianto della parte visiva, in base a quello che immagino, e poi ogni singolo artista ha le proprie esigenze con cui confrontarsi. Ho limiti tecnici che non posso ignorare: pensa solo ai potenziali danni prodotti da una luce negli occhi per un artista appeso. Non solo, ogni performer ha un suo tema: chi preferisce il rosso, o il verde, e devo raggiungere con loro un compromesso in base al tema principale.

“Le scenografie invernali, le quinte disegnate, sono di Nespolo, ed è un tema che portiamo avanti da tante edizioni. I colori sono sul blu, soprattutto”.

Professionalmente da dove arrivi?

Io sono designer d’opera lirica e prosa, perlopiù. Qui c’è un miscuglio con elementi teatrali, quindi c’è continuità, ma ogni tanto mi sono lasciato andare a qualche libertà. Inoltre stiamo testando i proiettori Robe Tarrantula, che permettono interessanti sperimentazioni. 

Cosa hai montato sulle truss?

Tutto l’impianto è Robe. Sulla truss grande ci sono Tarrantula e MegaPointe, che fanno il back; poi Spiider a terra, a seguire lo schermo, e MegaPointe sulla truss piccolina; sulle americane dritte ci sono Robe MMX Spot e BMFL Blade; a terra, nascosti, i LEDBeam 150, che servono per i tagli o per le parti aeree.

Per quanto riguarda i video?

Sono una parte integrante dello show: ogni artista ha il proprio video, mentre altri sono stati creati ad hoc; il videomaker è Filippo Fattorini. Io ho ideato la struttura dello schermo, che cerca sempre di seguire l’idea di un cerchio, per avvolgere la scena. L’unico video del tutto basato sul numero è quello di Viktor Kee: il video segue le mosse del giocoliere, senza essere mappato... l’unico time-code è quello che ha lui in testa! È una macchina: va a tempo con le palline, con il video, con la musica. E noi usiamo le luci in base alle precise indicazioni che ci ha fornito.

Quanto tempo serve per le prove?

Di solito si entra di lunedì e si debutta di venerdì: ci sono quattro spettacoli in tre giorni. Ogni spazio deve essere ben provato dagli artisti, e le luci vanno risistemate ogni volta.

Hai avuto particolari difficoltà?

La cosa davvero complessa è la fase di progettazione dello show: io lavoro in Wysiwyg, dove disegno tutto, poi mando i rendering ai clienti, al produttore e all’art director che giudicano il progetto e contribuiscono al suo perfezionamento. Ho fatto parecchi progetti per arrivare a un compromesso tra le luci e la loro visione registica.

In un concerto rock, la progettazione avviene pezzo per pezzo. Qui invece?

Per i numeri nuovi – dato che quelli vecchi li ho solo ritoccati, entrando in corsa a tour già iniziato – mi mandano i video di ogni performer. Ora, dopo due anni, so che il numero degli equilibristi deve avere una certa disposizione, e già in progettazione ne tengo conto. In un secondo momento, con Alessandro Carrino attacchiamo la console e finiamo tutta la fase di progettazione, correggiamo le cose, implementiamo le proposte degli artisti. Serve una grande delicatezza, soprattutto sui bui, perché se un artista è in alto e in equilibrio, e per modificare qualcosa spostiamo un faro e lo lasciamo al buio, si crea una situazione pericolosa. Gli artisti appesi non hanno cinghie di sicurezza, quindi siamo attentissimi. Anche per questo abbiamo un backup della console, perché se succede qualcosa e andiamo al buio succede il finimondo: c’è una macchina spare su pc che parte insieme alla console, con un nodo SnakeSys ChamSys che attiva il software e permette lo switch all’istante.

Alessandro Carrino - Operatore luci

“Lavoro su ChamSys MQ80 – ci dice Carrino – con schermo touch esterno. Qui abbiamo dodici universi. Lo show prevede centocinquanta cue, programmate in Wysiwyg e poi messe in ordine dal primo show. Programmo per librerie: in ogni piazza vengono modificate le posizioni e ritoccati i parametri, come per esempio l’intensità; cambiando le altezze, a volte gli artisti possono venire infastiditi da qualche sorgente.

“Il trasporto con il palco è in Art-Net, per la distribuzione ci sono due nodi Luminex; sulle americane, a volte usiamo i trasporti via rete, a volte via DMX. I Tarrantula e gli Spiider sono tutti in rete, gli altri in DMX. Su Tarrantula e Spiider è stata creata una matrice video, mappando il singolo LED e patchando un pixel mapping per riprodurre i video”.

Filippo Fattorini - Operatore video

“In regia – dice Filippo – io mi occupo di mandare tramite Dataton Watchout e server Watchpax 4 tutti i contributi audio e video, disposti su time-line. Sono inclusi i tempi di apertura e chiusura microfoni per l’audio, i tempi di cambio luci per le luci, eccetera. Ogni numero ha una time-line ausiliaria a quella principale, in cui c’è tutto quello che serve per audio, video, fade-in, fade-out, opacità, eccetera. Nella timeline principale, divise nei layer, sono disposte le cue che richiamano ogni singolo pezzo. Conosco bene lo spettacolo, e questo mi aiuta a rispettare i tempi, accorciare i bui, sempre interfacciandomi con chi è sul palco per sapere se l’artista è pronto e la scena pulita. Il grosso lavoro per i coreografi è stato quello di ridurre le transizioni, per noi, di conseguenza, quello di programmazione”.

In regia cosa utilizzi?

Ho un computer che gestisce il media-server sul palco, più un secondo che gestisce i proiettori, due Panasonic PT-DZ21K. Questi ultimi proiettano incrociati su uno schermo curvo a fondo nero, molto vicini e con ottiche grandangolari. La sfida è stata dura: proiettare su questo semicerchio da distanze ridotte per evitare di infastidire i numeri aerei con i fasci luminosi. In ogni piazza la geometria si regola manualmente poi, finito ogni numero, devo raddrizzare sempre qualcosina. Anche l’utilizzo del PVC nero è stata una sfida: la scelta del nero è dettata dalla ricerca di eleganza, ma porta non poche complicazioni nelle proiezioni.

I contributi video?

Alcuni vengono dagli artisti, altri sono creati da Lavezzo Studios, che lavora con noi. Qui servono contributi particolari: lo schermo è lungo 13 m e alto 5,5 m, quindi anche i video degli artisti andavano adattati. Dove non possiamo proiettare, lavoriamo con le luci.

Federico Ruffini – Rigger e responsabile palco

“Io sono l’unico dipendente Back Stage – dice Federico – e mi occupo dell’allestimento, dallo scarico al rigging vero e proprio. Per prima cosa, sospendiamo il cerchio e il semicerchio, poi con i ragazzi si montano i motorizzati; le truss sono già segnate, lavoriamo con fruste cablate che permettono in pochissimo tempo di sospendere le strutture e liberare il palco. A questo punto infatti i ragazzi della compagnia stendono il tappeto a terra, posizionano le quinte, eccetera. Già da questa fase Alessandro può capire il lavoro necessario per il posizionamento, se tornano i puntamenti, quanto c’è ancora da fare”.

Oltre al montaggio, cosa fai durante lo spettacolo?

Mi occupo del rigging degli artisti aerei, quindi gestisco il motore che permette di salire e scendere; poi sono referente tecnico per quanto riguarda luci e microfonaggio, se ci sono dei problemi. Noi di Back Stage abbiamo una nostra cabina elettrica, viaggiamo con un powerbox da 250 A da cui redistribuiamo tutte le varie linee. Abbiamo molte fruste, per essere rapidi. Il trasporto dei segnali tra sala e palco lo facciamo con uno switch programmabile, che ci permette di far viaggiare in contemporanea sia il segnale video, sia il segnale luci, utilizzando Cat6, permettendoci così la ridondanza di due trasporti. Il media server è sul palco e viene controllato in remoto, quindi i segnali video non devono tornare in regia. Per le luci viaggiamo in Art-Net, il segnale arriva nella nostra cabina dove da uno switch andiamo a due nodi Luminex DMX8 MkII a quattro porte, e da lì in DMX a tutte le macchine, tranne Tarrantula e Spiider che sono linkati in rete e non in DMX.

Quanti mezzi usate?

Un solo bilico. Per la parte artistica c’è un altro furgone, noi facciamo il tetris per conto nostro! Qui gli artisti tengono molto alle loro attrezzature, e le curano molto da vicino: ci tengono a vedere come è stato appeso il gancio del trapezio, perché poi sono loro a dovercisi appendere. Ovviamente si fidano di noi, c’è molto rispetto e collaborazione, anche se il clima è apprensivo.

Marcello Piva – Fonico FoH

“Prima dello spettacolo – racconta Marcello – abbiamo dovuto coordinare con Filippo la parte audio e video: abbiamo convertito i file, lavorato su partenze, chiusure e sfumature varie. Durante lo spettacolo seguo manualmente tutto: i fade-in di momenti particolari, le uscite, i rinforzi per aiutare il pubblico. Dal vivo ho due attori, Onofrio e Pippo, e due musicisti, la cantante/flautista e il suonatore di ghironda. In più ho degli effetti su un numero, in cui amplifico il respiro dell’equilibrista, aggiungo il riverbero, eccetera”.

Oggi avete trovato un impianto residente?

Normalmente usiamo un Nexo del service Back Stage di Marco Ferri, ma in questa tournée troviamo diversi impianti: in alcune venue impianti residenti, in altre li portiamo noi. Back Stage fornisce audio, luci, strutture, mentre il video è di Acuson.

Per quanto riguarda il monitoraggio?

Abbiamo dei diffusori Nexo PS15 biamplificati, due nascosti dietro le quinte che funzionano da side e due come monitor per i musicisti, più un in-ear per la flautista. I finali sono Nexo NXAMP, la trasmissione dei segnali audio è digitale in EtherSound.

E il microfonaggio?

Abbiamo otto radio, divisi tra Shure e AKG. Le capsule sono DPA e Sennheiser.

Viktor Kee – Artista giocoliere

Come funziona la macchina che utilizzi durante il numero?

È una macchina custom, arrivata già alla terza generazione: il suo compito è rilanciarmi indietro le palline, e lo fa sempre meglio. La prima lanciava solo una palla alla volta, e serviva un telecomando per avviare ogni lancio; ora tutto è automatizzato e programmato, posso fare qualunque sequenza di giocoleria, e non serve nessuno che schiacci un bottone ogni volta. Ci sono tre motori che a ogni palla forniscono una sua rotazione particolare. Lavora con una batteria, e viene programmata grazie a un telecomando a distanza: posso programmare sedici sequenze differenti. Il timing della macchina poi, naturalmente, è coordinato con la musica.

Quindi tu dai un GO?

Io do il via nel momento esatto in cui poso la prima pallina, poi ho un tempo esatto da rispettare per star dietro alle sequenze.

Lo show

Come previsto, lo show è un saliscendi di emozioni. Le superstar del circo mondiale difendono il proprio status, strabiliando sempre più il pubblico a ogni numero.

Pur senza una produzione faraonica, lo spettacolo strappa diversi momenti di stupore, in cui artisti e musiche lavorano perfettamente con l’impianto visivo ideato e messo in pratica dai tecnici. Il pubblico, dai bambini agli adulti, viene intrattenuto in maniera continua sia durante i numeri sia durante gli intermezzi, senza avvertire cali di ritmo: tutti torniamo a casa soddisfatti. Sicuramente una tipologia di spettacolo di altissimo livello, anche tecnologico, che esalta la grande tradizione circense. 

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