La Politica dell’Arte

Oggi parliamo di politica, quella che ci appartiene e con la quale abbiamo a che fare tutti i giorni da anni...

di Aldo Visentin

Oggi parliamo di politica e non di cos’è e a cosa serve la funzione “Park” (ma ne parleremo più avanti, non preoccupatevi). Comprenderete tutti il serio rischio che sto correndo nel mettere a repentaglio la mia già compromessa reputazione.

Non parleremo della politica di cui già troppo si parla nei palazzi, nei giornali e nei telegiornali, ma parleremo, come sempre, della “nostra” politica, quella che ci appartiene e con la quale, volenti o nolenti, abbiamo a che fare tutti i giorni da anni e che decide le sorti della nostra professione, della nostra crescita e del nostra qualità di vita. Insomma della politica di una nicchia di mercato di cui il mondo italiano non conosce neppure l’esistenza, tanto siamo pochi e piccoli.

Il Bel Paese (dei balocchi)

Siamo noi coloro i quali tutti i giorni “costruiscono” e mettono in onda i nostri piccoli “paesi dei balocchi” contemporanei. Ognuno con la propria arte e passione convinta (spesso toppo convinta), imparata sulla strada con anni di fatiche e sogni a volte fatui. Purtroppo, ahimé, non c’è paese dei balocchi a sto mondo (non solo da noi, credetemi), ove non esistano i vari lucignoli, gatti, volpi, mangiafuochi e chi più ne ha più ne metta. Come sempre quindi nel grande circo c’è chi fa l’acrobata per passione e ispirazione e c’è chi sta alla cassa. Io non sono mai stato alla cassa, anzi ho fatto l’acrobata e pure senza rete di protezione. La cosa apparentemente consolatoria riguardo queste grandi prodezze è che da subito realizzi di non essere solo, ma in compagnia di una nutrita schiera di pazzi folli che si lanciano nel vuoto di una vita fatta di cose effimere, di cui però tutti hanno un po’ bisogno (noi affamati per primi).

La guerra dei cavalieri e dei poveri

I primi aviatori della Grande Guerra provenivano dalla cavalleria. Erano i primi cavalieri dell’aria; come tali si comportavano anche di fronte alla legge della guerra.

Esistevano tra loro delle “regole” che andavano al di sopra di tale spietata legge. Ciò rendeva onore alla vittoria tanto quanto alla resa in battaglia sui cieli. Tutto ciò si è perso sopraffatto dalle regole del profitto che con la cavalleria non hanno nulla a che spartire (non sia mai!). Diciamolo: nel nostro circo volante, aerei ce ne sono pochi e tutti vogliono salirci e mostrare le loro abilità. Qualcuno ci vuole pure salire gratis pur di soddisfare la propria smania di esibizione, convinto dalla creduta abilità acrobatica.

In tutto questo chi sta alla cassa ci guadagna ulteriormente ed è per questo che giovani piloti inesperti volano di più di certi assi, rischiando la loro vita a zero lire.

Regole di cavalleria? Dimenticate! Non ci sono più regole! Come sempre ove non esistono leggi, cresce a dismisura spontaneamente una legge naturale. Tanto naturale quanto primitiva: quella della giungla.

Ai più sprovveduti, ricordo che il famoso Von Richthofen – meglio conosciuto come Barone Rosso – abbatté qualcosa come 80 aeroplani nemici prima di cadere. Un pilota nemico si prese il merito di averlo abbattuto, anche se, con molta probabilità, fu colpito da un’insignificante e sconosciuta contraerea (chi ha orecchie per intendere intenda).

Il guerriero della Luce

Oggi però vi stupirò con effetti che sono ben più che speciali (a quelli ci siamo avvezzi tutti ormai). Nelle mie tournée attraverso il mondo, ho avuto l’onore di misurarmi in combattimento con guerrieri della luce molto molto molto più blasonati navigati e potenti del sottoscritto. Confesso che ogni volta ho riconosciuto in loro un atteggiamento cavalleresco che ho imparato ad apprezzare moltissimo; tanto gentile quanto insidioso. Saltare in groppa ad un aeroplano di prestigio fa gola a tutti (come è giusto che sia) e quindi tagliare la testa al pilota fa parte della missione. Ora la questione si gioca sul come tagliare la testa al pilota. Devo ammettere che tutti coloro che hanno cercato negli ultimi anni di prendere in mano la mia cloche di comando sono stati tutti estremamente cavallereschi. Tutti hanno usato le loro vere abilità ed esperienze alla luce del sole; venendo a vedere i concerti, presentandosi personalmente presso me, seduti in consolle con me. Quando ti trovi in combattimento vis a vis con piloti di fama internazionale, lo stimolo alle abilità di sopravvivenza diventano potentissime e sono in grado di creare cose veramente straordinarie. Tutto ciò nel mio paese non l’ho mai visto. Esiste l’esatto contrario.

Ciò che si non si vede: si sente!

Raramente assito a concerti e spettacoli di casa nostra. Colpa del mio divano che per me rappresenta ormai l’unico luogo dove posso consumare delle “vacanze” (e già qui vi siete fatti un’idea). Tuttavia sono riuscito ad andar a vedere un concerto nostrano vicino casa (si dice il peccato e non il peccatore, come sempre). A titolo del tutto personale, il sapore che mi ha lasciato il concerto nella sua interezza non è stato relativo a ciò ho veduto e provato, ma a tutto ciò che potenzialmente avrebbe potuto lasciarmi. Usciva nella sua interezza tutta la castrazione di ciò che la scena avrebbe potuto dare.

Per dirla in poche parole, un prodotto mediocre (nel senso che sta nella media) dalle grandi promesse mai esaudite, fatto perciò di molte luci, tanto ferro, mega-impianti, utilizzati con pochissima benzina. Questo è quello che ho visto e sentito. In tutto ciò ho simpatizzato per i colleghi che sicuramente stavano lavorando con la luce di riserva sempre accesa.

Osservando a lungo i volti del pubblico (il che è indice del mio grado di attrazione verso lo show) ho avuto la certezza di non essere l’unico a “sentirla” così. Quando gli spettatori non sono soddisfatti nelle loro aspettative, si arreca un danno al pubblico stesso in primis, all’artista sul palco e quindi a tutti coloro che lavorano con e come me; quindi anche a me stesso.

Gli spettacoli di successo, secondo me, sono quelli che rimangono nei ricordi e nel tempo, e tutto ciò non ha necessariamente a che fare con la quantità di luci, impianti e scenografie coinvolte. Si possono realizzare spettacoli importanti senza cercare di ridurre tutti i costi possibili (visto che questa sembra essere divenuta la priorità) ma semplicemente pensandoli relativamente poco costosi. I bravi piloti riescono a volare e vincere anche con aeroplani fatti di legno e tela.