La metamorfosi di Unreal Systems
L’intervista a Luca Sabatini presso la sede di Miami di Agorà USA: il service italiano che è diventato un punto di riferimento in Florida.

La Redazione
Durante il viaggio per Las Vegas, con destinazione LDI, abbiamo previsto una tappa intermedia e uno stop a Miami, per incontrare Luca Sabatini di Unreal Systems. Ne abbiamo sentito tanto parlare, in questi ultimi anni: un service audio di estrazione italiana, che si è piazzato nel mercato americano con successo, e che ha completato una fusione con Agorà sul suolo americano. La ditta è non solo molto attiva negli eventi locali, ma accompagna tanti artisti italiani impegnati nei tour internazionali, specialmente nel nuovo continente.
Noi incontriamo Luca su un cantiere in allestimento, e riusciamo a farci dedicare alcuni minuti del suo tempo per una chiacchierata: approfondiamo il suo percorso professionale e i passi che hanno portato a questa avventura americana di un service italiano.
Luca, cosa significa Unreal Systems, e come nasce questa avventura?
Tradurre letteralmente in italiano non ha lo stesso risultato: in America significa “sistema d’eccellenza”, qualcosa al di fuori del coro, un prodotto che si identifica subito. Per quanto riguarda l’inizio di tutto, io sono sempre stato attirato dal mondo dell’organizzazione di eventi, fin da ragazzo: a Roma cominciai subito a organizzare feste e concerti. Piano piano entrai sempre di più nell’ambiente delle discoteche e della musica elettronica, organizzando eventi sempre più importanti. Poi a 18 anni i miei genitori accolsero il mio desiderio di proseguire gli studi negli Stati Uniti: arrivai a Miami e, oltre allo studio, cercai subito di entrare nello stesso mondo che avevo frequentato in Italia.
Roberto Sticchi, Luca Sabatini e James Tejada.
Iniziai il mio cammino da questo lato dell’oceano, e nel frattempo avevo comunque mantenuto i miei contatti anche in Italia. In Italia, come a Miami, il mercato della EDM era molto dinamico; oltre che a Miami, continuai così a organizzare eventi anche nel nostro paese, anche se da lontano. In un capodanno a Roma ebbi modo di lavorare con Roberto Sticchi, un service molto introdotto nel mercato della musica elettronica; lui, confidandosi, mi confessò che era sempre più difficile lavorare in quell’ambiente in Italia, e che gli sarebbe piaciuto lavorare all’estero, se fosse capitata l’opportunità. Passò del tempo e mi trovai ad organizzare un evento dove l’impianto audio era uguale a quello che avevo noleggiato da Roberto qualche tempo prima, ma che su piazza a Miami veniva proposto a un un prezzo nettamente superiore. Chiamai Roberto e gli sottoposi la possibilità di lavorare a Miami, che lui subito accettò. Dopo un primo lavoro ne seguirono altri, fino a spostare tutto il materiale da Milano a Miami, e così iniziò la nostra avventura. Naturalmente, con le conoscenze che ci eravamo fatti in Italia, ci mettemmo a disposizione dei tour italiani che venivano in America, tra cui il tour di Laura Pausini, che seguimmo negli Stati Uniti, e durante il quale conoscemmo il direttore di Produzione Bicio Marchi che ci mise in contatto con Agorà; anche loro stavano pensando di espandersi all’estero e stavano aspettando l’opportunità giusta; così prendemmo un appuntamento all’Aquila presso la sede di Agorà. Esponemmo ai fratelli De Amicis i nostri desideri, insieme a un programma di fattibilità, ed entrammo immediatamente in sintonia con loro. In quel momento i Genesis stavano organizzando il loro ultimo tour, il “Last Domino Tour”: noi ci aggiudicammo la fornitura audio per la tranche degli Stati Uniti. Con quella opportunità, decidemmo di provare con Agorà il progetto di una possibile nuova società a Miami. Il tour fu un successo, e anche a detta degli addetti ai lavori locali, si trattava di un’organizzazione e una fornitura audio che non era facile vedere nelle location americane. Phil Collins è un artista molto attento alla parte audio e non lesina sulle installazioni, e certamente noi non stavamo a spaccare il capello: per noi era un tour per presentarci sul mercato statunitense. Viaggiavamo con tre bilici di audio, praticamente un magazzino attrezzato al seguito. Era la fine dell’anno 2019, e come tutti sanno nel 2020 arrivò la pandemia. Questa calamità fu una maledizione per tutto il nostro settore, molti dei nostri concorrenti andarono in crisi, visti gli investimenti e le sofferenze finanziarie e molti dovettero licenziare e altri addirittura chiudere i battenti. Noi fortunatamente avevamo una situazione finanziaria positiva, che ci permise di rimanere aperti senza licenziare, anzi approfittammo per ridisegnare l’azienda perfezionare l’accordo con Agorà. Agli inizi del 2022, quando il brutto stava passando e si cominciava a programmare i lavori per l’estate, da L’Aquila partirono dieci container di materiale, con sistemi L-Acoustics K1, K2 e Kara, macchine DiGiCO, Digidesign e Yamaha e tutto quello che ci sarebbe servito per essere pronti appena il mercato lo avesse richiesto. Quando il mercato ripartì, noi avevamo un magazzino molto fornito e avevamo potuto iniziare un rapporto con una buona parte di quelle figure professionali che si erano rese libere. Questo ci ha permesso di consolidare ed espandere il mercato che ci vede oggi come il service audio più qualificato e organizzato della Florida.
Come funziona in America con i dipendenti dei service?
Grosso modo come in Italia: assumi lo specialista o lo richiedi tramite delle strutture simili alle nostre cooperative, o lo ingaggi come libero professionista.
Adesso a che mercato vi rivolgete principalmente?
Principalmente siamo un service che fornisce materiale audio, in maniera strutturata o come rental. Io mi occupo anche di fare il direttore di produzione e in alcuni casi anche l’organizzatore di eventi. Curiamo poi le installazioni e siamo nel tempo diventati distributori di L-Acoustics. Non è proprio come essere un distributore in Italia, perché qui in America funziona diversamente: se sei un grosso cliente diventi una sorta di grossista, con la possibilità di vendere a delle strutture più piccole o fare dei lavori diretti.
Siamo stati i primi in assoluto a montare il nuovo sistema L2 L-Acoustics nella discoteca Liv, all’interno del Fontainebleau Resorts di Miami Beach, discoteca rinomata a livello internazionale. Poi al Kia Forum di Los Angeles, abbiamo fatto la più grossa installazione di L2 in occasione dell’ultima data di John Summit, uno dei più popolari DJ del momento. Oltre alla musica, visto che siamo in una città abbastanza benestante, ci capita di fare delle installazioni prestigiose anche all’interno di ville private con i diffusori Syva. Altra nostra voce importante sono eventi della città come la tappa del campionato mondiale di F1, dove abbiamo installato l’impianto di diffusione su tutta la lunghezza dei box e su alcune tribune, oltre a installare un sistema di microfoni lungo tutto il percorso per la riprese dei rumori delle macchine, oltre all’allestimento di eventi collaterali alla gara di sponsor o aziende. E infine, questa settimana siamo impegnati con diversi lavori in occasione dell’Art Basel Week, la settimana dell’arte e della moda.
Siete diventati anche un punto di riferimento per i tour americani degli artisti italiani?
Sì, è accaduto spesso. Ultimamente abbiamo fornito e seguito il tour dei Måneskin, di Laura Pausini, di Eros Ramazzotti, Zucchero ed eventi di Andrea Bocelli.
Mi hai parlato anche di un festival che avete appena seguito.
III Points Music Festival è un evento di Miami che si svolge da una decina d’anni, intorno alla metà di ottobre, e coinvolge 10 isolati del quartiere di Wynwood, il quartiere degli artisti più alla moda di Miami. Si tratta di una produzione che ho curato a 360°, avendo il ruolo di direttore di produzione e di direttore tecnico. In questa zona montiamo 10 palchi; quest’anno abbiamo creato anche una situazione con musica immersiva, montando su un palco un sistema L-ISA. E ancora, oltre a questo festival siamo fornitori esclusivi di Ultra, il festival di musica elettronica più famoso al mondo. E la prossima settimana cominciamo a montare le attrezzature per il Rolling Loud, altro festival grandissimo.
Quanti tecnici vengono impiegati in produzioni simili?
Parlando del III Points, tutta la ditta è impegnata con più di 140 tecnici, tra le varie specializzazioni, audio, luci e video.
Attualmente come siete posizionati sul mercato americano?
Attualmente siamo ritenuti un service audio rispettato, bene organizzato e con il miglior materiale nella Florida.
Quali sono i programmi futuri?
Nel periodo Covid e post Covid abbiamo organizzato l’azienda in diversi settori: marketing, tecnica organizzativa, magazzino; ora va conclusa la transizione tra Unreal e Agorà USA – per darci una struttura più organica in Europa e negli Emirati – e curare l’immagine a livello globale, dal sito alla comunicazione.
Nel futuro ci saranno anche sezioni dedicate alle luci e al video?
A breve termine non c’è niente in programma, dobbiamo solo consolidare quello che abbiamo creato in questi anni, che non è poco. Poi, per il futuro, mai dire mai.
Come concludiamo questa chiacchierata?
Posso dire che siamo molto soddisfatti del percorso che abbiamo fatto, e confidiamo nel futuro rapporto con Agorà che ha creduto nella nostra attività.