I 7 RE DI ROMA
Enrico Brignano è il protagonista dello storico spettacolo di Gigi Proietti.

La Redazione
“I 7 Re di Roma” ritorna a teatro dopo 35 anni dalla sua prima messa in scena: Enrico Brignano è partito dal Teatro Sistina di Roma, per portare in giro per l’Italia uno spettacolo che si inserisce nel solco della tradizione del teatro comico romanesco, con un occhio di riguardo ovviamente al ricordo di Gigi Proietti.
Lo spettacolo ripercorre la storia leggendaria dei sette re di Roma, da Romolo a Tarquinio il Superbo, naturalmente in chiave comica. L’attore romano interpreta tutti i sette re, dando vita a monologhi e dialoghi esilaranti. Prodotto da Vivo Concerti ed Enry B produzioni, società dell’artista, lo show rimanda alla grande regia di Pietro Garinei, portata in scena originariamente da Gigi Proietti. Lo stesso Brignano mette le mani avanti: “Non fate confronti: di Gigi Proietti ce n’è uno. Con I 7 Re di Roma ho cercato infatti di restituire ciò che Gigi, mio maestro, mi ha insegnato. Ho mantenuto la regia originale di Pietro Garinei, dando solo una nuova vita alle musiche di Piovani, aiutato dallo stesso” dichiara l’artista.

Noi abbiamo incrociato lo spettacolo al Teatro EuropAuditorium di Bologna, durante la replica pomeridiana di domenica 12 gennaio. Come spesso accade, siamo rimasti affascinati dalle tecnologie analogiche del teatro: grazie alle scenografie mobili, agli spostamenti di poche quinte, e ovviamente grazie alla maestria dei professionisti, si passa da una scena all’altra come per magia, con una naturalezza disarmante. Torna in mente una frase storica di Proietti, che sosteneva: “In teatro è tutto finto ma niente è falso”.
La prima parte ci ha coinvolto particolarmente, e ovviamente Brignano mette tutta la sua preparazione teatrale al servizio dello spettacolo. Come sempre, prima dello spettacolo abbiamo rubato qualche minuto di tempo ai professionisti coinvolti nella tournée, che gentilmente ci hanno concesso la loro disponibilità a raccontare qualche retroscena.

A sinistra Paolo Gabrielli, direttore di scena; al centro Cristian Andreazzoli, operatore luci; a destra Emanuele Carlucci, fonico.
Paolo Gabrielli - Direttore di Scena
Paolo, quali sono stati i primi passi di questa tournée?
Questo è uno spettacolo che ha debuttato ormai 35 anni fa, ed Enrico Brignano ha voluto rendere omaggio a Gigi Proietti e riportarlo in scena come suo discepolo. Lo spettacolo si rifà all’originale, la scrittura è partita dall’originale di Luigi Magni e le musiche dalle partiture originali di Piovani; è stata snellita solo qualche parte: originariamente lo show durava più di tre ore, troppo per i giorni nostri. Attualmente dura circa due ore, con un intervallo in mezzo.
Le nuove tecnologie hanno contribuito a snellire lo spettacolo?
Più che altro sono stati ridimensionati i giorni di montaggio: con questa struttura riusciamo a montare tutto in due giorni, per dedicare il giorno del debutto alle rifiniture e alle prove. La struttura dello spettacolo è stata ridisegnata completamente: originariamente al Teatro Sistina era organizzata con un palco girevole, che cambiava scena girando; andava bene in quel teatro, ma era impossibile portarla in tour per problemi di montaggio. Dato che non si poteva adattare la soluzione a ogni teatro, si è deciso di ricorrere a una scenografia classica, con le scene che entrano ed escono di lato oppure scendono dall’alto. Solo alcuni movimenti sono stati gestiti tramite motori, e molte movimentazioni vengono fatte manualmente. Invece, per quanto riguarda le luci e l’audio, l’evoluzione è stata netta: con i fari motorizzati si devono montare molti meno pezzi e con un risultato nettamente migliore; stessa cosa per le riprese audio, che vengono fatte con degli archetti quasi invisibili e una resa a livello di intelligibilità che era impensabile trentacinque anni fa.
Dove avete fatto le prove dello spettacolo?
Le strutture utilizzate per la preparazione dello spettacolo sono state due: per le prove della parte artistica, ovvero prosa, canto e balletti, abbiamo utilizzato per un mese e mezzo il Factory Studio, che poi è il quartier generale di Enrico Brignano; per la realizzazioni e il montaggio delle scenografie, sono stati utilizzati gli Studios presso gli ex-Stabilimenti De Paolis, in via Tiburtina. Una settimana prima del debutto ci siamo spostati tutti al Sistina per l’allestimento e le prove dello spettacolo, e infine è arrivato il debutto dell’8 ottobre. Lo spettacolo è andato avanti fino al primo dicembre con 46 repliche, per poi fare i bagagli e andare in giro per l’Italia, in altri otto grandi teatri, per un totale di 90 repliche.
Quante persone fanno parte della squadra in tour?
Complessivamente una trentina di persone girano con lo spettacolo: una ventina nel cast artistico e una decina nella crew di produzione. Spostiamo il materiale con 5 bilici, a cui vanno aggiunti gli spostamenti dei ragazzi. Le aziende coinvolte in questa produzione sono BOTW, che ha creato le scenografie, e il service Fumasoli, che ci segue nel montaggio e la gestione dell’audio e delle luci.
In questo ultimo periodo Brignano è stato molto presente in TV, con diversi spettacoli.
In effetti durante la stagione appena passata abbiamo girato l’Europa con uno spettacolo, poi ripreso e mandato in onda dalla RAI, ovvero “Ma… Diamoci del tour!”. Poi, durante i tempi morti di trasferta e di montaggio dello spettacolo, Enrico con una troupe andava in giro per la città, raccontava il posto, incontrava gente e improvvisava delle gag simpatiche, da cui ricavare così il materiale per un altro spettacolo.

Emanuele Carlucci - Fonico
Emanuele, parlami di come avete impostato il progetto audio.
Prima è venuta la decisione di riportare in vita questo spettacolo di trentacinque anni fa, usando la massima cautela; poi noi abbiamo cominciato ad abbozzare e provare certe soluzioni, ormai un annetto fa, durante la tournée precedente, e siamo arrivati in pre-produzione con un canovaccio abbastanza definito. Nel frattempo, in uno studio di Roma Bruno Moretti ha rifatto e registrato la partitura originale, con la supervisione di Piovani – che aveva appunto composto le musiche originali, che mi sono state consegnate divise nei vari stem. Ho caricato il tutto su QLab, dividendo in 160 memorie e collegando le varie automazioni, come apertura e chiusura dei microfoni, effetti, eccetera. Il mio lavoro è abbastanza impegnativo, perché devo seguire con il mio spartito/copione tutto lo spettacolo e dare il go e lo stop, stando attento a quello che succede sul palco; Brignano è molto esigente da questo punto di vista.
Per quanto riguarda la strumentazione, uso una console Allen & Heath DLive S5000 e i suoi effetti interni, con i quali mi trovo benissimo. Sul palco ho venti artisti microfonati, con archetti e capsule DPA 6066, mentre per tutti i trasporti via radio uso il sistema 6000 di Sennheiser. Per la diffusione il service audio Fumasoli ci ha fornito un PA Adamson, molto pratico per le sue dimensioni e dall’ottimo suono. Sul palco, invece, per il monitoraggio ho otto diffusori full range, sei appesi e due a terra, a cui mando il totale della musica e qualche voce.

Cristian Andreazzoli - Operatore luci
Andrea, raccontaci questo disegno luci.
Il disegno luci è stato fatto da un famoso lighting designer, Marco Lucarelli, che lavora sia in televisione che in teatro. In pre-produzione ho seguito con lui le programmazioni e ho diviso tutto in diverse memorie; poi durante lo spettacolo io gestisco queste memorie e le richiamo manualmente. Lavoro con una MA in versione 3. Per quanto riguarda i proiettori, sul palco abbiamo montato in americana 20 Claypaky Arolla Profile HP, 30 Chauvet Maverick MK2, 16 SGM Q7 e 16 Robe Robin LEDBeam 100. Il tutto è poi condito da 4 macchine del fumo, due con fumo basso e due con fumo ambiente.
Come siete organizzati per il montaggio?
Siamo divisi in due squadre: io ed Emanuele facciamo parte della produzione, e arriviamo su piazza un giorno dopo rispetto ai ragazzi di Fumasoli, che montano il materiale audio e luci. Al nostro arrivo facciamo le ultime rifiniture e poi dedichiamo il giorno del debutto alle varie prove dello spettacolo. Con i ragazzi di Fumasoli c’è un ottimo rapporto; è una squadra di professionisti fantastica, a partire da Enrico: con loro si dormono sonni tranquilli.

Paolo Mercati - Creatore dei costumi
Di solito ci occupiamo solo della parte tecnica, ma in teatro ci piace addentrarci anche nella parte creativa. Paolo, che tipo di lavoro è il tuo, e come si svolge?
Il mio compito è quello di disegnare e creare i costumi dello spettacolo. In questo caso, se da una parte è stato più semplice lavorare perché c’era una traccia già segnata, dall’altra mi dovevo confrontare con uno spettacolo di trentacinque anni fa. Il costumista è un ruolo molto importante, perché i costumi definiscono il contesto storico, aiutano gli attori a caratterizzare i personaggi e devono essere visivamente impattanti. C’è anche un’altra caratteristica da tenere in conto, ovvero che i costumi, oltre a raccontare la storia temporale, devono avvicinarsi ai costumi dei trasformisti, devono permettere il cambio più rapido possibile. Quindi in fase di progettazione ho tenuto presente la tecnica e la velocità del cambio: il solo Brignano durante tutto lo spettacolo deve cambiare quattordici costumi, e mi sembra che nel totale sono stati prodotti oltre 200 costumi. La storia dei sette re di Roma abbraccia quasi tre secoli e, anche se la moda ai tempi era meno frenetica di oggi, dei cambiamenti ci sono stati. Infine, una volta licenziati tutti i costumi, bisogna costruirli, compresi gli accessori, le parrucche, le calzature. Una volta identificate le sartorie e gli artigiani che realizzano il tutto, bisogna seguire tutta la trafila: la scelta dei tessuti, i colori, gli accessori eccetera. E poi si passa per ogni artista per fare le prove, fino ad arrivare al costume definitivo.
Durante lo spettacolo ci sono le sarte dietro le quinte che aiutano gli artisti?
Naturalmente, per i cambi più semplici gli artisti si organizzano da soli, mentre per i personaggi principali ci sono delle sarte che aiutano; solo per Brignano, che è il protagonista, ci sono due sarte che lo assistono per tutto lo spettacolo. Inoltre loro hanno il compito di curare le eventuali riparazioni, lo stivaggio e il trasporto di tutto il materiale di scena. Solo per il trasporto dei costumi serve un bilico intero: sono venticinque armadi per vestiti e dieci bauli per accessori, armature, armi.
Non è stato un lavoro semplice…
Assolutamente no; io sono ormai quarant’anni che lavoro tra teatro e televisione e sicuramente questo lavoro lo posiziono tra i più impegnativi. Non solamente per la quantità di costumi, ma per come sono stati disegnati. L’epoca dei sette re andrebbe dal 753 a.C., anno mitico della fondazione di Roma a opera di Romolo, fino al 509 a.C.
Insomma una storia di oltre duecento anni; di quell’epoca non abbiamo nessun riscontro, non sappiamo come vestissero e quali fossero le usanze; abbiamo dovuto prendere spunto dalle figure rinvenute sui vasi dell’epoca, o su alcuni dipinti ritrovati sugli edifici. Possiamo dire che il disegno dei vestiti è per un cinquanta per cento ripreso da reperti, per il restante cinquanta di pura fantasia. Anche per i colori non abbiamo un riferimento storico, abbiamo preferito quindi partire da delle stoffe neutre, che poi abbiamo tinto in un secondo momento.




