Ghali - Tour 2018

Ghali Amdouni, classe 1993, è emerso prepotentemente nell’ultimo anno, tanto da meritare la fIducia di Live Nation che lo ha lanciato in tour con una produzione davvero notevole.

a IMG 2923di Giancarlo Messina

Saremo sinceri. Mai come in questo caso abbiamo avvertito un netto salto generazionale fra la musica suonata sul palco e l’idea di musica che abbiamo in mente, per quanto ci piaccia considerarci, se non giovani, almeno aperti ad ogni innovazione. Conoscevamo qualche brano del rapper italo-tunisino, anche perché avere figli in età adolescenziale un po’ aiuta anche la professione di giornalista musicale, ma probabilmente non eravamo del tutti pronti per una full immersion di auto-tune.

Non si creda però che questa premessa sia prodromo di una feroce critica: tutt’altro! Lo spettacolo è stato un ottimo spettacolo, anche perché il termometro di tutto è sempre il pubblico. E quello dell’Unipol Arena di Bologna è stato del tutto partecipe ed entusiasta dello show, sia della componente musicale e sonora sia di quella visiva. Insomma il concerto di Ghali è stato quello che doveva essere, e ha soprattutto soddisfatto ed acceso il pubblico pagante, il quale immaginiamo sia anche riuscito, conoscendole prima, a seguire le parole delle canzoni, cosa a noi del tutto oscura.

Dobbiamo anzi dire che Ghali, per essere passato da Youtube ai palasport senza stadio intermedio (ci si scusi il gioco di parole) ha tenuto il palco molto bene, certamente con buona personalità. Forse imparare a scandire le parole sarà un aspetto sul quale lavorare come prossima tappa.

Quella che ci accingiamo a descrivere è senza meno una gran bella produzione, visto che Live Nation – e diciamo Live Nation per dire anche Corrado Rizzotto e Aldo Bassi – ci ha investito parecchio: otto bilici di produzione non sono propriamente numeri da esordiente.

Nelle grandi città lo sforzo sembra essere stato ripagato dall’affluenza del pubblico, mentre negli altri palasport forse non si sono raggiunti i numeri sperati, anche se cinque o seimila presenze costituiscono sempre una platea di tutto rispetto.

Molto bello il visual ideato da Giò Forma, nella persona di Claudio Santucci – con le splendide luci di Jordan Babev – improntato a una sorta di sincretismo fra varie ispirazioni, un po’ come il personaggio stesso di Ghali. Anche l’audio, con il buon vecchio V-DOSC gestito da Andrea Corsellini, era ottimo, ovviamente plasmato sulle esigenze dello specifico genere musicale, come un vero professionista deve essere in grado di fare.

Come di consueto, abbiamo chiesto agli addetti ai lavori di spiegare ai nostri lettori i dettagli tecnici dello show.

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I tre soci dello studio Giò Forma. Da sx: Claudio Santucci, Cristiana Picco e Florian Boje.

Claudio Santucci - Show designer per Giò Forma

“Abbiamo costituito un team creativo molto ampio – ci racconta Claudio – e, trattandosi di un artista giovane con un tipo di musica nuova, è stato giusto inserire anche i creativi dell’artista che, sebbene non avessero alcuna esperienza, hanno portato una ventata nuova e una freschezza di contenuti interessante. Tutto lo spettacolo infatti è stato scritto da loro per quanto riguarda i contenuti: la storia è divisa in tre atti, con contributi visivi che vanno dalla Tunisia all’Italia.

“Io ho trovato vincente il fatto che lo spettacolo si sia trasformato in qualcosa di diverso da un normale concerto, mischiando aspetti teatrali, quando l’artista parla col suo amico immaginario, e aspetti cinematografici, con diversi mini-film che si inseriscono nello show. Io ho raccolto questa traccia e ho coordinato la parte visiva, ovviamente con l’esperienza di chi sa come realizzare una produzione che poi deve andare in tour. L’idea di base è stata quella dell’urban fantasy, nuovo filone cinematografico che unisce la fantascienza alla città urbana (in stile District Nine o Bright), con un insieme di terrestri ed extraterrestri, di amalgama fra elementi diversi; è lo stesso Ghali dopotutto che unisce in sé mondi tra loro opposti.

“Per me – continua Claudio – era tutto nuovo ed è stata un’esperienza molto positiva, anche se impersonavo la parte del vecchio saggio; ma ho cercato di relazionarmi aprendomi al loro modo di vedere le cose, così se io ho dato qualcosa in termini di esperienza ho ricevuto molto in termini di nuove idee e visioni diverse. Alla fine si è creata una sorta di melting pot molto interessante. È infatti uno spettacolo molto moderno, molto vicino alle nuovissime generazioni e al loro modo di vivere la musica e lo spettacolo.

“Tecnicamente – aggiunge Claudio – sono da segnalare il pavimento LED, con una sorta di maschera ovale che delimita il campo d’azione dell’artista, i rulli creati in Belgio da PRG con degli schermi per le video proiezioni, e poi BlackTrax, tecnologia molto interessante, usata qui soprattutto per le luci e per il pavimento LED, con immagini che interagiscono con i movimenti dell’artista; è una tecnologia molto creativa che ho proposto a Ghali e che a lui è piaciuta molto, tanto che l’ha fortemente voluta”.

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Giulio Koelliker e Gioia D’Onofrio, manager e assistente di produzione.

Giulio Koelliker - Direttore di produzione

“Potremmo definire questo spettacolo una sorta di concept show – ci dice Giulio – perché racconta, divisa in tre atti, la storia di Ghali, dalle origini tunisine al successo.

Il palco vero e proprio è un normale rettangolo, ma con pavimento LED, circondato da una scenografia che ricostruisce una pedana circolare sulla quale agisce l’artista.

Il LED a pavimento viaggia su ruote e si monta facilmente: tutta la fornitura video e proiezioni è di PRG, mentre la tecnologia BlackTrax è fornita dal service BOTW. Il service Agorà si occupa invece di audio e luci.

“Io sono il direttore di produzione in tour, ma ho seguito anche la produzione esecutiva insieme ad Antonella Lodi, quindi sin dalla fase della scelta delle aziende e dell’impiego del budget.

“Utilizziamo BlackTrax – spiega Giulio – per l’illuminazione – con 13 proiettori che seguono sempre l’artista – e per alcuni effetti sul pavimento LED: è un mezzo che ha possibilità illimitate, ma, avendo una grande produzione con cinque back-to-back, abbiamo dovuto pensare ad un utilizzo in cui fosse sufficiente dedicargli un paio d’ore. Certo che nello show Drones, dei Muse, questa tecnologia era molto più sfruttata, ma loro avevano sicuramente molto più tempo per settare tutto. Stiamo comunque migliorando, visto che oggi siamo riusciti a ottimizzare il sistema in un’ora soltanto.

“La produzione, infatti, entra la mattina ed esce la sera; useremo un doppio set di rigging solo nei back-to-back ad Ancona e Bari, perché si tratta di palazzetti un po’ particolari, per usare un eufemismo, e in mezzo ci sono tanti chilometri.

“Abbiamo otto camion di produzione, uno di palco, un generatore e due tourbus.

“Oltre me in produzione – dice Giulio – ci sono Matteo Chichiarelli e Massimo Iacoboni come site coordinator, poi Gioia D’Onofrio e Francesca Arruzzo di Live Nation.

“Al di là delle valutazioni artistiche – conclude Giulio – si tratta di una produzione importante, e devo dire che Ghali tiene questo palco impegnativo con molta personalità: è stata una bella scoperta un po’ per tutti”.

Andrea Corsellini
Andrea Corsellini, fonico FoH.

Andrea Corsellini – Fonico FoH

Artisti nuovi e soliti fonici.
Quando sono stato contattato da Antonella Lodi per questo tour, non nascondo di essere partito un po’ prevenuto verso questo genere musicale. Ma un professionista deve essere sempre aggiornato, ed avere una figlia adolescente aiuta, così mi sono messo ad ascoltare con più attenzione i brani di Ghali. Ho anche avuto la fortuna di trovare come direttore musicale Christian Rigano, con cui mi sono sempre trovato benissimo sin dal lavoro con Tiziano Ferro, così è bastata una settimana di prove musicali al Massive con la console per partire ben preparati.

Ovviamente per me è una formazione musicale atipica: sono abituato a lavorare con basso, batteria, chitarre... mentre qui è tutto diverso; di strumenti tradizionali c’è solo il basso di Luca Marchi; poi Leonardo Di Angilla suona un set di percussioni gigantesco, tra acustiche ed elettroniche: ha campionato tutti i suoni del disco di Ghali e li suona coi pad, crea lui molti loop; abbiamo due coriste, su tre o quattro pezzi; Gianluca Ballarin suona le tastiere, mentre DEV, il DJ di Ghali, fa le sue cose sulla console. Il risultato sono le canzoni di Ghali suonate davvero. Infatti c’è uno stacco incredibile tra l’inizio dello show, un po’ in sordina, con i pezzi solo DJ e voce, e il seguito in cui comincia a suonare la band vera. Non ci sono moltissime sequenze, solo effetti che non si riescono a suonare, qualche raddoppio di voce e poco altro. Tutto è in time-code e con il click, ovviamente.

Che scelte hai fatto per la tua regia?
Nel mio set-up una bella novità è la console Cadac CDC Seven. Si tratta di una tecnologia che è stata progressivamente migliorata dal costruttore britannico; ancora mancano alcune feature presenti sulle console più utilizzate. Per esempio, non si può fare un multi-out sul canale d’uscita; non è possibile assegnare il L&R a due uscite sul palco e due qui in regia ma, entro fine anno, uscirà il software che includerà tutte queste opzioni che io, Stefano De Maio e altri fonici abbiamo indicato. La cosa davvero buona è che suona in maniera impressionante! Come vedi dagli EQ, tratto le voci quasi solo coi passa-alti: è come avere sotto le mani il Cadac R-Type analogico. 

Tutta la sezione di preamplificazione e conversione è sul palco: i pre, non a caso, sono quelli dell’R-Type remotati: ecco perché suona così bene! I convertitori sono mostruosi, e comunque sono a 96 kHz, quindi standard. Il sistema completo include un router in cui si convoglia tutto, quindi è come il sistema Cantus usato in TV, per intenderci, con un’enorme matrice alla quale è possibile connettere tutte le console che si desiderano. Anche il mapping viene fatto dalla matrice, compresa la commutazione tra diretta e virtual soundcheck. Al contrario di altri sistemi, non si lavora con una rete ad anello ma a stella: il router è un’enorme matrice DirectOut Technologies. Il segnale arriva tramite due cavi coassiali, con un protocollo proprietario, chiamato MegaCOMMS, ovvero un MADI raddoppiato in potenza e velocità. Entra tutto nella matrice e i segnali vengono poi smistati tramite il software.

La console è una superficie di controllo, ma è dotata di DSP; questo vuol dire che se occorresse fare un riavvio, un “warm-start”, il segnale continuerebbe a girare mentre si esegue l’operazione: non si fermerebbe niente, si fermerebbe solo spegnendola fisicamente.

Anche la somma è praticamente infinita, la qualità complessiva è insomma notevole. Di solito mi ritrovavo a fare, ad esempio sul Beta58 della voce, dei buchi classici a 300 Hz, a 1 kHz, per poi tirare su gli alti e recuperare; qui se faccio una cosa del genere sparisce il suono: già col filtro passa-alto siamo al 90%, la pre-amplificazione è pazzesca. Non serve fare niente! Sulle percussioni, come vedi, ho solo passa-alti. I riverberi interni al momento hanno delle limitazioni, perché sono fatti a slot in modo che non si possono mettere, ad esempio, due riverberi o due delay sullo stesso canale, cosa che sarà corretta nella nuova release. Insomma, è una console che ha un suono pazzesco, devono solo recuperare qualcosina a livello di software.

Anche i controlli dinamici interni suonano in maniera paurosa: il compressore ha due tipi di curve, mentre il gate è disegnato sulla convoluzione del Drawmer. Per esempio sulla voce di Ghali uso il gate, che prima non mi ero mai azzardato a mettere. Come outboard ho tenuto qualche effetto che manca, come il de-esser o il pan delay, per il quale uso un SPX2000.

In generale credo che l’operatore si debba sempre adeguare un po’ alla console. Anch’io i primi tempi con DiGiCo o Avid mi sono messo lì a studiare per capire dov’erano tutti i comandi. Per esempio sono abituato agli 8 VCA, qui ne ho 16 ma da un’altra parte: c’è infatti una griglia di quattro fast-touch slider che è possibile decidere come usare e configurare.

Come gestisci la voce?
Ghali canta sempre con auto-tune, come richiede questo particolare genere musicale: usa un Beta58 radio, che entra nell’auto-tune TC Helicon e costituisce la mia voce principale. Ho anche un canale con voce pulita che uso quando l’artista parla o è in passerella. L’auto-tune è sempre uno strumento difficile, perché campiona la voce, ma grazie alla console la traccia vocale diventa presentabile, pur senza essere quella del 58. Comunque è la voce dei dischi, quindi va bene così, perché è quella che il pubblico vuole e si aspetta di sentire.

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Luca Nobilini, PA manager.

Luca Nobilini - PA manager

“Siamo tornati al V-DOSC – ci dice Luca – una scelta azzeccata per il suono che serve in questo tour. Questo genere, la trap, richiede infatti molta coerenza sulle frequenze basse e medio-basse, quindi il V-DOSC riesce a fornire il gas giusto. Abbiamo16 pezzi per lato che possono variare in base alle venue.

“Usiamo 28 sub SB28, usati prevalentemente solo per la parte bassissima, infatti il taglio è a 60 Hz. Così abbiamo la spinta medio-bassa dalle teste, che comunque dispongono di doppio 15”, lasciando sotto soltanto l’infra. Siamo al terzo back-to-back, ma è un impianto che conosciamo a menadito e montiamo e settiamo piuttosto velocemente”.

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Jordan Babev, Lighting designer

Jordan Babev - Lighting designer

“È bello lavorare con questi ragazzi – ci dice Jordan – perché hanno molte idee; il team creativo di Ghali è come un fiume in piena. Claudio Santucci, con la sua esperienza, li ha accompagnati in questa cosa e ha creato lo spettacolo. Lo show è diviso in tre atti, intervallati dagli interventi di questo amico immaginario personificato dal pod di luci che scende e inizia a parlare, si anima, interagisce con lui. Partendo da quella idea, ho costruito un disegno su base circolare, che andasse nell’immagine dell’UFO, dell’oggetto spaziale; il pod, che anche noi chiamiamo ‘Jimmy’, è fatto di luci: io ho pensato di far entrare la sua voce nella mia console come sound IN, in modo di generare degli effetti a tempo. Ho dovuto sfalsare le frequenze, ci ho messo un po’, ma ci sono riuscito. 

“Il disegno – spiega Jordan – prevede una settantina di Mythos come spot e Spiider come wash. Sul cerchio ho tredici spot che, durante lo spettacolo, utilizzo insieme al BlackTrax: questi proiettori sono sempre assegnati su Ghali, e io controllo tutto tranne pan e tilt. Questa cosa mi ha molto aiutato: se lui si muove nella zona definita, lo seguono sempre. Sui frontali sono un punkabbestia, non curo molto la fotografia: è un live, e voglio dare importanza a chi è sul palco. Comunque ci sono altri proiettori dell’americana centrale agganciati al BlackTrax, quindi l’artista è sempre coperto.

“Ho lavorato molto per adattarmi al rapporto di forma dello schermo che è 3:1, quindi fuori standard e molto wide: ho cercato di mantenere pulito il palco, e allo stesso modo di creare quella potenza, quella botta necessaria quando il video è spento. Abbiamo programmato insieme video e luci. I video vanno attraverso il time-code che arriva dal palco, passa da me e poi viene distribuito a tutti quanti.

“Ho cercato – continua Jordan – di mantenere pulito anche il disegno luci, quindi con due americane semicircolari, il pod centrale, e poi delle americane sempre semicurve in due file da tre ai lati dello schermo. Inoltre, dietro lo schermo, un passo 9 mm trasparente, ho posizionato una matrice di strobo e di blinder Molefay. Ci sono dei blinder anche sull’americana frontale.

“Ho mantenuto separate tra loro tutte le famiglie di proiettori: abbiamo spot sopra, wash sopra e sui lati, a terra gli SL BEAM 300fx Philips come keylight sulla band e come side sul palco; una fila di spot dietro a terra, davanti allo schermo, e una fila di strobo. Sulla passerella, ci sono gli stessi proiettori Philips, dei wash LED, leggeri, potenti e molto luminosi.

“Per quanto riguarda i movimenti di scena – conclude Jordan – è uno spettacolo abbastanza complesso. Abbiamo degli elevatori, i roll drop da far scendere... per questo, oltre che curare le luci, svolgo anche il ruolo di show caller. Abbiamo usato un sistema per me abbastanza nuovo: la base dello spettacolo è su cue list, in time-code. Poi abbiamo provato a fare delle mini sequenze sparse per la console, registrate nella cue list e messe in time-code. Anche gli accenti che vedi, i ‘bump’, sono mini sequenze; io quindi mi occupo solo di un paio di fader con tutte le strobo e i blinder, perché non riesco comunque a star fermo durante lo show”.

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Nicholas Di Fonzo, Operatore media-server

Nicholas Di Fonzo - Operatore media-server

“Io gestisco i media-server D3, che da un annetto si chiamano disguise – ci dice Nicholas – e mi occupo anche della messa in onda dal FoH. Il service belga PRG fornisce le tecnologie video: il LED, le regie, le riprese e i sette schermi roll-up/roll-down che si srotolano e su cui proiettiamo.

“Nel dettaglio, montiamo uno schermo LED come backwall, un passo 9 mm trasparente, poi un LED a pavimento molto bello; infine i sette schermi che si srotolano a lunghezza variabile. Grazie al BlackTrax, c’è interattività fra i video sul pavimento e l’artista: avevamo provato anche sul backwall, ma non era efficace, perché è posizionato prospetticamente troppo in alto. Sul pavimento, invece, ci sono delle scie che seguono l’artista: sul mio schermo in regia compaiono dei pallini verdi che sono i beacon e gli stringer di BlackTrax, a cui associo degli effetti creati nel D3.

“Ci sono due server – continua Nicholas – uno main e uno spare, con sei uscite: tre vanno ai LED e tre ai proiettori. Sono controllati da due consolle MA2, una master e una spare. Il sistema è ibrido: per ogni canzone c’è un filmato che viene triggerato da time-code; poi tutti gli effetti visivi sul live, o le interazioni con schermi o effetti colore, sono controllati da me tramite MA. Così posso effettuare modifiche in corso d’opera. Gli effetti utilizzati nel live sono stati creati con un software di terze parti, Notch. Funziona così: ho deciso di tenere i contributi main video del brano nella timeline controllata dal time-code che arriva dal palco; ricevo inoltre un ingresso camera; con l’MA2 triggero gli ingressi live delle camere, gli effetti colore e i videoclip che non ho messo in time-line – dei piccoli contributi tra i pezzi – e che mando a mano. Fisicamente le clip sono nel mediaserver: questo viene triggerato dal time-code del palco, e via Art-Net dall’MA.

“Ho il mio da fare durante il concerto: per esempio correggo durante il concerto la luminosità degli schermi e altre ottimizzazioni.

“Per riassumere: il D3 prende il time-code per la timeline, l’Art-Net dall’MA e il segnale Blacktrax. Questo mediaserver è facile e veloce: mi permette di confrontarmi con chiunque, con le luci, gli artisti, con un’interfaccia comprensibile a tutti. Ha una grande potenza; permette di lavorare in modalità mista, tenendo qualcosa in time-code o qualcosa dall’MA, gli effetti Notch, eccetera. Disguise è semplice e si interfaccia con tutto.

“I videoproiettori – conclude Nicholas – sono dei Panasonic laser da 31.000 ANSI lm. Sono tre, uno di fronte e due ai lati, ruotati di 90°; ognuno copre due schermi, mentre il frontale ne copre tre. Quando proiettano sugli schermi, comandati dall’MA in Art-Net, ci sono delle maschere che li adattano”.

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Marco Di Febo e Fabrizio Moggio, tecnici BlackTrax per conto di RM Multimedia e BOTW.

Marco Di Febo - Supporto tecnico programmazione BlackTrax

“Io sono un tecnico di RM Multimedia – spiega Marco – distributore italiano di BlackTrax, qui in supporto al service BOTW, affiancato a Fabrizio Moggio.

BlackTrax è un sistema di tracking audio/video/luci. In parole semplici, per quanto riguarda le luci, occorre lavorare con tre software: Wysiwyg di CAST Software, Motive che è utilizzato per la gestione delle telecamere a infrarosso, e il BlackTrax vero e proprio, in cui vengono convogliate le informazioni provenienti da questi altri due software. Gli elementi esterni che permettono il tracking sono degli access point wireless, simili a dei bodypack, che inviano e ricevono informazioni dai beacon; ogni beacon può gestire fino a tre stringer dotati di tracking point – dei LED che emettono nell’infrarosso – che sono cuciti all’interno dei vestiti di scena in modo che le telecamere possano sempre rilevarne la presenza.

“Ogni LED – continua Marco – emette frequenze con un pattern unico, così che possono dialogare direttamente con le camere senza possibilità di interferenze: il pulsare dei LED è esclusivo. Le telecamere sono a infrarossi, hanno bisogno di uno switch Ethernet con PoE, quindi ricevono una piccola alimentazione, e anche quegli accessori di sincronizzazione delle camere devono essere collegati allo switch di rete. Poi abbiamo un nodo Art-Net che serve per la comunicazione tra il sistema e la console luci. Questa può prendere a sua discrezione il comando del sistema BlackTrax: in questo parco luci, per esempio, il designer decide quali proiettori assegnare al BlackTrax, e quando vuole usarlo come followspot richiama il sistema che prende in gestione solo pan e tilt, mentre l’operatore può continuare a controllare tutti gli altri parametri.

“Qui il lavoro è soprattutto con le luci, ma ci sono anche alcune iterazioni col video, basato sul mediaserver disguise. In questo tour c’è qualche effetto generato da Notch, che si interfaccia con disguise e il principio è lo stesso delle luci: attraverso gli stringer, gli effetti seguono i LED; parliamo di effetti generativi o particellari, come un’esplosione o una goccia d’acqua che segue l’artista, delle scintille, o qualsiasi altro effetto.

“Potrebbe anche interagire col video – conclude Marco – se si volesse programmarlo, ma in questo caso non si è fatto. Direi che stiamo usando il sistema al cinquanta per cento delle sue possibilità: BlackTrax deve ancora entrare nella mentalità degli artisti e dei designer, ma siamo sulla strada giusta”. 

Band
Keyboards Gianluca Ballarin
Percussion Leonardo Di Angilla
Bass Luca Marchi
DJ Davide De Pinto
Backing vocalists Nadia Guelfi
  Jennifer Vargas Antela
Music director Christian Rigano
Dancers Tshepo Pitzo
  Kabelo Pitzo
  Mpumelelo Collen More
  Thabani Moses Masilela
  Khanyiso Nanamhla Mehlwana
Management
Artist manager Amede Bamba
Manager assistant Diane Judith Scarì
Creative artist director Marvely Perseverance Goma
Resp. E Ventures Guglielmo Panzera
E Ventures referent Martina Laezza
Videomaker Giulio Rosati
Personal drivers Fabrizio Svicher
  Mario Cimmino
  Mirko Alderotti
Agency Live Nation 3 srl
Promoters Roberto De Luca
  Corrado Rizzotto
COO Antonella Lodi
Accountant Eliana Lattanzi
Marketing director Marco Boraso
Promotion Francesco Strobbe
Ticketing Luca Barbagiovanni
Graphic designer Irene Fiorentini
Production
Promoter/tour accountant Aldo Bassi
Production manager Giulio Koelliker
Tour manager Francesca Arruzzo
Production assistant Gioia D’onofrio
Stage manager Matteo Chichiarelli
F.o.H. sound engineer Andrea Corsellini
Lighting designer Jordan Babev
Lighting designer assistant Davide Pedrotti
Carpenters Fabrizio Cardinale
  Marco Pianelli
Show Design Giò Forma Studio Associato Srl
Show Designer Claudio Santucci
Video Content Stefano Polli
Dressing Rooms Ornyrock Srl
Resp. Ornyrock Ornella Mione
Dressing rooms referent Claudia Campagna
Rigging Techne
Resp. Techne Luca Guidolin
Head rigger Carlo Barberis
Power Energy Rental
Resp. Energy Rental Roberto Dusi
Genny operator Hans Van Buel
Stage Italstage
Resp. Italstage Pasquale Aumenta
Staging techs Aronne Ballabio
  Constantin Tutuianu
Sound & Lighting Agorà srl
Resp. Agorà Wolfango De Amicis
Monitor engineer Simone Di Pasquale
Backliners Simone Palenga
  Biagio Fumai
PA crew chief Luca Nobilini
Pa man Silvio Visco
  Marco Marchitelli
Lighting crew chief Ivan Russo
Lighting techs Francesco Mingoia
  Davis Laurino
  Nicola Martino Caccamo
  Raffaele Carrano
Video tech Oliver Green
Special Effects BOTW Srl
Resp. Botw Giancarlo Campora
BlackTrax tech Fabrizio Moggio
BlackTrax assistant Marco Di Febo
Video & Automation PRG
Resp. Eml – PRG Wim Despiegelaere
Video crew chief Yves De Poorter
  Gilles Neyens
D3 operator Nicholas Di Fonzo
Camera package director Daan Ceulemans
Video LED techs Sorin Florescu
  Jeffrey Hansma
Video projectionists Bradley Hilton
  Percy Vermeulen
Video assistant Mikhail Morikov
Catering Soul Kitchen Srl S
Resp. Soul Kitchen Alessandro Silvaggi
Catering chief Alessandro Silvaggi
Chef Emanuele Silvaggi
Catering assistants Andrea Loddo
  Mariateresa Tarpini
Sleeper Buses Beat The Street
Resp. Beat The Street Joerg Philipp
Sleeping bus drivers Andreas Maier
  David “Moose” O’brian
Trucking Redtyre Snc
Resp. Redtyre Gianni Visconti 
Head truck driver Valerio Visconti
Truck drivers Claudio Ferroni
  Daniele Greco
  Marco Cipolletti
  Nunzio Riggi
  Dunare Ionel
  Luca Greco
Merchandising Rock Dream Srl
Merchandising chief Massimo Tedeschi
Merchandising rep Cristian Tirelli

 

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