Filippo “Pips” Zecchini - Fonico stage
Il trentennale della carriera di Andrea Bocelli tra le meravigliose colline di Lajatico.
Dal 15 fino al 19 luglio si è tenuta un’edizione speciale del Teatro del Silenzio, la diciannovesima: ospiti internazionali e grandi professionisti sono atterrati in Toscana per festeggiare il trentennale della carriera di Andrea Bocelli. Siamo partiti dal backstage per intervistarli tutti.
Scendiamo nel container del backstage, dove incontriamo Filippo Zecchini, per tutti Pips, che nella sua regia monitor cura gli ascolti di Andrea e degli ospiti.
Pips, qual è il tuo ruolo in questa produzione?
Anche qui lavoriamo in coppia: io e il mio collega, posizionato nel container a fianco, ci occupiamo di tutto il monitoraggio del palco. Come in regia FoH, anche noi abbiamo optato per dividere le due regie, io mi occupo solo di Bocelli e dei suoi ospiti, mentre Giuseppe Porcelli si occupa di tutta l’orchestra e la band.
Usate un setup uguale in tutto, o con qualche differenza?
In regia il setup è uguale, entrambi lavoriamo con un banco SD7 e dei Bricasti, ma poi sul palco abbiamo optato per due setup diversi. Lui ha diviso gli ascolti in sezioni e ha distribuito dei mixer personali dove ognuno si fa i suoi livelli, mentre io ho preferito una situazione ibrida. Principalmente devo curare il monitoraggio di Andrea, che usa sia gli in-ear monitor, sia una serie di wedge distribuiti sul palco, perché si muove molto; io devo tenere conto del repertorio che viene eseguito al momento, perché nei momenti classici l’artista chiede un certo tipo di equilibrio, mentre nei momenti pop-rock ha bisogno di un monitoraggio diverso.
Lavori da un po’ con il maestro Bocelli, e ormai conosci le sue esigenze. Ma come ti sei organizzato con gli ospiti, dato che non fate neanche il soundcheck?
In effetti quella è la parte più delicata: con gli ospiti ci sentiamo sempre prima e decidiamo in linea di massima che tipo di monitoraggio vogliono, e io cerco di farglielo trovare; posso dire, e passami la battuta, che facciamo il soundcheck via mail. Con gli artisti italiani è un po’ più facile; ci sentiamo più frequentemente, e con alcuni ho già lavorato, quindi conosco le loro caratteristiche. Finora è andato tutto bene, anche perché sono tutti professionisti e tutti comprendono le difficoltà tecniche dell’evento.