Bose RoomMatch - Progressive Directivity Array

Potrebbe sembrare l’ennesimo classico sistema line-array, ma il sistema RoomMatch di Bose non lo è affatto. I progettisti della Bose ci tengono infatti a sottolineare che si tratta di un Progressive Directivity Array.

di Michele Viola

Quando Bose presenta qualcosa di nuovo è in genere il caso di prestarvi attenzione, perché facilmente si tratta di un progetto che andrà ad influenzare il mercato in maniera significativa. È successo con la gloriosa 802, capostipite dei diffusori in plastica, così come per il sistema home Acoustimass, i quattro cubetti con il sub, e più di recente con il sistema portatile per musicisti L1.
Adesso Bose presenta il sistema RoomMatch che, in qualche modo, somiglia ad un sistema line-array, ma viene presentato come qualcosa di diverso. In particolare, si tratta di un prodotto pensato più per le installazioni fisse che per il touring e che presenta alcune interessanti peculiarità.
La tecnologia line-array non è certo una novità ed occupa attualmente una posizione importante nel mercato dell’audio professionale. Gli ingegneri di Bose, nella presentazione di questa nuova tecnologia, ne hanno evidenziato alcuni limiti, per dimostrare così più chiaramente i vantaggi della propria soluzione.
Un sistema line-array classico è generalmente ottimizzato per funzionare al meglio nei grandi spazi all’aperto. In genere presenta un angolo verticale piuttosto stretto, per avere una gittata più lunga; la copertura è poi gestibile accoppiando opportunamente diversi diffusori con angolazioni reciproche determinate con attenzione. Un parametro di qualità senz’altro importante, inoltre, è l’elevata pressione sonora ottenibile con diffusori di dimensioni relativamente modeste, così da ottimizzare anche lo spazio occupato nei mezzi di trasporto.
Questo tipo di configurazione spesso però si adatta male agli spazi chiusi, dove la copertura acustica va calibrata con molta precisione, per evitare il più possibile di colpire le superfici acusticamente riflettenti e, in particolare, le pareti laterali. Per quanto riguarda la copertura verticale, inoltre, lo stretto pattern verticale dei moduli line-array non è generalmente adatto per la copertura di una platea teatrale, che richiede coperture verticali particolarmente ampie, a meno di utilizzare un gran numero di diffusori, sprecando una discreta quantità di potenza, oppure di angolare eccessivamente gli elementi tra loro producendo artefatti o buchi di copertura, soprattutto in alta frequenza.
C’è spazio, insomma, per un’evoluzione del sistema che permetta di sfruttare le elevate performance consentite dalla moderna tecnologia di controllo dell’emissione sonora anche negli ambienti chiusi, adattandosi con precisione alla forma ed alle dimensioni dei luoghi di installazione.

La tecnologia proposta da Bose si basa, in definitiva, su tre punti chiave:
- diversi tipi di guide d’onda disponibili, con pattern orizzontali e verticali diversificati, anche asimmetrici, così da rendere possibile la formazione di polari di copertura acustica ben adattate all’ambiente di ascolto;
- la somma in alta frequenza delle emissioni dei diversi moduli è coerente (anche se non è una novità, detta così), anche con elevati angoli di copertura verticale;
- il cross-over a due vie con taglio a 500 Hz, ovviamente coerente con il disegno delle guide d’onda di grandi dimensioni, permette una particolare coerenza nel range di frequenze più significative per l’intelligibilità del parlato, insieme ad un notevole controllo di copertura orizzontale nella stessa gamma.

I moduli line array

RoomMatch RM602820 GrilleOffI Progressive Directivity Array, ovvero Array a Direttività Progressiva, sono composti da moduli con diversi pattern di direttività orizzontale e verticale, per il miglior accoppiamento con la sala.
La versatilità del sistema permette di realizzare una data copertura verticale in varie differenti maniere, ovvero con array composti differentemente, ovviamente con diversi risultati in termini di pressione sonora, uniformità, efficienza e controllo della direttività in bassa frequenza (e costo del sistema), anche in base alle dimensioni dell’ambiente da sonorizzare. Nel caso di distribuzione LCR, ad esempio, il cluster centrale, che tipicamente non ha bisogno di riprodurre la parte più bassa dello spettro, può essere composto con meno diffusori al fine di ridurne l’ingombro, pur assicurando la stessa copertura verticale dei cluster laterali.
Sono disponibili venti moduli con direttività simmetrica da 55°, 70°, 90° o 120° in orizzontale e da 5°, 10°, 20°, 40° o 60° in verticale; aggiungendo i moduli con direttività asimmetrica in orizzontale (undici a sinistra e undici a destra) si arriva ad un totale di 42 diversi tipi di modulo, con polari di direttività differenti.
La tromba per le frequenze alte, ovviamente, è fondamentale. Ogni tipologia di direttività verticale ha una particolare tromba, con la curvatura giusta. Ciascuna tromba è formata da un collettore capace di alloggiare sei driver, esattamente equidistanti dalla bocca così da eliminare qualunque artefatto dovuto allo sfasamento. La struttura tromba/collettore si chiama CADS Manifold, dove CADS sta per “Continuous-Arc Diffraction-Slot”.
I sei driver Bose EMB2 collegati alla tromba CADS Manifold, con bobina da 2” e diaframma in titanio, sono praticamente degli altoparlanti per frequenze medio-alte con banda media estesa, dato che la frequenza di X‑over è a 500 Hz. Oltre a questi, ciascun modulo Bose RoomMatch contiene due trasduttori da 10” con bobina da 3”, caricati in reflex, per le frequenze basse.
Ci sono anche due modelli di sub: il 2 x 15” RMS215 e il 2 x 18” RMS218, entrambi integrabili sul cluster. Per il doppio 15” è previsto anche un sistema per l’appendimento in configurazione end-fire, anche insieme al resto del cluster.
Una quantità di accessori per il rigging permettono di assemblare facilmente cluster appesi o appoggiati comprendenti diversi tipi di diffusori.

I diffusori per i fill

Un ulteriore ramo della famiglia è la serie chiamata RMU (la U sta per “Utility”), pensata per l’utilizzo come front-fill, under-balcony o delay.
RMU208 contiene due altoparlanti da 8” per le basse frequenze e un unico driver analogo a quelli montati nei sistemi RoomMatch, questa volta caricato da una tromba ruotabile da 90° x 60°: è capace di gestire una potenza di 300 W su 8 Ω, con un SPL massimo di 125 dB ad un metro di distanza in asse.

RoomMatch RMU208

RMU206 contiene invece due altoparlanti da 6” per le basse frequenze ed un driver caricato da una tromba da 120° x 60°, anche questa ruotabile.
RMU108 ha un solo altoparlante da 8” ed un driver in una tromba da 90° x 60°.
RMU105, infine, ha un altoparlante da 5” ed una tromba da 100° x 100°.

L’amplificazione

i powermatch familystacked left
È disponibile anche una linea di amplificatori dedicati. Si tratta degli amplificatori Bose Powermatch, in classe D e con DSP integrato da quattro o otto canali, da 250 W o 500 W su 4 Ω per ciascun canale, controllabili via USB o USB+Ethernet. Una scheda opzionale ne consente l’inserimento in rete Dante. Tramite il DSP integrato si possono formare delle strutture di controllo personalizzate, con possibilità di routing da qualunque ingresso a qualunque uscita tramite la matrice digitale integrata. A monte della matrice si ha la possibilità di intervenire su ciascun ingresso con un equalizzatore parametrico a cinque bande ed uno  grafico a 31 bande; dopo la matrice si può ancora intervenire con un controllo passa-banda, passa-alti o passa-bassi, dedicato al cross-over, oltre ad un ulteriore controllo parametrico, una sezione delay e una sezione limiter. All’interno dell’amplificatore, naturalmente, si trovano già dei preset dedicati a tutti i sistemi Bose.

Il controllo

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Per quanto riguarda i controller, Bose mette a disposizione la famiglia di processori ControlSpace ESP.
ESP00‑II offre fino a 64 canali in un unico chassis. Configurabile mediante otto slot per schede aggiuntive, presenta un range dinamico standard di 108 dB (111 dB con card ESR). I controller esterni CC‑4, CC‑16 e CC‑64, eleganti e funzionali, offrono diverse modalità di interfacciamento programmabili, dalle più semplici alle più complete. Tra le schede disponibili ci sono quattro ingressi analogici mic/line su connettore Euroblock, quattro uscite analogiche a livello di linea anch’esse su Euroblock, otto ingressi o otto uscite digitali AES/EBU, un ingresso 5.1 digital surround, un’uscita ottica da otto canali ESPLink – che permette la connessione diretta tramite un singolo cavo con gli amplificatori che dispongono di questo tipo di ingresso (come, ovviamente, gli amplificatori dedicati PowerMatch) – e ci sono anche due schede dedicate all’I/O Cobranet o I/O Dante. Integra inoltre due slot per ingressi/uscite di controllo GPIO, di cui uno contenente una scheda da otto ingressi e otto uscite, l’altro da riempire con una scheda GPIO opzionale.
Ci sono anche tre modelli con capacità di input/output fisse, da sedici canali complessivi: ESP880 con otto in e otto out, ESP1240 con dodici in e quattro out, ESP4120 con quattro in e dodici out. Tutti e tre questi modelli offrono un range dinamico di 115 dB e dispongono di ingressi e uscite analogiche su Euroblock e digitali su ESPLink. Uno slot sul retro permette l’inserimento di una scheda per il collegamento in una rete audio Dante o di una singola porta RJ45 per il controllo via Ethernet.
Il protocollo ESPLink permette il collegamento in cascata di più amplificatori Bose PowerMatch su una linea in fibra ottica da otto canali.
Tutti i dispositivi della famiglia (processori e amplificatori) possono quindi essere connessi in una rete Dante e controllati nel complesso tramite un PC (Dante Controller) dotato di Dante Virtual Sound Card e del software Bose ControlSpaceDesigner. In questo modo è possibile impostare e gestire da un’unica postazione, tramite un’interfaccia potente e intuitiva, tutti i flussi audio e di controllo tra i diversi dispositivi in rete.

Il simulatore

Progettare e assemblare un sistema del genere, scegliendo tra diffusori con 42 pattern di copertura differenti, potrebbe risultare tutt’altro che semplice.
Il software Bose Modeler, dedicato alla simulazione acustica degli ambienti, introdotto da Bose nel 1985 e continuamente aggiornato, può agevolare decisamente il compito di definire il sistema RoomMatch ottimale per ogni particolare applicazione. Inserendo nel software il disegno in 3D e le caratteristiche dell’ambiente, il sistema è in grado di calcolare una simulazione previsionale dei risultati acustici, una volta montato l’impianto.

Modeler

Anche se sull’audio ogni giudizio è opinabile, Bose RoomMatch è un sistema che si può senz’altro collocare tra gli impianti di classe elevata. Studiato e sviluppato per ambienti di medie dimensioni, risolve già in fase di progettazione tutte quelle problematiche che si possono incontrare con sistemi tradizionali, specialmente negli ambienti più difficili, dove RoomMatch si trova veramente a proprio agio.
Con i suoi 42 modelli di trombe è possibile costruire un vestito su misura per ogni ambiente da sonorizzare. Il paragone, di fatto, è quanto mai calzante: possiamo paragonare il sistema Bose ad un abito di sartoria su misura, a fronte dei sistemi tradizionali che si possono considerare alla stregua di modelli prêt-à-porter. RoomMatch, tra l’altro, è un sistema progettato ed industrializzato egregiamente, con una cura maniacale per i dettagli che è raro vedere in impianti anche di classe elevata: ogni parte ed ogni bullone sono stati appositamente pensati e costruiti per l’uso che devono svolgere e per risolvere la maggior parte dei problemi all’installatore.

Contatti: Bose

 

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