Antonello Venditti - Unplugged 2021

Il cantautore romano ha attraversato la Penisola in un lungo tour, con uno spettacolo basato sulla musica e sulle canzoni, ma soprattutto sulla sua capacità di intrattenere il pubblico con simpatia e carisma.

Antonello Venditti - Unplugged 2021

di Giancarlo Messina

Premetto che fra i concerti ai quali ho assistito questa estate, quello di Venditti è il mio preferito, quello che mi ha emozionato e divertito di più. Una serata piacevolissima, sebbene con una produzione minimale. Ma minimale davvero.

La situazione legata alla pandemia ha in qualche modo messo in evidenza quegli artisti che hanno una storia alle spalle e la capacità di calcare le scene senza aver bisogno di altro se non della loro musica e della loro personalità. Antonello Venditti è certamente uno di questi, a cominciare da una scaletta che passa da una hit all’altra, con brani che ormai sono radicati nella nostra cultura musicale. Non sono mai stato un acceso fan del cantautore romano, ma devo ammettere di essermi gustato moltissimo il concerto, impreziosito dai suoi racconti personali o relativi alla genesi di alcune celeberrime canzoni, tutto con quell’aria simpaticissima che solo un vero romano può avere. E poi un personaggio che mentre canta si fuma sul palco una sigaretta dietro l’altra suscita subito in me una grande simpatia!

Per quanto senza pretese, data la situazione, lo show visivo creato da Massimo Tomasino è stato ottimo: era evidente quanto il lighting designer conoscesse a menadito i brani e di come sapesse suonare esattamente a tempo la sua console accentuando perfettamente stacchi e atmosfere.

Anche l’audio gestito da Fabrizio Bacherini è stato perfetto. Il PA Nexo del service Back Stage, settato ottimamente, ha restituito un sound pop-rock con energia e intelligibilità che hanno contribuito a coinvolgere il pubblico, tanto numeroso da richiedere una seconda data. Anche se, a detta di qualcuno, un costo del biglietto meno gravoso avrebbe di certo aumentato non poco le presenze della seconda serata, comunque ben gremita.

Ma andiamo ai dettagli tecnici. Il tour gira con mezza produzione, anzi, meno di mezza, visto che non ha dietro nemmeno il backline, anche questo preso su piazza, sebbene, come vederemo, si sia trovata una soluzione intermedia che ha migliorato non poco il lavoro degli addetti ai lavori. A proposito: è nata sui social una polemica sulla presunta mancanza di delicatezza dell’artista nei confronti dei suoi collaboratori, in particolare del fonico di palco. Ci siamo informati, ma fra il personale in tour nessuno si è meravigliato, perché il modo di fare di Venditti è sempre stato molto diretto, però anche piuttosto ironico e quindi non offensivo. Quello che abbiamo visto noi è che durante lo show, aperto inaspettatamente dalla presentazione di Gianni Morandi, arrivato a Cattolica per salutare l’amico, Venditti si è complimentato pubblicamente con i tecnici, chiamandoli per nome e chiedendo al pubblico un applauso per loro.

Giunti all’Arena della Regina in un caldo pomeriggio d’agosto, abbiamo incontrato gli addetti ai lavori per farci spiegare l’aspetto professionale della produzione.

Josè Muscarello – Direttore di produzione per F&P

“Ho seguito anche la partenza del tour di Samuele Bersani – racconta Josè – e poi mi sono concentrato su questa produzione. Faremo circa 40 date, ma il calendario è sempre aperto. Abbiamo una capienza molto ridotta, di norma a mille spettatori, salvo deroghe che sbucano inaspettate, come a Ferrara o a Verona, quindi il problema di fondo è ovviamente quello della gestione del budget.

“Infatti – continua Josè – siamo praticamente senza produzione, senza backline, senza regie, senza ascolti: è una difficoltà ma anche una sfida. Poi sono riuscito a chiudere un accordo con i vari promoter del nord Italia i quali contattano il service Fumasoli, che si è reso disponibile, per il noleggio del backline, delle regie e del monitoraggio. Con lui faremo una ventina di date, sempre tramite i promoter, i quali non corrono così il rischio di prendere o proporre materiale che poi non è valido. Abbiamo con noi solo un backliner di produzione al quale si aggiunge quello di Fumasoli o del fornitore di turno. La nostra squadra è quindi ridotta al minimo: due fonici, Fabrizio Bacherini in sala e Simone Di Pasquale sul palco; il backliner, Salvatore Pasquarella o Luciano Vallefuoco; il lighting designer Massimo Tomasino e me. La soluzione è agile ma anche impegnativa per quanto riguarda la pre-produzione, perché bisogna sempre contattare le aziende residenti, selezionare il materiale, compresi gli strumenti… non è facile. Giusto Amedeo Bianchi, il sassofonista, si porta i suoi sax, il resto è tutto sul posto. Una sfida vinta, fin adesso, anche se a fatica e grazie alla disponibilità di tutti e soprattutto degli organizzatori.

“Ovviamente un grande supporto arriva dall’agenzia, da Orazio Caratozzolo allo stesso Ferdinando Salzano; per la logistica mi aiuta molto Mayla Dallari che svolge il ruolo di assistente di produzione, ma da casa. È una formula per noi nuova che al momento sta funzionando, ma mi auguro che quando si potrà tornare a capienze normali si possa anche tornare a lavorare come prima, perché è molto meno faticoso e assicura una maggiore qualità. Devo anche ringraziare Agorà che ci ha permesso di utilizzare dei tecnici “suoi” anche senza il “suo” materiale. Perché ovviamente questa situazione ha tolto lavoro ai grossi service per distribuirlo fra i service locali meno conosciuti, e devo dire che ci stiamo trovando mediamente bene: darei un 7,5/8 a tutti, anche grazie ai tecnici che abbiamo in tour dai quali mi sento molto cautelato.

Anche l’artista ha ben capito la situazione e ha tirato fuori una grinta davvero encomiabile.

“A Cattolica – conclude Josè – facciamo due date: abbiamo trovato un bel palco e come al solito l’ottima squadra del promoter Willy Sintucci con cui è sempre un piacere lavorare”.

Fabrizio Bacherini – Sound engineer

“Grazie ad Alessandro Canini, batterista e produttore dell’artista – spiega Fabrizio – sto lavorando per la prima volta con Venditti e per di più senza fare prove, senza regie e senza backline! Cambiando tutto il materiale, ogni giorno è un allestimento nuovo. Ci aiuta il fatto che i musicisti sono bravissimi e sono solo in quattro, con il basso suonato dalle tastiere e senza chitarra, se non in un pezzo o due: una volta inquadrata la batteria il lavoro non è complicatissimo. Complica invece le cose il volume sul palco che Venditti richiede molto molto forte, per cui il PA deve avere sempre un volume importante, cosa non sempre possibile in tutte le venue. In giro ho trovato diversi d&b, con cui è sempre piacevole lavorare, ma anche RCF e il sorprendente VIO di dB Technologies che mi ha positivamente impressionato; poi ho trovato il Leopard di Meyer e perfino il Proel. Molto comunque dipende sempre da chi tara l’impianto: io non sono un PA engineer anche se riesco comunque a fare qualche correzione in certe situazioni. Uno dei problemi con Venditti è che non vuole rientri delle basse sul palco, gli danno molto fastidio per l’intonazione, così cerco sempre di creare la situazione adatta a lui. Qui a Cattolica, ad esempio, c’è un arco cardioide sui sub che funziona molto bene. 

“Ma quando troviamo degli impianti calibrati male, con molto ritorno sul palco, l’artista inizia a sentire male, a prescindere dal lavoro del fonico di palco, e siccome è un tipo molto diretto e folcloristico può fare un po’ di show su questa cosa, ma in verità con noi è sempre tranquillo e in tour si respira un’aria molto piacevole e serena.

Antonello vuole sentire una botta di voce da far sanguinare le orecchie, quindi servono prodotti che suonano forte: Clair… o Martin… già con cinque casse di M’elodie Meyer a otto metri di distanza dice di non sentire abbastanza forte. E in questo non si può scendere a compromessi.

“A Taormina – continua Fabrizio – ho dovuto fare 116 dB con il PA, perché per forza devo passare sopra la voce dal palco. Quando lo stage è più alto allora i problemi diminuiscono, ma è ovvio che dalla capsula SE Electronics del cantante arriva comunque di tutto, quindi non ci sono alternative, bisogna passarci sopra. Per fortuna Antonello ha una voce sempre potentissima, altrimenti saremmo rovinati. Sul palco ha due microfoni gemelli, uno per la postazione al pianoforte l’altro sull’asta principale, con sistema radio Shure. Tutti gli altri musicisti sono in IEM, unico modo per sopravvivere su questo palco.

“Una cosa che pretendiamo sempre sono gli splitter attivi fra sala e palco, perché altrimenti con l’accoppiamento passivo si perdono circa 6 dB e far suonar il palco diventa molto difficile. Io mi sono attrezzato con un Virtual MADI AVB per fare un minimo di sound-check virtuale, perché i musicisti suonano due brandelli di pezzo con i quali è difficile far tornare subito tutto al volo, soprattutto perché cambiano sempre tutti gli strumenti, dal pianoforte alla batteria, compresi i microfoni e i radio. In linea di massima i suoni tornano sempre, ma ci vuole un po’ di lavoro. Anche le sequenze sono pochissime, solo tre canali con vari suoni.

“Le scene sul mixer – aggiunge Fabrizio – mi servono più per la gestione degli effetti che per altro, infatti tengo agganciate in recall solo le sequenze e poco altro”. 

Massimo Tomasino – Lighting designer

“Noi inviamo alla produzione locale un nostro rider – spiega Massimo – e chiediamo di accontentarci almeno nella posizione delle luci e nel plot delle pedane. Ovviamente non sempre succede, specie nei festival. Ciò richiede una grande capacità di adattamento. Almeno nel floor di solito mi accontentano, qui a Cattolica ho chiesto 10 beam in più. Chiedo due followspot: qui me ne hanno dato solo uno, che va comunque bene, ma non possono mancare i frontali sui musicisti. Anche il fumo è un problema, perché Antonello non vuole le macchine che sparano, appena sente il rumore del soffio si indispettisce.

“Come console chiedo le MA e non posso transigere, perché giro con lo show già fatto, solo da perfezionare. Purtroppo arrivando il pomeriggio, in estate c’è molta luce, quindi devo lavorare un po’ ad occhio, e poi metto a punto i fasci quando l’oscurità lo consente. I preset dei colori si riescono a fare, ma ovviamente i puntamenti devono essere fatti all’imbrunire, a volte anche durante lo show, quando fa buio tardi.

“In alcune venue – continua Massimo – mi hanno dato proprio tutto quello che chiedevo, altre volte ho trovato dei wash più piccoli… Insomma bisogna essere bravi a portare comunque a casa lo spettacolo nel migliore dei modi.

“Il periodo è questo, i budget sono molto ridotti. Ma nonostante tutto, noi professionisti dobbiamo resistere, non svendere troppo la nostra professionalità, nella speranza che questa situazione non sia una scusa per valutare meno il nostro lavoro anche quando il peggio sarà passato”.

Antonio Fara – Tecnico luci per Back Stage

“Sono un freelance – racconta Antonio – e mi occupo di luci da oltre trent’anni. Qui sono il referente per le compagnie che arrivano e sono operatore luci in caso di necessità, come sarà con De Gregori. Qui abbiamo installato un set-up che possa essere funzionale con tutte le tipologie di spettacolo, dal comico al concerto.

“Abbiamo quattro americane in orizzontale, le prime due per frontali e special, dalle seconde alla quarta abbiamo effettistica. A terra abbiamo dei beam che fanno anche questi effettistica. Insomma un parco luci standard. C’è anche un telo nero come fondale per chiudere la scatola scenica. Noi siamo legati al marchio ROBE, quindi tutti i prodotti sono prevalentemente di questo marchio, materiale di qualità che ci si può fidare di installare all’aperto per due mesi senza avere problemi.

“Come console residente abbiamo una Jands Vista, di cui sono operatore; alcune produzioni portano la propria, altri richiedono modelli specifici che ci facciamo arrivare ad hoc. Anche i segui sono solo su richiesta specifica”.

Federico Ruffini – Tecnico per Back Stage

“Abbiamo installato qui a Cattolica una struttura per tutta l’estate – spiega Federico – migliorandola rispetto allo scorso anno. Il tetto è Litec, monofalda Trabes compatibile, e ogni sera lo tiriamo giù per rialzarlo la data successiva. I muri laterali invece sono Pilosio, con PVC nero: due muri da dieci metri di profondità alti 12, sui quali è montato un sistema di copertura Pilosio laterale. Ciò ha permesso di avere molta ombra sul palco che in estate è davvero fondamentale. Il materiale è tutto di Back Stage. Ieri sera c’era molto vento, e la struttura non ha fatto una piega, avevamo raffiche intorno ai 30 nodi, ma la zavorra sotto è di 40 tonnellate, più altre 13 che è il peso della struttura, e gli stralli laterali. Gli stralli vanno sotto, passando dalle griglie dell’acqua, perché anche le zavorre non sono sul pavimento della piazza ma nel posteggio sottostante, per ulteriore sicurezza”. 


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