Albino D’Amato - Fonico FOH
Le interviste dei protagonisti del tour di “Dove volano le aquile”, l’ultimo CD del rapper napoletano Luchè.
Il 19 novembre l’RDS Stadium di Rimini ha ospitato la prima tappa del tour di Luchè. Un artista che ha fatto la storia dell’hip hop italiano, prima con il duo Co’Sang e poi con una più che rispettabile carriera solista. Andiamo ad ascoltare uno dei professionisti che ha permesso la creazione e la messa in campo di questo tour.
Tu sei un professionista voluto direttamente dall’artista.
Faccio parte della crew di Luchè da un bel po’ di anni. Siamo partiti anni fa con gli spettacoli più piccoli, poi la situazione è cresciuta e sono stato confermato. Diciamo che il materiale artistico lo conosco bene.
Con cosa lavori?
Con Yamaha Rivage PM5. Per me è una bella soddisfazione tornare a usare Yamaha, che è il marchio con cui ho iniziato. È una console che mi ha dato molte soddisfazioni, soprattutto per i plugin: sono davvero particolari, concepiti più che come semplici emulazioni… i tecnici si sono superati. Dato che ero abituato con la Yamaha CM5, mi sono dovuto abituare alle funzioni di questa ammiraglia, che sono almeno il triplo. Per questo sono stato coadiuvato da Marco di Yamaha.
Per il resto il setup è abbastanza semplice: l’unica macchina esterna è una channel strip API. Dato che nei dischi la voce è preamplificata API, e dato che Luchè ama quella timbrica, abbiamo scelto di portarla anche in live. Usiamo a monte la compressione dell’API, poi il resto è tutto nella norma, con una ventina di canali abbastanza standard. Sul palco c’è la sorella minore, la Yamaha PM3.
Devi gestire anche dei musicisti.
Sì, abbiamo un batterista che suona i pad con i suoni del disco caricati. Lui si occupa anche di lanciare le sequenze. Poi ci sono un tastierista e un DJ. Stasera ci sono solo due ospiti, ma a Milano saranno tanti, quasi uno per ogni canzone. Anche per questo, i time-code cambiano molto in base alle date; a Milano sarà diverso da Rimini, tanto per dire. In alcune date dovrò sganciarmi dal time-code, per non stare a riprogrammare tutto. A me sta bene: a volte il time-code mi fa venire ansia, mi fa perdere il focus su quello che succede.
Sul palco chi c’è?
Federico, una piacevole conoscenza. Lui lavora per Agorà, e un mese prima dello show ci siamo interfacciati per le questioni tecniche. Anche per lui la situazione non è troppo complessa: le uniche capsule aperte sul palco sono quelle della voce. Luchè usa una capsula DPA d:facto, con cui ci siamo trovati molto bene. Gli altri ospiti usano il classico Shure Beta, e si sente la differenza con quella capsula, che funziona a tutti i volumi. Poi c’è un plugin Yamaha che ho appena scoperto, che pulisce la voce con un’intelligenza incredibile, togliendo l’ambiente e i disturbi. Quel plugin è il re della catena, che poi prevede un multi-banda, un’emulazione del Teletronic, e poi il resto.
E quando l’artista raggiunge il palco in mezzo al pubblico?
Ecco, è proprio lì che si sente l’efficacia del plug-in! Lui canta in direzione del palco, davanti all’impianto, e il segnale in uscita non fa una piega.
Sapresti dire che tipo di pubblico ci sarà?
Il pubblico è ampio, e oltre ai tanti teenager c’è anche qualcuno più datato. Luchè ha fatto parte dei Co’Sang, un pilastro del rap napoletano e italiano, e solo dopo ha intrapreso la carriera solista. Molti lo seguono dagli inizi.