Achille Lauro - Rolls-Royce Tour

La data del 10 ottobre, in un Estragon sold out, riconferma Achille Lauro come un cantante in netta crescita artistica e di pubblico: da Sanremo al tour nei club, il ragazzo romano e la sua squadra costruiscono uno show interessante e pieno di energia.

Achille Lauro - Rolls-Royce Tour

di Giovanni Seltralia e Alfio Morelli

Prima il piazzamento a Sanremo, poi le polemiche posticce hanno fatto in modo che Achille Lauro – e il suo produttore e co-star Boss Doms – fossero accolti dal pubblico generalista con sentimenti contrastanti. Quando poi le luci televisive sono scemate, e quando la musica è tornata a essere l’unica vera protagonista, un giudizio sempre più positivo ha coinvolto la maggior parte degli ascoltatori: ai giovani fan del periodo rap, se così si può definire, si sono affiancate tante generazioni attratte dall’istrionismo del personaggio e dallo sperimentalismo della musica.

Il recupero dei generi del passato è un esperimento interessante per il panorama mainstream italiano: prima era la samba con cui Lauro e soci hanno rinfrescato la trap italiana, poi il rock con cui hanno colpito alla pancia la platea sanremese, e ora il punk e la disco music che infiammano i club.

Una proposta che ha convinto l’agenzia Friends & Partners a produrre in prima persona lo show in collaborazione con No Face Agency, agenzia dell’artista. La formula è ovviamente quella della mezza produzione, ma lo show non manca di una certa personalità: merito non solo dell’ottima band di supporto, ma anche della squadra tecnica impiegata nel tour.

Lo show di Bologna è durato un’oretta e mezza, senza le tante guest star che hanno caratterizzato altre date, come Morgan a Milano. Scenografia, contributi grafici e illuminotecnica sono da rock show, ma non mancano momenti intimi ed eleganti. Ci siamo fatti raccontare la genesi di questo viaggio e la direzione del progetto targato Achille Lauro.

Mario Zappa, produttore esecutivo, e Lorenzo "Lollo" Ferrari, direttore di produzione.

Lorenzo Ferrari - Direttore di produzione

“Questa produzione è partita con un progetto risalente a maggio, con l’esibizione al concerto del Primo Maggio e il seguente tour estivo. Con la grande visibilità arrivata da Sanremo, si sono aggiunti molti impegni, cosicché siamo partiti subito con il tour estivo, mentre il tour nei club è stato spostato in autunno in una versione ampliata. La base è la stessa, ma la versione estiva era più breve, e man mano vari accorgimenti la hanno fatta crescere fino al set attuale; anche la scenografia si è arricchita: è stato inserito il LEDwall, eccetera. 

“A settembre siamo tornati in sala prove per rivedere la scaletta con le tante guest star, di cui stasera ci sarà soltanto Simon P, che è un ospite fisso del tour, sul brano Roma. A Milano, per esempio, c’era Morgan con il pianoforte. La scaletta di Lauro è di un’ora e mezza, ma con le guest si arriva anche a due ore.

“Con la band c’è un ottimo feeling, date le molte ore passate in sala prove. La band ufficiale è ora composta da Mattia Tedesco alla chitarra, Marco ‘Lancs’ Lanciotti alla batteria e Nicola Iazzi al basso.”

L’impatto di Achille Lauro a Sanremo è stato forte, ora come risponde il pubblico?

Benissimo: esiste una vasta fetta di ascoltatori che lo segue fedelmente dagli inizi, ma continuano ad aggiungersi persone, spesso anche di età avanzata. Le persone lo stanno man mano capendo davvero. Lo show è interessante, una ventata di rock e punk come si sente raramente. Il pubblico giovane si sta affiancando ai più maturi!

Ormai qui a Bologna siamo a fine tour, ma già sappiamo che ci sarà a breve una sosta per la scrittura del nuovo disco, che sarà l’inizio di una nuova era.

Quali aziende sono coinvolte?

Friends & Partners produce lo show, in collaborazione con Lauro e la sua agenzia No Face; il service in tour è Rooster s.r.l. di Pasquale Lombardi; alcuni effetti speciali sono di Tekset. In tour siamo un gruppo numeroso, in trentaquattro, anche per la presenza di tre opening act in ogni data: Mattway & Uzi Lvke, la cantante Joey e il DJ Göw Trïbe, tutti scuderia No Face. Siamo in giro con la mezza produzione, ma abbiamo con noi anche un nutrito gruppo di costumisti capitanati da Nick Cerioni: i riferimenti visivi vanno da David Bowie fino a Renato Zero, per capirci.

Cosa chiedete sul posto?

Impianto audio, luci “di base” – gli special ce li portiamo dietro – e un disegno di palco il più possibile fedele. Oggi siamo riusciti a montare tutto, essendo una scenografia modulare riusciamo a entrare anche in palchi molto stretti come quello dell’Estragon.

Marco GerliOperatore Luci

“Io faccio parte di Trussdesign, e sono qui come operatore luci, mentre il disegno è di Alessio De Simone (con Simone abbiamo parlato QUI).

“Abbiamo tre schermi LEDwall – uno grosso centrale e due piccoli laterali – intervallati da quattro truss, ognuna dotata di strobo ProLights SunBlast e di beam ProLights Ruby. Abbiamo poi un pacchetto sul floor, sempre ProLights, composto anch’esso da quattro SunBlast, da sei spot Razor440 e da quattro wash Stark400 per lato da usare come tagli.”

Cosa portate di base?

Portiamo tutto ciò che non è tetto, che invece cambia da locale a locale. Portiamo anche diversi effetti: quattro CO2 frontali; poi sei fontane Sparkular che, non essendo pirotecniche ma a base di polvere di titanio, permettono di non dover fare permessi e cercare vigili del fuoco. Portiamo poi due hazer, che usiamo insieme a due macchine del fumo che chiediamo sul posto.

Per quanto riguarda la superficie di controllo?

Io lavoro con una Hog 4 Full Boar in regia, mentre in cabina c’è un processore DMX High End Systems DP8000: il trasporto è digitale, e da lì poi smistiamo i segnali, con i nostri due universi oltre a quelli della venue. Lo show è esuberante, rock, anche se non mancano momenti eleganti.

Lavori con il time-code?

Sì, lo show è quasi tutto in time-code, basato sulle sequenze che provengono dalla regia di palco. Poi ci sono canzoni slegate e senza time-code, che magari vengono suonate diversamente o tagliate in base alla serata.

Mattia Peruch - Fonico FoH

“Il sistema è lo stesso che portiamo avanti da questa estate: banchi Yamaha CL5 nelle regie e trasporto Dante, che ci ha salvato spesso nei festival, per rapidità e affidabilità.

“Lo show di Lauro è abbastanza variegato. È diviso in due parti: una suonata, con tutta la microfonazione di una band con batteria, basso e chitarre e una composta da sequenze e voce effettata; abbiamo insomma il suonato e l’elettronico.

“Le chitarre non hanno ampli sul palco, ma passano per le pedaliere Helix di Line 6, uno standard che ormai piace a tutti i chitarristi. Anche del basso c’è solo la testata, e un sub un po’ nascosto come monitor.”

Cosa vi portate, parlando di audio?

Il backline, i monitor di palco, i due banchi, radiomicrofoni, in-ear e poco altro. Qui abbiamo trovato il sistema dBTechnologies, che con Lauro avevamo già usato sia a Sanremo sia all’Atlantico di Roma: i nuovi impianti sono molto fedeli, suonano bene! Quando si è indoor si ritoccano le risonanze strutturali, ovviamente, ma outdoor si sente chiaramente che bisogna modificare poco. Il rapporto è 1 a 1, con 14 teste e 14 subwoofer: abbiamo davvero tanta potenza, e per questo genere di concerto ci vuole tutta. Oggi abbiamo aggiustato qualcosina intorno ai 3000 Hz, nell’ordine di pochi decibel, ma per il resto andava già molto bene. Trovo molto soddisfacenti la resa delle sinusoidi sui 50-60 Hz, provenienti dalle sequenze o dai pedalini del bassista, che i sub riproducono bene.

Usi dell’outboard?

No, è tutto interno alla macchina. Uso pochi plug-in, e tutti del banco. Il signal flow è molto semplice: i canali vanno nei gruppi, i gruppi vanno allo stereo, e lo stereo alle matrici. La batteria è tutta in un gruppo, il basso in un gruppo, eccetera: i gruppi hanno ciascuno un bass compressor che allinea le fasi, e a volte un equalizzatore dinamico. Durante lo show mixo abbastanza, ho le scene di tutte le canzoni ma i gruppi e le voci sono in “safe”, e le regolo di volta in volta: i canali sono perlopiù a unity gain, lavoro molto più coi gruppi durante il concerto. Ovviamente, poi, se serve entro nel singolo canale di un trigger se lo sento troppo alto, o per correzioni del genere.

Per quanto riguarda la catena della voce?

Dato che deve essere effettata con auto-tune in molte canzoni, ho organizzato così il percorso: la tiro dentro dai ricevitori microfonici, con un XLR che arriva nel banco e rimane pulito in un canale; una copia entra nell’input di una scheda audio, processata con l’Auto-Tune di Antares e reindirizzata in ingresso ad un secondo canale della console. Sottolineo l’uso di queste schede audio, le iConnectivity che ho visto usare dai miei colleghi americani: sono interfacce che hanno doppia USB, quindi che lavorano come “auto-switcher”, senza bisogno di usare per esempio un Radial. La scheda fa un repatch dell’USB da un computer all’altro, in base a dove sente arrivare una sinusoide corretta: quando Ableton stacca il segnale o lagga, la scheda rileva il segnale di oscillazione non costante e commuta con una latenza di circa 5 ms. In mezza unità rack, questo sistema permette di fare quello che prima facevi in molte unità.

Antonio Colangelo - Fonico di palco

“Ho un doppio ruolo: fonico monitor e playback engineer. Innanzitutto, nelle regie abbiamo due Yamaha simili, cablate in Dante; condividiamo i flussi così: io faccio da master e i gain sul palco, poi giro tutto al FoH. Possiamo interagire col trim digitale, nel senso che se Mattia ha bisogno di più gain fuori usa il trim sul suo banco, per non sballare gli ascolti dei musicisti.

“Abbiamo scene praticamente già fatte: il mio lavoro, una volta fatti i giusti gain, dovrebbe essere solo di premere ‘next’ sulle scene. Questo a livello teorico, dato che poi Lauro ha una percezione del palco che cambia da ambiente ad ambiente, e quindi facciamo 30 secondi di test su ogni brano per vedere se va tutto bene. Il check è rapido perché c’è stato un grosso lavoro a monte, durante le prove al Massive Arts: brano per brano, abbiamo fatto le sequenze – pilotate da due progetti paralleli di Ableton lanciati su due computer, con la ridondanza offerta dalle schede iConnectivity – e le scene. Per controllare il lungo progetto ‘orizzontale’ in Ableton, ho poi un controller mappato in parallelo, che attraverso un software di terze parti mi permette di individuare le cue point dei progetti di Ableton e di modificare la scaletta come voglio. Il programma permette di saltare da un punto all’altro, spostando i cue marker, oltre a darmi informazioni di BPM e, in alcuni brani, di tonalità – con la possibilità di alzare o abbassare al bisogno.”

Il terzo computer a cosa serve?

Da questo computer – e relativa scheda audio – controlliamo l’Auto-Tune, la nuova versione EFX+ di Antares. Abbiamo due tune, uno sempre maggiore ed uno minore, e poi una serie di automazioni di Ableton che seguono il tempo e, naturalmente, gli altri due progetti paralleli. Quando metto in play parte tutto, compreso l’SMPTE con cui avviene il sync di video e luci.

Per quanto riguarda i sistemi radio?

Abbiamo integrato quattro Axient della Shure: due per Lauro, uno per Boss Doms e uno per gli ospiti. Le capsule scelte sono smaltate, non metalliche, le sE Electronics V7 MC1: permettono, a contatto con le labbra, di non avere irritazioni. Inoltre, hanno il proteggi-griglia gommato, che protegge la capsula nelle cadute, e un sistema di nuova generazione molto interessante: la capsula interna è in realtà doppia, una dentro l’altra, e permette un doppio effetto di prossimità, con una precisione invidiabile quando si gioca con la prossimità della voce al microfono.

E per quanto riguarda gli ascolti?

Sono Sennheiser ew300G3, sistemi coi loro anni ma assolutamente affidabili, soprattutto in club come questi. Abbiamo otto linee in-ear: uno per il basso, uno per la chitarra, uno per Boss Doms, due per Lauro, due per i guest e una linea condivisa tra stage manager e backliner. Per il batterista, io fornisco sei canali che lui si auto-gestisce su un mixerino. La batteria è microfonata in maniera abbastanza standard, ma ha anche due trigger a parte, su dei pad.

David Bisetti - Tecnico audio del locale

“Questo è un locale che vive prevalentemente sul live, a parte rare serate da discoteca. La capienza, con le ultime norme, è arrivata a 970 posti circa.

“Abbiamo cambiato l’impianto di recente: serviva una rinfrescata al suono, e un sistema che fosse controllabile in tutti i suoi aspetti. Ci siamo confrontati con il nostro service di riferimento, Big Talu: loro erano già intenzionati a rivolgersi a dBTechnologies, e io, che già avevo avuto modo di provare l’impianto, ne ho consigliato l’acquisto. Dato che è iniziata da poco la stagione del locale, lo stiamo conoscendo meglio. Abbiamo dunque noleggiato il sistema dal service con una sorta di noleggio a lungo termine.”

Cosa avete montato?

14 teste Vio L212, 7 per parte, e 14 sub Vio S218. In più, quattro frontfill: i tecnici di dBTechnologies ci hanno consigliato questa configurazione, per avere copertura ottimale sia sulla parte medio-alta, sia sulle frequenze basse. I sub potrebbero sembrare tanti, ma un buon numero permette di non sforzarli e, soprattutto, di fare un lavoro sui dettagli: è possibile creare delle configurazioni che permettono una direttività precisa; intanto, limitiamo il ritorno sul palco lavorando con le fasi, e poi abbiamo margine per alzare il volume nel locale senza peggiorare la situazione all’esterno. Tutto questo è possibile grazie all’elettronica; ogni sub ha un compito preciso, sette sono direzionati verso la sala, sette in controfase; con delay e ritardi controlliamo a dovere tutta la gamma bassa. Il lavoro di copertura su tutto il locale è davvero “di fino”, sia sui livelli sia sulle frequenze: l’emissione è omogenea in tutta la sala.

Questa scelta è comune ad altri locali?

Sì, di sicuro all’ Atlantico di Roma, per esempio, ma anche in altri club. Esistono tre versioni, adatte a tutte le dimensioni: noi abbiamo il 12”, ma ci sono anche il 10” e l’8”. Per le produzioni italiane si tratta ormai di un marchio pienamente accettato, che piace a diversi fonici. Le produzioni straniere lo conoscono ancora poco, ma non appena hanno modo di ascoltarlo lo accettano volentieri e vanno via sempre soddisfatte.

Lo show

I pezzi del set si concentrano sull’ultimo album di Achille Lauro, uscito in fretta e furia dopo la doccia sanremese, ma non mancano molte hit del passato. Per questo è facile passare dalla festa di Thoiry, al momento acustico de La Bella e la Bestia, al coro continuo di Rolls-Royce. Di altissima qualità la band, con la quale l’artista dimostra grande affinità sul palco, grazie alle lunghe prove in sala. Il mix suona corposo, e spinge molto su medio-basse e basse, senza mai mettere in crisi il parco sub; disegno luci e LEDwall alternano contributi e video ufficiali dell’artista, fornendo spesso la chiave di lettura del brano, serio o scanzonato. Scintille e geyser pongono gli accenti sui momenti più adrenalinici. 

Produzione


Executive Producer

Mario Zappa

Production Manager

Lorenzo Ferrari 

Production Assistant

Paola Gemma 

Stage Manager

Massimo Labadini 

ND ProtectionService

Gianluca Ferraro

Lighting Designer

Alessio De Simone

Lighting Operator

Marco Gerli Trussdesign

FoH Engineer

Mattia Peruch

Mon Engineer/Playback

Antonio Colangelo

Backliner

Salvatore Pasquarella 


Ermete Lombardi


Antonio Florio

Lighting Head Tech

Umberto Papa

Video Tech

Giuseppe Di Lallo

Lighting Tech

Luigi Calabro

Sfx Tech

Christian Mazzocchi

Stylist

Nick Cerioni

Stylist Assistant

Arianna Beachi 


Michele Potenza

Fornitori


Audio, Luci e Video

Rooster srl

Effetti speciali

Tekset srl 


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