ZERO il folle 
in TOUR

Renato Zero torna in tour con un modello di business decisamente atipico: niente agenzia e niente promoter. Una sorta di tour a km Zero: dal produttore al consumatore.

ZERO il folle 
in TOUR

di Giancarlo Messina

Parliamo, al momento, di ben ventotto date nei palasport italiani, quindi una tournée di tutto rispetto che sta riscontrando un buon afflusso di pubblico. Prima di approfondire l’aspetto prettamente tecnico, bisogna sottolineare come per la prima volta, almeno sul nostro taccuino, siamo di fronte a una produzione importante che ha scelto di rinunciare completamente all’apporto di un’agenzia nazionale e, dove possibile, anche del promoter locale. Abbiamo visto spesso le aziende legate all’artista produrre autonomamente il proprio tour, salvo poi utilizzare, per il booking, la promozione e il ticketing, le consolidate professionalità presenti nelle agenzie nazionali. Questa volta invece il management di Renato, Simone Veneziano, tramite la società Tattica, ha scelto di fare tutto da solo, ovviamente incaricando dei freelance di chiara esperienza nei punti chiave della produzione. Anche il booking e il ticketing sono stati gestiti da Tattica e, in molte date, è stata perfino eliminata la collaborazione con i promoter locali, preferendo il contatto diretto con le aziende fornitrici di servizi locali, quali security o facchinaggio.

Insomma un modello di business piuttosto insolito, che praticamente salta un passaggio nella catena industriale di un tour. È forse un’operazione un po’ rischiosa, sia dal punto di vista organizzativo sia dal punto di vista economico, perché in una situazione del genere, ovviamente, non c’è più un’agenzia che assicura all’artista una cifra certa, ma è lo stesso artista in qualche modo a puntare sulla vendita dei biglietti del proprio spettacolo, e anche a dover calibrare il costo della produzione… Vedremo se questa idea troverà spazio in futuro anche con altri artisti o se si tratta di un fatto isolato: certo che potremmo, nel primo caso, trovarci di fronte ad un bel cambiamento.

Noi abbiamo intercettato la produzione al palasport di Pesaro, Vitrifrigo Arena, il 24 novembre, seconda delle due date svoltesi nel capoluogo marchigiano: sold-out la prima, poco meno la seconda. E questo già è un buon viatico.

Ad accoglierci è Marzia Cravini, che ci introduce agli addetti ai lavori e ci consegna a Cristina Bondi, con la quale facciamo un giro nel palasport per capire la sostanza della carovana in tour. Evidentemente c’è qualcosa di diverso nell’aria, soprattutto gli addetti alla produzione sono piuttosto reticenti a parlare ai nostri microfoni, finché Francesco Acciari non viene nominato il portavoce del team.

Da sx: Andrea Rinaudo, Cristina Bondi, Marzia Cravini, Franco Comanducci, Francesco Acciari.

Francesco Acciari - Site coordinator

“Questa è una produzione di Tattica – spiega Francesco – azienda di riferimento dell’artista, che ha scelto di non appoggiarsi ad alcuna agenzia nemmeno per il booking, scegliendo dei free-lance per portare a termine l’operazione.

“Franco Comanducci ha preso in carico la produzione, affiancato da Marzia Cravini e da me. Il nostro compito è quello di coordinare il lavoro delle aziende scelte da Simone Veneziano, il quale cura la produzione esecutiva, il management e la consulenza legale per Renato Zero. Della produzione, del booking e del ticketing si sono incaricati anche Andrea Rinaudo, Valentina Muro e Arianna Verginelli.

“Io e Marzia – continua Francesco – siamo appunto i site coordinator: lei si occupa di tutta la cantieristica, modulistica e logistica varia, mentre io seguo il coordinamento delle varie squadre, insieme a Daniele Francescone, crew chief di Agorà. Come site coordinator mi occupo di in e out, della movimentazione dei mezzi e della manodopera locale. In molte date non abbiamo un local promoter referente, ma contatti diretti con le aziende che forniscono i servizi. Sono aziende che conosciamo molto bene di persona, per cui l’assenza del promoter locale non costituisce un grosso problema. 

“Un importante ruolo di coordinamento generale è quello svolto da Cristina Bondi che fa da interfaccia fra il produttore e le squadre in tour. Le aziende incaricate delle forniture tecniche sono Agorà per audio, video e luci, Tekset per le scenografie e La Diligenza per le strutture. 

“Abbiamo in tour otto bilici di produzione, più uno per il generatore e uno di palco, quindi dieci in totale… compreso il trasporto dei costumi di Renato, aspetto delicatissimo di cui mi occupo personalmente.

“L’ingresso nelle venue avviene di solito intorno alle 9:00 – conclude Francesco – ma dipende anche dalla facilità di accesso dei mezzi, mentre l’uscita è veloce, in quattro ore mediamente siamo fuori: qui chiuderemo verso le 3:45, ma a Mantova, ad esempio, abbiamo chiuso alle 3:00.”

Angelina Galasso - Responsabile camerini

“Mi occupo dei camerini – ci dice Angelina – e, in particolare, dei costumi di Renato, compresi i numerosi cambi durante lo show. I costumi sono molti, disegnati da Renato, realizzati da vari marchi; durante lo show siamo in tre – io, Mariano e Antonio – a occuparci di cappelli, mantelli e tutto ciò che deve essere velocemente indossato per andare in scena. C’è infatti un quick change nel retro palco.

“Ci vuole attenzione, occorre essere veloci e coordinati, è quasi un pit stop. Poi abbiamo un intervallo lungo, per operazioni più complesse. Solo per i camerini portiamo in giro qualcosa come diciotto bauli, con uno grande per i cappelli e due più piccoli per mantelli, scarpe e altri accessori. A volte devo anche sistemare un po’ in corsa qualcosa: oggi ho dovuto aggiustare un cappello, mettere in ordine gli altri, dare una rinfrescata ai costumi che sono una parte molto importante dello spettacolo. Renato ci tiene moltissimo e devono sempre essere perfetti.”

Carlo Pastore - Operatore luci

“Il disegno luci è di Francesco De Cave – spiega Carlo – con cui lavoro insieme da anni e con il quale ho un ottimo rapporto. Abbiamo lavorato di giorno e di notte, abbiamo costruito molte scene; ci siamo divertiti, insomma. Seguo Renato dal 2013 e ormai ho ben presente il tipo di spettacolo da portare in scena.

“L’approccio è sempre teatrale, ovviamente; c’era la necessità di dare importanza a questi drappeggi, a questo sipario particolare. Trovo che lo show sia bello fotograficamente, molto equilibrato; c’è una parte incentrata sui brani storici, ma anche l’ultimo album è molto valorizzato.

“Francesco ormai ha un suo stile – continua Carlo – subito riconoscibile: ha un forte senso del ritmo e le luci sottolineano questo aspetto; la particolarità è il tulle nero che viene tirato davanti allo schermo quando questo riproduce l’orchestra: sebbene sia un contributo video, la sensazione di realismo è davvero forte, dal basso in particolare. Il tulle nero rende bene la profondità e dona morbidezza al contributo sul LED. Il controluce freddo con cui è stata illuminata l’orchestra viene riportato ovviamente sul tulle.

“Ci sono poi tre maschere, illuminate posteriormente con dei wash, con l’effetto degli occhi che a volte si illuminano. In generale c’è una grandissima cura del colore e della tonalità. Il nostro incubo è, quando sostituiamo un proiettore, di ritrovare la tonalità precisa degli altri: quando lavori su colori non così forti, ma pastello, è un attimo avere tante sfumature diverse. Le microregolazioni diventano fondamentali; inoltre il parco è diviso tra LED e lampade, e se il primo è sempre più stabile, ha anche dei colori sempre meno caldi della lampada, che su questi colori è più adatta. Poi dipende dal tipo di faro LED, dalla qualità e dall’anno: vi sono motorizzati con colori splendidi, altri meno. Qui mi piacciono molto i Claypaky K25 e i Robe MegaPointe.

Ci sono molti proiettori davvero belli, anche con compiti diversi, dai Mythos ai Martin Mac Aura, poi molti Spiider. In genere è un campo diviso tra Robe e Claypaky, io preferisco l’uno o l’altro marchio in base all’utilizzo che devo farne.

“All’inizio – spiega Carlo – il LEDwall è tirato su, fin quasi a scomparire, e dietro ci sono dei ladder. La movimentazione è a un solo livello, ma con diversi step che permettono molte scene diverse.

“Una soluzione ingegnosa è la grata: per illuminare il sipario dal basso, e non posizionare lì delle luci, siamo ricorsi a questa grata sotto la quale ci sono delle DTS Katana e dei K25.

“Il banco utilizzato – aggiunge Carlo – è quello di Francesco, un Hog. Il lavoro è ottimo anche grazie alla squadra di Agorà, capitanata da Daniele Francescone. Il responsabile di network e console è Vittorio Graziosi, ai dimmer c’è Livio Lo Faro, come rigger Simone Bugatti e il giovanissimo Davide Massari, con noi per la prima volta. Sono bravissimi, curano ogni giorno le posizioni e trovo sempre tutto nel giusto allineamento.”

Daniele Angelo Francescone  - Coordinatore della crew

“In questo tour – dice Daniele – la fornitura di Agorà è completa, e io faccio da referente per tutte le persone che lavorano nei vari dipartimenti. Mi fa piacere avere un ruolo di coordinamento, dato che ho imparato a conoscere tutti gli ambiti; soprattutto per l’ambito luci, quello che crea sempre la maggior parte dei problemi e che dunque allena al problem solving. Mi occupo poi della logistica per quanto riguarda i carichi sui camion, quando entrare e quando scaricare, eventuali problematiche, sempre in collegamento con l’head rigger Filippo Lattanzi e con il direttore Franco Comanducci.

“La squadra è ben affiatata, con una bella armonia; io arrivo in venue il giorno prima del concerto con la produzione, per far poi trovare ai ragazzi che lavorano un ambiente adatto, apparecchiato. Quando arrivo al mattino, dividiamo i ragazzi nei vari settori e iniziamo a scaricare i materiali Agorà. Quando più tardi arrivano le luci, mi cambio maglietta e anche io do una mano a montare. Durante lo spettacolo presidio, per eventuali problemi, e individuo quelle macchine che già alla data successiva sarà meglio sostituire.

“Qui a Pesaro – continua Daniele – serve un occhio di riguardo, perché c’è un solo loading dock, in backstage. Dato che questa produzione prevede le sedie sul parterre, bisogna stare molto attenti alle tempistiche: prima bisogna scaricare le sedie nei magazzini, posizionare le tribune, entrare con i camion dello stage, spostare le diverse parti tutte in ordine, perché se si sbaglia un solo passaggio, durante lo smontaggio sorgono problemi e si fa tardi.

“Per Agorà, siamo circa dodici persone tra backline e audio, cinque compreso me per le luci, più video e movimentazioni si arriva a ventiquattro persone di crew in tour; inoltre c’è Tekset, con altre quattro persone che si occupano del set.”

Carlo BarberoOperatore Catalyst

“Lavoro come operatore Catalyst – ci dice Carlo – e come supervisore dei contributi video, affiancato a Pastore in programmazione. Ho seguito il lavoro di pre-produzione, la scelta dello schermo, il pixel-mapping, come gestire i contributi insieme ai grafici e a coloro che hanno fatto le riprese dell’orchestra.

“In particolare – continua Carlo – la gestione dell’orchestra è stata complessa: abbiamo speso molto tempo per esempio per la color correction, per mantenerla ben definita. Lo schermo è un InfiLED da 3456 px x 1080 px, una buona risoluzione, con la particolarità del pixel nero: dunque non si vede il pannello grigio, ma uno spazio nero, così mandare il video dell’orchestra ha richiesto qualche attenzione in più. La gente si domanda per buona parte dello spettacolo se l’orchestra è vera o finta, e solo verso la fine, quando si alterna con i contributi, si inizia a cogliere la verità. Non ci sono riprese live, ci sono solo contributi realizzati da MaTi, di Carolina Stamerra Grassi, poi coordinati e sistemati ad hoc.

“Una particolarità è questo sistema video che, data la presenza delle pedane mobili dei musicisti, è controllato via Kinesys. Lo schermo ha dunque diverse posizioni, in base alla canzone, e qualche volta si sposta abbastanza da far passare dei fari dietro, che lavorano come controluce.

“Controllo tutto con Catalyst, la versione 6, che conosco bene ed è una garanzia. Non è proprio user friendly, ma se si sa dove andare a toccare restituisce soddisfazioni.

Le prove a Mantova sono state lunghe, ben quindici giorni: noi del video entravamo alle otto di sera, alla fine delle prove della band, e andavamo avanti fino al mattino. Il responsabile video è Stefano Ranalli, poi troviamo in squadra Valerio Scarlato e Marcello Marcelli che si occupa del sistemas Kinesys.

“Un’ultima cosa nuova di questo show – aggiunge Carlo – della quale ho preso la responsabilità di gestione, è il sistema intercom wireless di Green-GO, con cui siamo tutti facilmente in cuffia, Renato compreso: è un sistema più evoluto dei classici intercom a filo del passato, permette facilmente di parlare punto-punto o a gruppi.”

Da sx: Vittorio Graziosi, Network Manager; Livio Lo Faro, dimmer man; Daniele Angelo Francescone, coordinatore della crew; Davide Massari, resp. tecnico. 
In ginocchio Simone Bugatti, lighting rigger.

Vittorio Graziosi - Responsabile network

“Io – spiega Vittorio – in Agorà mi occupo di networking: principalmente luci, ma anche video e comunicazioni. Qui si tratta di un impianto relativamente piccolo, su sedici universi; è un sistema HogNet, con una rete gestita da quattro switch di rete Cisco, due main e due backup, tutto chiuso nell’anello Cat6; le distanze sono inferiori ai 100 m, quindi usiamo il cavo di rete classico in rame. Quando dobbiamo andare oltre i 100 m usiamo la fibra ottica, ma nei palazzetti è raro.

“La rete prevede delle VLAN, in modo da separare il controllo HogNet per le luci e il controllo ArtNet per i Catalyst, questi ultimi controllati sempre dalle console luci. Io imposto dal mio computer tutti gli IP delle macchine, in modo che siano riconosciute nella rete, e gli switch; una volta che è tutto programmato, è raro che debba rientrare nella rete per fare delle modifiche. Durante lo spettacolo, ovviamente, non tocco niente, e rimango qui per controllare; il mio lavoro è prima dello spettacolo: occorre distribuire le macchine nei vari universi, capire quante macchine – splitter, processori – saranno necessarie, e che tipo di rete creare. Qui per fortuna usiamo pochi canali per ogni proiettore, quasi esclusivamente con le impostazioni base.”

Maurizio NicotraSound engineer

La band di Renato – spiega Maurizio – è composta da otto musicisti e otto coristi, ripresi singolarmente. Il monitoraggio è tutto in IEM, fatti salvi due monitor nelle postazioni fisse.

“Io ho scelto la console DiGiCo SD7con qualche outboard analogico: Distressor su cassa e rullante, Manley ELOP sul basso, Avalon 737 sulla voce di Renato, pianoforte con Neve 33609, mentre i pre sono quelli del DiGiCo; ho poi due riverberi esterni: TC Electronic 6000 per quanto riguarda gli strumenti, Lexicon 480 per la voce di Renato. Questa console, a mio avviso, è perfetta per comodità e suona anche molto bene. Del mio set-up fa ormai parte anche il sistema di nearfied K-Array KK 52, con il relativo sub, eccellente per prestazioni e linearità.

“In effetti – continua Maurizio – non ho bisogno di processare molto i canali, perché i musicisti sono di altissimo livello, dunque  gli outboard esterni e le dinamiche interne sono usate in maniera estremamente leggera. Le sequenze a supporto, che fa partire Fabio Cerreti da una postazione accanto alla  regia di palco, sono molto poche.

La crew audio.

“Per la voce di Renato utilizziamo un microfono DPA d:facto con corpo Sennheiser 6000, un microfono molto performante dotato di una eccellente risposta in frequenza con prestazioni paragonabili ad un microfono da studio recording, in sintesi il mio preferito; in insert ho il 737 che serve solo per aggiungere quel calore tipico del valvolare; ho poi un eq dinamico del banco per togliere le frequenze problematiche in un paio di punti. 

Le chitarre elettriche sono in linea e arrivano in stereo, come anche l’acustica di Cocilovo, invece l’acustica di Bicio è in mono. Questi suoni sono già processati, pertanto mi limito a dare un leggero sound valvolare che arricchisce e scalda un po’ il suono. 

Ho cercato di curare nel dettaglio tutti i suoni, interagendo molto con i musicisti in fase di prove musicali, per poter ottenere, in accordo anche con Enrico e Manunza – fonici di palco – un suono in grado di soddisfare le esigenze di mixing e del piano sonoro complessivo.

“Mixo usando sia i VCA sia i gruppi: se voglio creare un effetto di compressione lavoro sul VCA, se invece mi serve un effetto di livello più alto lavoro sul gruppo, cercando un equilibrio. Sul gruppo infatti ho i Distressor, così se aumento il segnale dai VCA comprimo di più.

“Anche io – conclude Maurizio – uso il timecode: per ogni brano le scene vengono richiamate automaticamente, mentre il resto è manuale; seguo il mix, come è normale fare per un fonico, anche perché ogni data è diversa, bisogna ascoltare il modo di suonare dei musicisti, seguendo il loro mood della serata e lasciandoli liberi nella dinamica, rimanendo molto attento a contenere tutti correttamente dentro il mix.”

Enrico Belli e Massimo Manunza, fonici di palco.

Enrico Belli e Massimo Manunza - Fonici di palco

“Durante le prove, Renato ha maturato il desiderio di essere seguito in esclusiva da un fonico durante lo show – spiega Enrico – così sono stato affiancato da Massimo, con un’altra SD7, che cura il monitoraggio di tutta la band, mentre io mi concentro soltanto sull’artista con un’ SD7 dedicata. Le tre SD7, compresa quindi quella di sala e il sistema usato per le sequenze, sono collegate in un unico loop Optocore.

“Avendo molte cose da curare bene, la presenza di un secondo fonico non guasta.

Sul palco sono tutti in IEM. Usiamo dei Roland M-48 per la band, mentre batteria e percussioni usano dei mixerini analogici; i coristi, che devono muoversi, hanno invece gli IEM con i bodypack”.

“Abbiamo 16 radio e 14 IEM – aggiunge Massimo – e inizia ad essere un sistema un po’ complesso. I chitarristi sono invece in linea perché sono fissi in postazione. Io mi occupo di settare le radiofrequenze con il mio PC e il mio scanner, poi uso anche il sistema Shure Axient AXT600 per un confronto. Il segreto è che dal magazzino del service devono uscire le macchine giuste, perché se vengono forniti IEM che poi si accavallano ai radiomicrofoni, possono esserci dei problemi. Anche i range degli IEM devono essere vari: con 24 macchine ci vogliono diversi apparati su range diversi per avere più spazio in cui settare le frequenze. I coristi usano gli Axient Digital, una macchina ottima che rende migliori anche le capsule utilizzate”.

“Renato quest’anno vuole un mix più equilibrato – continua Enrico – con la sua voce al centro ma meno fuori del solito, la band viene come rimasterizzata e poi rimessa sull’ascolto, posso schiarirla o scurirla lasciando la voce di Renato dry col suo riverbero che è una cosa a parte. I microfoni d’ambiente, due Sennheiser MKH-416, vengono aperti solo fra un brano e l’altro o quando Renato canta con il pubblico.

“I musicisti hanno tutti mandate post – spiega Massimo – tranne i loro strumenti, quindi bisogna seguire comunque il mix per garantire una precisa sonorità. Ho un mio ascolto personale in cuffia, e non è una puntata di Netflix come malignamente afferma il mio collega!”.

“Siamo riusciti a ottenere un sistema sequenze vero – conclude Enrico – inserito nel loop Optocore con ingresso e uscita MADI, così può anche registrare direttamente dentro Pro Tools. Ognuno si prende tutto e poi lo gestisce come vuole.

I backliner sono Fabio Sacchetti per pedana stage left: percussioni e chitarre e cori; dall’altra parte Maurizietto per Bruno e Danilo, pianoforte e basso, con Max Gentile che principalmente segue Renato e dà le chiamate e gli start per le varie fasi dello show. Ci sono infatti anche dei macchinisti in cuffia radio e le postazioni in cuffia a filo, tutto con sistema Green-Go.”

Daniele Tramontani - PA

“Oggi – spiega Daniele – è presente una ‘invenzione’ di L-Acoustics che abbiamo ereditato da un altro tour: c’è un main da dodici K1 per parte, più tre K2 sotto; dietro c’è il K1-SB; poi due blocchi di sub appesi KS28; i side sono composti da nove K2 più quattro Kara; infine gli extra-side con dodici Kara. Poi ci sono tutti i front e il sub centrale composto di tre blocchi da due, di cui uno cardioide per la parte bassa. Avendo ereditato il sistema da un altro tour, devo fare in modo che funzioni al meglio possibile, anche se condivido poco questa moda.

“Anche se c’è molto materiale, un bilico e mezzo, in una mattina si tira su tutto. C’è anche un piccolo canale centrale da sei Kara, per non dover esagerare con i front fill. Questa è la moda di oggi: fare dei grappoli che siano autonomi fino a frequenze molto basse; quindi è un impianto che funziona da 20 Hz a 20 kHz, tanto che quasi non servono i sub. Si ottiene così un sistema perfettamente coerente sul piano verticale, che non presenta filtri a pettine, e con i K1-SB si riesce anche a cancellare la parte posteriore del grappolo, che di solito rompe un po’ le scatole; però, essendo destro e sinistro così coerenti, si sommano perfettamente al centro con una pezza che ti spezza, ma altrettanto coerente è la cancellazione per i filtri a pettine che si creano, perché ci sono comunque due sistemi che stanno suonando; è un set-up che alla fine crea una copertura molto frastagliata sulla parte bassa. Ogni impianto stereo ha questa caratteristica, che al centro si sente bene e appena ti sposti si iniziano a cancellare alcune frequenze. Io preferirei un impianto dove il left e il right fossero di frequenze medio alte, e basta: la lunghezza d’onda è talmente piccola da rientrare nella distanza tra le nostre orecchie, a quel punto non si avverte più il buco; invece con lunghezze d’onda nell’ordine dei metri, si passa da un punto in cui i 100 Hz sono sommati a uno in cui si cancellano quasi perfettamente.

“Così – continua Daniele – cerchiamo di compensare con i sub a terra le frequenze più importanti, dove c’è il punch per esempio; il problema c’è sempre, sia chiaro, non solo qui; bisogna capire come limitare al massimo questo effetto di cancellazione. Tutti nel mondo non pensano a questo, ma a fare sistemi ‘perfetti’ a forma di cluster, che però vanno in crisi non appena diventano due.

“Il vantaggio di questo sistema è comunque quello di avere un blocco che suona perfettamente a livello di acustica, che comunque non fa male. Poi il problema della cancellazione è inevitabile, anche in linea nel cluster. Uno dei modi che usiamo è proprio quello di mantenere lo stereo tra left e right: non tanto per avere l’immagine stereo, che in questi casi ha poco senso, ma proprio per dare più spazializzazione ed evitare che gli stessi suoni che escono dai due impianti si possano cancellare completamente. Se il programma di destra è diverso dal sinistro, la cancellazione è più rara e anche il riverbero è più largo.

“L’impianto – conclude Daniele – è tarato partendo dalla cassa più indietro, che fa da punto zero: si va davanti alla cassa, si sistema, poi si va a metà tra side ed extra-side e si mettono insieme; poi vai a metà tra side e main e si mette a posto il main… e così via; è come accoppiare le parti del PA mano a mano che si viene avanti; lo zero rimane la cassa più lontana. Per tutto uso quattordici mandate separate: ho main e main SB, il side, l’extra-side, il sub appeso, il sub a terra, i front, il centrale, … tutto separato già dalla regia.”

Fabio Cerretti - Responsabile sequenze

“Mi occupo dell’edit delle sequenze, dello show dal vivo, quando capita anche della preproduzione con gli artisti. Io mando con le sequenze tutti i codici di timecode ai reparti video e luci, poi mando anche la traccia di show call, che abbiamo registrato per gestire movimentazioni, schermi e quant’altro quando sono in sequenza.

“Ho tre sistemi, un main e due backup; lavoriamo con Pro Tools, tutto connesso in MADI; usciamo in MADI e mandiamo i segnali a due sistemi di switch automatico di DirectOut, i BLDS; main e spare vanno nel primo BLDS, poi da qui escono ed entrano nel secondo, arrivano alla terza macchina, così abbiamo il backup. Ferrofish A32 Dante è la terza macchina, collegata in Dante a un portatile, protocollo che poi viene convertito in MADI. È una macchina incredibile, ha una matrice tripla, non solo IN e OUT, posso configurare per esempio due IN e un OUT o viceversa.

“Abbiamo scelto il sistema in stile Olimpiadi: entro direttamente in MADI con i 32 canali, compresi tutti i servizi.”

Lo show

Completate le interviste ci sediamo a goderci lo spettacolo: l’audio di Nicotra nella nostra posizione è perfetto, ottima la voce di Renato, ma anche inavvertibile la fusione fra l’orchestra registrata e la band dal vivo. Ed è proprio l’orchestra a destare per prima l’interesse del pubblico, visto che buona parte di esso rimane incerta fino alla fine sulla sua reale presenza: appare infatti sul LEDwall, opportunamente mascherato in prospettiva, con un effetto assolutamente realistico pur senza essere effettivamente presente sul palco. Anche il resto del visual è ottimo, a cominciare dal bel sipario bianco fino al disegno luci di De Cave che sposa eleganza e senso del ritmo, senza mai esagerare con gli effetti. Non ci sono riprese live e sul grande LEDwall passano solo contributi video pre-prodotti, una scelta che francamente condividiamo appieno poiché consente al pubblico di concentrarsi sull’artista “vero” presente sul palco e sui suoi costumi, che costituiscono uno show nello show!

Per il resto è il classico spettacolo di Zero, da gustare seduti con opportuno intervallo di 15 minuti: prevalenza dei nuovi brani su quelli del vecchio repertorio e tendenza al sermone che in fondo in fondo i veri fan si aspettano. E sono tanti.

Ci chiediamo: quanti artisti italiani possono fare a meno dell’agenzia?


Produzione

Tattica

Produzione esecutiva e management

Simone Veneziano

Coordinamento

Mariano Mariani

Collaboratore artista

Giampiero Fiacchini

Produzione, Booking, Ticketing

Andrea Rinaudo


Valentina Muro


Arianna Verginelli

Direttore di produzione 

Franco Comanducci

Site coordinator

Marzia Cravini 


Francesco Acciari

Coordinamento generale 

Cristina Bondi

Assistente di produzione 

Vita Ragaglia

Impianto Audio, Luci e Schermi 

Agorà S.r.l. 

Pre-produzione audio

Maurizio Parafioriti 

Responsabile camerini 

Angela Galasso

Assistente camerini 

Iva Capoccitti

Scenografia 

Tekset

Lighting designer 

Francesco De Cave

Assistente lighting designer

Viviana Tupputi

Operatore luci 

Carlo Pastore

Costumi

The One 

Visual

MaTi

Videoclip del brano “Zero il Folle”

Run Multimedia

Trasporti 

Rockroad

Palcoscenico

La Diligenza


Francesco Rompato


David Giannoni


Marco Barracu

Gruppi Elettrogeni

CME

Gruppista

Massimo Mauriello

Catering

Chef on tour


Stefano Delle Sedie


Domenico Curci


Valentina Vitiello

Direttore di Palco  

Massimiliano Gentile

Fonico di palco 

Enrico Belli


Massimo Manunza

Fonico di sala 

Maurizio Nicotra

Programmazione Computer

Fabio Cerretti

Backline 

Maurizio Magliocchi 


Fabio Sacchetti 

Rigger 

Filippo Lattanzi


Pablo Consoli

Responsabile PA FOH 

Daniele Tramontani

PA Assistenti 

Daniele Carillo

 

Saul Aisemberg

Squadra luci 

Daniele Francescone

 

Livio Lo Faro


Simone Bugatti


Vittorio Graziosi

Macchinisti 

Davide Altobelli

 

Stefano Piacentini


Fabrizio Roio Costantini


Petru Silvu Lupu

Operatore Prompter 

Stefano Proietti

Tecnici schermi 

Stefano Ranalli


Valerio Scarlato

Operatore Catalyst

Carlo Barbero

Operatori Kinesis 

Marcello Marcelli


Massari Davide


Oliver Green 

Viaggi e logistica 

Ultraviaggi

Produzione discografica

Tattica

Distribuzione discografica 

Indipendente Mente

Merchandising 

Tattica

Comunicazione online

Tattica 

Ufficio stampa 

Parole & Dintorni

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