Subsonica - 8 Tour

Il gruppo piemontese conferma la propria vocazione a proporre show sempre molto originali e coinvolgenti: tante movimentazioni che sposano le più moderne tecnologie con l’artigianato.

Subsonica - 8 Tour

di Alfio Morelli

Andiamo a vedere i concerti dei Subsonica sempre con entusiasmo, si tratta infatti di show mai banali, sia sotto il punto di vista musicale e sonoro sia sotto l’aspetto scenografico. È difficile annoiarsi a un concerto dei Subsonica, assistendo a situazioni già viste e scontate; il più delle volte si assiste a un continuo susseguirsi di emozioni tecniche e sonore. 

Dobbiamo anche dire che il gruppo ha intorno a sé una vera e propria famiglia, con tecnici che, sebbene non siano sul palco, ne sono certamente da sempre un’importante emanazione artistica. È il caso dei fonici Cipo e Sem, ma anche i produttori e i fornitori sono da anni una realtà particolare ed assodata. A cominciare dal direttore dalla produzione, ma anche in buona parte show designer, Mirco Veronesi, che insieme al lighting designer Jordan Babev è stato in grado di creare nuove idee e nuove soluzioni sceniche.

A dire il vero, ci pare anche incredibile che una produzione così importante possa essere messa in piedi per sole dieci date: o qualcuno è un mago a far tornare i conti o qualcun altro ha deciso di investire sul marchio Subsonica. Comunque sia, è certamente molto apprezzabile lo sforzo di regalare al pubblico un grande concerto, magari con soluzioni ingegnose e poco tecnologiche, come la movimentazione manuale dei cinque palchi! 

Altra particolarità nei tour dei Subsonica, dicevamo, è la scelta dei partner, decisamente fuori dal coro. Il fornitore tecnico principale è Mister X, che per la prima volta fornisce audio, luci e video, in gran quantità, con Big Talu che completa le attrezzature tecniche con il monitoraggio e le regie, con tanto di leggendario Midas XL4, fortemente voluto da Cipo, perché “se i digitali di più alta gamma sono quelli che suonano come un XL4, io preferisco avere quello vero!”. Palco e strutture hanno invece visto il grande coinvolgimento di Electra Service, azienda che non si è limitata a fornire i tralicci con i binari e tutte le movimentazioni dei video LED, ma ha anche avuto un importante ruolo nella progettazione.

Lo spettacolo a noi è piaciuto molto e, cosa molto più importante, è piaciuto molto anche al pubblico, non a caso tutte le date sono sold out.

Visto che è nostro costume aggiungere anche qualche critica costruttiva, potremmo dire che ad Ancona – prima data – l’intervallo per il cambio costume è stato troppo lungo, tanto che sembrava ci fosse stato un problema tecnico; ma, ci dicono, nelle successive date questo aspetto è stato migliorato. Il suono era ottimo, anche in un palasport acusticamente non facile come Ancona; forse qualche dB in meno non ci sarebbe dispiaciuto, ma noi iniziamo ad avere una certa età… quindi non facciamo testo: siamo usciti dal palasport di Ancona con le orecchie che fischiavano ma molto soddisfatti della serata.

Mirco VeronesiDirettore di produzione

“Con i Subsonica abbiamo sempre cercato delle soluzioni originali ma stavolta abbiamo esagerato. In pratica ci sono 5 palchi, che si muovono in maniera volutamente manuale: lo show è un racconto dove il movimento a terra simboleggia i nostri inizi, quando tutto era analogico e manuale, mentre sul “tetto” abbiamo tecnologie moderne e molto avanzate che rappresentano la durata della carriera live della band e le gigantesche evoluzioni tecniche attraversate.

L’agenzia è Vertigo con cui abbiamo un ottimo feeling: noi, come Subsonica, curiamo la produzione, ovviamente decidendo molte cose insieme a loro, mentre Vertigo si occupa prevalentemente del booking lavorando comunque a quattro mani con noi su ogni dettaglio.

“Partendo dall’idea iniziale, è stato necessario un anno di lavoro per arrivare al risultato finale, anche perché pur non avendo economie pazzesche cerchiamo sempre di creare qualcosa di originale e l’asticella si alza sempre di più.

“Abbiamo la fortuna di avere fornitori eccezionali come Roberto Buttarelli, di Electra Service, che ci affianca da sempre ospitandoci e mettendo a nostra disposizione tutto il suo materiale, la sua esperienza e il suo capannone dove iniziamo un anno prima a montare i primi embrioni che poi diventeranno la produzione definitiva. 

“I palchi movimentati hanno cambiato forme e dimensioni più volte, gli ampli sono nascosti sotto delle griglie, ma, ad esempio, ci eravamo ‘scordati’ la postazione dei backliner, che poi abbiamo infilato proprio sotto i palchi e che sono quindi movimentati con i tecnici a bordo. La regia di palco è dietro il fondale e il fonico di palco ‘comunica’ con gli artisti attraverso telecamere dedicate e relativi monitor video.

“Electra Service gestisce anche e soprattutto i motori a velocità variabile sopra il palco, si tratta di venti motori e cinque coppie di binari che permettono le innumerevoli movimentazioni dei pod.

“Io e Jordan abbiamo lavorato insieme al design dello show, realizzato anche con la collaborazione di Matteo Chichiarelli.

“Mister X è una novità come nostro fornitore ma sembra sia stato sempre con noi, vista l’armonia e la qualità messa in campo fornendoci P.A. audio, luci e video. Poi abbiamo il nostro amico storico, Talu, che porta le regie audio (analogica in sala e digitale sul palco) e lui rappresenta tutta la nostra storia, l’evoluzione e la passione.

“Il mondo video si avvale di contributi creati da un regista e da un grafico, quindi con due tagli artistici diversi, e di una grossa presenza di riprese live. Il concerto d’altra parte è un racconto, quindi le immagini sono molto adatte a seguire la narrazione.

“In tour siamo 52 persone e ci sposteremo con sette bilici ed una motrice, oltre a due sleeper bus presi da Beat the Street (non mi piace far viaggiare la gente in macchina dopo una lunga giornata di lavoro).

“Il tour, compresa la data zero, sarà di dieci date, poi la parte estiva avrà un’altra produzione, più agile e meno impegnativa, anche perché non mi piace appendere su tetti installati da altri e che io non sono in grado di testare con sicurezza, senza contare il rischio vento. D’estate è decisamente meglio viaggiare molto più “easy”.

“La produzione entra alle 7 di mattina e cercheremo di essere pronti per le 16... ma questo lo saprò dire precisamente solo dopo le prime date”.

Matteo Chichiarelli - Responsabile tecnico per Vertigo

“Io – ci dice Matteo – ho un ruolo un po’ di raccordo fra la produzione e Vertigo. Infatti, da una parte mi occupo della preproduzione, mentre per Vertigo gestisco i rapporti con i local, dalla gestione delle chiamate ai contratti con i palasport, e con gli ingegneri locali.

“Dal punto di vista della produzione, ho fatto da collante fra le varie famiglie dei reparti tecnici, mettendo insieme i vari disegni in un unicum, cercando di capire le varie esigenze ed ottimizzare il tutto. La parte delle automazioni è abbastanza complessa, anche perché i pod sono piuttosto pesanti, specialmente quando tutto è spostato verso upstage; anche la parte dei palchi non è proprio semplice: qui ci siamo inventati l’uso di binari per farli muovere linearmente e con precisione; sono movimentati da 16 facchini, guidati da uno showcaller, un aspetto che ricorda un po’ il teatro e i macchinisti di una volta. Quindi, sopra il palco, tecnologia all’avanguardia e tradizione viaggiano insieme.

“Tutto il reparto tecnico – aggiunge Matteo – è dietro il fondale, cosa abbastanza inusuale, compresa la postazione del fonico di palco che gestisce il monitoraggio con l’apporto di un paio di telecamere per vedere cosa succede. Il palco infatti è tutto molto pulito”.

Marco “Cipo” CalliariFonico FoH

“Io preferisco lavorare ancora sul Midas XL4 – spiega Cipo – nei palasport me lo posso permettere e non voglio rinunciarci, mentre nel tour estivo passerò a un mixer digitale.

“Io credo che la sonorità del Midas XL4 sia ancora imbattibile per qualunque mixer digitale; francamente delle snapshot in questo contesto non mi importa un granché, perché le cose le sistemiamo dal palco. Infatti tutti i suoni che sono da ottimizzare li sistemo insieme alla band sul palco, alla sorgente; ovviamente questo è possibile perché ho un ottimo rapporto con una band di professionisti e persone intelligenti: i problemi, per il bene di tutti, sono risolti alla base, alla fonte, così io dal mixer posso concentrarmi su qualche delay e godere del suono degli anziani compressori analogici veri, dei preamplificatori dal suono migliore. La cosa curiosa è che appena parte una ronza tutti pensano subito all’XL4, invece non è mai colpa sua! È un banco che fa il suo mestiere al massimo della qualità e, soprattutto… non si ferma mai! Perché sui banchi digitali in giro c’è una certa omertà, nella realtà di inghippi ce ne sono più di quelli che si pensa.

“Ovviamente – continua Cipo – la mia non è una crociata contro il digitale, ma semplicemente, se posso, voglio questo mixer, perché non sento in giro niente di meglio del vecchio XL4. La tecnologia dà tante opportunità, certo, ma apre a più rischi e peggiora un po’ il sound: basti pensare che tutto il nostro super mix va su un cavetto sottilissimo con un CAT5 che è una delle cose meno affidabili che io conosca! Sento molti dire che quella console digitale è fantastica perché sembra di avere un analogico… beh… io se posso preferisco l’analogico vero.

“Da segnalare ci sono i soliti due microfoni del cantante, anche se ormai molti delay ed effetti tipici dell’SM57 in effetti li metto io dal banco, ma sono una sicurezza in più. Ho uno split su due canali A/B, con l’SM58 e l’SM57, uno pulito e l’altro distorto – in questo caso con un Distressor, mentre nel tour scorso con uno SpaceEcho… dipende da come ci gira. Questi due microfoni vanno su due canali diversi del banco; il segnale passa poi attraverso un LA4, mentre il pulito va poi nel Distressor, usato però solo come compressore. Prima l’effetto della distorsione lo metteva l’artista, ma era complicato, invece adesso lo faccio io, così lui può concentrarsi solo sul canto. Per il resto ci sono veramente pochi effetti”.

Michele “Sem” CignaFonico di palco

“Lavoro con un mixer digitale Soundcraft Vi3000 – ci dice Sem – che suona in modo molto analogico e anche la gestione è fra le meno ‘digitali’! In effetti in questo lavoro non ho bisogno di molte automazioni, perché la band ha già alla sorgente un ottimo sound.

“Uso delle snapshot del banco legate al timecode, ma solo sulle sequenze, lasciando invece libero l’interplay fra la band. Utilizzo tutti i 24 bus del banco e registro sia tramite Dante sia tramite MADI come backup; infatti il banco ha due porte in parallelo che uso quindi per il virtual soundcheck e per il backup della registrazione.

“La posizione della regia – continua Sem – questa volta è un po’ strana: non potendo stare sul palco e nemmeno lateralmente, abbiamo scelto di piazzarla dietro il palco e gestire la situazione tramite camere sulla band e comunicazioni con i backliner tramite microfoni. L’unica cosa che mi manca è una camera con un totale fisso del palco, l’ho richiesta e spero che riescano a darmela. 

“I musicisti sono tutti in IEM PSM 1000 Shure, mentre le cuffie sono miste, da Shure SE535 a Earfonik, ma anche Gaia di LiveZoneR41; tutti ottimi ascolti. I wedge sono nascosti sotto il palco, anche se quelli di Samuel e Boosta sono al momento spenti per sporcare meno il palco e facilitare il lavoro al FoH.

“I monitor sono Martin LE2100 con controller XTA e ampli Lab.gruppen, mentre i sub sono Martin con doppio 18”.

“I monitor sotto le griglie – spiega Sem – non si accoppiano col pavimento, così si perde un po’ di pressione, ma cercando di asciugare tutto sono comunque usati in maniera molto moderata. D’altra parte il gruppo è molto abituato agli IEM, ed anche al monitor sotto la griglia, quindi non ci sono particolari problemi.

“Da segnalare – conclude Sem – è l’uso di un SM57 sulla cassa, oltre al Beta 91, un esperimento dovuto al fatto che la cassa ha le pelli molto ferme, quindi con poche armoniche, così Cipo pensa che con questo microfono si facciano delle riprese migliori, più asciutte ed essenziali”.

Simone Bonetto - Radiofrequenze

“Lavoriamo con ricevitori ULXD4 Shure – spiega Simone – mentre per gli IEM abbiamo PSM 1000 Shure come main e Sennheiser ew300 G4 come spare; infatti abbiamo lo spare di tutto, compresi backliner e fonici.

“Per la ricezione utilizzo delle antenne Shure log-periodiche, volgarmente dette ‘pinne’, mentre in trasmissione abbiamo le elicoidali a 70°. Analizzo l’ambiente con un RF Explorer, una macchina ben funzionante e portatile che consente di andare in giro per il palco per analizzare la situazione in maniera dettagliata. Io ho ovviamente un database che riguarda i vari palazzetti, quindi arrivo già con un’idea abbastanza precisa che però è sempre da controllare sul posto perché a volte le cose cambiano velocemente. In prima battuta lascio fare al software Shure, poi, per sicurezza, vado a controllare il risultato e rifinisco tutto secondo le necessità.

“I microfoni sul palco sono tutti Shure: sul solista abbiamo due trasmettitori radio incollati insieme che creano una certa intermodulazione che ormai sappiamo ben gestire; sappiamo infatti che quelle due frequenze occupano una banda ben più larga, proprio a causa delle intermodulazioni, e bisogna lasciare loro lo spazio necessario”.

Jordan Babev Lighting designer

“Il concept – racconta Jordan – è partito dalle chiacchiere con la band, da cui è emerso che i suoi componenti, quando non lavorano insieme, vivono la loro vita in maniera molto indipendente uno dall’altro. Così questo concerto vuole ripercorrere la loro storia, con citazioni dai palchi passati, con il palco in linea, il palco sfalsato… ma anche ricreare l’idea di cinque postazioni mobili indipendenti per ogni musicista. Ovviamente ho seguito queste dinamiche anche nelle luci e nel video.

“Abbiamo usato spot Claypaky Mythos e Martin Viper, incastonati nelle postazioni mobili, oltre a wash Claypaky K20; tutte le famiglie di luci sono separate fra loro: tutti i Viper sono incastonati nelle pedane, tutti i Mythos compongono i pod, tutti i wash sono sul mothergrid; usiamo inoltre i ProLights ArenaCOB4FC, proiettori a LED con quattro bulbi; sono come dei blinder a LED che compongono una matrice, posta sul tetto. Poi strobo Martin Atomic e blinder.

“Riguardo i palchi – spiega Jordan – si tratta di cinque mondi uguali, ma con parecchie problematiche gestionali, perché anche la vicinanza fra i moduli non è facile da gestire; inoltre il cantante si muove molto, quindi bisogna stare attenti. La particolarità, prendendo spunto dal logo del disco, color oro, e proprio nel colore, un colore che dà una facile visibilità del palco agli artisti anche al buio.

“La difficoltà è stata trovare le posizioni ottimali per i backliner, alla fine li abbiamo messi sotto le pedane e sono mossi insieme ad esse.

“Gli spostamenti dei palchi non sono tantissimi, perché abbiamo scelto di fare soltanto quelli funzionali allo show e non movimenti fini a se stessi.

“Mentre programmavo – dice Jordan – mi sono accorto che lo show cambia molto rispetto alla prospettiva dello spettatore, perché ad esempio la movimentazione dei palchi a terra è più godibile per chi guarda dall’alto, viceversa per le movimentazioni dei pod.

“Davide Pedrotti seguirà il tour come operatore. Per i sistemi di controllo utilizziamo grandMA2 e Resolume Arena, poiché ci sono molte riprese video sulle quali usiamo molti effetti live. Il timecode è generato dal tastierista, triggera le cue delle luci ed anche alcuni contributi video; le chiamate invece sono tutte manuali fatte da me dalla regia. Gli schermi video sono dei LEDCompass da 8 mm”.

Marcello Marcelli e Nicola Spadacini - Automazioni dei pod sospesi per Electra Service

“Ci sono cinque pod di schermi che si muovono orizzontalmente su cinque coppie di binari da 12 metri; ciascun pod ha poi quattro motori a catena da 500 kg che permettono di inclinarli da ogni parte per avere atmosfere sempre diverse. Tutti i cavi di segnale e potenza viaggiano sui carrelli del trasporto sull’asse orizzontale. Una struttura custom consente di appendere le mattonelle del video dando una certa rigidità, altrimenti il LEDwall si spaccherebbe; sui pod ci sono anche quattro strobo e quattro teste mobili.

“Tutto è pilotato da software con delle programmazioni che muovono sia i trolley sia i motori, in verticale ed orizzontale. Si tratta di Kinesys per le movimentazioni orizzontali e della tedesca Fülling&Partner per i movimenti verticali, tutto diviso su due cabine che viaggiano su dolly: arrivano belle pronte e le montiamo ai lati del palco.

“I movimenti sono attivati manualmente e dettati da uno showcaller che dà il ‘go’, infatti, per una questione di sicurezza, con le movimentazioni non è il caso di lavorare agganciati al time code”.


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