Eros Ramazzotti – Vita ce n’è World Tour

Quattro anni dopo “Perfetto”, Eros torna con un’altra tournée mondiale: oltre 90 date su entrambi i lati dell’Atlantico. La tranche europea è caratterizzata da una produzione davvero notevole, con il ritorno – come con “Ali e Radici” – alle collaborazioni con professionisti stranieri per la creazione delle scenografie.

Eros Ramazzotti – Vita ce n’è World Tour

di Douglas Cole e Alfio Morelli

Siamo andati al Mediolanum Forum di Assago, il 9 marzo scorso, per intercettare l’ultima delle quattro date milanesi della prima tranche del Vita ce n’è World Tour, l’attuale impresa del cantautore romano, tra i pochi artisti italiani in grado di sostenere un tour di grandi dimensioni su tre continenti.

Il disco omonimo, pubblicato a novembre dell’anno scorso, è caratterizzato da nuovi collaboratori nei ruoli di co-produttori – in particolare Antonio Filippelli, ma anche Celso Valli e Paolo Valli – mentre il tour vede anche delle new entry nella band, che però mantiene i musicisti chiave: il direttore musicale e tastierista Luca Scarpa, il bassista Paolo Costa, Giovanni Boscariol e Giorgio Secco, rispettivamente alle testiere e chitarre, e la voce d’accompagnamento di Monica Hill.

Forse per riflettere nuovi e diversi temi musicali, Ramazzotti e la sua squadra di fiducia sono ancora una volta andati a cercare nuovi collaboratori creativi per la produzione dello show e – ancora una volta – li hanno trovati in Inghilterra. Quando diciamo “squadra di fiducia”, parliamo chiaramente di Giorgio Ioan e Lemonandpepper che, nonostante stiano seguendo numerose altre produzioni, non potevano certo mancare a questo importante appuntamento con Ramazzotti: Giorgio stesso, Stefano Copelli come production manager, Fabio Carmassi come stage manager, l’immancabile Barbara Losavio come assistente alla produzione, con Fabrizio Ciammarughi  ad occuparsi del site coordination. 

La coordinazione del tour è di 1Day, di Massimo Levantini, mentre il booking è seguito da Vertigo, di Andrea Pieroni. 

Nei ruoli chiave tecnici, tornano Andrea Corsellini in regia FoH, insieme al PA engineer per Agorà, Antonio Paoluzi. Al palco Luca Morson come fonico di monitoraggio, con un mixaggio a quattro mani insieme a Donato Romano che si occupa esclusivamente del mix di Eros. Marco Bazzano torna alla regia video live per STS, mentre Nicola Tallino – nonostante i lighting designer a rotazione negli ultimi dieci anni e le conseguenti diverse scelte di console – torna ad affrontare un altro tour di Eros dietro il banco luci.

Lasciamo quindi che siano i protagonisti stessi a spiegarci i dettagli di questa produzione.

La squadra Lemonandpepper (da sx): stage manager Fabio Carmassi, assistente di produzione Barbara Losavio, production manager Stefano Copelli, e production director Giorgio Ioan.

Giorgio Ioan - Production director

“La collaborazione con gli inglesi – ci racconta Giorgio – nasce da una chiacchierata con Wob Roberts, direttore di produzione per Coldplay, One Direction e tanti altri, al quale ho chiesto un consiglio per poter uscire dai soliti schemi ricevendo in risposta alcuni nomi interessanti. Abbiamo quindi parlato con Liz Berry di Hologramica, che ci ha consigliato Hattie Spice, che ha lavorato con Robbie Williams e che ha fatto diverse installazioni particolari. Hattie ci ha fatto alcune proposte per il set design che sono piaciute ad Eros.

“Partendo da questo, abbiamo messo insieme un team di persone, tra cui Thomas Wall e Satoko Shirota di Blinking Lab per i visuals, Jamie Thompson e Mirrad per la regia e le luci – tutti molto bravi: sono arrivati con tutta la programmazione preparata offline, hanno agganciato il timecode… e via.

“Come al solito – continua Giorgio – noi ci siamo occupati di realizzare nella pratica tutto il progetto, organizzando la logistica: trasporti, fornitori e quant’altro. A proposito di fornitori, abbiamo All Access per i rolling stage, Agorà per audio e luci, STS per il video e Super FX per i laser; la parte dei mediaserver è di Mirrad.

“Tecnicamente, la vera novità in questo tour è il flexLED. Inizialmente, c’era l’idea di una foglia e dell’albero della vita, che passava addirittura sotto i piedi di Eros. Insieme a STS, abbiamo trovato un prodotto gommoso e flessibile e, con Nicola Zanon di Projekto2.012, abbiamo ingegnerizzato e realizzato tutti i telai e la sospensione nonché il coordinamento della colorimetria tra i due diversi prodotti che si combinavano in questa forma. È una struttura molto grossa, ci sono immagini con tanti pixel, infatti ci sono voluti ben quattro media server Avolites AI per gestire i vari Notch.

“La produzione segue tutto il tour europeo – spiega Giorgio – mentre per la parte sudamericana, americana e canadese, andremo solo con la parte elettronica, chitarre, tastiere, sequenze ecc. Tutto il resto verrà procurato localmente, perché ormai lì la tecnologia c’è come da noi. Una volta il Sudamerica era un problema, ma adesso non è così e conosciamo ormai da anni tutti i fornitori validi, parlo di service, backline, ecc… 

“Il tour comprende in tutto una novantina di date, cominciate un mese fa a Monaco, e finirà il 22 dicembre con altre due date qui al Forum.

“Abbiamo montato l’allestimento a Mantova per poi partire per la Germania. Siamo tornati in Italia per queste quattro date a Milano, quattro a Roma e poi Torino, poi torneremo all’estero: Belgio, Spagna, Francia, Olanda, Londra. Il tour si trasferirà quindi in America, per poi riprendere con molti festival in Europa e in Italia: Taormina, Arena di Verona; seguirà una seconda tranche indoor, da Belgrado all’Italia. Insomma un bel calendario! Il tour gira con nove bilici di produzione, un’ottantina di persone e cinque sleeper.

“Per noi – conclude Giorgio – è un bell’anno di lavoro… forse è anche troppo! In questo periodo, oltre a Ramazzotti e Fedez con uno spettacolo molto particolare, ripartono infatti TheGiornalisti, Ultimo, Giorgia, Coez… insomma un anno bello pieno e stiamo incastrando i lavori dappertutto”.

Da sx: Marco Bazzano, responsabile video per STS Communication, con Annalisa Terranova, responsabile video per Mirrad; e operatore media server.

Annalisa Terranova - Responsabile video per Mirrad 

Cominciamo chiedendo ad Annalisa come mai non l’abbiamo incontrata in passato.

“Sono di Palermo – ci racconta Annalisa – ma mi sono trasferita a Londra diversi anni fa per un master in Performance Design. Ho cominciato a lavorare nei tour delle band inglesi, spesso per l’azienda che ha preparato questo tour qui, Mirrad, di cui adesso sono direttore della sezione video. Effettivamente, però, questa è la prima volta che lavoro su un tour italiano. Ho programmato i mediaserver e faccio l’operatore per tutto il tour fino a dicembre.”

A proposito dello show di Ramazzotti, ci spiega: “Dei contributi video si è occupata una società inglese che si chiama Blinking Lab, che ha realizzato un design iniziale approvato dalla produzione. Io ho poi tradotto le canzoni dall’italiano all’inglese, così che potessero farsi un’idea dei contenuti e dei significati. Visto che hanno questo tema centrale della ‘vita’, ci sono tanti immagini del DNA, di foglie e di altre immagini che rappresentano il ciclo della vita.

“Dai mediaserver – continua Annalisa – facciamo anche elaborazioni delle riprese live, utilizzando effetti con i plugin Notch: filtri che richiamano i contributi sullo schermo centrale per trattare le riprese live che vengono messe sugli schermi laterali, in modo da coordinare l’estetica della scena intera.

“Tutti contributi sono agganciati al time code mentre tutti gli effetti Notch sulle telecamere vengono controllati in manuale. Praticamente bisogna alzare e abbassare le intensità degli effetti per dare una dinamica in alcuni momenti delle canzoni. Invece, anche se il timecode sincronizza i cue, preferisco gestire i contributi manualmente: a volte li salto e li porto avanti o indietro perché c’è un ritardo sul momento esatto… per sicurezza, infatti, ho i contributi su dei playback sulla console luci, e quando arriva il momento giusto, do io il go”.

“La scelta di Avolites – aggiunge Annalisa – per il controllo dei mediaserver Avolites AI, ma anche per il controllo delle luci, nasce principalmente dalle preferenze di Mirrad”.

La squadra video.

Marco Bazzano - Responsabile video per STS Communication

“La forma dello schermo – spiega Marco – in origine doveva essere una rappresentazione del DNA, ma poi risultava poco sfruttabile… quindi è venuta fuori questa idea un po’ più compatta. 

“Abbiamo la parte sul palco composta di un FlexLED customizzato con mattonelle di 32 mm × 16 mm con passo 5 mm. Sono state montate una per una su una struttura realizzata ad hoc. Queste compongono una bella metà dello sviluppo dello schermo LED. Dall’alto al basso, il display intero si sviluppa su 11 m × 6 m di larghezza massima. Poi c’è una transizione verso l’UniLED calpestabile, che va verso una punta con una curva… per un totale di circa 50 m2 di schermo. 

“Poi abbiamo i due schermi laterali di 7 m × 4 m, Acronn passo 9 mm, sui quali mandiamo solo il live, a parte due momenti di intermezzo.

“Ci sono anche tre videoproiettori laser, da 31.000 ANSI Lumen ognuno, nella posizione FoH per fare la proiezione iniziale sul kabuki ed altri due o tre interventi durante lo show, proiettando su un tulle ‘Hologauze’ nero, motorizzato, che viene steso o ritratto dal lato stage-right per certi momenti dello show. L’Hologauze non è percettibile e le proiezioni sopra danno l’impressione della tridimensionalità. 

“La struttura per le riprese live – continua Marco – comprende cinque telecamere, di cui quattro con operatore. Sono tutte Panasonic HD. Poi abbiamo tre camere brandeggiate: due appese e una in zona pianoforte per poter avere delle inquadrature dall’alto, soprattutto per valorizzare il pavimento. Infatti chi sta in parterre ha una visione parziale dello show, quindi avere le inquadrature dall’alto è fondamentale per coinvolgere di più il pubblico. 

“Oltre a queste c’è una microcamera sulla batteria, una di quelle piccole cose che aiutano a confezionare bene lo show. 

“In regia – conclude Marco – ci sono tre rack principali, di cui uno per i media server e gli altri due per la regia video. Uno di questi due comprende il multiviewer e il mixer video, l’altro è di controllo con le CCU le RCP e tutto quello che serve per la gestione delle messa in onda”.

Giacomo Mattia Ponzoni - Operatore laser ed effetti per Super FX

“Per questo tour – spiega Mattia – abbiamo portato 28 proiettori laser: quattro sul floor da 30 W ognuno, e 24 nelle truss e nelle ladder dietro da 3 W ognuno. Tutti i laser sono a scansione e ognuno con controllo separato. Questi vengono controllati dal software Pangolin Beyond 4.0. Vengono usati in quattro brani durante lo show. I laser sono tutti Kvant.

“Abbiamo lavorato molto sullo show laser, programmando sulle timeline delle tracce audio e del video, lavorando direttamente su tutti gli stacchi musicali. Usiamo delle accensioni separate, dei chase, dei momenti dominanti con tutti i laser accesi. Abbiamo programmato anche un momento carino in cui viene ricreata con i laser frontali la sequenza del pianoforte, tasto per tasto.

“Abbiamo due macchine del fumo in FoH, due sotto il palco e due hazer dietro. 

“Infine – conclude Mattia – ci occupiamo dello sgancio del kabuki iniziale, usando una quarantina di pinze magnetiche”. 

Nicola Manuel Tallino - Operatore luci

“Il disegno luci è della società Mirrad – ci spiega Nicola – e il designer proprio è Jamie Thompson. Ha creato lui lo spettacolo luci e io mi limito ad aggiustarlo venue per venue. La venue di Mantova dove abbiamo fatto l’allestimento era un po’ piccola rispetto ai palasport in cui stiamo lavorando nella tournée italiana, perciò ci sono diversi adattamenti da fare strada facendo… le posizioni per avere dei look migliori nei posti più grandi. Lo spettacolo è molto elegante e rispecchia la musica di Eros al 100%.

“In anticipo – continua Manuel – hanno cominciato in Inghilterra a programmare sul timecode in Wysiwyg per avere una base per ogni brano. Poi, quando sono arrivati, hanno portato la chiavetta USB per cominciare a lavorare sull’allestimento. Hanno costruito tutto loro e, alla prima data, ho preso in mano io la console.

“Mi sono trovato molto bene con Jamie… un buon rapporto. Io ho assistito con la parte tecnica; il network, ecc. Quando è arrivato ha trovato già tutto montato e pronto per andare.

“Il loro metodo di programmare è simile al mio: a strati. Si programma una base per tutto lo spettacolo, non lavorando sul singolo brano. Si creano le basi per ogni canzone e poi, vedendo le prove, si aggiunge ‘a lasagne’ un altro strato sopra ogni brano e così via, per avere un concerto omogeneo per quanto riguarda la tipologia di luci, e comunque evoluto. Invece, quando si lavora finendo un brano prima dell’altro, spesso accade che, a causa del tempo limitato, gli ultimi pezzi vengano fatti frettolosamente. Lavorando a strati sul concerto intero, invece, alla fine della programmazione la qualità dei brani rimane più uniforme.

“Il plot luci è molto intelligente – spiega Nicola – ci sono luci dedicate al piazzato, quelle dedicate ai musicisti per creare gli ambienti sul palco, e poi ci sono quelle dedicate agli effetti – il muro dietro e gli spot in controluce. È un disegno molto essenziale. Non c’è la quantità quanto c’è la qualità.

“I proiettori comprendono 60 Mythos, di cui 48 sul backwall su dei ladder e gli altri dodici sulla prima americana tonda. Sui ladder abbiamo anche delle JDC1 GLP, molto belle… insostituibili infatti. Sono delle strobo a LED con una barra centrale che simula la lampada da strobo anche molto bene, ma che è anche divisibile in pixel. In più hanno il pannello di LED posteriore diviso in quadrati pixelabili. La resa è anche molto forte; la riproduzione delle strobo assomiglia molto all’Atomic, in più dà tutte le possibilità di usarlo in pixel-mapping con i colori. Queste possibilità vengono sfruttate anche in questo spettacolo. Se si dovesse sostituire, ci vorrebbero almeno due macchine diverse per ricoprire tutte le sue funzioni.

“Da lì – continua Nicola – abbiamo dei VL4000 Spot, tutti dietro, in controluce, e ci sono anche dei BeamWash. A terra, abbiamo tutto intorno il palco dei GLP X4 Bar20, che coprono tutto il perimetro del palco, e poi ce ne sono altri sei dietro per un po’ di controluce sulla band. 

“Di nuovo abbiamo questi Chauvet Strike 1, dei LED simili ad un blinder, con luce solo bianca calda. È un prodotto molto interessante: diciamo che non ho sentito la nostalgia per i filamenti.

“Le console Avolites Sapphire Touch – precisa Nicola – sono di Mirrad. L’utilizzo di Avolites è una scelta del designer e del programmatore. Mi pare di capire che Mirrad sia un ‘vicino di casa’ di Avolites, con cui hanno una collaborazione continua. 

“Io ho accettato questa scelta volentieri. Usare Avolites è un po’ un ritorno nostalgico. Come in tutte le cose nostalgiche, si ritrovano degli aspetti che ci piacevano tanto tempo fa, ma è anche vero che nel frattempo si è cresciuti, così è normale cercare delle funzionalità alle quali ci si è abituati e che qui non si trovano. Di pregi ce ne sono tanti e lo show si fa senza problemi; ma è come scendere da una Ferrari e mettersi a guidare una BMW M3 – è sempre una gran macchina, ma una certa differenza si sente. 

“Sinceramente – dice Nicola – la mia impressione è che in Avolites abbiano sviluppato molto il software, che sembra essere andato oltre le capacità fisiche della macchina: si notano dei piccoli rallentamenti, delle piccole pecche nella performance del software… servirebbe probabilmente un upgrade dell’hardware. Per il resto, la ‘mentalità’ Avolites è rimasta identica, si riconosce nella superficie da 20 anni a questa parte. La facilità d’uso c’è, ma ci sono dei limiti nell’uso del timecode che non si può gestire come su altre macchine più attuali; anche sulle macro sono rimasti un po’ indietro. Però, logicamente, la parte artistica del disegno luci non è influenzata da tutto questo. Quando c’è una buona idea, si riesce a ricrearla anche con questa console. I limiti sono più che altro per il programmatore che, magari, per fare una cosa ci mette un po’ di tempo in più”. 

Andrea Corsellini - Fonico FoH

“Rispetto al tour precedente – ci racconta Andrea – la band è radicalmente cambiata. Il batterista è una bestia istintiva… e anche un grande showman. Va imbrigliato ed inserito nel sound. È uno che va molto a feeling… questo è un po’ il valore aggiunto di questo tipo di batterista: non è una macchina. È uno preciso, ma spazia molto. È un po’ un salto nel buio ogni serata… sicuramente non mi annoio.

“Per quanto riguarda il resto della band – continua Andrea – ci sono sempre Paolo al basso e Luca Scarpa alle tastiere e come direttore musicale. Poi c’è il chitarrista di stage right, Corey Sanchez, un ragazzo di New York bravissimo, con un suono ottimo. Abbiamo il corista e polistrumentista Christian Lavoro che suona la chitarra e delle percussioni. È un concerto piuttosto difficile, perché il disco nuovo è molto prodotto. Siamo sempre ai soliti discorsi: riprodurre un disco super-prodotto live non vuole dire fare il disco dal vivo.

“Ho dovuto interagire con Eros – che comunque già lo sapeva – e con il co-produttore del disco, Antonio Filippelli, per farli entrare in questa ottica. Ho cercato di spiegare loro che dobbiamo rappresentare quello che è stato fatto in studio, usando gli stessi ingredienti, ma usandoli in modo diverso… perché gli impianti sono molto colorati rispetto agli impianti piccoli. Se mixi per le casse piccole, magari fai esaltare delle frequenze che in un impianto grande possono essere molto fastidiose. 

“È stato impegnativo – continua Andrea – perché ci sono delle sequenze essenziali per la riuscita delle canzoni. Mettere tutto in bolla è stato abbastanza tosto. Però, devo dire che è stato uno dei pochi tour in cui siamo arrivati a risultati buoni abbastanza velocemente, nel senso che già alla data zero a Mantova, ho detto a Scarpa che, secondo me, eravamo al 70%… che è moltissimo. Sia Eros, sia Luca Scarpa e io ci siamo veramente impegnati tantissimo. Essendo anche il produttore, Eros si sente coinvolto in prima persona, e questo lo ha portato a seguire delle fasi dell’elaborazione che magari in precedenza delegava ad altri. Invece, quest’anno c’è stata un’interazione con lui e con Luca molto forte. Data la stima reciproca e data la confidenza – ormai festeggio dieci anni di lavoro con Eros quest’anno – è stato un lavorare molto serio e molto sul confronto. Alla fine è scaturito un ottimo risultato. 

“È una tournée molto lunga – aggiunge Andrea – ad oggi già novanta concerti e andremo avanti fino alla fine di quest’anno. C’è la parte oltre-oceano che io non seguirò perché sarò impegnato con Vasco… anzi, ringrazio Eros che è stato carinissimo a lasciarmi libero in quel periodo. 

“Per la tranche americana ci sarà infatti Pino Pischetola, come due anni fa. Gli preparerò una sessione di partenza con tutte le mie outboard disinserite, perché nel tour in America prenderanno tutto sul posto. Ci sarà la DiGiCo, ma senza tutti i rack di outboard”.

Che scelte hai fatto per la regia per questo giro?

Cominciando subito dall’unica vera novità, qui sto impiegando l’ultima evoluzione DiGiCo SD7 Quantum, che effettivamente sto usando alla minima potenza. Fa talmente tante cose in più ed è così veloce che sono un po’ disarmato. La prima in disponibilità di Agorà l’hanno data a me, così sto facendo un po’ da beta-tester – tradotto “cavia”. Infatti l’altro ieri sono venuti quelli di DiGiCo per accertarsi che tutto andasse bene. È una macchina tre volte più potente della versione precedente, si vede già dallo start-up – in dieci secondi è già operativa.

Nonostante la macchina più potente – continua Andrea – sto praticamente usando lo stesso setup per me abituale con le DiGiCo. Mi piace avere delle macchine esterne, per avere la possibilità di intervenire manualmente sulle cose essenziali, indipendentemente dalla console che uso. Perciò il mio setup qui è praticamente quello che ho usato con Vasco, con qualche aggiunta.

Sulla voce ho il FocusRite ISA430A MK II Producer Pack, che praticamente combina in una singola macchina tutto quello che mi serve: equalizzatore, compressore, expander, de-esser eccetera. La voce fa sempre il solito giro: il segnale arriva in regia dal microfono, poi sul gruppo in uscita c’è il MaxxBCL che dà la pompata finale, in modo che riesco avere la voce pre- e post-compressione, decidendo quanto comprimerla nel mix finale. Questo è diventato proprio un modus operandi.

Sulla batteria c’è il Transient Designer e per quest’anno, su suggerimento di Morson, su cassa e rullante ho l’Aphex 204 Aural Exciter & Optical Big Bottom, che da un colore particolare e con cui mi trovo davvero bene. Sulla cassa uso il Big Bottom, invece sul rullante uso l’Exciter cha dà un colore particolare allo “snap” e facilita ulteriormente l’imbrigliatura di certe dinamiche.

Non convertiamo con i local rack DiGiCo per motivi di spazio; Giorgio ci ha chiesto di mantenere i rack più snelli possibile, e con queste macchine outboard qua se avessi portato anche il local rack, sarebbe stato necessario un altro rack. Così stiamo lavorando con i convertitori Direct Out Technologies, che sono piccoli e con cui ci troviamo bene.

I miei sommatori sono sempre Teknosign, per questa tournée la versione Sum Adjust LT… anche questo più snello rispetto a quelli grossi. Sto sommando trentadue canali, non sedici. Quindi, con due unità faccio 32 canali tramite i connettori DB25 posteriori che si interfacciano perfettamente con i convertitori Direct Out Technologies.

Per l’effettistica, ho sempre il TC 6000 per voci e quant’altro, mentre sulla batteria ho portato gli Yamaha SPX 2000, facili da programmare e dei quali mi piaceva la pasta sonora per questa band.

Vedo che il palco, come nel passato è sempre abbastanza… vivace, in termini di volume, no?

Sì. Una cosa importante quest’anno, però, è che con l’avvento del nuovo secondo fonico di palco, Donato – scelto personalmente da Eros, perché ha seguito tutto il disco – c’è più possibilità di coordinare i livelli tra palco e sala, perché la maggior parte di quello che suona sul palco suona praticamente per Eros e avendo un fonico dedicato a quello ci consente un bilanciamento migliore.

L’altra problematica che abbiamo è la “semipasserella” che, anche se non viene fuori moltissimo, è in una posizione bella tosta, nel fuoco dei K2. Ho quindi un expander che mi permette di controllare il suono in passerella.

Hai aggiunto un paio di microfoni ambientali davanti la regia…

Quest’anno Eros vuole anche la registrazione left/right di ogni serata. Ma quando si registra L/R dal banco è difficilissimo che gli equilibri tornino perfettamente. Lui questa cosa la sa bene… ci sono le cose che escono di più e le cose che escono di meno perché il mix viene aggiustato per il luogo. Quindi, molto intelligentemente, siccome Eros dice “cacchio, certe volte per sentire com’è stato, vado a vedere su YouTube e dalle registrazioni dei telefonini si capisce bene…”, io ho deciso semplicemente di mettere un paio di microfoni DPA al FoH in X/Y, e ho un piccolo registratore Tascam dedicato alla registrazione ambientale. Da questa registrazione si capisce realmente quello che succede, senza gli sbilanciamenti dovuti agli aggiustamenti del mix per l’amplificazione in quella particolare sala.

Antonio Paoluzi - PA engineer

“L’impianto qui a Milano – spiega Antonio – è composto da dodici K1 più quattro K2 per il main, dietro ci sono otto K1-SB e ancora dietro, e leggermente laterale, ci sono dodici K2 per i side. Poi qui a Milano abbiamo anche delle KARA come extra side. Oggi niente delay, ma a Torino abbiamo messo anche dei delay. 

“L’impianto è disposto in modo che il punto zero corrisponda ai K1-SB appesi, che sono in linea con i sub a terra. Di conseguenza, rispetto ad un’asse di circa 45°, i side risultano allineati con il main. 

“Abbiamo un’ottima distribuzione delle basse frequenze – continua Antonio – sul parterre, a parte il lobo di annullamento che necessariamente si crea con il sistema left/right dei sub a terra. Sulle gradinate, abbiamo una situazione molto omogenea, con una discreta distribuzione delle basse anche lateralmente, grazie alla copertura cardioide che si crea ritardando il main rispetto ai sub appesi. 

“Per il controllo sto usando Lake, con trasporto in Dante, usando praticamente lo stesso rack di controllo che abbiamo usato per Cremonini e per Jovanotti. Anche i finali sono sempre gli stessi… abbiamo così un po’ standardizzato tutto.

“Per le verifiche dell’impianto – aggiunge Antonio – sto sfruttando l’ultima evoluzione del mio Z-ester, un attrezzo al quale si possono collegare i diffusori o linee di diffusori per confrontarne l’impedenza sull’intera banda di frequenze, e salvare i risultati verificati. Comprende un’interfaccia fisica per i segnali audio, un piccolo processore con apposito software basato sul piattaforma Raspberry Pi, con un’intuitiva interfaccia utente”. 

Da sx: Luca Morson, fonico monitor per la band; Michele Brienza, backliner; e Donato Romano, fonico monitor per Eros.


Luca Morson - Fonico monitor per la band

“Siamo partiti dalla falsa riga del precedente tour – racconta Luca – ma questa volta siamo tornati ad essere due fonici di palco. Io curo gli ascolti della band ed i servizi – che non è una cosa da poco – mentre Donato Romano segue Eros. Anche il suo lavoro non è una cosa da poco, soprattutto perché l’ascolto di Eros è molto complesso. È da rincorrere nel mixaggio quando usa l’auricolare e quando non lo usa, eccetera…

“Gli IEM sono Sennheiser 2050, tutti quanti, anche quelli di servizio, così da avere la possibilità di usare le macchine di servizio come spare dei principali. Il batterista e i due tastieristi, oltre ai servizi – per esempio, per la regia video – hanno dei mixerini Roland M48, che sono comodi per poter fare un mix ad hoc. Le cuffiette, purtroppo come sempre, sono tutte diverse. La maggior parte sono Earfonik, alcuni hanno ancora le Gaia di LiveZoneR41, ed Eros usa le Jerry Harvey… bellissime. Tutti sono in-ear, a parte il sub del batterista.

“Per quanto mi riguarda – dice Luca – il setup è quello della tournée precedente: SD7 con svariate IEM e svariate radiofrequenze anche per quanto riguarda i microfoni e le chitarre elettriche e acustiche di Eros. La novità per quanto riguarda il materiale è che per i radiomicrofoni stiamo usando sempre Shure Axient, ma questa volta nella versione digitale.

“Su Eros in particolare stiamo usando i trasmettitori con la doppia frequenza ADX2 con la capsula Beta58A, mentre per gli altri gli Axient analogici. Anche il radiomic di servizio è un Axient, sempre per poterlo utilizzare come scorta in caso di guasto. Con il digitale di Eros, tutto è controllato in remoto con Showlink anche con la funzionalità del cambiamento di frequenza in automatico… e non, perché tante volte è meglio farle a mano. Questo perché, quando il sistema cambia la frequenza in automatico c’è un piccolissimo gap. La trasmissione digitale non sgancia finché la portante non arriva praticamente a zero, e comunque rimane sempre la qualità audio, appunto perché la trasmissione è digitale. Perciò è meglio lasciare che il segnale stia nella zona che la macchina considererebbe a rischio senza commutare frequenza, aspettando anche un momento di respiro o di silenzio per poi cambiarla manualmente. Basta che non sia nel mezzo di una nota sostenuta e la frequenza si cambia velocissimamente e senza nessun rumore… finalmente”.

Perché c’è una SD7 più un’altra SD7, anziché magari una SD7 e una SD9 o altra console più piccola? 

Abbiamo deciso anche come politica aziendale di avere un backup tra le due superfici. Nel momento in cui dovesse succedere qualcosa ad un banco, l’altro banco è in grado di andare avanti per chiudere il brano, il concerto. Per lo show, l’altra console poteva essere di una taglia più piccola o anche di un altro marchio, ma avendone due uguali possiamo avere un’operazione speculare, se necessaria. La scelta della SD7 in questo caso è dovuta alla potenzialità del routing. Riusciamo a utilizzare il protocollo MADI per andare verso le uscite, e con una matrice MADI DirectOut Technologies M.1K2, faccendo tre memorie, riusciamo ad avere le due situazioni separate, le due situazioni gestite da una delle superfici, o le due situazioni gestite dall’altra superficie. Con altre console, questa configurazione sarebbe stata possibile ma molto più laboriosa da realizzare.
Si è deciso di non utilizzare le uscite dei rack DiGiCo, ma di mandare i flussi MADI nella matrice DOTec, per poi uscire su degli Andiamo 2.XT – sempre DOTec – che convertono da MADI ad analogico, e mandare con una patch all’interno dell’M.1K2 nella mia superficie e nella superficie di Donato la “mandata Eros”, patchata a tutte e due sullo stesso indirizzo MADI. Nell’M.1K2 la priorità è alla console di Donato per quanto riguarda l’in-ear di Eros, mentre le priorità nella matrice per quanto riguarda la mia console è verso i musicisti. Ma anche Donato, nella sua superficie, ha quelle stesse mandate con sessioni uguali: l’operatività è diversa, per esigenze di show, ma se succedesse qualcosa, tutti e due abbiamo tutte le mandate per fare una cosa o l’altra.

Il clock qui è per la parte monitoraggio. Siamo separati tra sala e palco dagli splitter passivi Radial. L’anello ottico del palco è separato da quello di Andrea per la sala, sempre perché, se succedesse qualcosa, per esempio se si inchiodasse la console di sala, abbiamo previsto un mix spare che da qui va verso il Lake di Paoluzi per poter finire un brano mentre si ripristina la situazione.

Che cos’altro hai in regia?

Pochissimo outboard: il solito System 6000 che condividiamo su tutte e due le console per l’effetto sulla voce di Eros. Io ho l’Aphex 204 per contribuire ad ammorbidire cassa e rullante. Donato invece sta usando un Manley ELOP sulla voce di Eros, l’Empirical Labs Distressor e il Manley VariMu sul pianoforte, più per colore che per necessità. 

Donato Romano - Fonico monitor per Eros

“Siamo partiti pensando di non usare le cuffie – racconta Donato – cioè, di non costruirgli un appoggio per quando usa le cuffie, ma per avere proprio un monitoraggio perfetto senza le cuffie inserite. Quindi ci sono side left e right, con due SB18 e sei KARA per lato. 

“Poi abbiamo previsto una coppia di cluster di tre KIVA ognuna, usate per l’ascolto principale, appoggiate come dei wedge ma, essendo KIVA, forniscono una copertura per la maggior parte del palco. Su tutti questi diffusori abbiamo un mix totale. 

“Come new entry, abbiamo due cluster di due KIVA ognuno, posti dietro: su questi non mando un mix vero e proprio – solo voce e chitarre elettrica o acustica di Eros. Questi danno una vera mano a mettere in bolla la voce: Eros non sente la voce solo dai lati, ma anche dal centro del palco, come se fosse in studio. 

“Avendo anche l’IEM – continua Donato – del quale lui usa solo l’auricolare sinistro, riesco a mandare lì la voce ed i suoi riferimenti principali – pianoforte, basso, ecc – brano per brano.

“Seguo tutti gli interventi a mano – aggiunge Donato – senza snapshot o SMPTE, alzando e abbassando i VCA. In cuffia Eros ha un mix totale abbassato di circa 4 dB sotto la voce e riferimenti. Io sono praticamente sempre in piedi con le dita sui fader, guardando l’artista; preferisco questo all’automazione, anche perché questa è una band che suona come degli esseri umani, con dinamiche ed emozioni diverse ad ogni show… bisogna quindi intervenire in base a questo”.

Lo show

Visivamente è uno di quegli spettacoli che favorisce il pubblico sulle gradinate. Certo, la grandeur del palco, la vista da sotto la curva del truss frontale e il fondale dei ladder pieni di potenti proiettori offrono un visual impressionante, ma la prospettiva dal parterre nasconde una grande parte degli elementi che rendono così efficace il set design. Ai posti numerati sopra, invece, viene svelato non solo l’elegante fronte palco arcuato ma anche il pieno impatto dei contributi grafici riprodotti sullo schermo curvo che costituisce il set piece caratterizzante dello show. Come in gran parte dei contributi, l’ispirazione “organica” si manifesta in questo display calpestabile che, asimmetrico e fluido, è drappeggiato attraverso il palco in tre dimensioni per terminare in una piccola “lingua” a virgola che serve anche come corta passerella. Dall’alto e dai lati è anche più efficace l’effetto tridimensionale delle proiezioni sul Hologauze, accentuato dalla curva del tendaggio. 

Il coordinamento cromatico tra i contributi video e le luci fa sì che la scena sia sempre un quadro integrale, nonostante la versatilità tra grandioso e intimo. Questo coordinamento vale anche per i laser, in quei pochi brani nei quali vengono usati. A proposito dei laser, l’attenta e gustosa programmazione (oltre alla massiccia quantità) di questi lascia veramente a bocca aperta. 

Al Forum, dopo il primo brano, il suono si stabilisce al livello d’eccellenza che ci si aspetterebbe da questa squadra, con questo impianto, nella quarta data consecutiva in una venue ben conosciuta. Non solo un suono eccellente in sala, ma anche molto omogeneo, potente e nitido sulle gradinate. 


foto: Monaco

Band
Piano & keyboardsLuca scarpa
DrumsEric moore
BassPaolo Costa
GuitarsGiorgio Secco
 Corey Sanchez
KeyboardsGiovanni Boscariol
SaxophonesScott Paddok
Backing vocals & guitarChristian Lavoro
Backing vocalsMonica Hill
 Giorgia Galassi
Credits
ManagementRadiorama
Tour coordination1 Day
Booking agencyVertigo
Record companyUniversal Music Italy
Set designHattie Spice
Show direction & designMirrad
 Jamie Thompson
Lighting programmingChristopher Yeomans
Visuals productionBlinking Lab
 Thomas Wall
 Satoko Shirota
Musical directionLuca Scarpa
Production organizationLemonandpepper
Press officeGoigest
Vendors
Sound & lightingAgorà
Video displays & projectionSTS Communication
LasersSuper FX
Rolling stageAll Access
Set constructionProjekto2012
Drapes & fabricPeroni
CateringMaccaroni Bros
TrucksRockroad
BusesBeat The Street
Travel agencyHirondelle Group
MerchandisingFanshopping
Touring staff
ManagerGaetano Puglisi
Manager assistantClaudia Zaffarano
Tour coordinatorAlice Giovenzana
Artist securityAlex Tatic
Tour accountantWolfgang Schernhammer
Production directorGiorgio Ioan
Production managerStefano Copelli
Stage managerFabio Carmassi
Production assistantBarbara Losavio
Site coordinatorFabrizio Ciammarughi
Band assistantMarissa Bellon
Artist dressing roomLorena Nolli
Band dressing roomSerena Gargano
FoH sound engineerAndrea Corsellini
Audio system engAntonio Paoluzi
Artist monitor engineerDonato Romano
Band monitor engineerLuca Morson
Backline techsFabio Oliva
 Alessandro Fabbri
 Joseph Gormal
 Alessandro Carli Ballola
 Michele Brienza
P.A. techniciansAlessandro Angelo
 Massimo Luna
Lighting operatorNicola Manuel Tallino
Lighting crew chiefIvan Russo
Lighting techsRoberto Torbidoni
 Nicola Visentini
 Raffaele Carrano
 Francesco Mingoia
Video crew chiefMarco Bazzano
Video techsRoberto Catrambone
 Giorgio Bruzzese
 Alex Borgo
 Daniele D’Onofrio
 Matteo Canuti
 Carmine Lonetti
 Piero Costante
 Massimiliano Giovine
Media server operatorAnnalisa Terranova
Video techGiuseppe Baldan
Laser techsGiacomo Mattia Ponzoni
 Andrea Ghedi
Head riggerEmiliano Bitti
RiggerFrancesco Garufi Bozza
Set carpentersFederico Borroni
 Gabriele Russiani
Rolling stage opsMarlon Balladares Lara
 William Bormetti
Catering rep.Lino Fabrizio Palazzo
CaterersGianluca Morozzi
 Luca Tutucci
Band bus driverHolger Braun
 Norman Sterzl
Crew bus driversGordon Ward
 Andreas Maier
 Graeme Ellis
 Russell Burrows
Trucking rep.Antonio Celli
Truck driversGian Mario Folin
 Tony Afilani
 Danilo Pirazzi
 Ippolito Domenico
 David Olivetti
 Duilio Pirazzi
 Omar Bentalha
 Iulian Andrei Neagu
 Fabrizio Gianferro

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