SHOCK: Il punto della situazione sui concerti live

Maurizio Salvadori: "Riprenderanno solo dopo il vaccino".

SHOCK: Il punto della situazione sui concerti live

di Giancarlo Messina

Avevamo incontrato l'ultima volta Maurizio Salvadori a Milano, qualche mese fa, in una situazione molto più felice di quella attuale, cioè per la consegna del nostro Best Show a Lorenzo Jovanotti e al suo fantasmagorico tour, prodotto proprio da Maurizio.

Come tutti sanno Salvadori, con la sua Trident Music, è uno dei principali produttori italiani di spettacoli dal vivo, con una carriera prestigiosa e diversi artisti di punta nella sua scuderia, da Lorenzo ai Tiromancino, solo per citare i primi che ci vengono in mente. Una voce autorevole che abbiamo voluto interpellare per capire meglio cosa sta succedendo e succederà nel nostro mondo del live, senza meno fra i più colpiti da questo tsunami: siamo stati i primi a chiudere e, sembra, saremo gli ultimi a riaprire!

Maurizio, come state vivendo questo momento e quali sono le prospettive per il futuro?

All'inizio nessuno ha preso nella sua reale dimensione questa vicenda, tanto che io a fine febbraio ero a Pordenone a fare le prove coi Pinguini e siamo stati bloccati sul filo di lana due giorni prima del debutto. Ho avuto subito la sensazione che le cose si stessero mettendo male, così mentre alcuni miei colleghi più ottimisti spostavano i concerti ad aprile o maggio io mi sono preso una settimana di tempo e li ho riprogrammati direttamente a fine ottobre. In verità è drammaticamente difficile fare delle previsioni: la mia posizione, che era considerata la più pessimistica, si è rivelata fin troppo ottimistica, perché fino alla fine dell'anno 2020 non si lavorerà.

Immagino vi siate confrontati fra colleghi: è questo il parere di tutti?

Con i miei colleghi non ci siamo mai sentiti così frequentemente come in questo periodo: tutti stiamo pensando che si ripartirà verso febbraio o marzo, ma se devo essere sincero non sono così sicuro nemmeno di questa data, perché saremo gli ultimi a poter riaprire le porte, e lo potremo fare solo dopo il vaccino e le vaccinazioni di massa: non c'è altra soluzione. Dalle mie informazioni sembra che il vaccino sarà disponibile verso fine anno, ma siamo tutti sospesi, senza certezze. Insomma, se tutto va bene avremo un anno di stop, da febbraio a febbraio. E questa oggi è la versione ottimistica in base alle informazioni attuali: domani mattina può cambiare ancora tutto. Fino a sette giorni fa tutti erano convinti di lavorare nei festival a giugno-luglio!
È vero che Cina ci hanno messo 4 mesi ad andare a zero contagi, ma con quarantene molto molto più drastiche delle nostre. Qui stiamo già pensando di aprire le fabbriche fra due settimane: non sono un tecnico, ma mi pare un po' prematuro se vogliamo avere gli stessi tempi.

Quindi si profila una situazione drammatica per tutto il settore! Cosa arriverà dallo Stato per il settore privato?

Dire che la situazione è drammatica è dir poco: penso a tutte le partite IVA dei lavoratori indipendenti dello spettacolo che dovranno mantenersi per un anno senza prendere un euro, al di là dei 600 euro una tantum: la vedo davvero complicata. Adesso sembra che possa arrivare qualcosa di questi 130 milioni stanziati per il mondo dello spettacolo, il problema, un volta di più, è che sembra che il 90% sia destinato a chi già percepisce il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo): non ho niente contro i musicisti de La Scala che prendono lo stipendio pieno stando a casa (con costi ingentissimi), ma non mi sembra giusto che il settore privato, che fattura il 95% degli introiti del mondo dello show business italiano, prenda meno del 10% rispetto alle altre categorie già riconosciute e cautelate. Noi del privato prenderemo, sembra, 10 milioni su 130, che dovrebbero andare a coprire il sostentamento di migliaia di facchini, addetti al servizio d'ordine, migliaia di musicisti, migliaia di tecnici e le imprese del settore. Improponibile. So che ci sono vari emendamenti per distribuire in modo più ragionevole questi fondi: vedremo.

Appare quanto mai drammatica l'assenza di una rappresentanza professionale di queste categorie, con Assomusica che è praticamente l'unico referente istituzionale. Come vi state muovendo?

Il nostro è un mondo un po' particolare, la rappresentanza associativa è davvero difficile da realizzare, in 40 anni raramente ho visto due direttori di produzione andare d'accordo, siamo tutti divi, tutti primedonne! Un po' esagero, ovviamente, ma è per spiegare il concetto. Anche Assomusica sta cominciando a funzionare un pochino adesso, dopo 30 anni, perché siamo tutti abituati ad essere indipendenti e poco propensi a fare squadra: non ci sono mai state una frequenza ed un'unità di intenti come adesso. Ci voleva il Corona Virus! Oggi ci facciamo carico anche di rappresentare musicisti, tecnici e tutto il resto della filiera, infatti siamo stati noi ad insistere perché nelle pieghe della manovra ci fosse qualcosa anche per questi professionisti.

Come hai strutturato la tua azienda in questo periodo?

Cosa vuoi strutturare? Siamo tutti a casa! L'unica cosa che facciamo è spostare i concerti! Se ne sta occupando l'ufficio programmazione, buttando via molto tempo, perché la riprogrammazione ad ottobre ha portato via tantissimo lavoro, del tutto inutile, perché adesso dobbiamo rifare tutto, tenendo conto che da marzo le venue sono ovviamente sovraffollate di eventi... andrà a finire che faremo i matinée! Non si capisce come venirne a capo.

All'estero cosa sta succedendo?

La stessa identica situazione: tutti gli eventi cancellati. Ma qui le cose cambiano di continuo, bisognerà sentirsi ogni settimana per aggiornarsi!

Quando si riprenderà, cosa sarà cambiato?

Alla luce di quello che vedo oggi le cose torneranno come prima solo dopo il vaccino: non credo ad una sorta di paura che la gente si porterà dietro, soprattutto i giovani. Il problema sarà semmai economico: quanti soldi ci saranno fra un anno per il superfluo?    

Finiamo aprendo alla speranza: si può trovare qualcosa di positivo in tutto ciò?

Storicamente a ogni “down” è sempre seguito un “up”: dopo un anno senza concerti il pubblico avrà voglia di tornare, di ritrovare i suoi momenti di aggregazione e apprezzerà dieci volte il nostro lavoro e quello che gli offriremo.


Conclusa l'intervista, ovviamente in video chiamata, ringraziamo e salutiamo Maurizio Salvadori e ci diamo un vago appuntamento in un prossimo futuro, perché tutto può cambiare in maniera repentina. Speriamo in meglio!