Max Pezzali - Sequoia Music Park Festival

In un’estate ancora all’insegna della pandemia, festival e rassegne, spesso con una collaborazione pubblico-privato, sono state le principali occasioni per concerti e spettacoli. Uno sguardo al Parco delle Caserme Rosse di Bologna.

Max Pezzali - Sequoia Music Park Festival

di Alfio Morelli

Il Parco delle Caserne Rosse è leggermente decentrato, ma abbastanza comodo per essere raggiunto con mezzi pubblici, motorini e biciclette, evitando l’uso dell’automobile. Per non smentire l’onorificenza di “Città della Musica”, e per dare un segno di ripartenza, il Comune di Bologna ha voluto riportare ai vecchi splendori questo spazio, facendogli ospitare, pur tra mille restrizioni e regole, diverse manifestazioni. Dal 23 al 28 giugno si è tenuto l’Oltre Festival che, grazie a un pool di organizzatori, quali Arci Bologna, Millenium, Unipol Arena, Bomba Dischi, Zamboni 53 Store, Boxerticket.it e Amedeo Sole, ha proposto un cartellone molto nutrito e interessante, con Margherita Vicario, Frah Quintale, Ariete, Rkomi, Psicologi, per andare “OLTRE” le differenze. Poi, dal 1° luglio, è partito il Sequoia Music Park Festival con un programma più POP; fra gli artisti: Nicolò Fabi, Emma Marrone, Vasco Brondi, Levante, Max Pezzali, Francesca Michelin e altri. 

InOLTRE, per ripagare agli abitanti del quartiere dei disagi dovuti ai concerti, l’11 luglio è stata trasmessa la finale dei Campionati europei di calcio su un grande schermo LED da una decina di metri di base. 

Siamo andati a curiosare e abbiamo assistito alla data del 19 luglio con Max Pezzali. Abbiamo avuto modo di parlare con tecnici e organizzatori per capire meglio le peculiarità degli eventi.

Andrea Raimondi – Responsabile di produzione per Unipol Arena, azienda che produce il festival Sequoia

Andrea, che differenza c’è nel produrre un festival oggi rispetto agli anni passati?

Posso tranquillamente dire che tecnicamente e come modo di lavorare non è cambiato granché; le grosse differenze sono nei budget, che sono molto diminuiti per il semplice motivo che abbiamo le capienze contingentate: fino a qualche giorno fa erano 1000, fortunatamente le hanno portate a 1500. Considera che nelle edizioni passate, nella stessa area avevamo una capienza di 5.000 persone: si capisce che questo fa la differenza. Anche le regole per la sicurezza sono cambiate profondamente: gestire il flusso degli spettatori, organizzare e gestire i distanziamenti interpersonali, controllare l’afflusso ai servizi e alle casse, organizzare i vari punti igienizzanti e tante altre prescrizioni… tutto questo significa anche andare a incidere sul personale di servizio e sui relativi costi.

Artisti e agenzie hanno capito il problema? 

Certamente, altrimenti anche per loro diventava difficile, se non impossibile, fare dei tour alle condizioni pre Covid. La differenza è stata fatta principalmente sulla produzione; ci sono due tipi di tour: quello che viaggia con la mezza produzione, portando il minimo indispensabile come regie e backline, e quello che viaggia solo con l’artista. In questo secondo caso dobbiamo far trovare sul posto il materiale richiesto, nel limite del possibile.

Per la produzione a che aziende vi siete affidati?

Per questa edizione abbiamo cercato di ottimizzare al massimo i costi e abbiamo utilizzato il più possibile il materiale che avevamo all’Unipol Arena, visto che in questo periodo è forzatamente ferma, anzi, è stata convertita in un hub vaccinale! Dell’Unipol abbiamo utilizzato tutto l’impianto audio d&b acquistato poco tempo fa, abbiamo portato anche il grande schermo con passo da 6 mm e una parte dei truss. Per tutto il resto ci siamo rivolti a fornitori esterni: il palco è di Italstage, luci e audio sono di AB Service che ci ha supportato anche in fase di allestimento e ci assiste durante il festival con personale tecnico e materiale necessario.

In quanti lavorate alla produzione residente?

Siamo in sette: io faccio da coordinatore, poi abbiamo Giulia Cataldo che si occupa dell’ospitality, Silvio Righetti stage manager, Davide Bisetti fonico, Zac fonico di palco, Matteo Alberini luci, Matteo Broschi audio. I tecnici, nel caso della mezza produzione, fanno da assistenti ai professionisti che arrivano con l’artista.

A conti fatti vi siete fatti male o vi siete fatti poco male?

Ad oggi devo dire che siamo riusciti a farci poco male, come previsto, grazie anche alle istituzioni e agli sponsor che hanno voluto dare una speranza di ripartenza.

Per la stagione invernale cosa prevedi per l’Unipol Arena al chiuso?

Se devo essere sincero, fino a qualche giorno fa ero più fiducioso, mentre in questi ultimi giorni stanno cambiando gli eventi e sono più dubbioso. Qualche speranza in più viene dal green pass e dalla percentuale di vaccinati che sta crescendo in modo importante. Nella stagione invernale, se non succede niente di diverso, dovremmo avere la possibilità di organizzare qualche evento al chiuso. Comunque in Unipol Arena non abbiamo niente di programmato fino alla primavera del ’22, con il primo grosso concerto di Eric Clapton il 21 maggio. Ma questa è anche una tendenza delle produzioni straniere che hanno programmato la ripartenza proprio nella primavera del prossimo anno. 

Stefano Roberto – Titolare di AB Service

Qual è stato il vostro ruolo in questo festival?

Siamo stati chiamati da Raimondi, viste le precedenti collaborazioni, per supportare la produzione di questo festival. Abbiamo utilizzato tutto il materiale che avevano a disposizione all’Unipol Arena – Impianto audio dB Techologies VIO L212, maxi schermo Acronn e parte delle truss – per il resto abbiamo fornito noi il materiale necessario: tutti i corpi illuminanti, comprese le regie luci, le regie audio, il backline, soddisfacendo poi le richieste dei vari artisti in cartellone. Oltre che del materiale, ci siamo occupati di progettare e installare anche tutti gli impianti di servizio: i collegamenti elettrici, l’impianto elettrico di alimentazione di audio e luci sul palco e le regie, le alimentazioni ai servizi nel backstage, ecc…

Che tipo di luci avete montato?

Devo dire che la produzione è stata molto più attenta alla qualità che al budget; infatti all’inizio avevamo proposto un impianto luci abbastanza minimale, mentre ci hanno rassicurato dicendoci che volevano un impianto più performante, perché volevano, nonostante il periodo di ristrettezze, un’immagine di qualità. Il marchio prevalente è ACME, con una decina di Spartan Hybrid 20R, degli accecatori e dei piccoli testa mobile montati lateralmente al palco; in basso ci sono degli Oxygen. A completamento di questo abbiamo dei wash di Robe, dei beam di Claypaky e delle strobo Martin. In regia abbiamo messo a disposizione un mixer luci Avolites e un mixer audio Yamaha Rivage PM10.

Andrea Arlotti – Operatore luci Max Pezzali

Come si gestisce un tour in una situazione così anomala? 

Bisogna semplicemente fare il possibile per portare a compimento il proprio lavoro. In questo caso io lavoro su un progetto di Jordan Babev e Davide Pedrotti di Blearred, ricopro quindi il ruolo dell’operatore luci. Viaggiamo in mezza produzione, quindi con le regie, il backline e un fondale. Oltre alla band, ci siamo io, il fonico FoH, il fonico di palco, due backliner e due in produzione.

Che tipo di mixer ti porti in giro e cosa trovi sulle varie piazze?

Io viaggio con una grandMA 3/2 (console MA3 ma con il software MA2) e ho buona parte dello spettacolo in timecode. Abbiamo fatto ancora poche date, ma generalmente troviamo del buon materiale: mandiamo per tempo un disegno luci che gradiremmo trovare e tutto sommato al momento abbiamo trovato situazioni abbastanza soddisfacenti. Le produzioni locali cercano di dare nel limite del possibile quanto richiesto, c’è buona volontà e voglia di ricominciare. In questa data abbiamo trovato dei testa mobile ACME, che non avevo mai usato, dei Claypaky e dei wash Robe. Naturalmente devo lavorare col disegno che trovo e cercare di adattarlo allo spettacolo, ma fortunatamente anche da parte dell’artista e della produzione c’è molta comprensione per il risultato. È chiaro per tutti che in queste condizioni l’importante è portare in qualche modo in porto la barca.

Alex Trecarichi – Fonico FoH

Come vi siete organizzati per affrontare questo giro?

Il tour nasce in coda al successo del libro di Pezzali, Max90, che sta avendo un discreto successo. Sull’onda del libro si è deciso di partire in tour, anche perché eravamo a casa da troppo tempo e tutti avevamo voglia di uscire. Passiamo all’interno di diversi festival; l’agenzia, Vivo Concerti, è riuscita a fare un calendario veramente intenso, a oggi una cinquantina di date che continuano ad aumentare. Per caso o per necessità il tour si ispira alla vecchia maniera di andare in giro: si fa con quello che c’è, l’importante è portare a casa la serata. Nonostante ciò, devo dire che per il momento abbiamo trovato delle situazioni veramente buone, anche perché si respira un’aria positiva; sulle piazze troviamo ragazzi carichi, con tanta voglia di fare, non c’è più quell’aria altezzosa che spesso si incontrava in tempi non sospetti, c’è una voglia generalizzata di ricominciare. E, dopotutto, ritornare alle origini con un certo bagaglio d’esperienza non è poi così male. Per quanto riguarda la parte audio mi occupo della regia FoH, mentre Luca Morson è sul palco. Entrambi usiamo due consolle Avid Venue S6L. In regia FoH uso molto i plug-in interni del mixer, con l’aggiunta di altri posizionati esternamente su due server Soundgrid.

Per quanto riguarda le prove, ci siamo portati dietro le brutte vecchie abitudini, quindi pochissimi giorni di prove. Abbiamo dovuto montare quasi metà della scaletta con pezzi nuovi e con buona parte della band di nuovi elementi. Ma ce l’abbiamo fatta. 

L’artista si diverte?

Sicuramente anche per lui è un ritorno agli inizi, con canzoni che non cantava da un po’, senza quella pressione dei tour precedenti. Insomma si respira una bella aria, siamo più leggeri. Racconto un aneddoto tecnico simpatico. Alle riunioni precedenti il tour, ci siamo confrontati io e Max e lui mi ha fatto una confessione: “Sai Alex – mi ha detto – io con il microfono che uso normalmente (DPA d:facto) mi sento troppo bene, vorrei qualcosa di più adatto alla mia voce”. Mi sono messo alla ricerca di qualcosa che poteva fare al caso suo e, tra le varie prove, abbiamo scoperto con soddisfazione una capsula M80 Telefunken perfetta per lui! 


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