Luca Nobilini - PA Man

I personaggi del concerto all'Arena: Mika - The Magic Piano.

Luca Nobilini - PA Man
Il "giornalista" Alberto Butturini con Luca Nobilini, PA Man.

L'intervista di Alberto “Mente” Butturini al PA Man Luca Nobilini sull'audio del concerto di Mika all'Arena di Verona.

Comincio con il chiederti la configurazione dell’impianto.

L’impianto è L-Acoustics, in una configurazione standard per l’Arena: lo abbiamo già montato tante volte ed è la configurazione ottimale, aldilà dei piccoli aggiustamenti. Abbiamo montato come main un PA con K1 e K2, con a fianco dei KS28 appesi, poi come side fill altri K2  aperti di 20°, a terra altri KS28 e come front fill dei Kara. Come vedi, tutto nella norma.

Visto che nella tua lunga carriera hai incrociato moltissimi fonici italiani e molti stranieri, che differenza trovi nel modo di lavorare?

Ogni professionista ha il suo modo di lavorare ed è difficile standardizzare. Ti posso dire che i nostri fonici prediligono sempre di più i bassi sospesi, format che consiglia anche la casa madre. Ultimamente L-Acoustics ha implementato una sorta di steering per la parte bassa non variabile: una volta deciso il progetto, lo importi e la parte bassa così rimane, al contrario della parte medio alta. Per quest’ultima, il main è sempre una configurazione mista tra K1 e K2 in base alla configurazione del parterre. I fonici italiani sono più variegati nelle richieste, c’è chi predilige il K1 sub in testa, per arrivare più lontano con con la parte medio bassa, o chi predilige il K1 sub dietro, per pulire il palco. Anche sui KS28 ci sono diverse tendenze, chi li predilige dietro e chi di fianco. Gli stranieri prediligono il KS28 a fianco della banana dei medio alti, giusto per contraddirmi, ed è così che lo abbiamo montato questa sera in Arena.

I sub KS28 a terra sul palco, in configurazione cardioide.

E se ti dicessi le paroline magiche “arco elettronico”?

Arco si o arco no, non c’è una soluzione migliore. Dipende sempre dalle varianti. Ti riassumo in un pensiero: all’aperto sì, mentre al chiuso ho qualche perplessità. Con i sub left e right ormai sappiamo praticamente tutto, i pro e i contro, e con quelli troviamo il miglior compromesso. Nell’optare per l’arco elettronico, ci sono da tenere in considerazione i palchi con le passerelle, che vanno a spezzare il concetto dell’arco elettronico e costringono ad adottare dei compromessi nell’uso di queste tecnologie.

Una curiosità da fonico: la mia tendenza è richiedere al PA Man un settaggio lineare dell’impianto, nella fase di soundcheck mi aggiusto il suono che voglio ottenere, e poi eventualmente chiedo una piccola correzione dell’impianto per arrivare all’obbiettivo finale. Gli altri come si comportano? 

Certamente le esigenze sono in continua evoluzione e cambiano da fonico a fonico. C’è chi vuole l’impianto flat, poi si aggiusta il suono, oppure chi chiede sulle frequenze basse un certo incremento. Io prediligo più la tua versione: ti consegno un impianto neutro, tu ci lavori, e alla fine cerchiamo di raggiungere insieme il risultato ottimale. Gli stranieri prevalentemente sono più smart, ti chiedono un settaggio un po’ più ciccione, con delle medio basse più importanti.

Forse perché loro non devono consegnare ogni sera la registrazione audio della serata… Cattiveria!

Può essere [sorride].

Ultima domanda. Ultimamente l’audio rimane una voce importante in una produzione, o sta diventando un accessorio pregiato?

Sta diventando un accessorio, purtroppo. Le produzioni danno sempre più importanza alle scenografie, ai video e alle luci, e l’impianto viene deciso per ultimo e si appende dove c’è posto. Poi magari, se il risultato non è ottimale, ti fanno anche la ramanzina. Per fortuna non sono tutti così.