Link - Quando l’interconnettività è una visione

Link è nata in un’epoca in cui il mondo non era invaso dall’informazione come al giorno d’oggi. Eppure le idee dei fondatori erano chiare: interconnettività!

Link - Quando l’interconnettività è una visione

In copertina: I due fondatori di Link, Assunta Fratocchi e Marco Piromalli.

di Giovanni Seltralia e Alfio Morelli

Link è nata in un’epoca in cui il mondo non era invaso dall’informazione come al giorno d’oggi. Un tempo in cui internet era solo agli albori, la fibra ottica un vezzo da ingegneri, audio e video ben radicati ai ritmi e ai materiali del mondo analogico.

Era il 1987, eppure le idee dei fondatori erano chiare: “Per noi l’interconnettività è sempre stata l’elemento fondamentale,” ripete ancora oggi Marco Piromalli, uno dei due fondatori e presidente di Link; al suo fianco, l’attuale amministratore delegato Assunta Fratocchi.

“Tutto è nato – racconta Marco – dal bisogno di risolvere dei problemi reali del nostro campo: abbiamo vissuto i palchi per dieci anni, ai tempi in cui lavorare significava collegare singolarmente centinaia di fari e passare le giornate a inseguire le linee per curare i guasti.

“Tra le luci e l’audio c’era lo stesso problema ricorrente: bastava un cavetto o un correttore da mille lire difettoso per rovinare un grande show. Era il momento di sviluppare una cultura tecnica e trovare soluzioni.”

I collegamenti non erano sicuri e i connettori di plastica erano addirittura pericolosi. Con tanto entusiasmo e voglia di migliorare, l’azienda si è man mano concentrata sulla fornitura di soluzioni per i problemi di cablaggio e di connessione di diverse aree, costruendo una solida reputazione sulla base di due marchi di fama mondiale: Eurocable e LK Connectors.

“La nostra migliore qualità è stata quella di ascoltare le esigenze dei nostri colleghi e di trovare partner con cui crescere insieme. Siamo andati in cerca di soluzioni, a volte adattandole da altri mercati, a volte realizzandole da zero. Abbiamo adottato connettori di tipo militare rendendoli più adatti alle nostre esigenze,  come ghiere allungate per migliorare la presa, introdotto serracavi IP67, abbiamo adottato il colore nero fondamentale per gli show dal vivo: una serie di piccoli elementi che hanno fatto la differenza.”

Un punto è rimasto costante: cercare la connettività tra mondi diversi, come alimentazione, audio, video. Le cose che una volta erano separate sono oggi inestricabilmente legate l’una all’altra: un musical viene filmato per la produzione di un DVD e trasmesso in TV, mentre viene fruito da un pubblico dal vivo.

“Soprattutto con i cavi, siamo stati bravi a capire come mixare all’interno diverse tipologie per segnale e ‘potenza’; poi abbiamo iniziato a pensare ai connettori ibridi. Nel corso degli anni abbiamo dovuto sviluppare conoscenze di tutti i tipi: soprattutto quando alcune aziende hanno iniziato a chiederci degli sviluppi elettronici ci siamo attrezzati anche in quel senso. Per fare un esempio, uno dei grossi service che nei primi anni Duemila aveva un tour con Celine Dion richiese audio tutto a 96 kHz, e necessitava di uno splitter ‘uno su molti’ che sul mercato nemmeno esisteva. Allora lo abbiamo progettato da noi: uno splitter AES/EBU uno su dodici. Nel corso degli anni abbiamo recuperato quel modulino, lo abbiamo ripensato, e oggi costruiamo box AES/EBU che usano tanti grandi marchi. Cerchiamo di dare qualcosa di differente, è inutile copiare altri prodotti: grazie a questo collaboriamo con tutta Europa, Italia compresa – RCF, Outline o K-array, per esempio – e lo stesso con i marchi statunitensi. Quello che ci differenzia è che se qualcuno ci sottopone un problema di collegamento, noi non abbiamo bisogno di adattare cavo e connettore, noi studiamo cavo e connettore insieme.”

All’ideazione di nuove soluzioni, si è affiancata la necessità di distribuire anche prodotti di altre aziende: “In Italia Link ha sempre avuto, per alcuni accessori o componenti di contorno, una vocazione di distribuzione. Noi riteniamo di dover dare la garanzia al cliente di rivolgersi alle persone più competenti possibili: preferiamo avere partner affidabili cui fare riferimento, come Extreme Networks, primo marchio al mondo a essere certificato AVB. È comunque necessario capire in quali nicchie investire: per esempio, abbiamo costruito un sistema Dante perché non c’era uno stage box di quel tipo sul mercato. Con l’avvento del digitale bisognava muoversi in quel senso, coprire tutte le situazioni, senza avere la pretesa di sostituire i DSP remoti dei mixer originali, come gli stage box Yamaha o Allen & Heath. Dove il mercato non ha soluzioni, noi proviamo a dare una mano, senza improvvisare e senza metterci in competizione con i marchi già riconosciuti.”

Nella nuova sede di Guidonia – composta da due piani da 1500 m– il laboratorio è decisamente all’avanguardia, ma la formazione non si ferma mai: “Abbiamo già da qualche anno iniziato l’incremento delle conoscenze e delle attrezzature in laboratorio riguardanti la fibra. Abbiamo mandato i nostri ragazzi in America a prendere le certificazioni per i connettori MTP, che a mio parere sono il futuro: ventiquattro fibre in un solo connettore equivalente a un MPO. Recentemente siamo diventati assemblatori e riparatori uffciali Neutrik OpticalCON. Siamo anche in un momento in cui le tecnologie continuano a cambiare, in particolare la fibra ottica si rivela sempre più la connessione del futuro, per quanto nessuno nell’audio voglia rinunciare alla ridondanza in rame. Abbiamo investito decine di migliaia di euro per avere strumenti adatti a lavorare con la fibra: c’è uno strumento, l’interferometro 3D, che fa l’analisi geometrica della lappatura, per esempio; bisogna allineare elementi nell’arco di pochi micron, e basta poco per creare connessioni imprecise. Sono materiali perlopiù utilizzati nei data center, ma credo che convergendo tutto su ethernet entro pochi anni gli studi televisivi e di registrazione non saranno diversi dai data center dedicati di Google.”

Oggi Link è un’eccellenza italiana, e non solo: la sede a Middleton, nel Wisconsin, vede personale in loco sia tecnico, sia amministrativo, sia commerciale. La distribuzione è per metà dedicata all’Italia, per metà al mondo. Un’azienda internazionale, dunque, che guarda avanti: “Siamo diventati un player internazionale, ormai, e questo ci spinge a imparare sempre qualcosa di nuovo, a conoscere culture diverse e a farci ispirare per il nostro lavoro.” 

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