La Brexit e le conseguenze sulla musica live

Una lettera di UK Music mette in guardia il governo inglese dalle conseguenze sul settore musicale.

screen shot 2018 11 27 at 121604L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ha da poco superato uno degli step decisivi: i 27 leader europei hanno dato il via libera politico all’accordo per l’uscita voluta dal governo inglese. Si tratta di un processo lungo e faticoso, dalle pesanti conseguenze, con cui il governo conservatore di Theresa May si sta giocando buona parte dei suoi sostenitori.
Tra i settori che verranno colpiti più pesantemente, quello della musica live. Il CEO di UK Music, Michael Dugher, ha scritto al Primo Ministro una lettera pubblica per spiegare i problemi che comporterà l’uscita dall’UE.
“Secondo il nostro recente rapporto Measuring Music – spiega Dugher – l’anno scorso l'industria musicale britannica ha contribuito per 4,5 miliardi di sterline all’economia e ha registrato una crescita del 7% nelle esportazioni.”
Si tratta di una fetta di mercato piuttosto imponente, che occupa 145.815 persone.
Le prime due problematiche individuate dal CEO riguardano il movimento di persone e il movimento dei beni. Molte tournée oggi prevedono date all’estero, e all’interno dell’UE questo non prevede particolari ostacoli burocratici; la situazione cambia per i non-europei, se si pensa che a Parigi ad esempio per le performance live sono richiesti dei permessi di lavoro speciali.
Molti tour, in questo modo, semplicemente non verranno nemmeno pianificati. Gli stipendi medi di musicisti e tecnici, al netto delle pochissime star dai guadagni stellari, sono al di sotto della media nazionale britannica, e andranno a calare ulteriormente con la Brexit. Naturalmente, poi, il mercato vedrà l’introduzione di tasse su CD, strumenti, materiale tecnico, che peseranno su professionisti e appassionati.
Tutto ciò riguarda soltanto l’aspetto materiale della questione, senza tenere conto dell’importanza culturale degli scambi e dei confronti con i musicisti che spesso immigrano in UK. Per questo la lettera chiede un passaggio graduale al nuovo sistema, e dei provvedimenti speciali che proteggano il settore musicale, magari con la creazione di un passaporto professionale che agevoli i movimenti dei lavoratori del live.
Un’altra problematica di una Brexit senza tutele riguarda poi il diritto d’autore: “La giurisdizione dell'Unione europea sul diritto d'autore ha comportato che la legislazione nazionale del Regno Unito si basasse su direttive emanate dall'UE. Attualmente l'UE garantisce un elevato livello di protezione delle opere coperte dal diritto d'autore. Accogliamo con favore le disposizioni dei paragrafi 44 e 45 della dichiarazione politica, che prevedono la protezione e l'applicazione della proprietà intellettuale per stimolare la creatività e cercare di mantenere livelli elevati di protezione ai sensi della legge sul diritto d'autore.”
La richiesta è dunque incentrata sulla continuità con il passato, con il mantenimento delle tutele esistenti e con un occhio di riguardo per un settore ancora florido.
Qui il testo completo della lettera in lingua originale.