Italia Loves Emilia

Il brano in studio.

di Lorenzo Cazzaniga

22 settembre 2012.


Un evento straordinario: la musica italiana ricorda a se stessa e alla gente che una canzone non cambia il mondo, ma la forza di aggregazione che ha dentro qualche volta può aiutarlo ad essere migliore.
Un momento eccezionale, che va ricordato per la sua semplicità e la sua forza, va fissato nel tempo per il suo valore.
Di qui l’ esigenza di radunare immagini e suoni del concerto su un supporto e di trovare una canzone che, attraverso quel grande altoparlante che sono i media, possa gridare a tutti e specialmente al popolo dell’Emilia colpito dal terremoto: “La musica italiana c’è”! nastro

Nasce così l’idea di Claudio Baglioni di utilizzare il brano A muso duro di Pierangelo Bertoli, grandissimo cantautore emiliano, proprio nell’anno in cui ricorre il decennale della sua scomparsa.
La realizzazione della versione del brano è affidata a Paolo Gianolio, che mi chiama per coinvolgermi nel progetto: accetto subito con gioia e ci mettiamo al lavoro.
Lavorare con Claudio e con Paolo è sempre musica, grande musica. È un onore.
Avevo conosciuto Pierangelo Bertoli quando ero ancora un ragazzo e non avevo nemmeno vent’anni: mi ricordo la sua forza, la sua tenacia, la sua continua invettiva politica, la sua voglia di fare musica; abbiamo condiviso il lavoro su un paio di suoi album, lo ricordo come uno di coloro che mi hanno incoraggiato ed aiutato ad amare questo mestiere quando neanche avevo capito che in questo lavoro ci sarebbe stato un futuro anche per me.


La pratica è complessa: il brano è strutturato da tre strofe, di cui ognuno dei 13 cantanti eseguirà singolarmente una delle frasi, e da un chorus che sarà cantato sempre da tutti gli artisti insieme, culminando in un crescendo finale spinto da una modulazione e da una serie di variazioni vocali sulla coda che conclude.
Le parti sono già concordate, perché il brano è stato eseguito in chiusura della serata di Campovolo.

Si parte
Ci si vede a Bologna per la registrazione della ritmica con Elio Rivagli, studio Fonoprint. È un po’ che non venivo qui: oggi più che in passato, tendo a rimanere quando posso in zona Milano, più vicino possibile alla mia famiglia.
La sensazione è bellissima: nonostante questo per la musica sia un momento complesso da molti punti di vista, nei luoghi dove di musica se n’è fatta tanta e ad alto livello, respiri sempre un’aria più leggera, quasi spensierata. C’è gente speciale.


Tutto va a meraviglia: velocemente completiamo l’opera e io rientro a Milano dove mi fiondo allo stadio di S. Siro per la partita Italia – Danimarca.
All’inno capisco che c’è un filo sottile che lega i due eventi: musica e sport, coi loro lati fantastici e qualche volta oscuri, se li chiami nella difficoltà rispondono sempre senza paura: “Presente”! La Nazionale nel frattempo vince: tutto ok.
Mentre Paolo rifinisce l’arrangiamento del brano, chiediamo a Claudio Baglioni ed a Luciano Ligabue di realizzare, oltre alla loro parte vocale delle strofe, la voce della parte corale degli incisi, così da utilizzarla come riferimento per l’esecuzione dei ritornelli degli altri cantanti.


Il buon Michele Barrile di F&P Group si preoccupa immediatamente di far avere a tutti la base con le guide per realizzare i canti. Non incrociavo Michele da un bel po’ di anni, dopo aver condiviso per parecchio tempo molte produzioni: è stato bello e divertente rincontrarsi su questo progetto.
L’operazione però è in corsa e non tutti riescono a ricevere in tempo la versione con le voci di riferimento per cantare, così alcuni degli artisti eseguono la parte del ritornello soltanto immaginando la presenza degli altri.
Poi ognuno, senza sapere cosa faranno gli altri, nel corso della coda del pezzo esegue variazioni ed interventi in modo del tutto personale.
Infine ognuno degli artisti ci invia il materiale realizzato spedendoci i file attraverso la rete.

È una lotta contro il tempo: riuscire a far combaciare gli impegni e le necessità di così tanti artisti in una finestra temporale così breve è un azzardo, ma possiamo farcela.
Mentre siamo a Milano, studio Alari Park, a terminare alcuni dei mixaggi della parte del DVD relativa al concerto della serata del 22 settembre, arrivano i primi file delle voci degli artisti.
Impostiamo la sessione di lavoro per il mix del singolo.
Decidiamo di considerare il brano come la composizione di due eventi distinti: uno, le strofe, in cui focalizzare l’attenzione alle performance degli artisti dal punto di vista della difesa della personalità dei singoli, mentre l’altro, i chorus, in cui l’effetto corale complessivo dia enfasi e massimo risalto all’aspetto emozionale del testo.


cazzanigaLa console analogica, una Neve Vr Legend a 72 input, mi viene in aiuto in lungo (per il numero infinito di canali) e in largo (per la sua capacità dinamica di somma senza confine): divido le voci delle strofe ognuna su un canale per poterle processare in modo indipendente e poi le indirizzo ad un unico gruppo per inviarle ad un unico bus di processing dinamico esterno. Splitto il ritorno su un altro paio di canali che uso come mandate ad effetti diversi per i vari cantanti.
Per i chorus mi riservo quattro coppie di uscite sulla console dove divido gli artisti in gruppi per parti e/o per complementarietà di timbro.


Per rendere compatto il gruppo, ma anche il più possibile riconoscibile il timbro di ognuno all’interno del coro, spazializzo i 4 gruppi in modo differente, aiutandomi con il prototipo di un nuovo software audio 3D ancora in via di sviluppo con amici del Politecnico di Milano.
Inizio a rifinire i timbri dei singoli interpreti, aiutandomi con l’ascolto di qualche disco di coloro coi quali non avevo ancora avuto il piacere di collaborare.
Il materiale delle parti cantate che piano piano arriva è ottimo sotto ogni punto di vista; anche coloro che per rimanere nei tempi programmati cantano i ritornelli senza alcun riferimento, ci inviano un’esecuzione che magicamente è compatibile quasi del tutto con quella di coloro che hanno seguito i riferimenti.
Approntato un balance di riferimento delle parti vocali, parto con il mix degli elementi musicali.
È qui che ascoltando il testo del brano ci viene un’idea: perché non provare a recuperare la voce originale di Pierangelo Bertoli per far concludere a lui il messaggio che il brano lancia?

Michele, dopo aver consultato il figlio di Pierangelo, nel giro di 24 ore fa arrivare dalla Warner un paio di 24 piste analogici sui quali si suppone si possano recuperare la parti in questione. I nastri analogici sono uno del 1979 ed uno di un concerto dal vivo del 1985. Entrambi appaiono in buono stato, ma andrebbero sottoposti alla procedura di cottura in forno per evitare che il deterioramento della colla che unisce la banda magnetica al nastro esterno di supporto impedisca il normale funzionamento della macchina. La pratica richiede più giorni e noi non possiamo aspettare. Riaccendo il vecchio Otari MTR 90 dopo qualche tempo di letargo, non fa una piega, anzi scodinzola: è pronto a fare la sua parte. Lo taro col nastro campione e mi sembra di aver smesso ieri di fare questa pratica. Lo provo con un nastro che ho in studio e tutto funziona. Poi carico il nastro più antico e tutto va a meraviglia, a parte scoprire che il nastro contiene soltanto mix stereofonici di backup registrati su una coppia di piste dell’album in questione. Niente da fare: resta una sola pallottola in canna. Il nastro che contiene la parte vocale è del 1985 e qualche problema lo presenta: pur essendo conservato ottimamente, tende ad opporre resistenza al trascinamento.


Decido di provare ugualmente, visto che il nastro è a 30 IPS, il brano è l’ultimo dei tre registrati e la frase che mi serve è proprio sul finale del pezzo. Mi avvicino al punto con un calcolo approssimativo della quantità del nastro da far scorrere ed eseguo questa operazione a mano per non sottoporre il nastro alla trazione dei motori in rewind e rischiare di rovinarlo. Trovo la frase. La tonalità del brano è la medesima del nostro nuovo finale, ma il nastro fatica ad essere stabile nel trascinamento. Mi accorgo che aiutando a mano uno dei tensori, si può stabilizzare la velocità del registratore, facendo accelerare il motore di trazione opposto. Metto in record il Pro Tools collegato alle uscite del mio Otari e premo il tensore in questione intonando ad orecchio la voce con la nota di un pianoforte: al terzo tentativo ho la frase che mi serve!


La inserisco nella sessione e con sorpresa scopro che sembra eseguita su questa versione del brano, è quasi perfetta sia nel tempo che nell’intonazione (la tonalità del nostro finale è la stessa del brano originale: un segno del destino?). Faccio i ritocchi necessari e ci siamo: sentire la sequenza del chorus finale (il coro che canta “e non so se avrò gli amici a farmi il coro…”, con lui che chiude (“alla fine della strada potrò dire che i miei giorni li ho vissuti..”) ci emoziona tutti.

Ora non resta che rifinire il mix musicale, bilanciare le voci e dare un senso organico alla parte finale, dove tutti gli artisti si sono sbizzarriti nelle variazioni.
Con Paolo montiamo diverse sequenze possibili della coda, dividiamo nello spazio stereofonico gli interventi in modo che lo sviluppo abbia un senso sia emozionale che dal punto di vista dell’intelleggibilità, fino a trovare un equilibrio che ci soddisfa. brano


Il pezzo ha un balance molto delicato e per questo lo abbiamo mixato ascoltando da subito attraverso un setup di mastering completo, per evitare di alterare con quest’ultima operazione l’alchimia sottile dei livelli tra le tante voci.
Il file prodotto gira quindi sulla rete e raggiunge gli artisti che lo ascoltano e ci mandano i loro commenti e le loro richieste. Facciamo le correzioni cercando di esaudire tutti nel modo più completo possibile, compatibilmente con le esigenze dei colleghi.

E siamo alla fine.
Per impegni inderogabili di lavoro (tanto per cambiare) non sono riuscito ad assistere al concerto di Campovolo: ho guardato le immagini il giorno seguente e vedere tutti questi grandi artisti insieme davanti a questo mare sterminato di gente per una causa così nobile mi ha emozionato. Sentire poi le loro voci nel brano che abbiamo realizzato trasmettermi la stessa energia mi ha fatto tornare alla mente l’immagine di un quadro di Pellizza da Volpedo intitolato “Il quarto Stato”, opera con la quale il pittore richiama l’arte tutta al compito di educare le persone, elevandole spiritualmente e culturalmente. Perché in questo evento ho visto nuovamente esistere la possibilità per la musica di affrancarsi dal grigiore di un’epoca in cui una scellerata politica industriale e commerciale della discografia l’ha di fatto relegata al ruolo di sottofondo della vita quotidiana.


Perciò grazie di cuore a chi ha organizzato questo evento, agli artisti e alla loro energia ed a coloro che hanno lavorato al progetto . Da parte di tutti quelli, e sono tanti, che ancora si aspettano dalla musica un ruolo culturale e sociale da vera protagonista.