Dario Maffezzoni - Produttore esecutivo; Bicio Marchi - Direttore di Produzione
Il Palajova 2025 comincia a Pesaro e restituisce un Lorenzo pieno di energia e una squadra affiatata dietro le quinte.

L’attesa per il ritorno di Lorenzo era palpabile, alimentata dalla consapevolezza che Jovanotti ha sempre saputo stupire il suo pubblico con show di altissimo livello, veri e propri concentrati di energia e innovazione tecnologica. E lo possiamo dire, anche questa volta le aspettative non sono state deluse. Intervistiamo i professionisti che hanno lavorato mesi per arrivare a un risultato che ancora una volta risulta memorabile.
Dario, come è stata pensato questo spettacolo, da dove è partito e che percorso ha fatto?
Ci siamo messi a lavorare a questa produzione un anno fa: Lorenzo ha voluto ricreare un salone delle feste, voleva che il pubblico avesse l’idea di entrare in un luogo magico, un grande ritrovo tra amici che fanno festa. Dopo l’idea è venuta la progettazione, lo studio delle movimentazioni, le ipotesi di fattibilità con un grande dispiego di forze a livello economico e di personale; un progetto in cui Salvadori ha creduto fin da subito, investendo molto anche dal punto di vista economico.
Tempo fa, in una chiacchierata, Salvadori ci disse: “Quando si muove Lorenzo ho paura”.
Lo capisco: Lorenzo quando si muove non fa mai cose semplici e banali. Siamo partiti molto in anticipo perché si creasse innanzitutto un team coeso di grandissimi professionisti, sia dal punto di vista creativo sia dal punto di vista tecnico; è partita così questa collaborazione con il team olandese di Frontline Rigging & Motion, con cui è iniziata la progettazione, i primi studi di fattibilità a livello tecnico, fino all’idea del fiore che potesse arrivare fin sopra alle persone, che si muovesse in verticale e in orizzontale.
Ho visto qualche movimentazione durante le prove, c’è parecchio materiale in movimento…
Abbiamo oltre cento motori a velocità variabile, da 500 kg a 2 ton. Questo fa sì che i pods possano muoversi sia in maniera verticale sia orizzontale, e spostarsi su questi lunghi binari. All’interno degli stessi pods, ci sono parti che possono ruotare a 360°.
Il progetto è opera degli olandesi?
No, l’idea parte da Lorenzo con il nostro team di creativi, ovvero Josh Geromin, Filippo Ferraresi, Matteo Ioli, Sergio Pappalettera e Steve Polli, che hanno messo a punto un fiore che si potesse aprire e chiudere anche durante la rotazione, con tutti i calcoli per mettere tutto a norma. Gli olandesi sono intervenuti nella parte finale della progettazione per far sì che tutti i movimenti avvenissero in sicurezza, senza alcun impedimento o conflitto tra le varie strutture. Altro grosso lavoro di progettazione e fattibilità è stato quello di progettare i pods in modo da poterli trasportare quasi interi, che ha significato un grosso risparmio di tempo.
Che calendario avete?
Per il momento siamo a 50 date su 8 piazze, da un minimo di 3 a un massimo di 6 date per venue; su Roma e Milano torniamo due volte in tempi diversi, per via di una richiesta di biglietti molto alta e la disponibilità delle venue.
Come è composta la carovana?
In questo tour operativo siamo circa 80 persone, più la forza di lavoro locale. Per il materiale usiamo 16 bilici, oltre al generatore.
Bicio, ogni tanto ci incontriamo… so che stai girando il mondo, ultimamente.
In effetti è un periodo abbastanza pieno di impegni: sono appena rientrato da un world tour e subito riparto con questa bellissima produzione. Erano anni che non collaboravo con Trident, e sono felice che si sia aperta questa nuova opportunità: l’ultimo mio progetto con Lorenzo fu uno strepitoso concerto a Cuba nel ‘95 in pieno “Ombelico del mondo”. Ora sono tornato a lavorare con Trident molto volentieri e devo dire che ho trovato molte facce nuove, giovani bravi e volonterosi che mi trattano come lo “zio buono”, il ché mi fa molto piacere. Significa che posso avviarmi alla pensione, con la consapevolezza che la mia generazione ha lasciato qualcosa di buono.