Capitol Club

A Roma, dopo anni di restauro, il 30 novembre scorso ha aperto le porte al pubblico il Capitol Club.

di Douglas Cole capitol

Antonio Germinario non ha bisogno di sognare in grande: è già manager e produttore di artisti quali Fiorello e Ennio Morricone. Eppure ha avuto una “visione”: realizzare un locale nel cuore di Roma in grado di ospitare non solo serate musicali in un ambiente di classe, eventi privati e convention, ma anche attrezzato e predisposto per eventi televisivi.

In un edificio una volta occupato da un cinema dello stesso nome, nel quartiere Flaminio, dopo anni di restauro, il 30 novembre scorso ha aperto le porte al pubblico il Capitol Club. Questo locale offre l’eleganza di una discoteca d’alto livello, una sala studiata per ascolti di qualità, un impianto audio che non teme nessuno, un impianto luci degno di un concerto in un palasport e un’impostazione tecnica studiata per facilitare ogni aspetto delle produzioni. Capitati a Roma in novembre, a due settimane dall’apertura ufficiale, siamo passati per dare un’occhiata. Abbiamo scoperto che, anche se non si tratta di una sala enorme, ogni aspetto tecnologico è senza compromessi.


Il foyer e l’entrata fanno subito una certa impressione: tutto è realizzato in granito nero, con dettagli di strisce LED. Una chicca è la proiezione del logo, ovviamente interattiva, che annuncia già una mania tecnologica tutta da scoprire nel cuore del club. Il resto del locale, dalla sala stessa alle zone bar ai bagni, è rifinito con lo stesso marmo nero che trasmette una equilibrata eleganza, senza gli eccessi di una discoteca.


giulio tortoriAd offrirci il tour guidato è Giulio Tortori, responsabile tecnico residente.
Iniziamo parlando delle facilities che il locale offre agli spettacoli e agli ospiti. Il locale trova posto nel cortile interno di un isolato formato da alti palazzi condominiali, con un’entrata per il pubblico, in via Giuseppe Sacconi, ed un’entrata posteriore che si affaccia su una strada privata, condominiale, con parcheggio per alcuni mezzi. Qui, sul retro, ci sono tre ingressi: a destra del retropalco una porta separata offre accesso diretto alla zona dei camerini; a sinistra dell’ingresso palco una porta conduce direttamente alla spaziosa sala del catering – fornita di acqua e attacchi appositi per attrezzatura da cucina –; nel mezzo di questi due ingressi, invece, c’è la zona di carico/scarico da cui si accede direttamente al palco. Il portone, la rampa e la superficie del palco offrono un accesso per i veicoli ed una portata fino a 3,2 tonnellate.
Allo stesso piano del palco troviamo un camerino principale di dimensioni più che adeguate per ospitare un ufficio di produzione o una suite da star. Questo è inoltre divisibile in due spazi separati, sempre di dimensioni rispettabili. Al piano di sopra, invece, ci sono altri camerini più piccoli ma sempre di rispettabili dimensioni, ognuno attrezzato con bagno e doccia. Anche uno di questi è divisibile in due spazi separatati.
Da notare che il club è allo stato dell’arte tecnologica non solo per gli impianti audio, video e luci, ma anche per quanto riguarda i sistemi d’allarme, d’antincendio, di diffusione di annunci dal vivo, automatizzati e di videosorveglianza in tutte le zone pubbliche. Ma, ovviamente, noi ci siamo concentrati sugli impianti dedicati all’intrattenimento.


Il progetto audio
“L’impianto audio e le luci sono forniti da Agorà – ci racconta Giulio –. Il materiale rimane qui, residente, ma può essere modificato o integrato secondo l’evento che ospitiamo. Anche l’installazione è stata seguita dalla squadra di Agorà.
“Si nota facilmente che il mondo del touring, per il coinvolgimento del direttore di produzione Mauro Lilli e di tutta la ‘famiglia’ associata a Germinario, ha influenzato non poco la realizzazione del club, a cominciare dall’impianto audio, il cui progetto è stato seguito in modo meticolosissimo da Hugo Tempesta”.

L’impianto residente comprende infatti due array di 12 dV‑DOSC ognuno, quattro sub SB218 e quattro frontfill Edge Proel incassati nel palco. Ci sono quattro delay sotto ogni balconata, sempre di Edge Proel, con quattro ritardi separati. Poi, sopra la galleria, troviamo altri quattro Edge per la parte più lontana. Infine ci sono due Meyer UPJ davanti per la regia.
“Lo so che tutto questo può sembrare sovradimensionato – dice Giulio – ma in realtà il problema fondamentale è che c’era da fare una distribuzione omogenea in tutto il locale, con le balconate di galleria che creavano qualche problema alla diffusione.


“Il lavoro di Hugo è stato maniacale – continua Giulio –. Su tutte le linee, nonostante le distanze minime una dall’altra, c’è un delay diverso. Tutto quanto è gestito da un Galileo. Sono otto canali (quattro per lato) di PA, poi abbiamo due canali di sub che Hugo ha distinto in laterali e centrali, in modo da avere un lobo più omogeneo. Poi abbiamo altri due canali per le UPJ, sempre dal Galileo. Abbiamo creato una linea stereo ed una linea mono che dal Galileo vanno a finire sul SoundWeb da cui sono gestite tutte le cassettine Edge che sono in giro, con il segnale stereo usato per i frontfill (left-right/left-right), in modo da conservare la stereofonia per chi si trova molto vicino al palco.


“Sotto la galleria ci sono quattro linee di delay, ognuna con il segnale mono, mentre le casse sopra le balconate hanno un segnale L-R/L-R come con i frontfill. C’è anche un altro delay per il pubblico più lontano.
“I finali di tutto questo si trovano nella sala macchine, sotto il palco: sei LA8 per il PA e i sub, due Powersoft, più uno di scorta, per tutte le casse Edge. LA8 e Galileo sono collegati ad una rete Ethernet che, attraverso uno switch, arriva direttamente in regia e permette di aprire o chiudere le gallerie secondo necessità, o di usare diverse configurazioni e preset per ottimizzare l’ascolto.
I sub sono posti sotto il palco e sono ammortizzati per evitare la trasmissione meccanica dei bassi, messi dentro dei cassoni che si usano appunto per ammortizzare apparecchi industriali.


Anche il trattamento acustico è stato seguito da Hugo Tempesta. Tutte le pareti nere sono coperte di velluto, dietro il quale ci sono 2,5 cm di materiale insonorizzante che si può smontare e lavare. Anche la maggior parte delle pareti che possono dare riflessioni dirette sul palco sono state trattate acusticamente: quella frontale della balconata, ad esempio, è coperta di materiale fonoassorbente. Perfino i vetri delle balconate in fondo sono stati appositamente inclinati per non creare riflessioni sul palco, e le pareti dello stesso palco non sono simmetriche per lo stesso motivo”.

“La tecnica di sonorizzazione è praticamente da studio di registrazione – afferma Giulio – manca solo il bass-trap in regia! Anche nelle pareti posteriori, dietro la stoffa ci sono 5 cm di materiale insonorizzante, sempre estraibile e lavabile, ed ovviamente anche il soffitto del palco è trattato.
“Al proposito del palco, anche la soluzione per il monitoraggio arriva dal mondo del touring: per evitare che i monitor wedge ostruissero la visuale – un problema molto importante se consideri che il locale potrebbe anche ospitare delle trasmissioni televisive – abbiamo predisposto degli appositi spazi incassati nel palco, coperti da griglie, nei quali si possono installare i wedge. Non mancano ovviamente i punti predisposti per il cablaggio dei monitor sotto il palco”.


Il progetto lucicapitol club

“L’attuale impianto luci residente è stato progettato da Nicola Tallino – continua Giulio –. Abbiamo sette americane motorizzate, tre in sala e quattro sul palco. Le tre in sala e le tre più grandi del palco hanno tre appendimenti da 500 chili, mentre l’ultima sul palco ha due punti di appendimento sempre da 500 kg per punto.
“Su queste americane sono montati 55 testemobili tra spot, beam e wash. Gli spot ed i beam sono Clay Paky 700, mentre i wash sono i‑Wash 575 Coemar. Oltre a questi, sono montati 12 sagomatori ETC Source Four, quattro DWE, sei flood con lampade wood e degli strobo, perché il locale prevede di ospitare dalla cena di gala alle convention, dalla discoteca al club alla trasmissione televisiva. Il disegno luci è stato quindi ideato per poter fare tutto, chiaramente con la possibilità di eventuali espansioni.


“Tutti i cablaggi nelle americane sono residenti al locale: per ogni americana ci sono due o tre Socapex, tre, quattro o cinque linee DMX, Ethernet, Triax e fibre ottiche sull’ultima e sulla penultima americana. Quindi si possono mettere anche telecamere su carrello, proiettori, ecc. Ci sono anche cavi BNC RG59 per i diffusori infrarossi per le traduzioni simultanee.
“C’è uno schermo avvolgibile a rullo appeso in fondo al palco, misura 6 metri per 4,5 metri. Non c’è un proiettore residente, che viene noleggiato all’occorrenza, ma ci sono gli appositi punti di sospensione con corrente, uscite video e una linea Ethernet.
“Sulle pareti inclinate ai lati del palco c’è anche la predisposizione per l’installazione di un LEDWall. Infatti le canaline sono passate direttamente fino alla sala macchine, per poter ripassare i cavi in modo semplice. Nel futuro forse ci saranno dei LEDwall residenti, ma per il momento sono solo su richiesta”.


La regia e il cablaggio
Appare sempre più chiaro che il progetto tecnico del Capitol Club è stato molto ben studiato da professionisti davvero avvezzi alle produzioni; non a caso le soluzioni si rivelano sempre più intelligenti quando si comincia a guardare alle cose che... non si vedono. Così cominciamo a scoprire le bellezze nascoste di questo locale lasciando la sala e passando alla regia.

“Per adesso – inizia Giulio – abbiamo nella regia audio una Avid D‑Show, cablata con 48 in e 8 out con lo splitter, espandibile, sul palco; infatti, secondo le richieste tecniche, possiamo utilizzare ulteriori splitter, come è già successo di recente in occasione di una convention. La console luci è invece una Martin Maxxyz con una scorta. La D-Show e la Maxxyz sono temporanee: niente contro queste macchine, ma la maggior parte dei professionisti italiani è abituata ad altre tecnologie, così in futuro è previsto l’uso di una DiGiCo (SD8 o SD9) e di una grandMA Light, oppure di una Whole Hog con espansione. Tutto il cablaggio è residente, compresa la predisposizione per una regia video: abbiamo un rack sotto la regia in cui arrivano BNC, Ethernet e fibre ottiche, tutto precablato da noi.


“Arrivano in regia una frusta MADI per l’audio, sei linee DMX per le luci e sei linee Ethernet: due dedicate solo all’audio – per gestire i processori e tutto quanto – mentre le rimanenti quattro, per tutte le altre necessità, possono essere smistate in qualsiasi punto del locale, americane comprese. La corrente invece è cablata separatamente dai segnali audio, luci e video”.

Proprio davanti alla regia, in platea, scopriamo una bella chicca: in un punto sotto il pavimento, nascosto da due piastre di marmo, arrivano i duplicati di tutti i cablaggi, così da poter montare con la massima velocità una qualsiasi regia ospite; basta attaccare i cavi ai pannelli sotto la botola ed ecco tutte le necessarie connessioni: MADI, Ethernet, DMX...

“Abbiamo due nodi principali – spiega Giulio –. Il primo è nella cabina video, nel backstage, dove arrivano tutti i triassiali, Ethernet, fibre ottiche, BNC ecc. Questo include tre modulatori Free Wave che trasformano segnali video e audio in ingresso in canali TV, poi mandati tramite cavo ai televisori nel locale.
“L’altro nodo, quello Ethernet principale per tutto il locale, è in regia. C’è una patchbay Ethernet in cui confluiscono tutte le reti locali che da qui possiamo smistare come vogliamo. Sempre sotto la patchbay in regia, abbiamo le linee internet: una HDSL con 8 Mb in Upload e 8 Mb in download, su quattro doppini. Se ci salta un doppino, ci rimangono sempre 6 Mb. Questo ci permette di fare lo streaming video in diretta, per webradio e quant’altro. Infine c’è una linea ADSL per l’utenza normale.

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“Tutto il cablaggio video all’interno del locale è molto complesso – continua – ma ci permette di allestire uno studio 3D/HD nel giro di una giornata. Grazie a delle botole sparse per il locale, possiamo arrivare con le telecamere o montare una regia attaccandoci ai cablaggi local senza stendere un singolo cavo all’interno del locale. Non abbiamo previsto una regia video residente, perché le esigenze sono molto diverse, ma trattandosi di un locale polifunzionale che spazia dalle convention fino alle dirette televisive abbiamo pensato a tutte le facilities necessarie. Per la progettazione del cablaggio video ci siamo appoggiati al service di Milano ‘Immagine e...’. In tutto il locale ci sono 23 botoline da cui si accede a diverse connessioni video: due triassiali, Ethernet, fibra ottica, una PowerCon e segnale audio. Ogni PowerCon è indipendente (con un magnetotermico per ogni botolina). Questi accessi si trovano ovunque: vicino la regia, sotto le balconate, in galleria, all’ingresso ed addirittura nei camerini. Sul palco ci sono altre botole, con connessioni ancora più complete e con diversi BNC, perché magari sul palco serve anche un ritorno per un monitor, per un gobbo elettronico, un controllo remoto o altro.
“In un’apposita cabina video confluiscono tutti i Triax, i BNC da tutte le botoline del locale, le uscite XLR per comunicazioni e registrazioni e le linee in fibra ottica.

Qui si può allestire facilmente una piccola regia video. Oltre a questo, stiamo lavorando ad una regia di messa in onda che creeremo in uno spazio affianco al locale, preso appositamente, che si può collegare direttamente alla cabina video. Questo locale adibito a regia video servirebbe anche ad evitare l’attacco degli OB van esterni.
“In caso di terremoto – ironizza Giulio – penso che il locale potrebbe reggersi in piedi anche solo grazie a tutti i cavi cablati!”

In una nicchia al lato del palco troviamo gli attacchi per la corrente, i controlli per i motori, per il sipario, gli splitter audio e i cavi MADI per la regia main e la regia ospiti. Qui arrivano anche le linee di talkback, le linee sotto dimmer ed una cassa “shout” su una linea analogica per mantenere le comunicazioni qualora ci fossero problemi con una console digitale.
Tutto il cablaggio audio, luci, corrente e controllo dei motori e sipari arriva poi in una grandissima sala macchine nello scantinato sotto il palco.
“Per la parte audio – spiega Giulio – ci sono ovviamente il Soundweb, il Galileo, gli otto Powersoft per le casse in giro e gli LA8 dell’impianto principale. Per la parte luci arrivano tutti gli attacchi dalle americane, Socapex per le linee dimmer, Ethernet, DMX, ecc”.

A prova di blackout
Il quadro dell’audio ha un’utenza di 400 A. Poi c’è il quadro delle luci, anche questo da 400 A. Gli altri due quadri nella sala macchine sono sotto il gruppo elettrogeno.
“Noi non abbiamo un nostro gruppo elettrogeno – dice Giulio – però ci sono le predisposizioni con le linee già stese fino a fuori, così, nella necessità, basta che il gruppo parcheggi qui dietro per attaccarlo al volo.
“L’altra cosa interessante dell’impianto elettrico è che abbiamo una nostra cabina di trasformazione. A noi arriva l’utenza in media tensione, a 15.000 V, che è in parallelo tra due quartieri – Flamino e Salario – così, in caso di blackout in un quartiere, abbiamo corrente in parallelo dall’altro.


“L’uscita dei nostri trasformatori è a 380 V con 800 kW disponibili. Da lì, l’alimentazione elettrica viene distribuita in tutto il locale attraverso circuiti separati per condizionamento, utenze normali dentro il locale e impianto d’illuminazione. Ovviamente c’è anche un sistema di illuminazione d’emergenza, allarme e antincendio con la necessaria autosufficienza elettrica. Tutto l’impianto elettrico è stato realizzato da Luxaudio di Milano, che ha fatto un lavoro stupendo”.

Alla fine del nostro tour, rimaniamo abbastanza stupiti non solo dalla meticolosa progettazione e dalla realizzazione tecnica del Capitol Club, ma anche dall’apparentemente ingente investimento della proprietà. È chiaro che lo scopo del locale va ben oltre le serate dei gruppi musicali o l’occasionale convention privata, e pensiamo che i progetti debbano essere molto ambiziosi per intraprendere un investimento di questo tipo. Vedremo quali sorprese ci riserverà il futuro.

Il Capitol Club è già aperto al pubblico ed il calendario per l’inizio del 2013 è disponibile sul sito web www.capitolclub.it.

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