Antonio Paoluzi - PA Manager

Il 2 maggio abbiamo incrociato a Jesolo il tour “worldwide” di Eros Ramazzotti.

Antonio Paoluzi - PA Manager

Il tour di Eros Ramazzotti è partito dall'Italia e ha assunto un rilievo sempre più internazionale. Intervistiamo i professionisti che hanno lavorato allo spettacolo, portando quelle idee innovative che ne hanno decretato il successo.

L’audio è la parte fondamentale di uno spettacolo, eppure è anche la più consolidata e, forse, la più ripetitiva. Concerto dopo concerto, l’impianto di riferimento sembra sempre quello. Antonio, è davvero così? 

C’è un motivo chiaro e posso provare a spiegarlo, anche se immagino che qualche purista possa sollevare delle obiezioni. Io parlo come professionista e come uomo Agorà, quindi esprimo una mia visione che non vuole togliere niente ai miei colleghi o alle aziende concorrenti, che la vedono in modo diverso. Dunque, è ormai una trentina d’anni che, con Agorà, giriamo le venue di tutta Italia e tutta Europa. Nel tempo abbiamo raccolto esperienza e fatto una mappatura degli spazi principali, e insieme ai colleghi abbiamo convenuto che, nell’economia della gestione di un tour, si poteva usare nel 90% dei casi lo stesso impianto nella stessa configurazione, cioè otto o dodici L-Acoustics K1 e quattro K2, con parte dei sub sospesi in configurazione cardioide.

Questo è il sistema di base a cui vanno aggiunte tutte le varianti del caso. Questo pacchetto, che come spazio entra tutto in un bilico, permette di non avere mai preoccupazioni per la reperibilità del materiale. È vero che per il service si tratta di mettere in campo una disponibilità economica maggiore, ma evita quei trasporti di materiale d’emergenza lunghi centinaia di chilometri. Un secondo vantaggio consiste nel fatto che, essendoci fatti una mappatura totale, per quanto riguarda gli appendimenti e l’acustica siamo in grado di sapere a inizio tour come organizzare il lavoro di montaggio dell’impianto audio. Aggiungi che le produzioni sono ben felici di sapere, già all’inizio del tour, dove l’impianto audio andrà appeso o appoggiato. Organizzati in questo modo possiamo fornire, con largo anticipo, anche tutte le certificazioni del caso. Per la produzione si tratta di un valore aggiunto.

Immagino che per una struttura come Agorà, con una ventina di tour che si muovono in contemporanea, sia un modo di pensare logico. Ma può succedere che, in qualche situazione, parte del materiale rimanga sul bilico?

Assolutamente no, anzi, se fosse per me mi porterei ancora più materiale. Quando ci si imbatte in qualche allestimento dove il materiale può essere abbondante, tanto meglio, c’è più margine per fare una taratura più raffinata. Non è la potenza che manca, ma la distribuzione uniforme della pressione sonora; quindi più materiale ho a disposizione, meglio riesco a distribuire il suono.