Andrea Corsellini - Fonico di sala
Il 27 novembre, a Bologna, abbiamo incrociato il tour di successo di Tananai.

Tananai ha guadagnato una notevole popolarità con il suo stile eclettico e la capacità di mescolare generi diversi, e il suo pubblico lo ha premiato lungo tutto il 2024 con il tutto esaurito in ogni spettacolo e in ogni palasport. Abbiamo incontrato professionisti di primo livello, molte facce giovani, e questo ci fa ben sperare per il futuro.
Finito di esplorare gli uffici di produzione, ci rechiamo all’interno del campo di battaglia. In regia troviamo Andrea, un professionista che non ha bisogno di presentazioni.
Andrea, dall’alto della tua professionalità, come stai affrontando questo impegno?
Prima di entrare nelle questioni tecniche, ci tengo a sottolineare che questo è un lavoro di Marco Monforte: bisogna che ti spieghi tutta la storia, dall’inizio. Tananai è un artista in rapida ascesa, che in questo ultimo periodo sta facendo delle cose molto belle. Il suo management, nella persona di Stefano Clessi, che è persona molto preparata, si è affidato a Magellano per la gestione e la produzione del tour, con la richiesta di avere una particolare attenzione alla parte tecnica musicale dell’artista. Nella costruzione della band, la scelta come direttore musicale è caduta su Placido Salamone, già chitarrista e direttore di Biagio Antonacci. Nel tour di Biagio, il fonico era Marco Monforte: visto lo spessore professionale di Marco e l’intesa che si era creata in quel tour, la scelta naturale è stata quella. Queste sono scelte che si fanno a monte della tournée, poi le agenzie lavorano sulle date del tour; può succedere che le esigenze dei vari professionisti non combacino. Il caso ha voluto che in quel periodo Marco Monforte fosse impegnato con il world tour della Pausini. Quindi Marco non poteva essere presente in contemporanea dietro i due mixer, e allora ha proposto il mio nome; lo ringrazio per la grande fiducia! Visto il grande rapporto che c’è tra Marco e Placido, hanno convenuto che Marco seguisse tutta la pre-produzione e le scelte tecniche per il tour. Scelte tecniche che naturalmente ha condiviso con me e che abbiamo portato avanti insieme. Questa è la storia sul perché mi trovi dietro il mixer in questo concerto.
Possiamo considerare Marco come il tuo agente?
Sarebbe molto bello e ne sarei onorato! Devo comunque riconoscere in Marco, oltre al naturale spessore tecnico, una forte personalità e duttilità nel rapporto con le persone. Noi ci sentiamo quasi quotidianamente, ci confrontiamo sul lavoro fatto, sulle eventuali criticità e sulle soluzioni da perseguire. È un rapporto molto bello e costruttivo, un arricchimento reciproco; sarei felice che questa modalità operativa venisse sviluppata ulteriormente in futuro.
Quindi, spiegaci il tuo setup.
Il mio setup è molto simile a quello che uso con Vasco: noi fonici ci costruiamo sempre un modus operandi, con il quale ci troviamo bene e riusciamo a fare quello che abbiamo in mente. Quando possiamo ce lo portiamo dietro, e in questo caso mi è stato possibile: ho la mia DiGiCo Quantum 338, poi i riverberi Bricasti M7, l’equalizzatore GML 8200 EQ e il Neve 33609N per le dinamiche; mando tutto in un sottogruppo con Waves MaxxBCL in insert. Per la voce di Tananai, che è particolare, abbiamo usato una strip di compressori ed equalizzatori dinamici multibanda collegati in MADI. Abbiamo lavorato molto per portarla fuori rispetto alla band, cosa che mi ha fatto felice perché rientra nel mio modo di mixare.
Mentre il PA?
Il pacchetto è sempre lo stesso: L-Acoustics K1 più K2 più sub KS28, in “modalità Nobilini”, al quale devo fare i complimenti. In questo tour mi consegna un setup, in particolar modo sulla parte bassa, che in ogni palasport suona uguale, compreso il Palalottomatica di Roma. È un piacere lavorare con Luca, un vero professionista.