Alberto “Mente” Butturini - Fonico FOH
Marco Mengoni inizia il tour europeo, tra palazzetti italiani e arene europee.

Dalla fantasia dell'artista al lavoro dei professionisti, il tour europeo di Marco Mengoni è un'opera in scena: fortemente ispirato al linguaggio dell’opera lirica, ogni aspetto è concepito non solo come elemento decorativo, ma come parte integrante del racconto. Intervistiamo coloro che hanno reso possibile questo tour.
Alberto, oggi molti fonici si sono costruiti una comfort zone ben definita, con setup collaudati che vengono aggiornati solo in minima parte. Eppure, curiosando nel tuo rack, ho notato una novità interessante: il processore Fourier Audio.
Hai centrato il punto. Con gli anni e i tanti tour alle spalle, ognuno di noi si costruisce un setup di riferimento, fatto di strumenti che conosciamo a fondo e che ci permettono di arrivare subito al risultato desiderato. Io, ad esempio, ho una selezione precisa anche per quanto riguarda i microfoni, che so già come suonano e che, all’occorrenza, offrono alternative valide senza perdere tempo. Per quanto riguarda la novità che hai notato, si tratta del Fourier transform.engine, un server capace di gestire qualsiasi plugin VST3 tramite rete Dante. L’ho introdotto per portare un ulteriore livello di versatilità e per avvicinare ancora di più il mixing live a quello da studio, dove l’uso dei plugin è ormai uno standard. È un sistema che si integra perfettamente con la mia visione sonora, offrendo un controllo ancora più raffinato su dinamiche ed effetti.

In generale, come approcci un nuovo progetto? Anche se in questo caso non si tratta certo della tua prima collaborazione con Mengoni.
Ogni nuovo tour, anche se con un artista che conosci bene, porta con sé delle sfide diverse: il punto di partenza è sempre il confronto, principalmente con Marco e con il team artistico e la produzione, per capire cosa si vuole raccontare a livello sonoro. Da lì si costruisce un sistema coerente, funzionale allo show e alle esigenze del palco.
Quali sono le tue richieste tecniche principali al service?
Le richieste principali riguardano ovviamente la consolle FOH, le outboard, i microfoni, che definisco in accordo con il fonico di palco, e l’impianto PA. Il sistema audio deve essere adeguato al progetto in termini di pressione sonora, copertura e qualità timbrica. Lavorare con aziende che conoscono le dinamiche di uno show complesso, come quello di Marco, aiuta tantissimo a portare a casa un risultato positivo.
È la prima volta che utilizzi un impianto d&b per un tour con Mengoni?
Sì, è la prima volta che affronto un tour di Mengoni con un sistema d&b. Una scelta che si è rivelata perfetta, soprattutto considerando la disposizione scenica della band, posizionata fuori dallo stage in configurazione agli estremi del palco, praticamente sotto i cluster side ed extra side. Avevo bisogno di un impianto che dietro non suonasse per niente, visto il numero di microfoni posizionati vicino al cluster – con batteria, archi, fiati – e il d&b si è dimostrato all’altezza.

Negli ultimi anni hai lavorato sia con L-Acoustics che con d&b, due dei top player nel mondo del live. Quali sono, secondo te, le differenze più significative?
Entrambi sono sistemi eccezionali. Del K1 adoro la tromba, la sua proiezione e la naturalezza sulle medie. Del d&b, invece, mi piace tantissimo la parte bassa, sempre controllata, moderna e presente. Se potessi fare un mix tra i due… sarebbe il sistema perfetto! Magari in futuro vedremo qualcosa in quella direzione.
Hai trovato subito il suono che cercavi oppure hai dovuto lavorarci?
Fortunatamente sì, l’equilibrio tra le sorgenti e la resa dell’impianto mi hanno permesso di trovare subito quello che cercavo. L’esperienza, in questi casi, aiuta a centrare velocemente l’obiettivo.
La disposizione della band, come dicevamo, è molto particolare. Ti ha creato difficoltà nella gestione del mix?
È stata una sfida, ma è stata affrontata a monte. Come dicevo prima, con un PA che non suona dietro e con una disposizione ragionata, tutto è andato nel verso giusto.
In alcuni momenti dello show ho percepito un suono un po’ più saturo o impastato. È possibile che dipenda dal fatto che Marco, in certi passaggi, spinge molto con la voce?
Non sono d’accordo con questa impressione, ma rispetto il punto di vista. Ognuno ha una percezione diversa. Posso solo dirti che non ci sono variazioni di gain, compressione o clip nei punti più energici: dal mio punto di vista è tutto sotto controllo.
Quanti canali di sequenze utilizzate attualmente in tour?
Siamo attorno ai 32 canali musicali, a cui si aggiungono i canali di servizio; é un flusso consistente, che richiede attenzione costante e grande coerenza tra palco e regia.
Quando Marco si sposta sul ponte mobile davanti al PA, hai riscontrato problemi?
Nessun problema, come già detto anche in altre occasioni. Con un PA ben progettato e lineare, e con un artista che sa usare il microfono in maniera corretta con una emissione importante, la passerella davanti al PA non è mai un ostacolo. È più un test di qualità che un rischio.
Chi ti affianca in regia e sul palco?
In regia con me c’è Daniele Gennaretti, che si occupa delle sequenze e di alcune elaborazioni specifiche richieste dalla direzione artistica. A tal proposito, voglio specificare che non ricevo da lui un mix L/R delle sequenze, ma gli stessi stem che ha lavorato, e che io reinserisco nei miei stem corrispondenti – archi con archi, armonizzazioni con armonizzazioni, loop con loop, eccetera – utilizzando gli insert B, posizionati prima del fader. La SSL permette infatti di spostare liberamente il punto di inserzione, e in questo modo gli stem elaborati da Daniele si innestano direttamente prima del fader, sovrapponendosi ai miei. Se dovesse presentarsi un problema sulla sua console — ad esempio una macro che smette di funzionare — posso bypassare in un attimo tutti gli insert B delle sequenze e passare alle mie versioni di backup, patchate e funzionanti, seppur meno raffinate.
Sul palco invece c’è Valerio Motta, fonico di grande esperienza, mentre al PA c’è Mimmo Lettini, mio storico compagno di lavoro. Collaborare con professionisti con cui hai già condiviso tante esperienze rende tutto più fluido, naturale e immediato.




