Umbria Jazz 2016 China - Music Week Chengdu

A volte il nostro lavoro procede su sentieri inaspettati e su percorsi misteriosi...

di Tony Soddua-2016-10-18-16.24.26

Nel parlare del nostro lavoro di tutti i giorni, prendono forma le ipotesi più ardite e che con facilità vengono elette ad argomento di discussione per un arricchimento personale oppure professionale. L’argomento di oggi è: Festival Jazz in Cina. Qui, è notorio, la musica jazz rappresenta una proposta piuttosto insolita, soprattutto riferendosi ad un grande paese, particolarmente dedito, e con risultati eccezionali, alla produzione di tutto quello che è presente sui mercati mondiali: auto, abbigliamento, elettronica da intrattenimento e, negli ultimi anni, alta tecnologia su computer, telefoni e molto altro.

La popolazione attiva è intensamente impegnata nelle molteplici attività lavorative e le dodici nuove città metropolitane attualmente mostrano un elevato numero di residenti, variabile da un minimo di 12 milioni fino a punte di 30 milioni. Proporre jazz  come arricchimento culturale, oppure solo come intrattenimento, potrebbe rappresentare un vero azzardo. Ma ecco subito la smentita: un’idea concepita e partita dall’Italia – da Perugia, per la precisione – che, come una freccia scagliata da un arco medievale, ha raggiunto sorprendentemente il bersaglio.

Nel programma, già avviato da tempo, sugli scambi culturali tra Cina ed Italia, ha preso forma la partecipazione di Umbria Jazz Festival alle attività di alcune città del grande paese asiatico: Shangai, Pechino... fino a giungere ad una corposa manifestazione, della durata di un’intera settimana, chiamata Music Week, nella città di Chengdu, al centro della regione del Sichuan.

Chengdu è una città moderna, nota principalmente per avere dato i natali a Mao Tse Tung, il Timoniere della Repubblica Popolare Cinese; qui ha sede il Parco Nazionale Naturale dei Panda, lo Chengdu Panda Breeding and Research Base, un parco unico al mondo nel suo genere, atto ad ospitare una folta comunità di panda in libertà. Qui i panda sono protetti ed accuditi in maniera superba, all’interno di un’apposita struttura naturale; a causa principalmente del numero ristretto di esemplari, sono stati eletti a simbolo indiscusso della protezione delle risorse naturali ed animali del pianeta Terra.

Dalla comunicazione via mail, scarna e diretta, di Stefano Lazzari, direttore di produzione e motore instancabile della Fondazione Umbria Jazz, come Alto Stagemanagement sono stato incaricato dello stage management per la Music Week a Chengdu dal 17 al 23 ottobre.

Dopo il lungo ed inevitabile viaggio aereo di 13 ore per la Cina, ci rechiamo all’Eastern Suburb Memory Park, parco a tema dedicato alla musica, ricavato da un vecchio insediamento industriale posto nella zona est della municipalità di Chengdu.

La scelta è caduta su questa grande struttura  per la presenza al suo interno di locali in cui si suona musica dal vivo, sale da concerto e negozi di strumenti musicali.

Diverse le location prescelte per ospitare le esibizioni musicali.

Il main stage, posto all’aperto, si affaccia su una platea di cinquemila posti. Un club, ricavato all’interno di una delle strutture attrezzate ad ospitare concerti di musica, ha invece una capienza di 300 posti a sedere ed è dotato di un palcoscenico ben attrezzato. Una terza venue, distante circa mezz’ora di auto dal Memory Park, è rappresentata dal nuovo parco a tema musicale situato alla periferia sud della città e denominato Park 321, dove troviamo un palcoscenico con una copertura di dimensioni generose, destinato ad ospitare due concerti: quello molto energico dei Funk Off ed un secondo molto stiloso degli Swing Valley & The Dancers Society.

Nonostante la maggior parte della settimana prescelta per Music Week fosse lavorativa, il pubblico ha comunque risposto con partecipazione alle esibizioni proposte, dalla colorata e coreografica marching band dei Funk Off da Vicchio (FI) fino ai concerti di jazz più “ortodosso”, come quelli del quintetto di Stefano Di Battista e del quartetto di Rosario Giuliani.

Apprezzate anche le vocalità del crooner Allan Harris e di Karima, con il suo omaggio alle canzoni di Burt Bacharach, che hanno trovato un ascolto “attento, composto e curioso”, come è stato definito dagli organizzatori di Umbria Jazz. Umbria Jazz alla scoperta della Cina, in sostanza, ed il pubblico cinese alla scoperta del jazz. Davanti ai palchi, veramente molti i giovani accorsi, curiosi e pronti a divertirsi. Lentamente, ma inesorabilmente, la “compostezza” cinese ha ceduto il passo ad un più vivace coinvolgimento che ha fatto piacere a tutti, artisti ed organizzatori compresi. 

Dal punto di vista tecnico, il main stage era provvisto delle migliori apparecchiature per il suono dal vivo, fornite dalla giovane società 现有⾳响和⽆线系统清单, con sede a Chengdu. Il PA era composto da L-Acoustics KUDO (24 top + 24 sub SB28) amplificato con finali L‑Acoustics LA8 e montato in array sulle due torri principali ai lati del palcoscenico, da 20 m x 16 m di superficie.

Il banco FoH era un Digico SD10, mentre i 16 wedge monitor L‑Acoustics 115XT HiQ con ampli L‑Acoustics LA4 erano gestiti tramite una Yamaha LS9 + un Midas M32 in digital cascade. Il parco microfonico era adeguato alle esigenze dei Funk Off che, essendo una marching band, ha bisogno di muoversi costantemente sul palco e quindi utilizzare un corposo sistema wireless, per l’occasione così composto:

  • 4 Shure ULXD4Q 4 ch. receiver
  • 16 Shure ULXD1 bodypack
  • 1 Shure UA845UWB antenna distribution + short bnc cable
  • 02 Shure UA874WB directional antenna + 5 m bnc cable
  • 16 DPA 4099 Lo-Sens head + cable
  • 16 DPA DAD6010 w/adapter for Shure wireless system
  • 03 DPA DC4099 drum clip
  • 13 DPA STC4099 horn clip

Anche il club aveva in dotazione un PA L‑Acoustics Kudo (8 top + 6 sub SB28) con amplificatori L‑Acoustics LA8, monitor Martin Audio LE 212 ed un’unica console digitale Midas M32 per gestire FoH & Monitor. Microfoni DPA 4099 HI-P, Acoustic piano stereo set, dinamici Shure e condensatori Neumann KM 184 completano la dotazione tecnica messa a disposizione.

Park 321 era invece gestito da un altro service audio di Chengdu, ed era equipaggiato con PA Martin Audio (24 top W8LC + 12 sub WS218X ) pilotati da ampli Lab.gruppen 10000 con processore Lake a bordo, wedge monitor Martin Audio L12JB, console FoH & monitor Midas M32 che, ad onor del vero, si sono comportate egregiamente in entrambe le posizioni di lavoro.

Della sezione suono è stato incaricato Claudio Venturelli, già veterano di molti tour nazionali e con molti anni di esperienza ad Umbria Jazz, presso l’Arena Santa Giuliana di Perugia.

Claudio ha avuto il suo da fare nel recarsi fisicamente nelle diverse location e dettare con convinzione le impostazioni giuste per il  suono jazz al personale tecnico locale che per la prima volta affrontava, dal vivo, un genere musicale non molto diffuso in Cina.

La parte principale del lavoro di Claudio consisteva quindi nel  far comprendere al meglio la tecnica da adottare nell’amplificare la musica jazz, un genere musicale di per sé complesso che ha bisogno di cautela ed estrema attenzione per frequenze e dinamica, con l’obiettivo di amplificare con la massima fedeltà il segnale ripreso dal microfono e prodotto dal musicista durante il concerto. Quindi massimo rispetto delle dinamiche e giusto contenuto armonico. Non ultimo dettaglio: il corretto bilanciamento tra gli strumenti.

Era già in conto che i giovani e ricettivi ragazzi della sound company di Chengdu, alle prime armi col jazz, si sarebbero trovati di primo acchito un poco smarriti alle richieste di un certo suono; ma tirando le somme sul primo risultato ottenuto da questa collaborazione tecnica, si può affermare che i tecnici cinesi hanno potuto mettere a frutto questa particolare esperienza vissuta e maturata nella Music Week con indubbio vantaggio per il loro lavoro futuro.

Anche il lavoro di stage manager, con gli inevitabili spostamenti da un palco all’altro, ha rappresentato un buon impegno, poiché non è stato facile districarsi  tra le normali incomprensioni del linguaggio tecnico cinese tradotto dall’inglese, oppure più direttamente dall’italiano, e le richieste dei musicisti sul palco. È stato impegnativo far comprendere, ad esempio, che il suono della cassa della batteria, con pelle chiusa e dimensioni da 18” tipica del drum jazz set, non è lo stesso della cassa con la punta rock metal dance, così come quello del contrabbasso non è lo stesso del basso elettrico! Per comunicare abbiamo certo utilizzato i comuni termini internazionali, ma alla fine siamo spesso finiti al linguaggio dei gesti, in cui noi italiani siamo super specializzati!

Ma superate le prime inevitabili e reciproche diffidenze, la collaborazione si è rivelata molto efficace.

Altro punto non facile da organizzare è stato quello relativo agli orari dei soundcheck e degli show, necessario per dar modo agli artisti di esibirsi a rotazione continua nelle diverse location.

I concerti partivano dalle 13:00 di tutti i giorni della settimana e terminavano alle 21:30, orario di conclusione concordata con la produzione locale.

Tra main stage e club si svolgevano non meno di quattro concerti giornalieri in ciascuna struttura, con gli artisti che si trasferivano a piedi da un posto all’altro, mentre per il Park 321 occorrevano i mezzi.  

Con lo svolgimento di 62 concerti in una settimana il tran tran che all’inizio poteva sembrare vitale e divertente, con il passare dei giorni e la fatica accumulata – complice un fuso orario di +6 ore – si è trasformato in una sorta di gara di decathlon sulla resistenza umana applicata ai cambi palco.

In alcune occasioni sono dovuto intervenire sulla parte luci che autonomamente prendeva iniziative con disegni non proprio adatti alla situazione e soprattutto contenuti a disegno lisergico moderno che venivano proiettati con facilità a commento di una ballad jazz alla Burt Bacharach!

Con lo svolgersi continuo dei concerti, la qualità si è affinata ed abbiamo raggiunto un solido standard sulle esibizioni musicali del nutrito cast artistico proposto da Umbria Jazz per la Music Week.

Dal punto di vista di Alto Stagemanagement è stata un’ulteriore conferma di un metodo di approccio al lavoro che garantisce risultati certi anche in situazioni tecniche non sempre da super budget.

Ci piace trasferire la nostra esperienza ed il nostro know-how tutto italiano in Asia: siamo presenti da qualche anno al Clockenflap, importante Festival in Hong Kong che si svolge nell’arco di tre giorni alla fine del mese di novembre; in questa edizione 2016 si terrà nel vecchio aeroporto di Kai Tak, posto in piena città. 

Personale spedizione Umbria Jazz in Cina
Artistic director Carlo Pagnotta
Production Manager Stefano Lazzari
Booking Manager Annika Larsson Ruggiano
Technical director Antonio Soddu
Sound engineer  Claudio Venturelli
Piano tuner Diego Sciurpa
Production Assistant   Michele Baggio
Production Assistant Simone Luca Pagnotta
Production Assistant Maria Cristina Caratozzolo
Production Assistant Sandra  Åkerling
Production Assistant Carolina Gerli
Travel Assistant Margherita Bianchelli
Accountant Livio Rotini

Da parte della Fondazione Umbria Jazz,  si ringraziano:

  • La Regione Umbria e Ambasciata Italiana in Cina.
  • Il Console Italiano a Chongqing, Sergio Maffettone.
  • Gianluca Luisi, “Margherita” Liu Chenzujia e tutto il personale del Consolato che ci ha supportato nella traduzione.

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