Simply Red - Palazzo dello Sport di Roma.

Il tour europeo di Simply Red si ferma nella nostra Capitale il 14 dicembre, con un lungo show diviso tra teatro e hit da ballare. Ce lo raccontano Davide e Luigi Lombardi e Alessandro Cestaro.

Simply Red - Palazzo dello Sport di Roma.

di Alfio Morelli e Luigi Lombardi

Qualche giorno fa ricevo un messaggio dall’amico Davide Lombardi, uno di quei messaggi che fanno sempre piacere: “A dicembre passo per Roma con una data dei Simply Red al Palazzo dello Sport [l’ex PalaLottomatica, ndr], perché non vieni a trovarmi? È musica dei tempi tuoi e lo spettacolo vale la pena!”

Insomma, tra il piacere di rivedere un amico, l’esperienza di un giro a Roma sotto Natale e il gusto di ascoltare i Simply Red, ecco che il viaggio è già tutto organizzato. Conosco bene la venue, e soprattutto la sua acustica dimenticabile. Lì ho assistito a concerti con un audio veramente pessimo, e nonostante la professionalità di Davide ho temuto il peggio fino all’ultimo. Invece, posso dire che si tratta di una delle migliori performance sonore a cui ho assistito in questa venue. 

Per quanto riguarda le luci, sapevo di incontrare un personaggio di spessore, che ha curato il disegno dell’ultimo tour di Roger Waters. Con tutte le premesse per godermi appieno il concerto, mi sono seduto in regia vicino a Luigi, e mi sono concentrato sul concerto. Lo show ha due anime: una prima parte calma, fatta di ballad e atmosfere teatrali, e una seconda parte completamente diversa, decisamente più pop/rock. Dopo la prima mezzora, io e il mio amico Luigi ci scambiamo un’espressione chiarissima: “Bello, ma…”. 

A metà spettacolo, il colpo di scena: cadono i quattro teli che scendevano dal soffitto, fino a quel momento usati come fondale e per qualche proiezione; compare in controluce una scenografia fatta con diverse tipologie di fari, tra cui diversi Ayrton IntelliPix-R. Quando ho riguardato di nuovo il mio amico, ho capito che anche lui era soddisfatto. “La classe non è acqua”, ci siamo detti.

Allora mi sono tornate in mente le parole di Pryderi durante l’intervista fatta da Luigi Lombardi, prima dello spettacolo. Dimenticavo, anche in questo caso ho approfittato delle mie conoscenze: ho chiesto a Luigi, fratello di Davide e forte di un curriculum da lighting designer, di vestire i panni dell’inviato speciale e di intervistare per noi Pryderi, un riferimento internazionale per il mondo delle luci.

A sinistra l'operatore luci Pryderi Baskerville, a destra Luigi Lombardi nei panni di inviato di Sound&Lite.

Pryderi Baskerville - Lighting Director

Io sono originario del Galles, e da quattordici anni lavoro con i Simply Red nel ruolo di lighting director e operatore in tour. Il lighting designer è invece Adam Bassett, di Woodroffe Bassett Design. 

Per motivi di peso e di spazi, quello che vedete oggi è soltanto il progetto B. Generalmente in posti più grandi abbiamo quattro parallelepipedi scenografici motorizzati, con tessuto bianco per le proiezioni su tutti e quattro i lati, che chiamiamo “lanterne”. Le lanterne si posizionano a diverse altezze in base allo show design, e abbiamo montato dei GLP X4 Bar 20 nella parte superiore e inferiore di ogni lanterna, così da poterla illuminare quando non proiettiamo. Poi, ogni lanterna ha quattro Robe Tarrantula nella parte inferiore, e LED Neon Flex e nastro LED per i bordi scenici. Al posto dei due schermi laterali presenti oggi, abbiamo due grandi LEDwall 10 m × 6 m con ai lati delle torri di luci con sette Robe MegaPointe ciascuno.
Questo show può essere suddiviso in due parti, la prima più “teatrale”, la seconda con tutte le hits. Qui a Roma abbiamo mantenuto lo scheletro del progetto, con il kabuki e dodici GLP Bar 20 che sostituiscono le lanterne per le proiezioni e dietro quattro torri, ciascuna con quattro MegaPointe e otto Ayrton Intellipix-R Panel. Gli I-Pix sono stati programmati con effetti chase, a parte un paio di casi in cui ho usato l’effetto bitmap della grandMA per uno specifico effetto geometrico.
Infine, in alto abbiamo cinque truss che vanno dal fondo palco al proscenio, dotate di Ayrton Khamsin e Robe BMFL WashBeam. Questi ultimi sono calibrati per il sistema Follow-Me e fungono da retroilluminazione. Al downstage di ogni truss c’è poi un LED Blinder Elation DTW 700. Dietro la band ci sono dodici MAC Aura XB e quattro Ayrton Khamsin. Sopra il palco ci sono altri cinque Ayrton Khamsin e otto Chroma Q Color Force 72 per illuminare il kabuki. I bordi hanno poi dei NeonFlex RGB e le strisce LED adesive. Il fumo è fornito da due hazer MDG theOne, completi di una ventola Martin DMX AF-1 MkII su ciascuna macchina.

Nella mia generazione, le luci erano la parte predominante del design. Ora i tour danno sempre più importanza al video. Dal tuo punto di vista, come vedi l’integrazione tra i due mondi?

Hai perfettamente ragione. La domanda che dobbiamo farci è: “Qual è lo stimolo visivo primario in uno spettacolo?”
Se è il video, qualsiasi cosa tu faccia l’illuminazione deve essere integrata e deve cercare gli spazi a disposizione per potersi inserire. Quando ho iniziato questo lavoro, il video non era affatto importante e l’illuminazione doveva limitarsi a non contrastarlo. Oggi gli schermi sono diventati luminosi, quindi bisogna stare attenti a non entrare in una sorta di guerra della luminosità, perché il video vincerà sempre.

Nella mia esperienza passata da lighting designer, mi facevo dare il controllo della luminosità del video sul banco, così da poter calibrare la luminosità tra i due.

Esattamente. Ormai con la tecnologia attuale possiamo mantenere un livello di risoluzione altissimo anche con una brightness non eccessiva. Per questo motivo è fondamentale la collaborazione tra i due: l’obiettivo finale è costruire uno spettacolo, un’istantanea, un’immagine per tutti. Vogliamo che le persone escano dal concerto pensando alla performance, e non commentando sul video o sulle luci.

So che Davide l’estate scorsa ti è venuto a incontrare a San Francisco, dove stavi lavorando sullo show di Roger Waters come designer, programmatore e direttore. In pratica gestivi tutto tu. Questo aspetto è molto importante, specialmente per il mercato italiano e per le nuove generazioni che si affacciano a questo mestiere. Anche il lighting designer di Roger Waters può “abbassarsi” a fare altre tipologie di lavoro?

Questo lavoro viene fatto solo se guidati da una grande passione. Lavoro per Roger da circa dieci anni ed è fantastico. Io amo il mio lavoro, e quando non sono in tour con Roger, mi fa piacere lavorare per i Simply Red o altri artisti anche minori, così come in televisione. Poco importa se come direttore delle luci o programmatore, perché il lavoro è lavoro. Vengo pagato per “giocare” con delle luci ad alta tecnologia.
A me piace programmare, essere impegnato ed essere creativo. Inoltre, penso che sia importante avere l’opportunità di lavorare come programmatore per altri lighting designers, poter dare il mio contributo senza rimanere bloccato nei miei schemi mentali. Ogni lavoro è sempre una grande esperienza, e ogni giorno imparo cose nuove. Il giorno in cui avrò finito di imparare sarà il giorno in cui mi ritirerò e andrò a vivere da qualche parte vicino al mare. In Italia sarebbe perfetto!

Da sx: Davide Lombardi, fonico FoH, assieme ad Alessandro Cestaro, system engineer.

Alessandro Cestaro - System Engineer

Davide Lombardi - Fonico

Alessandro, cosa puoi dirci del tuo ruolo in questo show?

In questa produzione ricopro il ruolo di System Engineer e di responsabile audio per conto di Britannia Row, oltre a supportare Davide Lombardi. Normalmente montiamo un sistema audio più grande di questo: visto il palasport dalla forma anomala, qui a Roma abbiamo montato un sistema composto da un main di quattordici L-Acoustics K2 per parte, più altre dodici come side. Avendo venduto molti biglietti, il pubblico arriva fino ai lati del palco, e perciò abbiamo montato anche un extra-side di nove L-Acoustics Kara per parte, girate di 90° rispetto all’impianto principale. Infine, a completamento del sistema, abbiamo montato anche sei sub KS28 sospesi dietro ogni cluster.
Tutto sommato si tratta di un disegno classico: dal palco ci colleghiamo dal palco al mixer tutto in digitale, ripartiamo dal mixer ai finali sempre in digitale, e poi ovviamente dai finali alle casse tramite cavo. Forse una cosa un po’ inusuale l’abbiamo fatta: sospendiamo i rack dei finali dietro le casse, per avere i cavi più corti possibile.

Davide, questo è un bel quesito. Casse amplificate o passive?

È ormai riportato su tutti i testi di acustica: la parte di potenza del sistema, più vicina è a un altoparlante e meno problemi crea. Se si usano delle linee molto lunghe per il collegamento tra potenza e diffusore, le impedenze e le resistenze dei cavi possono creare qualche problema, c’è dispersione lungo la linea e i transienti risultano più lenti. Ti assicuro che un orecchio allenato se ne accorge subito.

Sopra il cluster dei sub, si vede il rack dei finali sospesi.

Perché allora non usare dei sistemi attivi?

Perché il sistema attivo, sicuramente suona meglio, ma ha anche un peso molto più importante e spesso non lo puoi appendere dove vorresti. Devi accettare dei compromessi, rischiando di perdere quello che hai guadagnato usando il sistema attivo. Con la sospensione del rack dei finali dietro i diffusori, abbiamo un sistema passivo, che possiamo appendere dove vogliamo, e con i finali poco lontani. Con questo sistema possiamo anche risolvere il problema della portata, perché possiamo decidere di appendere il rack dei finali – bello pesante – a una struttura diversa da quella del PA, ottenendo il compromesso ideale.

Cosa usi in regia?

Di norma lavoro con i banchi SSL, ma alla partenza di questo tour Britannia Row mi ha convinto a usare Yamaha Rivage. Sono dell’idea che se usi un buon banco digitale, quello deve avere dei plugin all’altezza al suo interno. Mi hanno convinto quando mi hanno detto che il banco Yamaha aveva montato all’interno anche il Bricasti, riverbero che prediligo. Devo riconoscere che non mi hanno dato un prodotto di seconda scelta: il Rivage diventerà un banco tra le mie alternative preferite. 


Clicca qui per accedere alla galleria fotografica
(14 Foto)