Lockdown Rock

Il nuovo sistema per collaborazioni musicali a distanza ad alta qualità.

Lockdown Rock

di Giancarlo Messina

Ogni crisi porta con sé delle innovazioni, sono quelle indispensabili per rispondere ai nuovi problemi. Nel nostro settore una delle esigenze più sentite è quella dell’interplay, perché suonare ascoltandosi vicendevolmente è il valore aggiunto di ogni esecuzione. Ecco allora una soluzione che consente a più musicisti di suonare insieme anche a distanza, da casa propria, con un segnale di altissima qualità.

È l’obiettivo che si sono posti alcuni specialisti, che hanno agito in sinergia formando una squadra con diverse competenze: fonici, informatici, backliner, specialisti di prodotto hanno cercato insieme la soluzione migliore per poter realizzare questo progetto.

Non è certo un’idea nuova e sicuramente sul mercato esistono già diverse soluzioni, ma questo progetto ci è sembrato proporre qualcosa di realmente interessante ed utilizzabile a livello professionale anche al di là dell’emergenza COVID che, speriamo, presto o tardi sarà solo un brutto ricordo.

La dimostrazione del progetto è stata realizzata facendo suonare tre musicisti da casa loro in tre diverse parti d’Italia (Milano, Verona, Ravenna), mentre a Roma il fonico riceveva i segnali ed effettuava in tempo reale il mixaggio. Inutile aggiungere che le quattro o più postazioni potrebbero trovarsi in qualsiasi parte del mondo.

Ne abbiamo parlato direttamente con i creatori.

Carlo Barbero Project manager

“Ho cominciato a pensare a questo progetto – racconta Carlo – coinvolgendo Luca Giaroli di DirectOut Technologies. Una volta definito il necessario e l’aspetto tecnico, il mio ruolo è stato quello di trovare i musicisti per rendere operativo il lavoro. Così ho chiamato per primi Peruch, Visigalli e Corradin e ho portato loro il rack. Fatte le prime prove ci siamo accorti che c’erano dei problemi nella velocità di connessione delle reti domestiche che non rendevano possibile suonare a tempo con la batteria; abbiamo allora cambiato batterista, sono andato nello studio di Andrea Rigonat a Trieste, il ‘Motore dell’auto’, con Andrea Fontana, ma anche lì c’era una connessione FTTC e il problema è rimasto.

“Nel frattempo – continua Carlo – Peruch ha installato una connessione FTTH; poi ho trovato Emiliano Bassi, a Milano, che aveva anche lui una fibra FTTH con un ping velocissimo; a questo punto Visigalli era diventato l’anello debole, così ho deciso di installare l’ultima postazione a casa mia, dove ho una FTTH, ed ho chiamato a suonare Paola Zadra. Quindi mi sono occupato di tutta la parte logistico-gestionale di tutti i musicisti, e qui il difficile è stato più che altro mantenere tranquilli i toni, perché poi in casa propria ognuno aveva tanti aspetti inattesi, tra i quali anche lasciare la finestra aperta per far passare il cavo dell’antenna GPS – che, vi assicuro, è un problema reale – oppure organizzarsi con babysitter per tenere i pargoli! Ho coinvolto anche Enrico Belli che ha sposato con entusiasmo il progetto”.

Luca Giaroli – Product manager per DirectOut Technologies

“Come specialista di prodotto – dice Luca – ho fornito le macchine per la gestione dell’audio ma anche per la trasmissione del segnale tramite sistemi IP con il protocollo Ravenna. Questo progetto è affascinante per le soluzioni che siamo riusciti a trovare al fine di risolvere le sfide che ci siamo trovati di fronte.

“Il protocollo Ravenna – spiega Luca – nato per il broadcast e per reti di tipo ‘managed’, ci permette di decidere con quanta latenza, cioè con quanto buffer, possiamo ricevere i singoli stream, cosa che ad esempio una scheda Dante non consente. Questo è fondamentale perché, ad esempio, l’invio dei segnali alla postazione di mixaggio può permettersi dei tempi di ritardo maggiori, intorno ai 700 ms nel nostro caso, rispetto a quanto è indispensabile ai musicisti per riuscire a suonare insieme, tempo che siamo riusciti a ridurre entro i 15 ms. Se non fossimo riusciti a raggiungere i 15 ms avremmo dovuto rinunciare a far suonare live i musicisti, inviando loro un click ma senza la possibilità di ascoltare gli altri in tempo reale.

“Un’altra sfida nella sfida – continua Luca – è stata quella di usare utenze internet domestiche, cosa che però non rende possibile l’invio di tracce separate, perché in upload di solito non si va oltre i 15 Mb/s. Come faceva quindi il nostro fonico, Enrico Belli, a mixare le tracce della batteria se non poteva ricevere le tracce separate? A questo scopo è stato necessario inviare a casa di ogni musicista un device che fosse in grado di fare un mixaggio in locale; grazie a ciò il numero di tracce trasmesse è stato ridotto ad un solo stem stereo, ma Enrico da Roma aveva la possibilità di mixare da remoto le tracce della batteria, intervenendo anche sull’equalizzazione e sul bilanciamento, oltre a curare i livelli negli IEM dei musicisti. Altro aspetto importante: per un batterista suonare ascoltando il proprio strumento con un delay di 15 ms è quasi impossibile, quindi il mix di ascolto dei vari artisti era un misto fra segnale a latenza zero del proprio strumento e quello degli altri musicisti che arrivava con un ritardo di 15 ms. Insomma il fonico aveva da remoto il controllo totale di tutti i parametri, poi riceveva gli stem stereo dei tre musicisti con un certo ritardo ma tutti perfettamente in fase tra loro, in modo che non ci fossero perdite di qualità durante la trasmissione: infatti il ritardo del mix finale non ha alcuna influenza sul risultato finale per l’ascoltatore, anzi dà la possibilità di allinearlo ad un eventuale segnale video.

“La macchina usata in locale è il Prodigy.MP che offre preamplificatori microfonici, mixer locale, compreso di equalizzazioni e dinamiche, due uscite cuffie amplificate e la possibilità di mandare in rete il mix stereo, ricevendo contemporaneamente gli altri stem per gli ascolti. Tutto questo replicato quattro volte, cioè per i tre musicisti e per il fonico il quale, per il mixdown finale, non ha dovuto usare alcuna console, ma solo pilotare tramite software il Prodigy.

“Tutto ciò è fattibile – conclude Luca – poiché abbiamo la possibilità di mandare a casa del musicista un rack totalmente ‘plug&play’, che basta attaccare alla rete e alla corrente elettrica, e che viene poi totalmente gestito da remoto”.

Enrico Belli – Fonico

“Lascio la parte tecnica agli altri – ci dice Enrico – io vorrei parlare di quello che mi compete, cioè di audio. Inizio col dire che sono rimasto stupefatto da Prodigy, una macchina che ha un suono pazzesco, dalla parte di preamplificazione fino all’uscita. Infatti ho usato il Prodigy anche per mixare, usando dinamiche ed equalizzatori interni. Ho lavorato fisicamente su un normale computer, gestendo sia gli ascolti dei musicisti sia il mix finale. La cosa interessante è che più persone possono lavorare all’interno del progetto contemporaneamente, quindi mentre io facevo il mix, Scavazza si occupava del monitoraggio dei flussi di rete, mentre Giaroli controllava il patch delle macchine, perché tutti possono accedere contemporaneamente alle stesse macchine da qualsiasi parte del mondo. Un produttore artistico da Los Angeles può mixare un’esibizione o una registrazione da casa sua.

“Molto importante poi – aggiunge Enrico – è la gestione dei talkback, che crea anche per i musicisti un senso di registrazione ‘live’ molto simile a quello di uno studio”.

Luca Di Chio – CEO Vivivaldy, gruppo DTraning

“L’obiettivo –dice Di Chio – è stato di creare una piattaforma in grado di gestire audio a distanza non compresso su una rete internet domestica, con tempi di latenza che consentano a più musicisti di suonare insieme contemporaneamente. Ma anche avere la possibilità di mixare tutti i musicisti in tempo reale e con la massima qualità possibile.

“Il progetto è già operativo in alcune realtà negli USA; siamo riusciti a testarlo facendo suonare insieme tre musicisti professionisti. Ovviamente può essere implementato secondo le esigenze del cliente che intenderà usufruire di questo servizio”.

Claudio Scavazza – Specialista di reti per Vivivaldy

“Quando si lavora con l’audio – spiega Claudio – occorre soddisfare alcune esigenze, come quella di avere bassa latenza, gestire audio non compresso e spesso di lavorare in multicast; con queste premesse è nato il nostro progetto. La gestione dei flussi multicast è l’aspetto più complesso dal mio punto di vista, perché quando si lavora ad uno spettacolo classico in uno stadio è tutto relativamente semplice, basta installare una LAN e quattro switch per avere già tutto quello che serve. In questo caso si lavora invece su reti geografiche ed è tutto più complesso; abbiamo quindi cercato di semplificare questa complessità per i musicisti, fornendo loro un prodotto plug&play che gestiamo noi da remoto.

“Nel rack che inviamo a casa del musicista c’è un router di Vivivaldy al quale vanno collegati il router casalingo del provider Internet e il Prodigy. Noi abbiamo messo in piedi per questo progetto un’infrastruttura in cloud che riceve i flussi che arrivano dalle varie postazioni e permette l’interscambio fra le varie macchine. Una sorta di centro stella, insomma un punto di incrocio che consente all’utente a casa di non doversi occupare di questo aspetto, perché configuriamo tutto noi sul cloud.

“Ovviamente – continua Claudio – la connessione casalinga deve avere un tempo di ping sufficientemente breve, al di sopra quale diventa necessario usare un click per suonare live.

“Esiste poi un sistema di sincronizzazione totale, per cui in ogni rack c’è anche un PTP grandmaster clock che prende il riferimento temporale da un’antenna satellitare: in ogni postazione riceviamo il sincronismo dal satellite in modo da non dover trasmettere il segnale di sincronismo, perché ogni macchina si sincronizza perfettamente in locale tramite il segnale satellitare.

“Inoltre, in caso di perdita di pacchetti, cosa sempre possibile su rete domestica, riusciamo a ricostruire i pacchetti persi indirizzati al mixer della messa in onda grazie al maggior tempo di buffer. Stiamo parlando di segnale a 24 bit/48 kHz non compresso, ma ovviamente è possibile, banda permettendo, aumentare.

“Per far funzionare il sistema – conclude Claudio – occorre che in casa del musicista ci sia un’utenza domestica FTTH, cioè con la fibra ottica che arriva in casa, di qualsiasi provider, mentre la postazione del mixer può avere anche una FTTC, cioè la fibra in cabina con l’ultimo tratto in rame fino a casa, che è un po’ più lenta”.

Gli utilizzi di questa tecnologia, come dicevamo, possono essere diversi e, senza dubbio, bisognerà spesso pensarli insieme ad un flusso video, anche con telecamere consumer.

La immaginiamo estremamente utile in caso di prove musicali, o per la registrazione in studio di brani o di doppiatori, perché musicisti o attori potranno comodamente registrare da casa propria, facendo risparmiare soprattutto molti costi alla produzione senza perdere qualità. Ma le occasioni sono tutte da inventare: da due o più DJ che possono alternarsi in più discoteche o festival, pur restando fermi da qualche altra parte, fino alle ospitate in concerti o programmi televisivi con artisti che si trovano altrove.

Crediamo che la pandemia abbia solo velocizzato una tecnologia che sarebbe comunque emersa nel giro di qualche anno, perché i tempi sono ormai maturi.

Certo: niente sostituirà la presenza fisica di un artista, ma in molti casi, e non solo quelli obbligati, questo Lockdown Rock potrà essere una soluzione vincente e di qualità. 


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