Intervista a Giorgio Molinari

Nota Ministeriale del 1/4/2011 n° 1689 sui Carichi Sospesi.

di Alfio Morelli

Nota Ministeriale 1/4/2011 n° 1689 sui Carichi Sospesi

Come nasce una Normativa 

Come molti sanno, il 1° aprile del 2011 è stata diramata dal Ministero dell’Interno la Nota Ministeriale 1689 sulla verifica e certificazione dei carichi sospesi nei locali di pubblico spettacolo. Argomento delicato e quanto mai attuale, visti i recenti incidenti capitati sia Italia che all’estero.
Ma come nasce una normativa? Chi illustra con competenza i problemi tecnici di un mondo così settoriale e complesso? È così impossibile confrontarsi in maniera costruttiva con i Ministeri romani, luoghi che nell’immaginario collettivo sembrano inaccessibili muri di gomma?


Abbiamo intervistato Giorgio Molinari, ingegnere che può definirsi uno dei principali fautori di tale Nota. Ci siamo fatti raccontare come sia entrato in contatto col Ministero dell’Interno e quali siano state le sue impressioni durante questo confronto fra tecnica e politica.


Giorgio, qual è il tuo rapporto professionale col mondo della certificazione dei carichi sospesi?

Per diversi anni sono stato prima collaudatore, poi commissario in Commissione di Vigilanza. Voglio subito sottolineare che i commissari di vigilanza esterni, esperti di impianti, non percepiscono alcun onorario per il loro lavoro, anzi, si devono pagare anche il viaggio e l’assicurazione. Come commissario mi sono trovato spesso di fronte a collaudi di colleghi che erano quanto meno dubbi, non corrispondenti alla realtà, per non dire falsi o tendenziosi; atti meritevoli di essere trasmessi alla Procura della Repubblica. Ma quando c’è di fronte un concerto a volte si chiude un occhio, e questo è molto rischioso

Com’è nato il contatto con il Ministero?

Ho avuto il piacere di conoscere il sen. Michelino Davico, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno con delega agli Affari Territoriali, quindi alle Prefetture dove vi sono le sedi delle CPV, (Commissioni Provinciali di Vigilanza). Durante un incontro ho avuto modo di esporgli questi argomenti e lui ha deciso di approfondire la cosa accompagnandomi dal Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, il Prefetto F. P. Tronca, proprio per illustrare i problemi che le Commissioni di Vigilanza affrontano nell’omologare i luoghi dove si svolgono gli spettacoli. Per chi non lo sapesse, i Vigili del Fuoco rappresentano il fulcro tecnico intorno al quale ruota il lavoro dell’intera Commissione. Il problema principale è che nei collaudi delle strutture vengono indicati dei carichi sospesi derivati da calcoli approssimativi e spesso ricevuti tramite un “passa parola” tra i tecnici e questa situazione non può e non deve essere più tollerata.
Se il teatro o la struttura che deve essere agibilitata riceve un documento non veritiero, il Commissario che arriva per verificare un allestimento si trova di fronte ad una situazione in cui c’è poco da fare. La verità, infatti, è che spesso i progetti vengono realizzati in studio, sulla carta. Fatta la prima verifica durante la prova generale, il progetto verrà poi adattato alle varie venue, e solitamente la struttura viene montata in altri modi, al punto che quel progetto non è più valido. In pratica non è la stessa struttura e i carichi ivi installati non è detto che siano tollerati e sopportati in sicurezza. Questo ragionamento vale per il punto di ancoraggio fino all’ultimo gancio e racchiude tutta la problematica dei sistemi complessi appesi ad un soffitto o appoggiati sul pavimento.


Come reagì il Prefetto Tronca?

Al Ministero dell’Interno mi dissero di ritenere la mia segnalazione molto interessante e che avrebbero creato un Gruppo di Lavoro per analizzare la problematica. Quindici giorni dopo venivo nominato, insieme ad altri funzionari, membro ufficiale del Gruppo di Lavoro sui Carichi Sospesi.  Abbiamo lavorato un paio d’anni per portare a compimento la stesura di un documento che indicasse una procedura operativa e l’elenco dei certificati che le Commissioni di Vigilanza di tutta l’Italia devono chiedere per valutare l’agibilità dei locali di pubblico spettacolo, in presenza di carichi sospesi. Nella Nota Ministeriale ci sono addirittura dei disegni, cosa davvero inusuale per una  circolare; e che ci sia la mano di professionisti qualificati, addetti ai lavori, è molto chiaro, perché la narrativa della Circolare usa un linguaggio tecnico tipico del mondo dello spettacolo, da “ring di americane” a “line array” e “teste mobili”. Anche il concetto di “carichi sospesi” deriva dal nostro mondo (da non confondere con i “carichi pendenti” giudiziari!). Il Gruppo di Lavoro ha infine elaborato un documento conclusivo.

Qual è stato, da lì, il percorso?

La Nota ministeriale, prima di divenire Pubblicazione Ufficiale, in Gazzetta, deve essere inoltrata all’Ufficio Legislativo del Viminale dove viene studiata e verificata sotto tutti i profili giuridici; infatti sono state apportate alcune modifiche rispetto a quanto il GdL aveva scritto. Ciò nonostante le cose più importanti sono rimaste: l’obbligatorietà della dichiarazione di valutazione analitica dei carichi sospesi sia statici che dinamici, nonché  la presentazione del collaudo periodico, in corso di validità, dei paranchi utilizzati per il sollevamento.


La Nota consiglia l’uso di dinamometri o celle di carico, come mai?

Le celle di carico rappresentano, a mio avviso, l’unico dispositivo certo e veritiero per controllare l’esatta situazione a cominciare dal montaggio delle strutture e delle attrezzature, perché sono in grado di determinare, con precisione e in tempo reale, il peso che sta gravando su un preciso punto e sull’intera struttura anche se complessa, al di là dei calcoli teorici di progetto. Fra l’altro esistono prodotti digitali in grado di abbinare la misurazione con allarmi di sovraccarico e trasferire a distanza, via telefono gsm, la pesatura degli allestimenti che si alternano e susseguono in un determinato luogo senza essere sul posto.

Pensi davvero che sia la soluzione definitiva?


Sì. Bisogna capire che la somma dei carichi non può essere aritmetica, cioè non si possono addizionare semplicemente i pesi tra loro, perché ci sono valutazioni che hanno a che fare con il calcolo e l’analisi vettoriale dovuti a strutture che insistono su più nodi, elementi a sbalzo, strutture appese ad altre strutture dove le componenti reattive sui nodi variano di molto anche se l’angolo della struttura si sposta di un solo grado. Bisogna poi valutare se vi sono persone od oggetti in movimento per cui si deve sommare l’effetto dinamico prodotto e altri  fattori che hanno a che fare con i limiti di rottura dei materiali impiegati come funi, catene e ganci. A questi livelli fare un collaudo vero ed esaustivo, visti  i tempi a disposizione, utilizzando la calcolatrice e la scienza delle costruzioni è difficilissimo se non impossibile. La cosa migliore per tutti, artista, produttore, organizzatore, noleggiatore, tecnico e pubblico è quella di pesare davvero ciò che grava sui punti in cui sono posti gli elementi in gioco, sin da quando si comincia ad installare la struttura, prima ancora che sia sollevata.L’uso delle celle di carico serve per avere una precisa corrispondenza fra quello che è possibile applicare in quel punto e quello che ci si sta realmente appendendo. Basta infatti pochissimo perché i carichi, progettati in un certo equilibrio, si trovino, per motivi di necessità derivati dal montaggio, in posizioni diverse o spostati, diminuendo in alcuni punti ed aumentando su altri, e questo può anche comportare una difficoltà nello sforzo o nella velocità di esercizio dei motori, aumentando ulteriormente i rischi a cui si sottopongono gli addetti ai lavori o il pubblico sottostante. Senza celle di carico, insomma, è impossibile controllare quello che sta succedendo durante il montaggio e certificare come stanno le cose. Pesando gli elementi, badate bene che le sorprese non mancheranno…


Infine, il 1° marzo 2011 la Nota è stata diramata...

Sì, la Circolare dopo la firma è stata inviata dal Comando Generale dei VV.FF. a tutte le Prefetture e a tutti i Comandi provinciali VVFF di Italia. Le Prefetture, a loro volta, l’hanno inviata a tutti i Comuni e a tutti gli Ordini Professionali interessati, oltre che alla Protezione Civile. Insomma una distribuzione estremamente capillare.
A tuo parere, il Ministero è ricettivo verso problematiche molto tecniche che non conosce appieno?
Direi di sì. Sono entrato in contatto per caso e sono stato capace di trasferire delle informazioni tecniche dello show business senza mai sentirmi in difficoltà, nemmeno con i massimi dirigenti; ho trovato un ambiente coeso e consapevole dell’importanza di conoscere quello che succede fuori dal “palazzo”. In ogni caso posso dire che non si tratta di un muro di gomma.
Dopo l’incidente di Reggio Calabria si è mosso qualcosa?


Sì, dopo quella disgrazia, la seconda in pochi mesi  dopo Trieste, i dati emersi dicono che durante gli allestimenti c’è troppa fretta e molta approssimazione che, se messi in relazione alla mole delle strutture e delle attrezzature che devono essere montate, producono risultati alquanto allarmanti con l’assunzione di rischi che non possono più essere tollerati. Basti pensare che l’ordine di grandezza dei carichi installati raggiunge tranquillamente le 50 tonnellate e al Ministero questi numeri fanno molta paura.
Io credo sia assolutamente necessaria la figura di un direttore dei lavori. Deve essere un ingegnere strutturista che segua tutto, passo passo, a partire dallo scarico dei mezzi, cosa ampliare o ridurre della struttura progettata, e che facendo anche le notti alla fine avvalori le “varianti in corso d’opera” e certifichi che tutto sia montato perfettamente. Lui sarà il collaudatore reale della struttura con un incarico che termina con il controllo dello smontaggio. Insomma quello che in edilizia è definito “collaudatore in corso d’opera”, figura tecnica che renderebbe tutti più sereni e sicuri, dalle produzioni agli organi di vigilanza.


Qual è la cosa che ti ha colpito maggiormente in questa esperienza?


Alla fine di questo lavoro che, voglio sottolineare, ho fatto totalmente gratis, pagandomi anche i biglietti del treno, sono accaduti un paio di episodi che mi hanno emozionato. Pubblicata la circolare, pensavo di aver esaurito il mio impegno, invece no… infatti, volendo ringraziare il  Capo Dipartimento dei VV.FF, il Prefetto Tronca, mi sono sentito rispondere “dove pensi di andare? tu sei uno di noi” al che ho aggiunto “va bene, ci vediamo presto…”.
Quindici giorni dopo sono stato riconvocato al Ministero sempre dal Prefetto che, davanti al Sottosegretario di Stato, mi ha consegnato l’elmo dei VV.FF con il mio nome stampato sopra, dicendomi una frase che mi ha fatto venire le lacrime agli occhi: “Questo perché tu non possa dire di non sentirti uno di noi”. L’elmo dei VV.FF ha per loro un grande valore simbolico e devo dire che a 50 anni non mi aspettavo un così grande onore. Mi sono realmente commosso!

contatti: Giorgio Molinari - Molpass

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