I Mille anni di Magia a Villa Rufolo

Di gioielli storici, come si sa, l’Italia ne nasconde tanti. Ma è raro trovare una così estetizzante coniugazione di bellezza architettonica e suggestione naturale pari a quella di Villa Rufolo, a Ravello, sulla costiera amalfitana.

di Giulia Morelli

Si tratta di un luogo fuori dal tempo, una Villa medievale frutto della commistione di stili arabo e occidentale e che, per questo, vanta la nomina di “piccola Alhambra amalfitana”. È un luogo magico direttamente affacciato sul promontorio dell’antica Repubblica marinara che, nel tempo, non ha rinunciato ad affascinare intellettuali e artisti quali Giovanni Boccaccio, che proprio a Villa Rufolo ha ambientato una novella del Decamerone, e Richard Wagner che, alla vista dei pittoreschi giardini interni alla Villa, ammise di aver trovato “il giardino di Klingsor”, popolato da belle fanciulle e fiori d’oriente, proprio come lo aveva concepito nel suo Parsifal.

Ogni anno la città di Ravello attira a sé un alto numero di turisti anche grazie alla raffinata scelta di eventi musicali/culturali e artistici che vi trovano ospitalità, ma quest’anno, in occasione dei festeggiamenti dei mille anni di Villa Rufolo, la Fondazione Ravello ha scelto di coinvolgere il grande pubblico attraverso uno spettacolo multimediale all’avanguardia che ha attirato l’attenzione di una grande varietà di spettatori. L’idea è stata quella di un percorso multimediale pensato per esaltare la bellezza architettonica dell’edificio e, allo stesso tempo, per creare un cammino didattico che facesse luce sulla storia e sui celebri personaggi che abitarono o che trassero ispirazione dal suo incanto. Ad aggiudicarsi la realizzazione del progetto è stata Laser Entertainment, che si è distinta per la qualità tecnica e artistica della proposta e che non ha di certo deluso in fase di realizzazione, ottenendo, anzi, il prolungamento di diversi giorni della manifestazione alla luce della grande affluenza di pubblico. A partire da 21 marzo fino al 4 maggio, infatti, ogni sera centinaia di persone hanno assistito ad uno spettacolo composto da installazioni audiovisive, effetti laser e spettacoli di video mapping che hanno saputo coniugare, in modo più che mai suggestivo, il racconto storico al tecnologico spettacolo tridimensionale.
Ma lasciamo la parola a Alberto Kellner, titolare di Laser Entertainment, che ci racconta nel dettaglio l’ideazione e la realizzazione di questo progetto.

“L’obiettivo – ci spiega Alberto – era quello di valorizzare gli aspetti architettonici e storici di Villa Rufolo in maniera spettacolare e divertente per il pubblico ma senza rinunciare alla valenza culturale e divulgativa dello spettacolo. Facendo le adeguate ricerche sui luoghi, abbiamo prima di tutto trovato i punti che meglio si prestano a diventare splendidi schermi per il video mapping. Al contempo, abbiamo fatto le necessarie ricerche storiche che permettessero di raccontare al meglio gli eventi storici e culturali che hanno fatto la storia di questa Villa e, chiaramente, i personaggi che l’hanno resa celebre. Abbiamo già citato Boccaccio e Wagner, ma non possiamo dimenticare il nome di Escher, che proprio dagli schemi geometrici di Villa Rufolo trovò l’ispirazione per molti dei suoi disegni ‘impossibili’, o quelli di Truman Capote, Pasolini, Forster, André Gide, Valéry, Tennessee Williams e Gore Vidal che non mancarono di esprimere opinioni estasiate sulla suggestiva location.
“La mia idea – continua Alberto – è stata quella di prendere il personaggio storico di Lorenzo Rufolo – esponente della celebre famiglia Rufolo che, al tempo degli Angiò, venne ghigliottinato ingiustamente perché da questi accusato di tradimento – e di farlo rivivere in veste di Cicerone che accompagna gli spettatori lungo il percorso multimediale, raccontando la storia della Villa e introducendo i vari “quadri” dedicati ai diversi personaggi celebri che hanno fatto tappa in questo luogo. Potremmo definirlo il fantasma inquieto che, per i mille anni della Villa, torna in vita per narrarne al pubblico la storia, e questo forse è stato uno degli elementi che ha fatto sì che il nostro progetto venisse scelto; questo, e il fatto che non abbiamo agito pensando, in primis, ad uno spettacolo e poi andando in loco a verificare in che modo adattarlo, bensì facendo prima un sopralluogo sulla location e solo in seguito sviluppando un progetto che valorizzasse al massimo i punti più suggestivi.
“Il nostro Enzo Presepi ha curato come producer tutta questa fase iniziale ed ha seguito l’allestimento sul posto per oltre un mese”.

Come è avvenuta, quindi, la presentazione del progetto?

Con delle presentazioni in Powerpoint e con delle simulazioni in computer grafica della durata di due o tre minuti che rappresentassero in maniera molto fedele ciò che avremmo realizzato. Anzi, in realtà, quando facciamo queste simulazioni cerchiamo di rimanere sempre più dal lato conservativo che da quello spettacolare, ovvero facendo attenzione che gli effetti non siano mai tanto forti quanto la realtà dello spettacolo finale. Questi sono i principali fattori che sicuramente hanno favorito la vittoria dal punto di vista creativo, mentre da quello tecnico direi il fatto che abbiamo proposto tecnologie all’avanguardia, anche con macchine di riserva per garantire la riuscita con più condizioni atmosferiche le quali, inizialmente, si sono rivelate piuttosto ostiche.

Come avete organizzato la regia?

Un’unica regia centralizzata da una sala sul tetto della Villa che si apriva a raggiera sui vari luoghi in modo tale che i due tecnici potessero controllare tutta l’installazione e scandire la tempistica delle proiezioni. Chiaramente, trattandosi di ambienti limitrofi, abbiamo lasciato un tempo di pausa tra una zona e l’altra in modo tale che l’audio non si sovrapponesse e che la gente avesse il tempo di spostarsi.

Quindi all’interno del parco c’erano più gruppi di spettatori in contemporanea?

Sì, esatto, avevamo tre-quattro gruppi che seguivano contemporaneamente il percorso secondo una logica “museale”, possiamo dire: quando, ad esempio, un gruppo era al punto tre, partiva il punto uno con il punto due in pausa, e così via. E anche questa è stata una proposta vincente

E di quanti giorni era prevista la durata dello show?

Inizialmente dal 21 di marzo fino al 27 aprile, ma è stata poi prolungata fino al 4 maggio.

Ci puoi raccontare il progetto nel dettaglio?

Il progetto si sviluppa in sette zone separate. La prima zona è quella esterna alla Villa, collocata nella piazza del Duomo di Ravello. Qui, due laser multicolori ed un proiettore di immagini giganti Stark proiettano sulle due facciate della Villa e sulla torre d’ingresso immagini legate all’evento, catalizzando, in questo modo, l’attenzione delle persone in visita a Ravello. A partire dal secondo quadro inizia la vera e propria narrazione della storia di quello che un tempo fu un castello immenso – “talmente grande da avere più stanze dei giorni dell’anno”, si racconta – e qui, proiettato prima su un portone in stile gotico chiuso, poi su delle finestre aperte mediante due speciali schermi Holo3D completamente trasparenti, il nostro Lorenzo Rufolo si presenta e racconta la storia della sua famiglia, il tutto della durata di dieci minuti e realizzato attraverso un video mapping della superficie del portone e proiezioni olografiche. Poi si passa ad un chiostro molto famoso per i fregi arabi che lo decorano e qui, con un mapping principalmente artistico, il pubblico si gode un momento di divertimento a base di giochi di luce che esaltino la bellezza di questi decori. Dopo di che si entra in un’altra zona della Villa dove ci si pone di fronte alla torre maggiore. La torre maggiore è una costruzione di circa trenta metri che si affaccia sul giardino interno e dove si narra che Wagner, in visita a Villa Rufolo, abbia riconosciuto, proprio in questo luogo, il giardino incantato del suo Parsifal. Il nostro personaggio, in questo caso vestito come un gentiluomo dell’Ottocento, racconta la visita del compositore tedesco e, sempre con un video mapping accompagnato ad un’aria del Parsifal, abbiamo riprodotto la celebre scena dell’opera wagneriana. Una volta giunto nel giardino, il pubblico viene trasportato in una dimensione che potremmo definire “onirica” grazie ad una serie di effetti luce e laser che anima il giardino rendendolo, appunto, “magico”; il tutto sempre sulle note di Wagner. Poi si arriva alla parte più spettacolare in assoluto che è il mapping sui giardini bassi. Noi abbiamo ridisegnato completamente le geometrie delle aiuole – e qui c’è un chiaro richiamo all’opera del grafico olandese Escher – e abbiamo giocato sui colori delle aiuole fiorite in bianco e sul bianco della ghiaia posizionata a terra. Qui, il nostro Cicerone appare come un gentiluomo degli anni Venti e anche questo vuole essere un richiamo al grafico olandese, come anche, chiaramente, le illusioni ottiche realizzate sui vialetti tra le aiuole che creano finte scalinate e altre geometrie impossibili. Questo quadro è stato realizzato con quattro videoproiettori Christie Serie J da 20.000 ANSI lumen controllati da un mediaserver Dataton Watchout v.5, mentre il contenuto artistico è stato realizzato con vari software tra cui 3D Studio, Maya, After Effects, Photoshop, Final Cut, ecc.
L’effetto olografico del fantasma di Lorenzo Rufolo che appare alle finestre è, invece, una retroproiezione principalmente realizzata in studio; il personaggio è interpretato dall’attore Giovanni Caretti, mentre la costumista, Mara Ratti, è una professionista che ha collaborato anche con la Scala di Milano. Infine abbiamo un’installazione prima dell’uscita dalla Villa dedicata al Festival che ogni anno si tiene a Ravello, con proiezioni delle edizioni precedenti sulla facciata della villa, per dare un’idea di quello che il Festival è stato in passato e di quello che sarà quest’anno.

Che materiali avete usato?

Il grosso del materiale è nostro, abbiamo poi collaborato con un service di Melfi, Tequila Service, che ci ha fornito in loco parte delle luci e dell’audio ad integrazione del nostro materiale, oltre che darci un supporto per il montaggio. Vorrei fare una menzione particolare alle luci impiegate all’interno, i LED Moby 40 ProLights che, essendo piccoli e compatti, si nascondono bene nell’ambiente. Inoltre, essendo alimentati a batteria e con la possibilità di essere comandati tramite un segnale Wi-Fi, quindi senza la necessità di tirare dei cavi antiestetici, si prestano alla perfezione a tali scopi.

Quale credi sia, in definitiva, l’elemento vincente che ha portato la Fondazione a scegliere la vostra proposta?

Le proposte sono state valutate separatamente dal punto di vista creativo e da quello tecnico e, per quanto l’aspetto economico fosse chiaramente imprescindibile, ciò che credo abbia fatto la differenza è stata la qualità e originalità dell’idea. Oltre, ovviamente, al fatto che fossimo preparati a dare le adeguate garanzie economiche e che avessimo già esperienza di spettacoli simili alle spalle – ricordo solo la miniera trasformata in museo a Lanzada in provincia di Sondrio nel 2007/2008 e il percorso multimediale che abbiamo fatto per il Vaticano alla Fiera di Roma Josp 2010, sempre strutturato a quadri. E posso concludere che questa esperienza, unita a quelle precedenti, ci ha fatto riflettere sul fatto che esistono delle strutture bellissime in Italia che possono essere valorizzate con questo genere di lavoro, cosa che in Francia si fa già da tempo in maniera egregia e con budget molto superiori a quelli italiani. Credo, quindi, che i tempi siano maturi per proporsi anche in Italia con idee e prodotti di qualità.

 

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