Grease – Il musical

Supera la boa dei 20 anni la produzione della Compagnia della Rancia, il rinomato musical sul palcoscenico dal 1997.

di Alfio Morelli

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Ogni anno ha avuto diverse modifiche, anche al cast e alla scenografia, ma la base del musical Grease è sempre rimasta la stessa: la storia che ha ispirato il celebre film del 1978.

Un cult movie che ha lanciato la moda degli anni ‘50, affascinante e lontana, con il suo Rock&Roll, i suoi vestiti e le sue automobili, che continua a ispirare molti spettacoli e manifestazioni, come il Summer Jamboree di Senigallia che, ogni anno, porta in strada migliaia di persone vestite in stile per ricreare nella cittadina marchigiana quelle stesse atmosfere.

Una storia che continua a piacere a diverse generazioni, o per nostalgia degli anni ‘50, o per nostalgia degli anni ‘70, quando il film uscì, o per le dinamiche senza tempo degli amori adolescenziali. 

Da parte sua la Compagnia della Rancia ha sempre tenuto molto alto il livello artistico del musical, che si è così guadagnato un’ottima reputazione, replicando il proprio successo e riuscendo a restare sulle scene con ottimi risultati per più di 1.700 spettacoli, totalizzando oltre 1.750.000 spettatori. Non male davvero.

Siamo andati a dare un’occhiata a questa edizione 2018, sempre ben strutturata artisticamente ma anche sotto l’aspetto imprenditoriale, perché la produzione – che prevede una scenografia fissa sulla quale si affacciano vari oggetti di scena e musiche registrate – è senza dubbio meno dispendiosa di quanto avrebbe potuto, a tutto vantaggio della commerciabilità dello spettacolo, del numero di date e degli eventuali profitti. Quindi una produzione fatta da chi sa fare il proprio mestiere, perché, d’altra parte, nulla manca allo spettatore per farsi coinvolgere dalle musiche e dalle atmosfere ricreate magistralmente dai costumi, dalle acconciature, dalle luci, dagli oggetti di scena cui si accennava prima.

Insomma lo spettacolo funziona, e anche le traduzioni dei brani in italiano, piuttosto durette da digerire per chi ha in mente il film, risultano tutto sommato interessanti per il racconto.

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Giovanni Boccella, direttore di scena

Volgendoci ad analizzare l’aspetto tecnico, approfondiamo i principali argomenti con gli addetti ai lavori, cominciando dal direttore di scena, Giovanni Boccella.
Giovanni ha il compito di preparare e organizzare il montaggio, coordinando quindi i vari settori tecnici – proprio la persona adatta per darci una breve panoramica sulla produzione.
“La produzione conta 22 artisti – ci dice Giovanni – dieci tecnici, sette trasportatori e una decina di facchini; ci spostiamo con due bilici e una motrice. Il montaggio avviene in 7/8 ore, lo smontaggio in quattro ore.
“Saremo in tour tutto l’inverno fino a metà febbraio, quando finiremo a Barletta”.

Passando ai vari reparti tecnici, cominciamo con l’aspetto illuminoteco dello show.

Francesco Vignati – Operatore luci

Francesco Vignati
L’operatore luci Francesco Vignati (seduto), con l’assistente Denis Biaggi

“Il disegno luci – ci spiega Francesco – l’ho curato insieme a Valerio Tiberi . Questo spettacolo è una ripresa del ventennale di Grease dell’anno scorso, show fisso a Milano, con l’orchestra dal vivo, che poi ha anche toccato qualche altra città. La produzione di quest’anno è stata pensata per andare in tour in vari teatri, quindi è stata ridimensionata. Il musical Grease è stato rivoluzionato rispetto alle versioni precedenti, infatti per i vent’anni si è scelto un nuovo stile, più moderno e televisivo.

“Dal mio punto di vista, si tratta di uno spettacolo molto luminoso, in cui le luci giocano un ruolo da protagoniste; infatti, essendo la scenografia di Gabriele Moreschi molto minimale, abbiamo lavorato parecchio con i colori, a cui è affidata buona parte del mood della scena. In particolare, la scenografia è retroilluminata con 45 Q7 SGM, ed è divisa in sezioni indipendenti. Poi ci sono dei Martin MAC Aura come wash, dei Claypaky Sharpy come spot; la console è una grandMA2 Light, e usiamo un solo seguipersona. Illumino quindi il fondale e le quinte laterali da dietro; inoltre tutto viene circondato da strisce LED usate in vari momenti dello show. In effetti è uno spettacolo molto leggero, sembra quasi uno studio televisivo, che poi era l’obiettivo che si prefiggeva la regia di Saverio Marconi.

“Illuminare il PVC nero non è stato facile – continua Francesco – perché aveva bisogno di molta potenza di luce, ed era anche difficile illuminarlo con uniformità. Così abbiamo posto dietro le quinte laterali un telo bianco, in modo che la luce potesse arrivare di riflesso, dando appunto l’omogeneità ricercata. Il fondale posteriore è invece rimasto illuminato direttamente, da davanti. Abbiamo tolto i LED della versione residente, e grazie a questa configurazione entriamo quasi dappertutto, al massimo bisognerà stringere qualcosina nei teatri più piccoli. Infatti la scena è molto modulabile e le due quinte possono essere strette all’occorrenza.

“Inoltre, usando questo riflesso, non abbiamo bisogno di molta profondità, basta circa mezzo metro. Ovviamente lavorando sul riflesso si perde un po’ di potenza, perché i proiettori sono rivolti al contrario, verso le quinte laterali; sul fondale non abbiamo invece potuto ricorrere a questo espediente per la presenza delle scale. Dietro infatti abbiamo bisogno di circa un metro e settanta, anche per far uscire l’automobile e gli altri oggetti scenici.

“Io seguo lo spettacolo manualmente, ma ho come riferimento il click che arriva dall’audio.

“Ho in tutto cinque americane più le torri laterali, quindi il montaggio luci è più lungo di quello della scena: arriviamo la mattina e la sera si debutta. Il mio pomeriggio è sempre tutto un rimettere a posto le memorie, prevalentemente un lavoro di console.

“Il service luci – aggiunge Francesco – è Audiolux, con il quale ci troviamo benissimo da anni. La squadra luci è composta da ottimi tecnici: Denis Biaggi e Manfredi Michelazzi. 

Tommaso Macchi – Fonico FoH

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Tommaso Macchi, Fonico FoH

“Abbiamo a disposizione – dice Tommaso – ventidue Electro-Voice X-Line X2, otto sub Electro-Voice X12-128, otto Turbosound TQ-310 come front-fill, tre Electro-Voice SXA360 come centrale per stringere un po’ l’immagine, e tre Turbosound TQ-440 come delay. Il service è il lombardo Backstage PA. In regia c’è una console Yamaha CL5.

“In questa versione dello show – continua Tommaso – non c’è la band dal vivo, ma usiamo la registrazione multitraccia della band del tour precedente. Le sequenze vengono mandate tramite due QLab, uno main e uno spare. Gli artisti sono diciotto, tutti microfonati; le parti vocali sono invece, ovviamente, tutte dal vivo: anche nel caso un attore avesse dei problemi è previsto un sostituto e non una sequenza di voce registrata.

“Ho una grande quantità di memorie di banco che mi permette di aprire e chiudere i microfoni in base alla necessità. Tuttavia, bisogna seguire gli attori ogni sera, perché, a turno, hanno il raffreddore, o sono stanchi o giù di voce; a volte abbiamo anche due spettacoli in un giorno, quindi bisogna seguire la condizione di ciascuno. 

“Usiamo degli archetti auto-costruiti – spiega Tommaso – con capsule Sennheiser MKE 1. Per quanto riguarda la trasmissione dei segnali radio ho dei bodypack Sennheiser SK 5212 e dei ricevitori Sennheiser EM 3732.

“I riverberi sui cantanti sono tutti interni al banco; infatti non ho alcuna macchina esterna, a parte i player e un altro computer che gestisce l’impianto, il recording ed un eventuale virtual check.

“Il monitoraggio avviene tramite due casse poste sopra il palco, due Electro-Voice SxA360, in cui mando solo la base, e due micro spot LAN Audio M5 a terra. Gli attori non hanno le loro voci sul palco, si ascoltano dalla sala.

“Io non ho seguito le date con la band dal vivo – conclude Tommaso – ma in questo contesto mixo le tracce registrate come se ci fosse la band a suonare, quindi con gli assoli da seguire a mano e tutto il resto. Usiamo il multitraccia, così anche se un giorno, per qualche data, volessero reinserire la band, dovrei solo mettere dei microfoni e cambiare una patch. Il progetto audio è di Enrico Porcelli, che ha anche seguito la tournée precedente, mentre io sono entrato in corsa”.

Carlo Marchiori – Microfonista

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Carlo Marchiori, microfonista.

“Io – spiega Carlo – mi occupo di tutto ciò che riguarda i radiomicrofoni: la scansione quando si arriva sulla piazza, il piano frequenze e infine la microfonatura, piuttosto complicata perché durante lo show i ballerini-cantanti sudano moltissimo! Ci sono parecchi cambi di costume, che rappresentano anche i momenti ideali per me per i controlli e le asciugature varie. Durante lo spettacolo sono quindi sempre attivo, infatti utilizzo anche un in-ear per non essere vincolato alla mia postazione.

“Adoperiamo un sistema Sennheiser completo, con ricevitori EM 3732, capsule MKE 1 su archetti custom fatti da me e trasmettitori SK 5212. Per comodità, nel nostro rack abbiamo accorpato un modulo I/O Yamaha Rio, per cui tutte le uscite dei ricevitori entrano in questa macchina e da lì il segnale va nel Galileo, che teniamo sempre nello stesso rack, per poi proseguire verso i finali.

“Abbiamo preso in prestito la tecnologia dai cellulari – dice Carlo – iniziando a usare le antenne in polarizzazione: io ho doppie antenne ma non ho uno splitter, come se avessi due sistemi distinti; quindi ci sono da un lato il ramo A del primo e del secondo sistema, poi il ramo B, il primo verticale e il secondo in orizzontale, con un angolo che ci permette di avere un maggiore controllo rispetto alla polarizzazione dell’onda in trasmissione, non sempre ottimale a causa dei movimenti continui dei trasmettitori. Le antenne del ramo A finiscono da una parte, e le antenne del ramo B da un’altra, come se fossero dei sistemi radio distinti. Se avessi uno splitter potrei usare due sole antenne”. 

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