Gabriella Zoni

La Signora del SIB.

Gabriella Zoni

di Alfio Morelli

C’è un pezzo importante della storia dell’intrattenimento italiano che passa per Rimini, tra i padiglioni di una fiera che, anno dopo anno, ha saputo intercettare e accompagnare le trasformazioni di un settore in continua evoluzione. E c’è un nome che incarna, più di ogni altro, questa storia: il nome di Gabriella Zoni.

Il suo viaggio comincia lontano dai riflettori, e impiega qualche tempo per raggiungere il centro della scena: Gabriella nasce a Parma e si affaccia al mondo fieristico quasi per caso. Lavora ancora nell’azienda di famiglia, quando il dottor Luciano Chicchi – figura storica della Fiera di Rimini – si accorge della sua esperienza con i comunicati multilingua trasmessi sullo storico Publiphono di Rimini. Parlava italiano, inglese, francese e anche un po’ di tedesco; e ancora, era precisa, affidabile, e comunicava bene. Gabriella viene contattata per collaborare con Expo Estate, una fiera estiva dell’artigianato artistico che attira visitatori da tutta Italia. Non è solo artigianato, però: ogni sera della manifestazione, su un palco, si esibiscono i grandi nomi della musica italiana. È la metà degli anni Settanta. Da lì, tutto cambia.

Gabriella Zoni insieme a Lorenzo Cagnoni, allora presidente della Fiera di Rimini, figura chiave per i numerosi successi del polo fieristico riminese.

Nel 1978 Gabriella supera un concorso ed entra ufficialmente nella Fiera di Rimini. È l’inizio di un percorso che la porterà a dirigere e immaginare decine di manifestazioni, da Enada, My Car, Agritalian, Tecna, SIGEP, Mondo Natura, fino a un’idea che avrebbe rivoluzionato il settore: la fiera SIB, il salone dedicato all’intrattenimento, alla musica e alle tecnologie per locali e discoteche. In quel tempo, la Romagna è un laboratorio naturale per i nuovi linguaggi del divertimento: club, balere e discoteche sono il cuore pulsante di un’Italia che sta cambiando pelle.

“La proposta – racconta Gabriella – arrivò da Claudio Niola, noto personaggio del mondo dello spettacolo, spalleggiato da Gianni Fabbri, patron del Paradiso di Rimini, icona in quegli anni delle notti in riviera; Claudio chiese a Chicchi di creare una fiera specifica per il mondo delle discoteche. C’erano già tante aziende che operavano nel settore, una rete viva di professionisti, e l’idea prese subito corpo.”

La manifestazione nasce sotto l’egida del SILB – Sindacato Italiano dei Locali da Ballo. È l’inizio di un lungo cammino fatto di alleanze, equilibri da gestire, fiere da costruire praticamente da zero. All’inizio, non ci sono i grandi nomi della produzione, ma solo i gestori: “Poi capii – dice Gabriella – che senza i costruttori non si poteva andare avanti. Feci io la trattativa per coinvolgere l’associazione APIAS – Associazione Produttori ed Importatori Attrezzature per lo Spettacolo: era meglio rinunciare a qualcosa e lavorare insieme. E così fu.”

Per una serie di circostanze e grazie alla competenza di Gabriella, il SIB esplode. Si impone nel panorama italiano e internazionale, attira aziende da tutto il mondo.

L'inaugurazione di uno dei tanti SIB. Insieme a Gabriella, da sx: Giuseppe Bonazzoli, direttore Disco & Dancing; Bruno Cristofori, presidente SILB; l'On. Romano Prodi.

“Ricordo i camion che arrivavano dall’Australia e dall’America – continua – con tutta l’attrezzatura da montare. Fu in quegli anni che facemmo aprire una dogana temporanea dentro la Fiera stessa. Non era mai successo prima.”

È il segno di un successo che va oltre i numeri: SIB diventa un punto di riferimento globale, specchio di un’Italia in cui le discoteche non sono solo locali, ma veri centri culturali, luoghi di sperimentazione tecnica e creativa. Gli anni Ottanta e Novanta sono l’epoca d’oro: “La discoteca era esplosa. Specialmente in estate si lavorava sette giorni su sette. Le aziende investivano cifre altissime negli stand. Clay Paky, Coemar, FBT… tutte facevano installazioni tecnicamente avanzate e assai costose.”

A differenza di molte altre fiere, SIB richiedeva infrastrutture tecniche complesse: cablaggi, insonorizzazioni, cabine prova, luci, audio, fumo, effetti speciali. “Era un impegno enorme. Ma io ho sempre cercato di capire i bisogni delle aziende. Mi sono sempre sentita una di loro.”

Non è sempre facile: con il passare del tempo iniziano le complicazioni, i costi crescono, il mercato cambia, Londra sfida Rimini con la sua fiera Plaza, ma non riesce a replicarne la forza identitaria. “Con Plaza si era parlato di rendere le fiere biennali, per non saturare il mercato, ma non mantennero mai gli accordi. Noi invece eravamo fedeli alla nostra missione. E anche per questo siamo durati così a lungo.”

Nel 2000 arriva il momento della pensione ma, dopo un momento di pausa, la Fiera richiama: il lavoro di Gabriella è troppo importante per lasciarlo andare. Le propongono un contratto di consulenza: “Con una proposta molto allettante – racconta soddisfatta. Ma seguivo solo alcune manifestazioni.” Continua così fino al 2015, attraversando più di quarant’anni di fiere e trasformazioni. In questo lungo percorso, Gabriella si occupa anche di Disma Music Show, di Mondo Natura… si occupa di fiere che parlano linguaggi diversi, ma che hanno la capacità di raccontare un paese in continuo movimento: “Ricordo quando venne Cesare Cremonini con i Lunapop. Era ancora agli inizi, ma si capiva che avrebbe fatto strada.”

A un certo punto, arriva anche la concorrenza italiana. Qualcuno prova a replicare il SIB a Bergamo. “Non quando c’ero io – chiosa Gabriella – probabilmente dopo.”

Provo a chiedere il ricordo più bello di questa cavalcata, ma Gabriella non dà una risposta secca: ne ha troppi. Cene sulle terrazze del Paradiso di Rimini, affacciate sul mare, congressi in tutta Italia insieme a Mogol. “Erano incontri veri, ricchi. C’era rispetto, passione, comunità. Ho amato molto le persone con cui ho lavorato. E loro, in tanti, mi scrivono ancora oggi.”

Non mancano nemmeno i momenti dolorosi: la scomparsa di amici come Noselli di Outline, Quadri di Clay Paky, Sergio Caprara di Nexo; le difficoltà economiche che a volte colpiscono aziende storiche. Ma anche in quei casi, Gabriella è sempre vicina agli imprenditori. “Ho lottato per tenere ferme le tariffe delle fiere quando vedevo che il mercato rallentava. Non si può solo chiedere. Bisogna capire, avere sensibilità. Quando una corda si tira troppo, si spezza. E a restare con le mosche in mano probabilmente potremmo essere in molti.”

Oggi Gabriella Zoni si gode un po’ di riposo. Vive con il suo gatto, con GPS incorporato, viaggia tanto tra India, Iran, Argentina: tanti i luoghi visitati, anche durante gli anni di lavoro, con lo stesso entusiasmo di chi ha sempre saputo che la vita va vissuta tutta, fino in fondo. La sua è una storia di passione, che ha attraversato quarant’anni di cambiamenti, senza mai smettere di ascoltare, di mediare, di credere in ciò che faceva. “Non ho mai fatto carriera per ambizione. Ho solo fatto quello che mi piaceva. E penso di averlo fatto bene.”

Le ricordo una nostra intervista del 2002: io le avevo chiesto qual era il sogno rimasto nel cassetto, e Gabriella rispose con un sorriso: “Non ho più cassetti, ma grandi spazi fieristici da riempire.”

Le chiedo, dopo tutti questi anni, cosa lascia a chi raccoglierà il suo testimone. “Mi rendo conto che tutto è cambiato: le esigenze del mercato, quelle degli imprenditori, le tecnologie in campo. Ma ciò che mi sento di augurare, a chi oggi ha il compito di organizzare le nuove manifestazioni, è di poter provare la stessa passione e le stesse gratificazioni personali che hanno accompagnato il mio cammino.” 

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