Vinicio Capossela - Canzoni della Cupa – Polvere Tour

Se uno degli aspetti più avvilenti di tanta musica leggera è nella standardizzazione delle forme e dei suoni, ascoltare il nuovo disco di Vinicio, e il relativo concerto, è di sicuro una grande boccata d’ossigeno, magari spiazzante a primo acchito; ma d’altra parte la musica che ha anche una componente seriamente artistica (non è infatti detto che ce l’abbia!) richiede tempo, attenzione, voglia di riascoltare e capire.

di Alfio Morelli

a-IMG 9335Il nuovo disco di Vinicio è, come sempre a dire il vero, piuttosto particolare. È il ritorno alla cultura ed alla musica più profondamente popolare delle nostre campagne, specie quelle meridionali (ma non solo) dove il sole spacca la terra, dove la superstizione si interseca con la lotta per la sopravvivenza quotidiana, fatta di lavoro vero e duro nei campi. Una terra ancestrale in cui il tempo è scandito dal rito del lavoro e dalle sue leggende, la vendemmia, la mietitura fra le spighe che pungono e le bestie celate fra il grano, o altre bestie ancora, come l’angelo della luce o il pumminale, una sorta di lupo mannaro con fattezze da porco. Insomma un ritorno alla nostre origini desueto quanto gradito nell’epoca di tablet e iPhone.

L’album propone 29 canzoni suddivise in due dischi, Polvere (che parla di terra, lavoro, sole, vita) e Ombra (più notturno, pieno di racconti, leggende, mistero). 

Il tour stesso è stato diviso nelle due parti, e quello estivo è dedicato alle atmosfere di Polvere.

Abbiamo assistito alla serata del 24 luglio in Piazza Matteotti a Sogliano sul Rubicone, sulle colline di Rimini. Come sempre il concept dello spettacolo è molto originale: invece di schermi LED e raggi laser, la scenografia usa materiale naturale, spighe di grano, luminarie e teli. Anche Vinicio sin dal primo pezzo indossa il costume della bestia del grano, e cambia cappello ad ogni canzone. Lo spettacolo è molto godibile, la piazza piena di un pubblico maturo ed allineato con l’artista.

Sul palco tanti strumenti davvero poco comuni, tanto che un po’ di confusione nel mixaggio non ci avrebbe sorpreso, invece Taketo, il fonico italo-giapponese di Vinicio, fa un ottimo lavoro e tutti gli strumenti, anche quelli più strani, sono ben distinguibili ed al loro posto. 

Il disegno luci è ovviamente di impostazione teatrale, crea le giuste atmosfere e riempie la scena senza mai eccedere. Insomma un concerto atipico quanto affascinante.

Daniele Pavan – Operatore luci

“La scenografia vuole riprodurre alcuni luoghi cari a Vinicio – racconta Daniele – la sua terra, in particolar modo Calitri, paesino in provincia di Avellino; vuole rappresentare infatti un luogo rupestre, abbandonato, adibito alle feste. Sul palco ci sono scenografie che raffigurano avanzi di trebbiatura, luminarie rotte e i musicisti usano strumenti non usuali ed anche un po’ improvvisati. Il disegno luci è stato pensato e creato da Francesco Trambaioli, storico lighting designer di Vinicio, mentre io sono l’operatore luci in tour. Il materiale che portiamo dietro è solo quello a terra, cioè degli SGM P5 e dei PAR, mentre tutte le luci appese sono richieste sul posto, in questo caso dieci wash a LED in controluce e otto frontali, sempre wash, che io gestisco con una MA2. L’illuminazione è molto classica, oserei dire teatrale, perché non è un concerto che ha bisogno di luci stroboscobiche o laser. 

“Tutto lo spettacolo – aggiunge Daniele – è basato su quattro quadri: il lavoro nei campi, il matrimonio, il veglione, gli invitati non desiderati. Io mi limito a illuminare il palco seguendo la tipologia della canzone e creare qualche special in certi momenti. Molto probabilmente per la stagione invernale cambierà la scenografia e si dovrà lavorare su un disegno luci un po’ più articolato”.

Taketo Gohara – Fonico FoH

Vedo che lavori sulla nuova Avid S6L, come ti trovi? 

Mi trovo molto bene: ho fatto diversi spettacoli con i vecchi mixer Digidesign, e devo riconoscere che questo nuovo prodotto è un bel passo in avanti, sia nella gestione che nel suono. Devo ringraziare sia Imput Studio sia Audiosales che mi hanno dato la possibilità di averlo in tempo per l’inizio del tour. L’ho scelto soprattutto perché è molto versatile nella gestione delle scene. Non usiamo sequenze, anche perché con Vinicio sarebbe impossibile: ogni sera interpreta diversamente la scaletta, è un artista che non si può ingabbiare in nessun modo! Un concerto di Vinicio è composto da canzoni e ritmi molto diversi tra loro, si va da momenti di pianissimo che improvvisamente diventano dei fortissimo, quindi occorre avere un mixer che permetta di lavorare continuamente su infinite scene: in ogni pezzo devo avere la possibilità di gestire guadagni, dinamiche, equalizzazioni, riverberi e mute. Lavorando su un palco con 60 microfoni, puoi immaginare come diventa essenziale avere un mixer facile da gestire. 

Che tipo di difficoltà hai avuto nell’amplificare questi strumenti?

Sul palco abbiamo tanta gente, tra cui due percussionisti che usano anche le cubba cubba, cioè due bidoni pieni d’acqua con una pelle tirata sopra e con al centro una canna di bambù. Facendo scivolare le mani su questa canna si emettono delle note molto basse, possiamo dire che le frequenze più alte possono arrivare ai 100 Hz. In altri momenti suonano una grancassa, abbastanza grande, con base in metallo e con una pelle di mucca, ed anche questo strumento emette dei suoni con dinamiche molto forti. Sul palco, in prima linea sulla sinistra, troviamo Agostino ed Antonio, musicisti dei cubba cubba, che suonano anche la grancassa: eravamo partiti usando dei microfoni tradizionali, ma poiché lo strumento per funzionare correttamente deve essere continuamente inumidito, i microfoni si bagnavano e davano problemi, inoltre usando microfoni tradizionali ci trovavamo con una risonanza attorno ai 30 Hz in giro per il palco. Abbiamo così provato con dei microfoni  Schertler a contatto, risolvendo sia il problema dell’acqua che quello dei 30 Hz. Subito dietro sono posizionati i due chitarristi, Asso e Victor, che suonano delle chitarre un po’ particolari: chitarra battente, chitarra portoghese, viuhela, banjo, bajo sexto, etc. Dietro ancora c’è Glauco Zuppiroli che suona il guitarron, o basso messicano, oltre che il contrabbasso; spostandoci nella parte destra del palco troviamo Mirco Mariani, che suona la batteria, il mellotron e il cimbalon, è un vero polistrumentista. Subito davanti, Sergio e Angelo, le due trombe, uno colombiano e uno italiano di adozione spagnola, e davanti a loro Enza Pagliara, cori e tammorra, Giovannangelo De Gennaro, cori e polistrumentista di strumenti antichi tipo la viella; infine c’è Vinicio che oltre alle chitarre suona anche la fisarmonica e il Farfisa. 

Quante date fate con questo tour? 

A giugno abbiamo fatto le prove e due date di avvicinamento, poi il vero tour è partito l’11 luglio e andrà avanti tutto agosto con una trentina di date, tra concerti e festival. Poi faremo una pausa prima di ripartire con il tour invernale che sarà totalmente diverso. Il nuovo CD è composto di due dischi; questo giro estivo ha una scenografia basata sul primo, denominato Polvere (sole, sudore e polvere) mentre il secondo, denominato Ombra, ispirerà il tour invernale, che quindi avrà una scenografia con toni più scuri. 

Alessio Comuzzi – Fonico di palco

Alessio, non ci vediamo da un po’ di tempo, cos’è successo nel frattempo?

Negli ultimi quattro anni ho lavorato all’estero, con dei musical, solo con questo tour riprendo di nuovo il mio lavoro nostrano. Lavorare all’estero è molto bello e gratificante, arricchisce molto il bagaglio professionale, ma lavorare nel proprio paese ha comunque un sapore particolare. Sono un fonico di un palco un po’ anomalo. Per volere dell’artista abbiamo usato tutto monitoraggio tradizionale, cioè monitor a pavimento, nella fattispecie i nuovi M4 d&b: ottimo prodotto, evoluzione del modello Max che già andava molto bene. Per la ripresa abbiamo usato tantissimi microfoni Schertler, che ci hanno risolto innumerevoli problemi, visti gli strumenti usati. Con quel tipo di microfono a contatto, siamo riusciti a pulire di molto il palco riprendendo comunque con efficacia tutti gli strumenti inusuali.

Vinicio che microfoni usa?

Sul primo pezzo, in cui entra in scena con una maschera e si muove sul palco accennando un balletto, usa un archetto DPA 4099, ma per il resto del concerto canta con uno Shure SM58

Tante mandate dal tuo banco?

Sì! Lavoro su un PM5 Yamaha, che conosco molto bene. Può sembrare un lavoro abbastanza facile, ma non è cosi: è un palco difficile, ci sono oltre cinquanta microfoni da controllare e sto usando 12 mandate per le varie  linee di monitoraggio. I musicisti passano continuamente da uno strumento all’altro, non puoi distrarti neanche un momento.

Che tipo di PA usate e chi è il service?

Il service è Imput Studio e l’impianto è d&b. Questa sera abbiamo usato il piccolo, Serie V, dieci diffusori per parte con 10 sub a terra; sopra i sub abbiamo anche dei moduli, sempre della Serie V, per le prime file. In altre piazze più grandi useremo il J, il modello più grande. 

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